mercoledì 2 marzo 2011

MANCANO I SOLDI MA LA PROVINCIA PREMIA I DIRIGENTI


TORINO - Il fatto che l’interpellanza sia stata rinviata per la seconda volta non sposta la sostanza della questione. Almeno, secondo la Lega Nord: cioè che in tempi di vacche magre - anzi, scheletriche - la Provincia di Torino abbia sborsato 2 milioni e rotti (2.137.697 euro) ai propri dirigenti. Premi di posizione, e di produzione, in base ai risultati ottenuti nel 2009. Fa fede la determina 114 del 10 dicembre 2010.

La prassi, va detto, non è una prerogativa di Palazzo Cisterna ma interessa tutti gli enti pubblici. Anche così, il Carroccio - Patrizia Borgarello, il capogruppo - chiede chiarimenti sugli standard presi a modello per assegnare i bonus e vuole approfondire «i motivi che hanno indotto l’ente, in un biennio economicamente difficile come quello 2009-2010, a elargire la somma». Due milioni, si sa, non sono esattamente spiccioli: parliamo di quattro miliardi delle vecchie lire. «Giusto premiare la meritocrazia, a patto che sia tangibile - spiegano dai banchi della Lega -. A maggior ragione, considerati i tagli di bilancio che la Provincia giustifica quotidianamente, scaricando la responsabilità sul Governo e sulla Regione».

Inevitabile il rimando alla sostenibilità di servizi fondamentali in capo all’ente: dall’edilizia scolastica alla viabilità. Nessuno discute la preparazione dei dirigenti, ma chi li valuta, e sulla base di quali parametri? Altro interrogativo: è giusto premiare persone che già possono vantare buoni stipendi?

La Lega pregusta il dibattito e inzuppa il pane nella polemica. Antonio Saitta, il presidente di Palazzo Cisterna, parla di «strumentalizzazione» prima di cedere la parola all’assessore al Bilancio. Ma a sorpresa anche il Pd, che in Provincia è il partito di maggioranza, prende posizione. E non certo a favore della determina. «È politicamente indifendibile - la censura di Claudio Lubatti, il capogruppo -. In un momento di grave crisi non possiamo non far notare l’imbarazzo con il quale abbiamo chiesto alla giunta un incontro immediato per capire com’è nato questo atto amministrativo». Non solo: «Abbiamo chiesto e ottenuto un impegno chiaro per il futuro affinché le scelte strategiche vadano in una direzione diversa, di equità sociale e di attenzione ai più poveri, non a poche persone valide. Non è opportuno continuare a ricoprire di denaro pubblico oltre qualsiasi limite della sostenibilità politica». Una dichiarazione con il botto.

Marco D’Acri, assessore al Bilancio in quota Italia dei Valori, risponde ai numeri snocciolando altri numeri. E qualche considerazione. «Dall’inizio del nuovo mandato siamo passati da 72 a 51 dirigenti risparmiando 1,5 milioni - controbatte -. Preciso che del fondo in questione, diviso secondo produttività e posizione, purtroppo quest’ultima rappresenta la quota prevalente. Oltre il 75% è determinato dal contratto nazionale. Io pago, mica decido».

La Provincia, semmai, può dire la sua sul restante 25%: «Nel 2005 è stato decurtato del 20%, né intendiamo aumentarlo. No, non tutti i dirigenti hanno ottenuto il risultato, e quindi i premi, allo stesso livello». A decidere, spiega D’Acri, è un comitato di valutazione composto dal segretario generale e dai direttori d’area: il fondo 2010 è stato ripartito secondo i giudizi del 2009. E se qualcuno non dovesse raggiungere gli obiettivi? «Il contratto nazionale prevede che le quote residue vengano spostate sull'anno successivo, impossibile destinarle all’economia». Soldi blindati, insomma: prima o poi, in un modo o nell’altro, vengono incassati.


LaStampa

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