venerdì 1 luglio 2011

I SIGILLI DELL'ANTIMAFIA NELLE PIZZERIE D'ELITE



TORINO - Un tentacolo della camorra era arrivato anche a Torino. La parte «pulita», quella delle attività commerciali in apparenza legali, ma con le radici affondate nella melma criminale del «pizzo», dell’usura. Era là, sotto gli occhi di tutti, apprezzatissima per la qualità della cucina. C’era la fila (soprattutto d’estate) per avere un tavolo nella pizzeria-ristorante «Regina Margherita», una angolo di napoletanità in piazza Savoia, nel cuore di Torino, molto frequentato da vip e calciatori. Ieri mattina, gli investigatori della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Torino hanno messo i sigilli a quel locale, su ordine del giudice per le indagini preliminari di Napoli, Maria Vittoria Foschini. La pizzeria torinese fa parte di una catena di setto locali aperti in svariate città, da Napoli, a Genova, a Varese, a Bologna, a Caserta. Secondo gli inquirenti campani, quella sorta di «franchising» della ristorazione è servito a riciclare il denaro del clan Potenza-Iorio.

In particolare, la pizzeria di piazza Savoia è gestita dalla società «Obelisco srl», 80 per cento in mano a Luigi Savarese, 68 anni, e il 20 per cento a Francesco Porcaro, di 46, ex cameriere passato dall’altra parte del bancone. A sua volta, la «Obelisco» affitta l’attività dalla «Trillionaire srl», sempre di Savarese (90 per cento) e Porcaro (10 per cento), che a sua volta è collegata alla «Iosama srl» di Massimiliano Iorio, 40 anni, e Giulio Santopaolo, che si spartiscono la società al cinquanta per cento. Secondo la Dia, Savarese è l’uomo di riferimento di Massimiliano Iorio per l’operazione di «riciclaggio». E per questo è finito sott’inchiesta. Porcaro sarebbe soltanto un «volto pulito» sulla piazza torinese da coinvolgere nell’operazione: il suo nome è soltanto nell’elenco dei destinatari del provvedimento di sequestro. Il compenso? «Ma quale compenso, ci ho soltanto rimesso dei soldi. Ho pagato per il capitale delle società e non ho ricevuto un centesimo» ha ribattuto agli investigatori della Dia.

Sulla piazza napoletana, il clan Potenza-Iorio era riuscito a fare di meglio: tra i prestanome inconsapevoli c’è finito anche il calciatore Fabio Cannavaro, socio al 10 per cento di un ristorante. «Un investimento consigliato dal mio commercialista» ha spiegato. Lo stesso professionista che si è adoperato per il trasferimento di svariati milioni del clan in Svizzera.

Ma la forza della napoletanità è nel riuscire a sdrammatizzare qualsiasi situazione. Come è avvenuto ieri mattina in piazza Savoia. Gli investigatori della Dia sono arrivati con la copia del decreto del giudice in mano e hanno incominciato a incollare alle vetrine l’avviso di sequestro. Camerieri e titolare, però, si sono preoccupati di salvare le zeppole. Non sapevano come fare, il frigorifero era pieno. E così, qualcuna se la sono mangiata. Per addolcire una giornata amara.


La Stampa

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