TORINO - L’autopsia eseguita ieri mattina sulla piccola Nicole Coratella conferma: la bimba di 7 mesi morta venerdì scorso al Regina Margherita è stata stroncata da un’emorragia inarrestabile dopo che i medici le hanno perforato la parete del cuore durante una biopsia.
Ma l’attenzione della procura, adesso, pare orientata - più che a individuare o confermare la causa del decesso, sulla quale c’erano pochi dubbi, per stessa ammissione dell’ospedale - a far luce su un’altra questione: quella biopsia finita con una complicanza era necessaria per iniziare una terapia che potesse cercare di evitare il dramma? In altre parole: Nicole doveva proprio essere sottoposta a un esame così invasivo? Che cosa sarebbe cambiato se si fosse iniziata una terapia contro la cardiomiopatia dilatativa virale senza indagare con una sonda?
Ciò che ha provocato il decesso è stata l’emorragia. La perdita inarrestabile di sangue attraverso la ferita nel cuore provocata dalla sonda. In casi come questo, dov’è necessario collegare un paziente alla circolazione esterna, si procede oltretutto a «scoagulare» il sangue, cioè a renderlo più fluido per evitare il pericolo di trombi, il che, dal punto di vista del rischio-emorragia, è un pericolo in più per il malato.
L’autopsia eseguita da Valter Declame sul corpicino di Nicole è stata disposta dal pm Giancarlo Avenati Bassi cui è affidata l’indagine. E’ iniziata poco dopo le 9 e si è conclusa in tarda mattinata. Hanno assistito anche i medici legali Valentina De Biasi, in rappresentanza dei familiari della bimba, e Giambattista Golè, nominato dall’azienda sanitaria a cui fa capo il Regina Margherita. «Che l’evento che ha portato alla morte sia questo - dice Bortolotto - è indubbio, ma vogliamo capire che cosa sia accaduto prima, e le ragioni per cui tutto questo è avvenuto». Potrebbe già esserci qualcuno iscritto nel registro degli indagati. L’ipotesi scontata è quella dell’omicidio colposo.
Nelle prossime ore potrebbe arrivare il via libera alla sepoltura. Per la prima volta, ieri, ha parlato la pediatra della bimba, la dottoressa che - riferiscono i genitori - «nei giorni prima del ricovero di Nicole ci aveva detto che la nostra bambina aveva semplicemente un raffreddore, e che un po’ di mare le avrebbe fatto bene».
Parla anche il commissario dell’ospedale Regina Margherita, Emilio Iodice, che in un comunicato diffuso ieri dall’ospedale dice: «Purtroppo in sanità il “rischio zero” non esiste e nonostante la capacità, l’impegno e il rispetto dei protocolli osservati da chi agisce in campo sanitario, l’evento negativo si può comunque verificare». Il dottor Iodice ribadisce: «I medici hanno fatto tutto il possibile per curare la piccola Nicole».
Più passano le ore e i giorni, più la consapevolezza del dramma diventa chiara, percepibile, ai genitori di Nicole, Vincenzo e Denise Coratella. Oggi alle 16,30, con un collegamento esterno, racconteranno la loro tragedia alle telecamere della Vita in diretta. Intanto, oltre a quella della procura, sulla vicenda sono aperte altre due inchieste ministeriali, mentre il consigliere regionale Andrea Buquicchio (Idv) ha annunciato un’interrogazione urgente in Consiglio.
Ma l’attenzione della procura, adesso, pare orientata - più che a individuare o confermare la causa del decesso, sulla quale c’erano pochi dubbi, per stessa ammissione dell’ospedale - a far luce su un’altra questione: quella biopsia finita con una complicanza era necessaria per iniziare una terapia che potesse cercare di evitare il dramma? In altre parole: Nicole doveva proprio essere sottoposta a un esame così invasivo? Che cosa sarebbe cambiato se si fosse iniziata una terapia contro la cardiomiopatia dilatativa virale senza indagare con una sonda?
Ciò che ha provocato il decesso è stata l’emorragia. La perdita inarrestabile di sangue attraverso la ferita nel cuore provocata dalla sonda. In casi come questo, dov’è necessario collegare un paziente alla circolazione esterna, si procede oltretutto a «scoagulare» il sangue, cioè a renderlo più fluido per evitare il pericolo di trombi, il che, dal punto di vista del rischio-emorragia, è un pericolo in più per il malato.
L’autopsia eseguita da Valter Declame sul corpicino di Nicole è stata disposta dal pm Giancarlo Avenati Bassi cui è affidata l’indagine. E’ iniziata poco dopo le 9 e si è conclusa in tarda mattinata. Hanno assistito anche i medici legali Valentina De Biasi, in rappresentanza dei familiari della bimba, e Giambattista Golè, nominato dall’azienda sanitaria a cui fa capo il Regina Margherita. «Che l’evento che ha portato alla morte sia questo - dice Bortolotto - è indubbio, ma vogliamo capire che cosa sia accaduto prima, e le ragioni per cui tutto questo è avvenuto». Potrebbe già esserci qualcuno iscritto nel registro degli indagati. L’ipotesi scontata è quella dell’omicidio colposo.
Nelle prossime ore potrebbe arrivare il via libera alla sepoltura. Per la prima volta, ieri, ha parlato la pediatra della bimba, la dottoressa che - riferiscono i genitori - «nei giorni prima del ricovero di Nicole ci aveva detto che la nostra bambina aveva semplicemente un raffreddore, e che un po’ di mare le avrebbe fatto bene».
Parla anche il commissario dell’ospedale Regina Margherita, Emilio Iodice, che in un comunicato diffuso ieri dall’ospedale dice: «Purtroppo in sanità il “rischio zero” non esiste e nonostante la capacità, l’impegno e il rispetto dei protocolli osservati da chi agisce in campo sanitario, l’evento negativo si può comunque verificare». Il dottor Iodice ribadisce: «I medici hanno fatto tutto il possibile per curare la piccola Nicole».
Più passano le ore e i giorni, più la consapevolezza del dramma diventa chiara, percepibile, ai genitori di Nicole, Vincenzo e Denise Coratella. Oggi alle 16,30, con un collegamento esterno, racconteranno la loro tragedia alle telecamere della Vita in diretta. Intanto, oltre a quella della procura, sulla vicenda sono aperte altre due inchieste ministeriali, mentre il consigliere regionale Andrea Buquicchio (Idv) ha annunciato un’interrogazione urgente in Consiglio.
La Stampa
0 commenti:
Posta un commento