martedì 30 novembre 2010

AZZERATA COSCA NEL PALERMITANO, BLIZ DEI CARABINIERI, 23 ARRESTI


I carabinieri del Gruppo di Monreale stanno eseguendo a Partinico, in provincia di Palermo, 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti della cosca locale accusati di mafia ed estorsione.

L'operazione, denominata ''The End'', nasce da un'attivita' investigativa che ha azzerato il mandamento mafioso di Partinico, importante crocevia tra le province di Palermo e Trapani, negli ultimi anni al centro di una vera e propria faida tra famiglie mafiose rivali.



ANSA
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ATTIMI DI PAURA, TIR PRENDE FUOCO NEL TUNNEL DEL FREJUS


Alba di paura nel tunnel del Frejus, in alta val di Susa, che collega Italia e Francia. Un autocarro carico di carta ha preso fuoco probabilmente per il surriscaldamento dei freni mentre attraversava la galleria. Immediatamente è scattato il sistema d'allarme e il traforo è stato chiuso. L'autista si sarebbe spaventato e avrebbe abbandonato il camion in mezzo al traforo. Panico per l'addensarsi del fumo anche tra gli altri automobilisti, comunque la macchina dei soccorsi ha risposto in modo tempestivo. La circolazione tra Italia e Francia dovrebbe essere ripristinata in breve tempo.


Repubblica
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LA TRAGICA SCOMPARSA DI "MARIO MONICELLI", MORTO SUICIDA A ROMA


Un volo dal quinto piano dell'ospedale San Giovanni di Roma. Scompare così Mario Monicelli, ultimo grande maestro del cinema italiano. Il regista si è ucciso lanciandosi, intorno alle 21 di lunedì sera, dal reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato da domenica. Il cineasta aveva 95 anni e soffriva di un tumore alla prostata. Il corpo di Monicelli è stato trovato dal personale sanitario dell'ospedale a terra, disteso nei viali vicino alle aiuole, a pochi metri dal pronto soccorso. Non ha lasciato nessun biglietto a spiegazione del suo gesto. Sul posto sono arrivati amici e familiari. Al San Giovanni sono giunti anche gli agenti del commissariato Celio per ricostruire quanto accaduto e la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. La notizia del suicidio in pochi secondi ha fatto il giro del web: commenti, foto, ricordi, riflessioni sono postati velocemente su Facebook e Twitter, mentre su YouTube i video del maestro hanno raccolto numerosissimi clic.

STANCHEZZA E INSOFFERENZA - Secondo la ricostruzione, Monicelli ha effettuato prima il giro per la terapia poi, una volta rimasto da solo nella stanza doppia occupata da lui soltanto, ha raggiunto la finestra e si è gettato nel vuoto. La tragedia si è consumata nella palazzina principale dell'ospedale. Stando ad alcune testimonianze, il regista aveva mostrato stanchezza e insofferenza per la malattia che lo aveva colpito a 95 anni. «Era stanco di vivere» ha riferito un sanitario. La moglie del cineasta, in giacca nera e pantaloni grigi, è uscita con il volto sofferente e visibilmente provato dalle lacrime, ma con lo sguardo alto, senza dire nulla. Anche il padre del regista, il noto scrittore e giornalista Tomaso Monicelli, morì suicida nel 1946.

«POSSO CAPIRE QUESTO GESTO» - La notizia della scomparsa del regista ha colto di sorpresa il mondo del cinema e non solo. «Quello che è successo mi ha lasciato estremamente basito» ha commentato il produttore Aurelio De Laurentiis. «Io che lo conoscevo profondamente e sapevo della sua grande dignità e del suo desiderio di essere sempre indipendente e autonomo, posso capire questo gesto. Ultimamente aveva perso anche la vista ma fino all'ultimo era stato capace di una deambulazione perfetta. Insomma una persona sana che non tollerava l'idea di poter dipendere da qualcuno». «Sono attonito» ha detto Carlo Verdone, accogliendo con grande sgomento la notizia della morte tragica di Mario Monicelli. «Era probabilmente una persona stanca di vivere, che non sosteneva più la vecchiaia. L'ho apprezzato molto come grande osservatore e narratore - ha aggiunto l'attore romano - anche se a volte con condividevo il suo cinismo. Era gentile, cordiale, ma di poche parole. Un anno fa - ha ricordato Verdone - mi capitò di fargli gli auguri a Natale. Rimase sorpreso: gli auguri, mi disse, non li fa più nessuno». «Non posso andare avanti: devo dirvi che è morto Mario Monicelli. Lo avremmo tanto voluto qui, ma era malato e adesso non c'è più» ha detto invece Fabio Fazio durante la diretta di Vieni via con me, il programma condotto con Roberto Saviano su Raitre. Il pubblico in studio ha accolto la notizia con un lungo applauso. «Non so che cosa si dirà domani di quello che è successo - ha commentato Giovanni Veronesi -, ma una cosa va detta: non ho mai sentito nessuno che si suicida a novantacinque anni. Era davvero speciale». Veronesi si è detto «scombussolato»: «L'avevo sentito poco tempo fa - ha spiegato - e pur sapendo che era all'ospedale, non lo sono mai andato a trovare. Peccato». «Provo un grande dolore» ha scritto in una nota il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.


Corriere
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lunedì 29 novembre 2010

SI MASTURBA CON UNA PANCHINA E RIMANE INCASTRATO


Che si possa fare del sesso "anche da soli" è cosa nota...ma che qualcuno usasse una panchina per eccitarsi proprio no!

L'ultima notizia arriva da Hong Kong dove un quarantunenne è stato arrestato dalla polizia. Il reato? Stava semplicemente usando un buco della panchina per masturbarsi. L'uomo si era recato di notte in un parchetto, probabilmente per isolarsi, e non avendo trovato niente di meglio si è accontentato della panchina.

Il problema , oltre all'accusa di atti osceni in luogo pubblico, è che l'uomo è rimasto incastrato con le parti bassi nel buco. Inutili i tentativi per liberarsi tanto che alcuni passanti hanno iniziato a notare gli strani lamenti , di dolore, dell'uomo. Disperato il 41enne ha dovuto chiamare i soccorsi. Numerosi i passanti che con sgomento assistevano alla scena, non sapendo più se ridere o piangere.

Proprio quando l'odissea dell'uomo sembrava finita con l'arrivo dei i soccorsi ecco che sorge il problema più grave: non riescono a liberarlo. La soluzione a quel punto era solo una, portare in ospedale il malcapitato con tutta la panchina. Insomma una scena da film comico. Sembre inoltre che i medici abbiano impiegato ben quattro ore per liberare lo sfortunato dal buco. In un primo momento, vista la grave situazione, alcuni testimoni hanno dichiarato che una delle ipotesi formulate dai camici bianchi fosse stata quella di amputare il membro.

Sicuramente l'uomo, con problemi di salute mentale, era convinto di fare "in fretta" e sfogare in questo modo i suoi bollenti ormoni. Peccato che il destino sia stato così crudele...di certo ora starà lontano da parchetti e qualsiasi luogo di passeggio.


NewNotizie
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ADDIO A LESLIE NILSEN, UNA CARRIERA TUTTA DA RIDERE


LOS ANGELES - L'attore comico Leslie Nielsen, l'irresistibile detective di 'Una pallottola spuntata', é morto domenica in Florida, all'età di 84 anni, per le complicazioni di una polmonite. Lo ha riferito un portavoce. Nielsen deve la sua fama soprattutto al detective Frank Drebin e alla sua interpretazione in 'L'aereo più pazzo del mondò, ma la sua è stata una lunghissima carriera cinematografica e televisiva, durata più di 60 anni. Il portavoce ha fatto sapere che l'attore è morto in un ospedale vicino alla sua casa di Fort Lauderdale, circondato dalla moglie e dagli amici.


ANSA
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BRUINO, IL MARITO DELLA VITTIMA, "AD ANTONELLA OFFRII IL RISCATTO"


"Non vedo più un futuro nella mia vita. Sarà già dura arrivare fino a Natale. La più piccola come regalo ha chiesto che torni la mamma. E io cosa le posso dire?". Il tono della voce è pacato, come sempre. La voce di chi, come dice lui, ha "la coscienza a posto". Giacomo Bellorio, il marito di Marina Patriti, non si impressiona più dei titoloni sui giornali sul suo conto e sulla relazione con l'assassina della moglie, Maria Teresa Crivellari, per tutti Antonella. Proprio lei continua ad indicarlo come suo complice. Ma nonostante le accuse né la procura di Pinerolo, né quella di Torino (ora il fascicolo è in mano al pm Eugenia Ghi) lo hanno finora indagato. Anzi, proprio il castello di sospetti costruito contro di lui dall'ex amante non avrebbe al momento trovato riscontri oggettivi, anzi le prove contro di lui sarebbero state smentite. "Vede? Più le spara grosse, più perde di credibilità", commenta Bellorio, che è assistito dall'avvocato Roberto Capra.

Eppure il suo comportamento ha dato adito a dubbi. Non ha mai mostrato disperazione, ha mantenuto sempre un legame con la sua ex amante. Che effetto le fa che qualcuno sospetti di lei?
"Non mi interessa quello che la gente dice o pensa. Prima di parlare dovrebbe provare a mettersi nei miei panni. Chi non ci conosce è venuto a sapere di questa vicenda un mese fa. Ma io soffrivo da nove mesi. Le persone che contano, i miei figli, i familiari di Marina e i miei amici mi sono più vicini che mai".
E gli abitanti di Bruino come la vedono?
"Qualcuno è ancora scettico. Quando si era diffusa la notizia falsa che ero indagato la strada si è riempita di curiosi che facevano foto. Mi sono detto "Qua finisce come Avetrana e si mettono a organizzare i pullman"".
Ha pensato di andarsene?
"Assolutamente no. Avevamo fatto tanto per quella casa. Nell'ultimo periodo con Marina eravamo al massimo della felicità. A maggio 2009 aveva pensato alla separazione ma a novembre, quando c'era l'udienza, abbiamo strappato il foglio. Era una donna stupenda, dove la trovi una donna che perdona una cosa del genere? Marina sapeva che Antonella era pericolosa, per quello mi diceva di darle tutti i soldi che voleva, anche per un anno o due. Aveva paura che se la prendesse con nostra figlia Tatiana, che era quella che aveva scoperto tutto e che aveva screditato Antonella".
Ma è vero che dopo la scomparsa di Marina ha mantenuto un legame con la Crivellari, no?
"L'ho vista, sì. Quando ero arrabbiato sono andato anche due o tre volte al giorno a casa sua per farla parlare. Ho anche fatto finta che tra di noi potesse di nuovo esserci qualcosa, ma era solo un modo per strapparle la verità. E non ho rimorsi, ne avrei se non avessi fatto nulla. Come fai a stare con le mani in mano, quando sai che lei ha preso tua moglie?".
Le ha provate tutte?
"Certo. Ho provato anche a offrirle del denaro pur di riavere mia moglie, credevo l'avesse nascosta da qualche parte e le stavo offrendo un riscatto".
Quanto denaro?
"Tanto. Centomila euro. Volevo fare leva sulla sua sete di denaro".
E non è servito?
"No. Allora ho provato col figlio Alessandro: gli avrei pagato un albergo per finta di sparire e far spaventare Antonella, ma non ha accettato. Poi ho minacciato di mandarli via dalla casa di Sant'Ambrogio, perché il contratto d'affitto era intestato a me, ma mi hanno detto che loro avevano la residenza e che non ci sarei riuscito. Ero disperato, mi sono fatto una copia delle chiavi di casa per entrare di nascosto, ma loro non lasciavano mai la villetta incustodita. Poi ho provato con le buone, diciamo. Ma tra noi due non poteva rinascere niente, non ho mai pensato che fosse innocente. Anzi, il modo in cui l'ha uccisa dimostra quanto la odiasse. Se l'è messa sotto i piedi".
E quelle telefonate il giorno della scomparsa?
"Alcune erano per dei bollettini di pagamento: da tempo glieli chiedevo e non capivo come mai quel giorno insistesse per restituirmeli. Poi ne ho fatta una lunga alla sera, per chiederle cosa avesse fatto a Marina".
Non ha mai avuto paura di essere incriminato?
"No, perché ho la coscienza a posto. Adesso vediamo come si mettono le cose, però io ho perso la fiducia nella giustizia mesi fa, quando Antonella è stata interrogata per 10 ore e poi è stata rilasciata. Io sapevo che era stata lei, invece, è uscita dall'interrogatorio con un ghigno. Da allora si è sentita intoccabile".
Cosa le ha insegnato tutta questa vicenda?
"A non fidarmi più di nessuno. Specie di chi ti riempie di sviolinate. Ho saputo che, prima di me, Antonella aveva cercato di circuire altri uomini, che sono stati più furbi e non ci sono cascati".
Come vede il suo futuro?
"Non lo vedo. Faccio fatica a pensare di arrivare a Natale. E sarà un problema affrontare le feste. Sa cosa chiede la bimba più piccola come regalo? Che torni a casa la mamma".
Parlate spesso di Marina?
"E come si fa a non parlarne? Ogni giorno escono servizi su internet, sui giornali, in tv".
Che effetto le fa vedere la sua vita in una pagina di cronaca?
"Mi fa pensare agli altri casi che leggo. Penso che bisogna sempre dubitare di cosa c'è scritto".
Ci sarà mai posto per un'altra donna, per un'altra vita?
"Adesso ci sono solo i miei figli. Mi sveglio al mattino alle tre e mezzo, scelgo la roba per il mercato, lavo i piatti e preparo qualcosa per la casa. Poi la sera torno e finisco di fare le faccende domestiche. Con i figli mi aiutano i miei cognati e mio suocero. Ma è dura andare avanti. Molto dura".


Repubblica
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BERGAMO, IL MISTERO DELLA 13ENNE SCOMPARSA


È uscita di casa venerdì pomeriggio e da allora di lei non si hanno più notizie: Yara Gambirasio, 13 anni, promessa della ginnastica ritmica, sembra essere svanita nel nulla venerdì pomeriggio, dopo essere stata al centro sportivo in cui si allena che dista poche centinaia di metri da casa sua a Brembate sopra, paese del Bergamasco. E l'angoscia cresce di ora in ora nella zona, dove la si cerca da ormai tre giorni. Carabinieri e protezione civile stanno battendo la zona palmo a palmo, senza però alcun risultato e nel frattempo la Procura ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di sequestro di persona.

Yara Gambirasio si è allontanata da casa alle 17.30 di venerdì per andare al palazzetto dello sport, che dista solo 700 metri dalla sua abitazione, dove ha incontrato le istruttrici della squadra di ginnastica alla quale è iscritta, per consegnare loro uno stereo per una gara. La ragazzina è uscita dalla palestra alle 18:30 per tornare a casa. Da allora di lei si sono perse le tracce. Un giovane di 19 anni sostiene di averla vista verso le 18:45 a poche decine di metri dalla sua abitazione in compagnia di due uomini. Il ragazzo - che sarà interrogato dagli investigatori - non ha saputo descrivere i due ma ha detto che vicino a loro era parcheggiata una Citroen rossa con le quattro frecce in funzione.

I genitori di Yara non vedendola rientrare per cena, hanno lanciato l'allarme. Da quel momento, decine di carabinieri stanno passando al setaccio le campagne circostanti; i militari hanno controllato vecchi casolari, le rive del fiume Brembo e del vicino torrente Lesina, oltre a tutti i luoghi conosciuti dalla ragazza, mentre i vigili del fuoco si sono calati persino in un pozzo abbandonato, ma senza esito. Le ricerche, sospese con l'oscurità, riprenderanno domattina all'alba. I genitori escludono che la 13enne possa essersi allontanata volontariamente. «Voglio solo che mia figlia torni a casa», ha detto la madre, prima di chiudersi nel silenzio. Yara frequenta la terza media in un istituto di suore a Bergamo, a scuola non ha problemi e nello sport è considerata una promessa della ginnastica ritmica.

Nessuna ombra nella sua vita da adolescente che lasci presagire una fuga. Se si trattasse davvero di sequestro di persona, gli inquirenti tendono ad escludere quello a scopo d'estorsione; il padre Fulvio è geometra e lavora in un'azienda della zona, mentre la mamma Maura è maestra in un asilo nido di Bergamo. Gli investigatori hanno ascoltato nelle scorse ore familiari, amici e conoscenti della 13enne - in tutto un centinaio di persone - ma al momento non sono emersi elementi in grado di indirizzare le ricerche in una direzione ben precisa. La fotografia della ragazzina è stata diramata a tutte le forze dell'ordine in Italia, ma le ricerche si concentrano al momento nella provincia di Bergamo.

La traccia del suo telefono cellulare si perde infatti alle 18.50 di venerdì, quando la ragazza - secondo i riscontri tecnici degli inquirenti - era ancora nei pressi di Brembate Sopra. Gli ultimi messaggi Yara li ha inviati con il suo cellulare ad alcune amiche, per dare loro appuntamento ad oggi al palazzetto dello sport, dov'era in programma una manifestazione, che è stata annullata. Poi più nulla, il telefono è spento da quel momento. Le ultime persone ad avere visto Yara sono state proprio le sue istruttrici, poi la ragazzina è scomparsa nel tratto di strada che separa la palestra dall'abitazione di via Rampinelli, dove la tredicenne vive insieme ai genitori e ad altri tre fratelli. Al momento della scomparsa, Yara indossava un paio di fuseaux e un giubbino di colore nero.

Pare che con sè non avesse altro, segno - secondo gli investigatori - che non aveva in mente di allontanarsi da casa per tanto tempo. Su Facebook è nato un gruppo per trovare la ragazza, al quale hanno già aderito oltre 1.500 persone. Un altro gruppo, che conta invece poche persone, è stato isolato dagli utenti del web per via di battute di pessimo gusto.


LaStampa
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domenica 28 novembre 2010

COREE, MANOVRE SUL FILO DELLA TENSIONE


MILANO - Aumenta la tensione nella penisola coreana. Le manovre navali congiunte fra Stati Uniti e Corea del Sud sono cominciate stamani nel Mar Giallo dopo il bombardamento da parte di Pyongyang di martedì scorso contro l'isola sudcoreana di Yeonpyeong. Lo ha reso noto oggi una fonte militare americana, aggiungendo che vi partecipa anche la portaerei Usa George Washington a propulsione nucleare. Immediata la protesta della Corea del Nord: risponderemo «senza pietà» a «qualsiasi provocazione», sostiene il regime comunista al potere. La Corea del Nord ha piazzato missili sulle rampe di lancio sulle coste del Mar Giallo pronte a colpire le forze navali sudcoreane in caso di sconfinamento.

«ABBANDONATE L'ISOLA» - Il ministero della difesa sudcoreano ha poi invitato i giornalisti che si trovano sull' isola di Yeonpeyong ad abbandonarla perchè la situazione «è brutta». Fonti militari hanno affermato successivamente di aver udito dei colpi di cannone provenire da oltre la frontiera della Corea del Nord, che è visibile dall' isola. Yeonpyeong è stata investita martedì scorso dai colpi dell' artiglieria nordcoreana, che hanno causato la morte di quattro persone. In precedenza, Seul aveva avvertito che l' esercito nordcoreano ha schierato missili terra-terra e terra-aria nei pressi della frontiera. Dopo il bombardamento quasi tutti i 1700 residenti dell' isola sono stati evacuati e solo una ventina sono rimasti. Un ordine di recarsi nei rifugi è stato prima lanciato, poi revocato oggi dal comando sudcoreano.

MANOVRE DIPLOMATICHE - Intanto, sul fronte diplomatico, la Cina ha proposto consultazioni di emergenza a Pechino tra i capi delle delegazioni dei sei Paesi del gruppo sulla denuclearizzazione della penisola coreana ( vale a dire oltre alle due Coree, gli Usa, la Cina, il Giappone e la Russia). Una proposta che però è stata seccamente respinta dalla presidenza sudcoreana. Lunedì il presidente sudcoreano terrà un discorso in tv al Paese.


Corriere
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IL PEDOFILO TORNA NEL QUARTIERE DELLA SUA VITTIMA


TORINO - L’«orco» era al supermercato. Sacchetto in una mano, telefono cellulare nell’altra. Impegnato in una conversazione così tanto da non accorgersi di Daniela, 45 anni, mamma di Erica, la bimba di sei anni che lui aveva molestato, violato con giocattoli per adulti. L’«orco» ha continuato a telefonare e si è allontanato assieme all’uomo che era con lui. Daniela è rimasta a bocca aperta, ha incominciato a tremare come una foglia. E’ ripiombata in un incubo che sperava di aver cancellato due anni e mezzo fa, quando quell’uomo era finito in carcere. Lui si chiama Angelo, ha 55 anni. I giudici lo hanno condannato a 8 anni e 10 mesi di carcere, in primo grado e in appello. Da quasi un anno, però, è agli arresti domiciliari in una «casa accoglienza». «E’ in condizioni di salute gravissime» spiega l’avvocato Maria Grazia D’Ursi, difensore di Angelo assieme al collega Giuseppe Caprioli. L’«orco» ha un problema all’aorta, potrebbe cedere da un momento all’altro. «Il mio cliente ha sempre chiesto aiuto e in questo momento lo ha trovato. L’assistenza di quei volontari è preziosa» aggiunge il legale.

L’incontro è avvenuto lunedì scorso, alle 14. «Ero andata a fare la spesa nel centro commerciale vicino a casa - racconta Daniela - Ero ancora nel piazzale, a pochi passi dall’entrata. Ho udito una voce, non so perché, ma ho deciso di voltarmi. In quel momento, l’ho visto. Non riuscivo a crederci, era lì, davanti a me. Aveva la testa bassa, sorrideva. Mi sono sentita morire». Daniela è voleva essere certa, ha seguito quell’uomo «per 3 o 4 minuti. Era proprio lui». Appena tornata a casa, è andata da Cinzia, 41 anni, la vicina di casa. ma soprattutto, mamma di un’altra bimba, anche lei oggetto delle attenzioni morbose di Angelo quando aveva appena sette anni. «Ho fatto star male anche lei, ma non potevo tenermi dentro un groppo del genere» dice ancora Daniela. Ancora: «Non voglio sindacare sui motivi di salute, ma è possibile che debba venire proprio in questa zona? Possibile che nessuno ci pensi?».

Angelo è stato in carcere a Torino, poi a Biella. Poco meno di un anno fa, i giudici della terza sezione della corte d’appello gli hanno concesso gli arresti domiciliari in una «casa accoglienza» per motivi di salute. «Ma come hanno potuto pensare di lasciarlo venire in zona?» tuona Giuseppe, 47 anni, marito di Cinzia. Lui era un collega di Angelo, lavoravano per la stessa azienda informatica. «Un giorno, sono andato fuori dal posto di lavoro. L’ho chiamato, tra noi c’era soltanto una rete metallica. Ho tirato fuori un coltello e l’ho minacciato, gli ho detto di non farsi più vedere altrimenti sarebbe finita male. Lo so, ho sbagliato, non avrei dovuto, ma sono un padre e quell’essere aveva abusato di mia figlia. Lei che avrebbe fatto?».

Ancora: «Quel giorno al centro commerciale, è andata bene che lo ha visto Daniela. Fosse capitato a me, non so come sarebbe andata a finire». Gli fa eco Michele, marito di Daniela: «Lo so, è sbagliato, mi rendo conto. Ma provi a capire, provi a immaginare come ci sentiamo. Non so come avrei reagito se me lo fossi trovato davanti».

Quel giorno, Angelo era fuori con un permesso dei giudici. Dalle 10 alle 16, per visite mediche legate alla sua patologia. In più, il medico di famiglia di Angelo ha lo studio nella zona dove viveva prima dell’arresto, la stessa dove abitano le famiglie dei bimbi oggetto delle fantasia malate dell’«orco». «E’ previsto lo spostamento in un’altra struttura» rassicura l’avvocato D’Ursi, che assieme al collega Caprioli attende il pronunciamento della Cassazione.


LaStampa
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sabato 27 novembre 2010

DISSEQUESTRATO L'ASILO, LE MAESTRE TORNANO AD INSEGNARE

PINEROLO - Il Tribunale del Riesame di Torino ha disposto il dissequestro formale dell'asilo nido "Nel Paese delle Meraviglie" di Pinerolo. Le maestre accusate dei maltrattamenti possono tornare a insegnare.
La struttura era stata sequestrata dai Carabinieri lo scorso 11 novembre su ordine del Gip di Pinerolo nell'ambito di un'inchiesta su presunti maltrattamenti ai bambini.
Il ricorso al Tribunale del Riesame era stato presentato dalle tre maestre dell'asilo nido, indagate dalla Procura di Pinerolo per l'ipotesi di reato di concorso continuato in maltrattamenti di minori.
Dopo il sequestro, l'asilo aveva ripreso l'attività lo scorso 17 novembre, con l'affidamento giudiziale al sindaco di Pinerolo, Paolo Covato. La gestione della struttura è passata sotto la diretta responsabilità del Comune, che ha nominato tre nuove maestre e nuovo personale ausiliario.


Repubblica
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GIORNATA DEL BANCO ALIMENTARE, OGGI SI FA LA SPESA PER I PIU' POVERI


TORINO - L'edizione è la numero 14 ed è in programma sabato 27 novembre in oltre 8100 supermercati italiani. A organizzare la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è la Fondazione Banco Alimentare Onlus.

Oltre 100 mila volontari consegneranno, all'ingresso dei supermercati, una busta della spesa da riempire con prodotti a lunga conservazione: omogenizzati, olio, pelati, legumi, tonno e carne in scatola e prodotti per l'infanzia. Tutto verrà poi redistribuito a mense per poveri, centri di accoglienza, comunità per minori, anziani, tossicodipendenti e malati di Aids, persone portatrici di handicap e banchi di solidarietà. Sul sito www.bancoalimentare.it c'è l'elenco dei punti vendita che hanno aderito all'iniziativa. Tutti possono dare il proprio contributo. Lo farà sicuramente il presidente della Fiat, John Elkann, che parteciperà alla Colletta nel supermercato Eataly di Torino.

In Italia, secondo l'Istituto nazionale di statistica, sono poco più di 3 milioni le persone in difficoltà, sotto la soglia della povertà. Così questo appuntamento negli anni ha assunto un valore sempre più importante. Basta un piccolo gesto per dimostrare sensibilità e aiutare chi davvero ne ha bisogno.

Nel 2009, grazie al contributo di circa 5 milioni di donatori, sono state raccolte 8.600 tonnellate di alimenti, equivalenti a 29 milioni di euro. Si tratta di una quantità di cibo pari ad oltre il 10% della raccolta annuale del Banco Alimentare, che, sempre lo scorso anno, ha superato le 78.000 tonnellate. Oltre a questa iniziativa la Rete Banco Alimentare sostiene quotidianamente i poveri attraverso 7700 strutture caritative convenzionate.

Solo in Piemonte, lo scorso anno, sono state raccolte 840 tonnellate di alimenti grazie alle 700 mila persone che hanno donato parte della loro spesa. E per sabato si stanno già mobilitando 10 mila volontari che presidieranno circa mille supermercati sparsi per la Regione. Secondo i dati dell'Associazione Banco Alimentare il numero degli indigenti raggiunti sul territorio piemontese negli ultimi dieci anni è aumentato da 51.000 a 102.000 e il numero degli Enti aiutati è salito da 380 a 552.

“Il 27 novembre ricordati di fare la Spesa”, recita lo slogan, “Far del bene fa bene a se stessi”


LaStampa
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venerdì 26 novembre 2010

"TRUVADA", ARRIVA LA PILLOLA PREVENTIVA PER L'AIDS


Una pillola abbasserebbe il rischio di contagio da virus HIV, su un campione di soggetti a rischio. Si chiama Truvada ed è un medicinale prodotto della miscela di due principi attivi della Gilead Sciences Inc, il tenofovir e l’emtricitabina, entrambi già usati nel trattamento delle infezioni da HIV. Nei test effettuati su un campione di popolazione maschile a rischio, la sua assunzione quotidiana si è dimostrata in grado di far crollare del 44% i casi di malattia e del 70% le probabilità di infezione. L’annuncio della scoperta è stato dato sulle pagine del New England Journal of Medicine.

Un team internazionale di scienziati ha condotto un test su un campione complessivo di circa 2.500 persone, in varie parti del mondo. I soggetti erano gay, transgender o maschi bisessuali, quindi con un alto rischio di contrarre il virus, ed hanno preso il farmaco regolarmente per un periodo di due anni. Secondo gli autori dello studio, è la prima volta che si riesce a dimostrare che il rischio di contagio del virus può essere ridotto attraverso un farmaco preventivo. Lo studio è stato chiamato iPrEx e le 2.500 persone coinvolte provenivano da diversi paesi: Stati Uniti, Thailandia, Ecuador, Perù, Sud Africa e Brasile. La ricerca è stata condotta dalla University of California di San Francisco.

I risultati finora ottenuti fanno ben sperare, soprattutto perché sembra che il Truvada non dia effetti collaterali a lungo termine, e l’unico inconveniente riferito sembra essere il mal di testa. Comunque il test, iniziato nel 2007, non si è ancora concluso. Infatti gli uomini coinvolti nella sperimentazione continueranno ad assumere il farmaco e ad essere monitorati. Sarà così possibile controllare la resistenza al farmaco e verificare la presenza di eventuali effetti collaterali nel remoto termine. Uno dei due principi attivi, il tenofovir, aveva già mostrato di funzionare nel prevenire i contagi. Infatti, alla Conferenza internazionale di Vienna sull’Aids, tenutasi lo scorso luglio, gli esperti ne avevano sottolineato l’efficacia. Grazie alla combinazione con un gel, il farmaco antiretrovirale dava una copertura al virus nel 39% dei casi, una percentuale che salirebbe al 54% con la massima aderenza alla terapia.

“Il Truvada – ha detto Anthony S. Fauci, capo della divisione del National Institutes of Health, che ha finanziato lo studio insieme con la Bill and Melinda Gates Foundation – è già disponibile e prescrivibile in molti paesi, mentre il gel c’è, ma in piccole quantità ed è utilizzabile solo per le sperimentazioni cliniche“. Dato incoraggiante dello studio è inoltre che la terapia con il farmaco in questione sembra rendere gli uomini più propensi ad avere rapporti protetti. Da tener presente, tuttavia, che il livello di protezione varia notevolmente a seconda dell’aderenza alla terapia. Bisogna attenersi alle dosi prescritte per rendere efficace la molecola.


BuoneNotizie
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FUMO PASSIVO, KILLER DA 600 MILA VITTIME


Ogni anno nel mondo un decesso su 100 é causato dal fumo passivo, il che significa che oltre 600.000 persone l'anno, di cui 165.000 bambini, sono le vittime stimate del fumo passivo. I bambini muoiono di più nei paesi a basso e medio reddito mentre nei paesi ricchi le vittime del fumo passivo sono soprattutto adulti. Sono i risultati di uno studio condotto (usando dati del 2004 su 192 paesi) da Armando Peruga e Annette Pruss-Ustun entrambi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e pubblicato sulla rivista Lancet. Il 40% dei bambini, il 33% dei maschi non fumatori, il 35% delle non fumatrici sono stati esposti a fumo passivo nel 2004. Si stima che ciò abbia causato 379.000 morti per ischemia, 165.000 per infezioni respiratorie, 36.900 per asma, 21.400 per cancro ai polmoni; in tutto, quindi, 603.000 morti sono attribuibili al fumo passivo ogni anno, cioé circa l'1% di tutti i morti globali. Il 47% delle vittime è femmina e il 26% maschio; il 28% bambino. Il fumo passivo è inoltre responsabile della perdita di 10,9 milioni di anni di vita in buona salute, il 61% dei quali 'tolti' ai bambini. Questi muoiono soprattutto nei paesi a basso/medio reddito (nei paesi africani coinvolti nello studio si stimano 43.375 vittime tra bambini e 9514 tra gli adulti), mentre nei paesi ricchi muoiono soprattutto adulti (nei paesi europei si stimano 71 decessi tra bimbi, contro 35.388 tra gli adulti). Nel mondo, concludono gli autori, 1,2 miliardi di fumatori espongono al fumo passivo molti miliardi di persone. Le leggi di restrizione del fumo nei locali pubblici hanno fatto tanto in alcuni paesi, ma ancora troppo fumo passivo 'lavora' in casa per lasciare la sua scia di morte e a pagare, come sempre, sono soprattutto i più indifesi, i bimbi.


ANSA
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OMICIDIO IN DISCOTECA, PRESI I KILLER CHE FUGGIRONO IN TAXI


I carabinieri del comando provinciale di Torino hanno arrestato tre romeni accusati dell'omicidio del connazionale Ionel Viorel Bandol, 26 anni, avvenuto all'alba di domenica davanti alla discoteca "Batmania", in via Reiss Romoli. Fin da subito gli uomini dell'Arma avevano stretto il cerchio dei sospettati attorno a un gruppo che era stato visto allontanarsi in taxi. Due dei responsabili sono stati fermati in Friuli Venezia Giulia, al confine italo-sloveno. Il terzo è stato rintracciato in Piemonte.
"A Torino, come in altre localita', vi è un preoccupante aumento di delitti per sciocchezze'': lo ha detto il procuratore della repubblica Giancarlo Caselli, commentando l'arresto dei tre romeni. ''Si tratta - ha aggiunto Caselli - di persone apparentemente insospettabili, tutte incensurate'', coinvolte ''in un delitto efferato'', scaturito da circostanze banali, come - stando a quanto emerso finora dalle indagini - dalle attenzioni che la vittima avrebbe rivolto a una ragazza, già fidanzata.


Repubblica
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DELITTO DI BRUINO, "CI SIAMO AMATI ANCHE DOPO L'OMICIDIO"


TORINO - Quanto meno confuso. Così appare Giacomo Bellorio, 47 anni, 3 figli e una moglie morta ammazzata dalla sua amante. È con un mix di imbarazzo e vergogna che ammette: «Sì, è vero: ho continuato a incontrarmi con Antonella. Sono andato ancora a letto con lei, ma solo perché volevo carpirle informazioni sulla fine di mia moglie».

Antonella altri non è che Maria Teresa Crivellari, 53 anni, in carcere per aver avvelenato, il 18 febbraio scorso, Marina Patriti, 44 anni, moglie di Giacomo. Lei l’aveva ribadito nell’interrogatorio di fronte al pm Eugenia Ghi, una settimana fa: «Io e Giacomo non abbiamo mai smesso di essere amanti, la nostra relazione è andata avanti anche dopo la morte di Marina». E il figlio dell’assassina, Alessandro Marella, 20 anni l’ha ribadito l’altro ieri in procura: «Fino a dieci giorni prima dell’arresto, Bellorio ha continuato a venire a casa nostra a Sant’Ambrogio per vedere mia madre. Arrivava, 2-3 volte alla settimana e si chiudeva in camera con lei».

Giacomo, venditore ambulante di pane, ammette la circostanza, ma non la quantità. «Non è vero che andavo un paio di volte la settimana, tanta frequenza è successa solo qualche volta, non sempre». Ma perché? Come ha fatto a dormire nello stesso letto con chi sospettava di avergli ucciso la madre dei suoi figli? «L’ho fatto solo perché speravo che Antonella mi raccontasse finalmente la verità. È una donna che si è inserita nella mia vita e l’ha dominata. Lei non sa di che cosa è capace. Racconta un mare di frottole ed è in grado di ingannare chiunque».

Come faceva a mantenersi calmo con quel terrible sospetto che le rodeva l’anima? «Beh, innanzitutto avevo paura che si potesse vendicare in qualche modo. Ha sempre patito mia figlia Tatiana e temevo che le facesse del male. E poi non sempre ero convinto che avesse ucciso mia moglie. Pensavo che l’avesse solo sequestrata». Sequestrata? Per oltre 8 mesi? «No, in effetti qualche volta ho creduto che l’avesse sequestrata lei con l’aiuto di qualcuno. Qualche altra, invece, ho pensato che a sequestrarla era stata la terza donna, quella donna misteriosa dalla quale la mia vicina di banco, Annalisa Di Tonna, diceva di aver ricevuto il portafoglio di mia moglie». Mah. Annalisa Di Tonno è stata indagata di favoreggiamento dalla Procura di Pinerolo (che ha avviato le indagini, insieme ai carabinieri). Ora per competenza territoriale, poiché la casa dov’è stata uccisa e sepolta la vittima si trova a Sant’Ambrogio, l’inchiesta si è trasferita a Torino. Di fronte al sostituto procuratore Eugenia Ghi, Maria Teresa Crivellari (difesa dall’avvocato Giampaolo Mussano) ha insistito nel coinvolgere l’amante: «Sapeva tutto del delitto e mi ha aiutato a scavare la fossa in giardino e a nascondere il cadavere».

L’altro ieri il figlio Alessandro Marella, assistito dall’avvocato Fabio Arcangeli, è stato vago sul ruolo di Bellorio: «Non so se sapesse del delitto. So solo che si vedeva sempre con mia madre». Giacomo Bellorio, che pur non essendo indagato si è rivolto all’avvocato Roberto Capra, si difende su tutta la linea per quanto riguarda l’uccisione della moglie: «Non sapevo niente, avevo dei sospetti, ma mai Antonella mi ha parlato del delitto. Mai. Io l’ho pregata tante volte di dirmi la verità, ma lei mi rispondeva che Marina era scappata con un amante. Amante che in realtà mia moglie non ha mai avuto». E aggiunge: «Il 18 febbraio parlai al cellulare con Antonella alcune volte, ma dell’omicidio non sapevo assolutamente nulla». Qualche elemento importante potrebbe emergere dal controllo dei tabulati telefonici. Intanto, ieri mattina, il Tribunale del Riesame si è riservato la decisione sulla scarcerazione di Alessandro Marella.

Il Tribunale del Riesame si è riunito su richiesta della difesa del giovane, che ha ammesso di avere scavato la buca, respingendo ogni altro addebito. «Il suo racconto - precisa l’avvocato Fabio Arcangeli - è stato genuino, spontaneo e trasparente. Ora sta al giudice credergli». Ancora sospesa è anche la scarcerazione di Calogero Pasqualino (difeso dall’avvocato Gubernati) arrestato perché insieme ad Andrea Chiappetta (assistito dall’avvocato Giampaolo Zancan) ha accompagnato la vittima a casa dell’assassina.


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giovedì 25 novembre 2010

LE DUE COREE PRONTE ALLA GUERRA, SEUL INVIA SOLDATI NEL MAR GIALLO


La crisi in Corea si muove su due piani: uno diplomatico e uno militare. È stata quasi un plebiscito al Parlamento sudcoreano la risoluzione che condanna Pyongyang e sollecita il governo a prendere misure per evitare nuovi attacchi. La risoluzione chiede anche alla Corea del Nord di chiedere scusa a Seul per l'attacco di martedì che ha provocato quattro morti di cui due civili.Da parte sua la Corea del Nord ha accusato Seul e Washington di essere in parte responsabili dello scambio di colpi d'artiglieria e avverte di essere pronta a colpire ancora se provocata nuovamente. Lo riporta l'agenzia di stampa nordcoreana Kcna: «Se poi quei burattini guerrafondai di sudcoreani non ritorneranno ala ragione e provocheranno ancora militarmente, allora il nostro esercito porterà avanti un secondo e un terzo round di attacchi senza alcuna esitazione».

DIPLOMAZIA - Mercoledì il Pentagono ha cercato di buttare acqua sul fuoco, dicendo che l'attacco è stato un fatto isolato dovuto più a motivi interni nordcoreani (la lotta alla successione a Kim Jong-il) che a una vera volontà di provocare Seul. Infatti secondo quanto riferisce il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, Kim Jong-il e il figlio Kim Jong-un, il candidato alla successione, avrebbero visitato la base di artiglieria da cui sono partiti i colpi verso l'isola sudcoreana di Yeonpyeong poche ore prima dell'attacco. La fonte è un membro della Commissione parlamentare di Difesa, il quale sostiene che l'informazione è stata ottenuta dai servizi segreti sudcoreani. In pratica Kim Jong-il avrebbe voluto dimostrare alla nomenklatura nordcoreana che il figlio è in grado di proseguire nella politica dura fatta anche di provocazioni nei confronti di Seul. Sempre sul campo diplomatico, Obama aveva poi invitato Pechino a effettuare pressioni su Pyongyang e la Cina ha subito risposto. «La Cina si oppone alle provocazioni militari in ogni forma», ha detto a Mosca il primo ministro cinese Wen Jiabao. «Tutte le parti dovrebbero esercitare la massima moderazione e la comunità internazionale dovrebbe fare più sforzi che conducano ad abbassare le tensioni», ha aggiunto il premier. Per Wen la ripresa dei colloqui a sei rappresenta «la via essenziale per assicurare la stabilità e la denuclearizzazione della penisola». Intanto Pechino ha rinviato la visita a Seul del ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, prevista per venerdì. Lo ha affermato il governo sudcoreano, senza specificare le ragioni del rinvio.

MILITARI - Seul e Washington però, in attesa che la diplomazia compia il suo lavoro, non tralasciano un'opzione militare. La Corea del Sud ha aumentato il suo contingente militare sulle isole del mar Giallo. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Hong Sang-Ho, spiegando di aver rinforzato anche le truppe di terra su cinque isole e di aver aumentato gli stanziamenti per la difesa. Il ministro ha proseguito dicendo che le esercitazioni militari congiunte di domenica prossima tra Corea del Sud e Usa, manderanno un «chiaro messaggio» a Pyongyang.


Corriere
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LA "RIVOLUZIONE" DEI TURNI, PROPOSTA FIAT PER MIRAFIORI


Il futuro di Mirafiori, o almeno delle Carrozzerie, sarà svelato domani. Sarà un momento importante non solo per le migliaia di dipendenti che ogni giorno varcano i cancelli di corso Tazzoli ma per l´intera città. La trattativa inizierà in via Vela alle 9,30. Alla sede dell´Unione industriale ci saranno i rappresentanti dei sindacati torinesi. Quali sono i nodi da sciogliere?

Il primo sarà quello dei prodotti. Le indiscrezioni parlano di un piccolo Suv da vendere su tutti i mercati mondiali, una produzione che da sola sarebbe in grado di assorbire l´attuale organico e, addirittura, di richiedere nuove assunzioni. «Noi siamo pronti a passare ai fatti come chiede Marchionne», premette Maurizio Peverati della Uilm aggiungendo che «sarebbe positivo se il Lingotto facesse altrettanto. Ci attendiamo di discutere di investimenti, modelli, tempistiche e occupazione, cioè tutto quello che può rendere tranquilla la situazione a Mirafiori e l´indotto che, lo ricordo, vale 70 mila famiglie». La preoccupazione, dice il segretario della Fim, Claudio Chiarle, è che «la Fiat abbia qualche difficoltà a presentarci un piano completo sui prodotti e che voglia affrontare prima gli aspetti sindacali».

Difficilmente il Lingotto potrà presentarsi domani chiedendo ai sindacati di firmare una cambiale in bianco sull´organizzazione del lavoro senza dire quali modelli intende realizzare a Torino. Ma, sempre sul piano dei modelli, ci sono anche i timori della Fiom: «Credo che sarebbe sbagliato - dice Giorgio Airaudo - se la Fiat pensasse di realizzare a Mirafiori un solo modello. La forza dello stabilimento torinese infatti è sempre stata quella di avere dipendenti in grado di lavorare su tutti i modelli, dalla Panda alla Thesys. Inoltre legare il destino dello stabilimento a un solo modello nei segmenti dove la Fiat incontra tradizionalmente più difficoltà mi sembra rischioso». La Fiom propone dunque di «mantenere a Torino almeno la produzione della Mito».

Ma la vera rivoluzione a Torino potrebbe riguardare il sistema degli orari se, come trapelava ieri, la Fiat presenterà davvero una proposta che prevede quattro giorni di lavoro con turni di 10 ore e tre giorni di riposo. Un cambiamento profondo destinato a modificare radicalmente i tempi di una parte considerevole della città. Il nodo dell´organizzazione del lavoro potrebbe diventare uno degli scogli difficili da superare.
Il terzo punto interrogativo riguarda il futuro delle aree non comprese nella trattativa: la progettazione, le presse, le meccaniche. Quante piattaforme verranno progettate a Torino e quante a Detroit? La Fiat continuerà a lasciare il polo torinese senza la produzione di un motore? Punti interrogativi che si dovranno sciogliere entro fine anno. Per ora, come osservava ieri Sergio Chiamparino, c´è da sperare che la convocazione del tavolo su Mirafiori «sia l´inizio di un percorso virtuoso».


Repubblica
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UNIVERSITA', LA RIVOLTA AI TEMPI DEL WEB, "BASTA UN CLIC E PARTIAMO"


TORINO - La protesta 2.0, quella della generazione dei social network e della musica digitale. È una contestazione diversa da quelle del passato quella che va in scena a Palazzo Nuovo e nelle università di tutta Italia in questi giorni. Una protesta differente da quelle degli Anni 70 e 80 per la tecnologia utilizzata, per i ritmi veloci, per l’imprevedibilità degli avvenimenti, per le inedite alleanze che nascono contro il disegno di legge Gelmini. Prima tra tutte quella fra studenti e docenti, separati negli Anni 70 da un fossato invalicabile. «Oggi i ricercatori sono una delle anime del movimento anti Gelmini» dice Marta Belotti, degli autonomi, una delle figure di spicco della protesta a Palazzo Nuovo.

La dimostrazione è sul tetto del palazzo, con i docenti, ricercatori e qualche professore associato, che mantengono vivo il presidio allestito due giorni fa. Ma, su questo fronte, l’evento più eclatante di ieri è stata la visita del rettore dell’Università Ezio Pelizzetti ai dimostranti: «La vostra protesta è condivisibile» ha detto. Sarebbe stata una eresia qualche decina di anni fa, quando i rettorati erano visti come palazzi inviolabili e impermeabili alla protesta.

Altra differenza figlia del nostro tempo è l’irruzione della tecnologia nella contestazione. Un fenomeno tanto forte che i simboli dell’occupazione di Palazzo Nuovo sono i computer portatili disseminati nell’atrio e i cellulari dei rappresentanti degli studenti che squillano di continuo. La linea wireless è molto più importante di quella politica, di cui l’assemblea degli occupanti si dice «felicemente orfana».

Gli aggiornamenti corrono nell’etere e danno linfa sempre nuova alla contestazione. «Che fanno le altre facoltà?», è una delle domande più ricorrenti nel grande atrio di via Sant’Ottavio. Per soddisfare la curiosità basta un sms o un clic su qualche pagina di Facebook, dove la cronaca della manifestazione è praticamente una diretta.

I rappresentanti degli studenti fanno i loro interventi con un occhio agli universitari accampati nell’atrio e l’altro al monitor del pc più vicino: in caso di novità, l’aggiornamento avviene in tempo reale. E la colonna sonora delle discussioni sono le canzoni scaricate da Internet o ascoltate direttamente su YouTube.

«Grazie a cellulari e radioline anche i cortei sono basati sull’improvvisazione», spiega Nicola Malanga degli Studenti Indipendenti, troppo giovane per ricordarsi dei cortei annunciati dal ciclostile. «Il percorso si decide all’ultimo - aggiunge - oppure si sceglie la strada da percorrere durante la marcia, per creare più disagio», come ben sanno gli automobilisti torinesi fermati dai blocchi selvaggi degli ultimi giorni.

«In realtà l’organizzazione non manca», giurano molti universitari, ma nessuno nasconde che questo movimento manca di un leader e di un punto di riferimento vero. «Abbiamo un’idea di società più giusta, con meno diseguaglianze - dice Luca Spadon degli occupanti - ma in nessun personaggio, politico o dello spettacolo, vediamo espressa la nostra idea di futuro». Per Francesca Zanola «le tre assemblee quotidiane che si tengono a Palazzo Nuovo sono il luogo delle decisioni», ma bando alle riunioni fiume, «vietato andare oltre l’ora di assemblea».

E poi, altro che Marx, Che Guevara e la rivoluzione permanente. I padrini della contestazione di oggi sono gli iPhone e Mark Zuckerberg, l’inventore di Facebook.


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mercoledì 24 novembre 2010

(VIDEO) ENNESIMO INTERVENTO DI BERLUSCONI IN DIRETTA A BALLARO'


Una mobilitazione per l'11 e il 12 dicembre con raccolta di firme a favore del governo e, probabilmente, un nuovo simbolo dopo il voto di fiducia. Su queste due direttrici si sta muovendo Silvio Berlusconi in vista della nuova fase che si aprirà dopo il voto del Parlamento, il 14 dicembre. Intanto striglia il partito, diviso e nel quale quasi ogni giorno si apre uno scontro interno. "Le questioni interne - dice - conto di affrontarle quanto prima con la consueta disponibilità a prendere in considerazione le opinioni. Nel frattempo invito tutti a senso di responsabilità, sobrietà, rispetto dei nostri militanti e dei nostri elettori che non approvano personalismi ed esibizionismi". Poi, in serata, telefona in diretta a Ballarò. Il programma affronta il tema dei rifiuti e Berlusconi vuole rivendicare l'azione del governo e le "promesse mantenute". Ma la telefonata degenera. "Siete dei millantatori", chiosa il presidente del Consiglio prima di interrompere la comunicazione.

Ipotesi di cambiamento. Fonti accreditate dicono che il premier ha in mente di cambiare. L'ipotesi è che dal simbolo scompaia la scritta 'Pdl': così resterebbe solo 'Berlusconi presidente' o 'Silvio Berlusconi'. Ma potrebbe scomparire anche il Pdl: il premier avrebbe intenzione di bruciare le tappe e lanciare il nuovo partito proprio dopo il 14 dicembre. La data che farà da spartiacque tra vecchio e nuovo corso, dopo la quale Berlusconi dovrebbe - secondo le fonti - evocare una sorta di nuovo 'predellino', una 'uscita forte' dal punto di vista mediatico. Intanto si lavora alla mobilitazione. Sabato 11 dicembre manifestazioni in tutte le regioni, fra piazze e teatri. Il 12 i gazebo con la raccolta firme per chiedere ai sottoscrittori di sostenere il governo che, scrive il Cavaliere in una nota, "ha messo a punto il piano per il Mezzogiorno che sarà approvato nel prossimo Consiglio dei ministri dopo aver varato nelle scorse settimane la legge sulla stabilità finanziaria, già approvata dalla Camera, il federalismo fiscale e il piano per la sicurezza".

La telefonata a Ballarò. Intorno alle 22 il premier chiama in diretta il programma di RaiTre. Si discute di rifiuti, lui parla di un "ritorno di protesta" riferendosi a quanto accadde la sera del 2 giugno scorso, quando a mandarlo su tutte le furie fu un servizio sulla manovra economica del governo. Anche in quel caso telefonata, rapido intervento e giù la cornetta. "Il servizio che avete mandato in onda è mistificatorio - dice - avete fatto vedere una mia garanzia circa la soluzione di un problema in dieci giorni e circa la soluzione di un altro problema in tre giorni. In dieci giorni, attraverso il nostro Dipartimento della Protezione civile, siamo intervenuti, abbiamo rimediato alla situazione ed evitato che i rifiuti producessero miasmi. E abbiamo risolto la situazione intorno al Vesuvio alla fine del nono giorno". Poi continua: "Tre giorni fa avevo detto che i rifiuti dal centro di Napoli, dovuti all'inefficenza delle aziende delagate dal Comune, sarebbero stati rimossi, siamo intervenuti con l'esercito e sono stati rimossi, le nostre promesse sono state mantenute e lei - intima al conduttore Giovanni Floris, che cerca di fargli una domanda - la deve smettere di interrompere quando una persona deve dare una spiegazione conseguente a un misfatto di informazione che è stato commesso".

Berlusconi a Floris: "Siete dei mistificatori". "Se vuole, può venire in trasmissione", dice Floris ma il presidente del Consiglio lo interrompe con toni molto nervosi: "Lei crede che la Rai sia sua ma è pagata dai soldi di tutti gli italiani", dice, mentre il sala monta un mormorìo pronunciato, "non rispondo alle sue domande, voi - continua - siete dei prepotenti e mistificatori, l'ottimo ministro Fitto (ospite in studio, ndr) vi saprà dare delle risposte", "questa vostra tecnica non può funzionare con me che se permette di televisione me ne intendo". E chiude il telefono.

Floris: "Il problema è suo, non di Ballarò". Floris precisa che "noi, come già accaduto, quando arriva una telefonata del presidente del Consiglio la prendiamo, poi se si rimangia la parola è un problema suo, non un problema di Ballarò". Un problema che Floris sollevò - sempre a cornetta riattaccata - anche il 2 giugno quando il premier disse che non era "accettabile sentire in una tv di Stato certe menzogne". Anche allora non lasciò il tempo alle repliche. E il conduttore, come anche stavolta, replicò - sempre a conversazione troncata - che "quello che non è accettabile in una tv di Stato è che si inizi un dialogo e poi si insulti buttando giù il telefono prima che arrivi la risposta". Questa volta il giornalista spiega che "l'identità del nostro programma è che possano confrontarsi il bianco e il nero, esporre le proprie idee e venire confutati o coroborati dalle domande del giornalista. Da dieci anni - continua Floris - Ballarò si caratterizza per questo confronto, con quest'ottica abbiamo sempre ospitato le telefonate di Berlusconi, verrà un giorno che in Italia si potrà far parlare destra, sinistra e centro e noi siamo qui ad aspettarlo. Domani si vota su Rai e pluralismo, e non vorrei che questo intervento sia pontiere del voto...".

Le reazioni. In studio a Ballarò c'è anche il deputato di Fli Fabio Granata. Che subito dopo la telefonata riprende il discorso interrotto e dice a Floris: "Lei mi chiedeva della leadership di Berlusconi, da questa telefonata le posso dire che noi non gli riconosciamo alcuna leadership, Berlusconi fa propaganda". Al presidente del Consiglio fa eco il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, che affida alle agenzie di stampa il suo pensiero: "La faziosità dei programmi Rai non è più tollerabile. E' inaccettabile come il servizio pubblico italiano, pagato con i soldi dei cittadini impedisca a un presidente del Consiglio di esprimere il proprio pensiero e le proprie opinioni. Ormai in Rai trova solo spazio chi denigra e deride questo governo e il presidente". Aggiunge Francesco Casoli, vice capogruppo Pdl a Palazzo Madama e membro della commissione di Vigilanza Rai: "E' inutile che Floris giustifichi la sua faziosità, basta solo ascoltare a chi sono indirizzati gli applausi di una claque ammaestrata per capire quanto Ballarò sia sbilanciato a sinistra. A Granata - aggiunge - faccio notare che Fini fa politica tanto quanto il premier solo che poi si nasconde dietro l'istituzionalità della sua carica".

Berlusconi, commenta il capogruppo dell'Idv, Massimo Donadi, "si conferma per quel che è, un venditore di fumo arrogante e mistificatore. Le bugie sull'emergenza rifiuti non hanno bisogno di spiegazioni, la realtà è sotto gli occhi di tutti". E Antonio Di Pietro: "L'aggressione a Floris è la prova provata che Berlusconi è abituato solo a utili servi e a discepoli consenzienti". Osserva Giuseppe Giulietti, portavoce dell'associazione Articolo21: "Se ancora ci fosse stato bisogno di un prova dell'assenza di equilibrio che caratterizza il presidente del Consiglio, è puntualmente arrivata. Per l'ennesima volta ha dimostrato che non è in grado di accettare il contraddittorio e che non accetta altro che domande concordate. Sarà bene che il presidente Galimberti e il dg Masi ricordino al premier che valgono anche per lui le regole del contraddittorio e della buona educazione".


(REPUBBLICA.it)


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"FALSI POVERI", DENUNCIATE 28 PERSONE


TORINO - Falsi poveri che si «dimenticavano» di denunciare proprietà di immobili per 600 mila euro, disoccupati che in realtà gestivano attività edili in nero. Dichiaravano il falso nelle autocertificazioni attestando di possedere redditi familiari vicini allo zero o comunque molto più bassi di quelli reali, riuscendo così ad ottenere illegalmente ticket per la mensa scolastica o assegni di maternità.

Ventotto persone, 24 italiani e i restanti romeni e brasiliani, sono stati denunciati dalla Guardia di finanza di Lanzo Torinese per aver scritto il falso nelle dichiarazioni sostitutive presentate all’Inps o ai Caf per fruire dei benefici concessi alle famiglie che versano in precarie condizioni economiche.

Dagli accertamenti compiuti dalle Fiamme gialle, sia incrociando i dati contenuti nelle false autocertificazioni con le numerose banche dati a disposizione della polizia tributaria, sia con informazioni reperite durante attività di controllo e mirati sopralluoghi, è emerso che alcuni di loro potevano contare su un reddito ben più consistente di quello dichiarato, anzi talvolta possedevano addirittura immobili di pregio. In alcuni casi, inoltre, le segnalazioni sono prevenute direttamente dalle amministrazioni comunali e dall’Inps.

Inoltre, i finanzieri hanno accertato che dietro ad alcune false certificazioni si nascondevano evasioni fiscali come quella di un falso disoccupato che in realtà gestiva attività edili completamente in nero. Ora, oltre alla segnalazione all’autorità giudiziaria, nei confronti dei falsi poveri gli enti pubblici interessati dalle truffe avvieranno un’azione per la restituzione delle somme indebitamente percepite.


(LASTAMPA.it)
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UNIVERSITA' IN PIAZZA CONTRO I TAGLI, STUDENTI BLOCCANO CITTA'


TORINO - Quando il tabellone comincia a infilare un ritardo dietro l’altro - Asti, Aosta, Cuneo, Milano, Pinerolo, Bardonecchia - il signor Guido Arone, impiegato, si fionda contro lo striscione retto dagli studenti. A muso duro. «Adesso basta. Qui c’è gente che si è alzata alle cinque del mattino e adesso non può tornare a casa». Un capotreno li osserva annoiato, fissa l’orologio e allarga le braccia. «Finché non se ne vanno non si parte. E chissà quando se ne vanno».

Non dura molto, meno di un’ora, dalle cinque alle sei del pomeriggio, quando la rabbia degli studenti - nel giorno in cui il ministro Gelmini impone una brusca accelerata al ddl sull’università - tracima dentro l’atrio di Porta Nuova. Sono circa cinquecento, partiti in corteo dopo aver occupato Palazzo Nuovo. Si piazzano in testa al binario 9 e bloccano i convogli. Un drappello cerca di intercettare un Frecciarossa in partenza, ma arriva tardi. Gli altri srotolano un enorme striscione e si mettono di traverso.

Non dura molto, ma nell’ora di punta è quel che basta per mandare in tilt le linee ferroviarie. Porta Nuova resta isolata fino alle sei, quando la protesta smobilita e il corteo fa rotta sul palazzo delle facoltà umanistiche. Nessun treno in partenza, nessuno in arrivo. Le Ferrovie corrono ai ripari: organizzano un servizio di navette tra Lingotto e Porta Susa, dirottano i passeggeri da Porta Nuova a Porta Susa con il metrò. Troppo poco. Quando su Torino cala la notte i pendolari contano i danni: una trentina di convogli soppressi, 15 limitazioni di percorso e una ventina con ritardi dai trenta ai novanta minuti. Ce n’è abbastanza perché il gruppo Fs minacci di denunciare gli studenti per interruzione di pubblico servizio.

Loro fanno spallucce. «Siamo indisponibili a trattare con chi ci ruba il futuro». «Bloccheremo la città», cantano in coro mentre abbandonano i binari per raggiungere quelli che sono rimasti sul tetto di Palazzo Nuovo, bloccando traffico e mezzi pubblici anche in centro. L’onda anti-Gelmini deflagra. Dopo l’occupazione di Palazzo Campana tocca al cuore dell’ateneo. Venti tra ricercatori e precari salgono in cima all’edificio di via Sant’Ottavio e calano uno striscione lungo dieci metri: «Riportiamo in alto l’Università». Non scendono nemmeno quando fa buio e l’aria gelida comincia a penetrare sotto i cappotti. Se ne restano accampati: tende, sacchi a pelo e lanterne da campo negli zaini.

Anche nell’atrio la notte corre dentro le tende, con le assemblee indette dal Cua e dagli Studenti indipendenti. La decisione è secca: occupazione a oltranza e blocco delle lezioni. Restano tutti dentro l’edificio, perché all’alba bisognerà organizzare i picchetti, cordoni di fronte agli ingressi per impedire a docenti e personale di entrare, proprio come la scorsa settimana a Palazzo Campana. «Resteremo fino a quando il disegno di legge Gelmini verrà ritirato», avverte Luca Spadon degli Indipendenti. E il disagio di chi vorrebbe andare a lezione? Risposta secca: «È niente in confronto ai disastri che la legge provocherebbe se fosse approvata».

Il tam tam si diffonde via Internet e telefono, scavalca Torino e approda su Roma, Milano, Pisa, Trieste, Palermo, Bologna, dove le università sono state occupate. «Non è più solo un movimento di protesta – dice Simone Baglivo dell’Udu Politecnico –. Da mesi suggeriamo proposte concrete per una vera riforma dell’Università, che però nessuno prende in considerazione. L’unico modo per farci sentire è creare disagio».

Anche al Politecnico la fibrillazione è alta: 350 docenti, tra cui alcuni presidi e vice rettori, firmano un documento contro la riforma Gelmini, e il personale tecnico-amministrativo proclama una giornata di sciopero, domani, per protestare contro il ddl ma anche contro l’ateneo e la gestione dei rapporti con le organizzazioni sindacali.


(LASTAMPA.it)
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martedì 23 novembre 2010

PROVE DI GUERRA TRA LE DUE "COREE", COLPITA UN'ISOLA


Colpi di artiglieria dalla Corea del Nord contro la Corea del Sud. In fiamme una settantina di case sull'isola di Yeonpyeong nei pressi del confine ovest delle due nazioni. Ci sarebbero anche diversi feriti, almeno 14 appartenenti alle forze armate sudcoreane, di cui 4 in condizioni gravi. I residenti sono stati evacuati nei bunker. L'esercito di Seul è in stato di massima allerta. La Corea del Sud avrebbe poi risposto al fuoco. Secondo i testimoni, alcune degli edifici colpiti precedentemente sono crollati. Dalle immagini tv si vedono almeno quattro colonne di fumo levarsi da vari punti dell'isola, che si trova lungo la linea di confine tra i due Paesi. Seul ha inviato una squadriglia aerea sul posto per incrementare la sua potenza di fuoco in zona.

IL PRESIDENTE SUDCOREANO - Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha detto oggi, al termine di un incontro d'urgenza del governo, che sta cercando di impedire che lo scambio di colpi di artiglieria con il Nord scateni una escalation in un conflitto più ampio, ma che se le «provocazioni continueranno» la risposta di Seul sarà «più forte».

LA CINA - Immediata la reazione dal principale partner economico della Corea del Nord, vale dire la Cina, che si è detta «preoccupata» per la situazione venutasi a creare tra le due Coree. Pechino, ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri cinese, sta «verificando se le notizie di uno scambio di colpi di artiglieria tra le due Coree corrisponda al vero» ed esprime la propria «preoccupazione» per la situazione che si è venuta a creare.

ISOLE CONTESE - La sovranità sulle isole del confine ovest è da oltre 50 anni motivo di contrasto tra i due Paesi. La Corea del Nord infatti non ha mai riconosciuto ufficialmente i confini tracciati al termine della guerra conclusasi nel 1953. Nel corso degli ultimi anni ci sono stati almeno tre scontri tra le marine dei due Paesi, l'ultimo dei quali nel 2009.


(CORRIERE.it)
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APRE A SETTIMO T.SE "ARCHIMEDE", MAXI-BIBLIOTECA MULTIMEDIALE


Si chiama Archimede la più grande biblioteca civica e multimediale della provincia di Torino che aprirà i battenti il 27 novembre a Settimo torinese.

Finanziata dalla Compagnia di San Paolo e dalla Regione Piemonte, la nuova struttura, che sorge sull'area di un'ex fabbrica di vernici, si estenderà su 6.000 metri quadrati, distribuiti su tre piani con terrazzo coperto per letture all'aperto. Ci sarà spazio per 110 mila libri, 24 mila cd-dvd, 200 periodici e tutti i quotidiani. Duecento postazioni Internet disponibili e una moderna sala conferenze.

La prima settimana di vita di Archimede ospiterà un calendario di eventi di alto livello con la presenza di scienziati del calibro dell'astronauta Umberto Guidoni e dell'astrofisico Paolo Debernardis. Il 4 e il 5 dicembre è in programma una straordinaria 24 ore di eventi organizzati dal Circolo dei Lettori di Torino in collaborazione con la casa della musica Suoneria, che vedrà alternarsi all'interno della biblioteca ospiti prestigiosi come Laura Curino, Diego De Silva, Eugenio Finardi, Fabio Geda, Carlo Ossola, Gabriele Vacis, Marco Travaglio, Roberto Vecchioni, Beppe Severgnini e molti altri, sotto la regia di Roberto Tarasco.

"Nelle intenzioni dell'amministrazione - spiega Aldo Corgiat sindaco di Settimo Torinese - Archimede, come suggerisce il nome stesso, si pone l'obiettivo di essere non solo una biblioteca classica ma di avere un'importante vocazione scientifica in rete e in sinergia con le più importanti università e biblioteche scientifiche italiane ed europee".


(REPUBBLICA.it)
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3 ANZIANI MORTI IN CASA, AVVELENATI DAL MONOSSIDO DELLA STUFA


TORINO - Sono stati trovati morti in casa dall'idraulico che doveva recarsi da loro in serata per effettuare alcuni lavori di manutenzione. Tre anziani fratelli. Tommaso, Giuseppina e Margherita Tamagnone, rispettivamente di 85, 80 e 75 anni, potrebbero essere stati uccisi dalle esalazioni di monossido di carbonio di una vecchia stufa, anche se il medico legale è cauto: «Bisogna verificare», dice.
Decisamente più remota, per il modo in cui sono stati trovati i corpi, l'ipotesi di un avvelenamento da funghi. Sui corpi non sono stati trovati segni di violenza.

I tre fratelli, contadini in pensione, abitavano insieme nella borgata Moglie a Riva presso Chieri, a una ventina di chilometri a sud-est di Torino. Vivevano nella cascina Fornella, un edificio molto vecchio e di grandi dimensioni lontano dal centro abitato.

L'idraulico ha dato l'allarme intorno alle 19,30 della sera, dopo avere suonato e avendo visto le luci accese. Si è affacciato alla finestra del soggiorno e ha visto l'uomo accovacciato su un divanetto privo di sensi.

I vigili del fuoco e i carabinieri della compagnia di Chieri e del nucleo investigativo del comando provinciale di Torino si sono precipitati sul posto e, una volta aperta la casa, hanno scoperto il resto della scena. Nella cucina-camera da letto, in due letti come se dormissero, c'erano le due sorelle ormai prive di vita. Il medico legale non ha ancora stabilito a quando possa risalire il momento della morte, anche se è probabile che sia avvenuta da giorni.

La posizione in cui sono stati trovati i cadaveri fa pensare che la morte sia sopraggiunta per tutti in modo inaspettato, cosa compatibile con l'intossicazione da monossido. Tuttavia, l'ampiezza degli ambienti e la difficoltà a saturarli da parte del gas lascia la porta aperta anche ad altre ipotesi.


(LASTAMPA.it)
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lunedì 22 novembre 2010

BERLINO, PROPOSTA SHOCK, NOTTE DI SESSO PER BLOCCARE IL NUCLEARE


BERLINO – Come nel film Proposta indecente, ma a parti invertite. Se nella pellicola del 1993 diretta da Adrian Lyne era il miliardario Robert Redford a offrire un milione di dollari per una notte con la bellissima Demi Moore, ora in Germania cambiano i ruoli. E la giornalista e scrittrice Charlotte Roche, di 32 anni, fa la sua proposta indecente. Niente di meno che al presidente della Germania Christian Wulff. E questa volta non ci sono in ballo soldi, ma solo sesso. Con il consenso del marito, che non sembra struggersi l’animo come invece faceva Woody Harrelson nel film. Il tutto a una sola condizione: il presidente tedesco non deve firmare la legge sul prolungamento dell’attività di 17 centrali nucleari, deciso dal cancelliere Angela Merkel.

COMMENTI - Il quotidiano Bild ha definito quella arrivata dalla moderatrice televisiva, diventata famosa per il suo bestseller Feuchtgebiete (zone umide), in cui racconta le esperienze sessuali di una diciottenne, un’ “offerta immorale”. E si chiede se la Roche sia diventata “completamente pazza”. Intanto, in un’intervista al settimanale Der Spiegel in edicola domani, la Roche ha spiegato che non scherza, informando il presidente di avere anche dei tatuaggi e spiegando che adesso manca solo “l’approvazione della first lady”. La Roche ha spiegato che la motivazione della sua provocante offerta risiede nella paura che le fanno i siti tedeschi di stoccaggio delle scorie nucleari e l’inquinamento nucleare delle falde acquifere.
Ora si aspetta solo il giorno dell’eventuale firma del presidente. E l’altro, meno probabile, del bene placet della moglie del presidente.


(ILGIORNALE.it)
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TORINO, UCCISO IN DISCOTECA, GLI ACCOLTELLATORI FUGGONO IN TAXI


Un giovane romeno, Viorel Bandol, operaio di 26 anni abitante a Pont Canavese è stato ucciso a coltellate durante un litigio davanti a un locale notturno a Torino. E' stato colpito a un fianco ed è morto poco dopo l'arrivo al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco. Il delitto è avvenuto alla periferia Nord di Torino, davanti al locale "Batmania", in via Reiss Romoli.
Numerosi testimoni hanno assistito alla tragedia: l'omicidio è avvenuto intorno alle 4, dopo un litigio cominciato all'interno della discoteca, abituale ritrovo di famiglie e giovani romeni. La violenta discussione sarebbe scoppiata tra la vittima e altri quattro giovani. L'uomo è caduto dopo essere stato raggiunto da due fendenti al fianco. L'ambulanza è arrivata rapidamente, ma Viorel è morto poco dopo il suo arrivo all'ospedale. I giovani che lo hanno ucciso sono fuggiti in taxi.


(REPUBBLICA.it)
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FUGA DALLA PERIFERIA CON I CAMPIONI DI BRACCIO DI FERRO


TORINO - I film di Sylvester Stallone li hanno visti tutti. Ma preferiscono raccontare «di come ho piegato l’altra sera l’avambraccio a Lucio» su Facebook. L’importante è che - come nel film «Over the Top» - in una casa popolare di via Biglieri sia scoppiata una febbre che in realtà è un antidoto: alla disperazione per un lavoro che non c’è, a giornate senza fine passate in strada, alla noia che ti emargina. Questa passione è per uno sport antico che si pratica a costo zero: il braccio di ferro. Con fior di campioni a dar lezioni gratis ai ragazzi che, dopo aver scoperto quanto è bello battersi gomito contro gomito, si sono regolarmente iscritti alla Federazione nazionale.

Fra loro c’è anche Patrizia De Angeli, due volte campionessa del mondo nel ‘91 e nel 2001 e tanti altri campioncini. «Presto parteciperanno ad un torneo europeo all'estero. Ma è uno sport povero e completamente trascurato dai finanziamenti. Anche se è una disciplina un pò come la boxe. Cioè aiuta a recuperare giovani dalla strada», spiega lei, orgogliosa dei suo allievi.

Ora però che in quella stanzetta sei metri per otto in cui si allenano ogni venerdì sera i ragazzi di via Biglieri c’'è tutto il tema del disagio sociale unito al tentativo di riscatto e dello sport trascurato, qualcuno si è accorto di loro. Ora Andrea Stara, capogruppo in Regione di «Insieme per Bresso», ha deciso di presentare un ordine del giorno in loro sostegno. Perché le speranze di questi giovani che si allenano nelle case popolari (perché privi di mezzi e finanziamenti) non restino deluse. «Il “braccio di ferro” è uno sport povero per eccellenza - scrive Stara -, non necessita di attrezzature particolari, fatta eccezione per il tavolo regolamentare, né investimenti economici gravosi. E’ però una disciplina sportiva a tutti gli effetti, fatta quindi anche di regolamenti e tecnica, un profilo importante che consente di coniugare l’osservanza di regole con l’aspetto invece più ludico e agonistico».

Poi arriva al punto: «Sono soprattutto i giovani e i giovanissimi ad essere attratti dalla sfida del braccio di ferro, particolarmente in contesti urbani dove questo sport rappresenta un valore aggregativo e sociale. Ecco perché le istituzioni dovrebbero prestare maggiore attenzione a questa passione, che non solo può rappresentare una forma di prevenzione del disagio giovanile low cost, ma che anche dal punto di vista prettamente sportivo ha dato risultati più che soddisfacenti per la nostra Regione negli ultimi anni, con campioni e campionesse a livello mondiale».

Ci pensa la campionessa Patrizia De Angeli (che anche questo venerdì sera era insieme con i suoi ragazzi a insegnare loro i segreti della tecnica) a fare qualche esempio: «Basti ricordare il terzo e quinto posto ai campionati mondiali in Canada, o addirittura il 1° posto nel 1999 e nel 2001 in Egitto. Il prossimo appuntamento sarà a dicembre con la partecipazione in Ucraina di alcune atlete e atleti: una sfida notevole». Incalza Stara: «Le società “fai da te” non bastano, per questo ho presentato un ordine del giorno in Consiglio regionale che sostiene la necessità di una maggiore attenzione nei confronti del braccio di ferro, sia a livello di promozione sia di sostegno economico».

Un intervento che, secondo Aldo Benedetto, presidente del Comitato inquilini di via Biglieri «era atteso da tempo e gioverà a questa disciplina, che ha il grande merito di togliere i ragazzi dalla strada». Come conferma Francesco Zizzania, trentasei anni, tre volte campione italiano e quinto al mondo nel 1993: «Qui in via Biglieri i giovani non possono permettersi il lusso di alcuna disciplina sportiva, io dò loro lezioni gratis, e al di là dello sport i ragazzi trovano in me un appoggio psicologico: certo, se potessimo avere una sede più grande e qualche finanziamento in più, anche i risultati sarebbero più concreti».


(LASTAMPA.it)
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domenica 21 novembre 2010

"DECIDETE VOI SE DOBBIAMO ABORTIRE", SCELTA AFFIDATA AL WEB


Minneapolis – In attesa di un bimbo da 17 settimane, ma ancora non ben certi se lo vogliono o no, due trentenni di Minneapolis hanno aperto un sito web per chiedere un consiglio a chiunque voglia esprimersi in merito a un eventuale aborto.I due, Pete e Alisha Arnold, 30enni e sposati, hanno postato sul sito www.birthornot.com anche le ecografie del feto, un maschietto in buona salute che chiamano ‘Wiggles’.

Gli internauti hanno tempo fino al 7 dicembre per votare pro o contro l’aborto perché due giorni dopo scade il termine legale per l’interruzione volontaria della gravidanza nello stato del Minnesota. Al momento hanno votato in 13 mila e la stragrande maggioranza ha suggerito alla coppia di tenersi il figlio.


(ADNKRONOS.com)
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I NUOVI POVERI IN PELLEGRINAGGIO AL MONTE DEI CAPPUCCINI


TORINO - Li vedi arrancare in salita fra ragazzini che fanno footing e pullman di turisti in gita. Hanno borselli a tracolla, buste di plastica in mano, giacche sempre troppo piccole o troppo grandi. Sono vecchi e nuovi poveri, italiani e stranieri, bambini, ragazze, madri, e quasi tutti hanno una storia interrotta e delle speranze da difendere.

Licio faceva il decoratore, Khalid il cameriere in un ristorante che ha chiuso, Valentino ha lavorato per tre anni nel cantiere della metropolitana, Franco era un attore di teatro d’avanguardia in scena con Carmelo Bene. Arrivano anche Bartolomeo, Nina, Sara, Piero e gli altri, più di cento persone al giorno. Ogni pomeriggio, in pellegrinaggio silenzioso, salgono al Monte dei Cappuccini e si mettono in coda per i panini dei frati.

Da quando ha chiuso il punto di assistenza delle suore vincenziane in via Nizza, a Torino sono rimasti soltanto due posti dove mangiare gratis nelle ore serali. Uno è la mensa dell’Asilo Notturno Umberto I di via Ormea - 80 coperti - dove alle 18 inizia la distribuzione dei numeri come alle poste. L’altro è questo spiazzo stupendo che domina Torino, sotto alle luci d’artista che disegnano cerchi viola nel cielo. Dalla piccola porta del convento, quando il sole sta tramontando, si affaccia frate Mario, cappellino in testa e barba candida: distribuisce due panini - oggi frittata e prosciutto - una merendina e una mela a testa. Quanto basta per lottare un’altra notte.

Per la Caritas a Torino sono circa 110 mila le persone che si rivolgono ai centri del volontariato, uomini e donne con fragilità economiche e sociali. Ventimila quelle che nel corso dell’ultimo anno sono sprofondate sotto alla soglia di povertà. Altre sei mila vivono in condizioni di povertà estrema. Frate Mario ha visto tutto questo, semplicemente mettendo il naso fuori dalla porta: «Non c’è più lavoro. Arrivano italiani di 45 anni che potrebbero ancora essere molto utili. Persone ottime. Anche ragazzi giovani e giovani donne, gente normalissima che fino a qualche anno fa non vedevamo. Noi cerchiamo di dare un piccolo sostegno, facciamo i panini». Arrivano ragazzi marocchini che dormono nelle fabbriche abbandonate, una signora anziana che spinge la bicicletta, un uomo con i capelli lunghi che canta una canzone senza parole: «Ti-ti-ti-ti-ti...».

Licio racconta di dormire in una cantina senza riscaldamento: «Per questo ho mal di schiena». E per questo frate Mario ha messo anche un maglione nella sua busta di plastica. «Mi sono accorto subito che la situazione stava degenerando - spiega - ho perso il lavoro e ho litigato con mio fratello. Ma non sono riuscito a mettermi in salvo, nonostante tutti gli sforzi, i tentativi di ricominciare e anche, dicono, una discreta intelligenza».

Lui è uno di quelli che si sta arrendendo, passa le giornate sulle panchine del centro, tiene un giornale nella giacca: «Ma ho 63 anni e non so quanto tempo potrò reggere ancora questa vita». Come Bartolomeo, che quasi scompare dentro a un grosso montgomery blu: «Non mi piace esser considerato un clochard. Allora lascio le mie borse al Cottolengo e le prendo solo quando è buio». Tutto si mischia, alle sei di sera, al Monte dei Cappuccini, paura, rabbia, rimpianto, orgoglio. Fino a tre anni fa Piero faceva il camionista e girava il mondo, gli brillano gli occhi a pensarci: «Sono andato ovunque in Europa, era bello guidare, stavo bene...».

Arriva un bambino romeno di 11 anni accompagnato dalla nonna, prende i panini: «Vivere a Torino mi piace tantissimo - dice - ma visto che a casa ogni tanto non c’è da mangiare, veniamo qui». Un ragazzo di Timisoara è appena arrivato in città dopo un lungo viaggio, sorride: «Spero che dio mi aiuti. Sono pronto a fare qualunque lavoro». Valentino lo guarda con una specie di tenerezza disillusa: «Io ho lavorato per otto anni a Torino. Ma adesso non trovo niente. La vita è dura». Non c’è amicizia. Poca solidarietà. Arrivare al Monte dei Cappuccini per questi motivi rende tutti soli e sospettosi.

E forse è proprio quello che non si può raccontare la parte più importante di questa storia. Sono i silenzi e il pudore di chi non si sarebbe mai aspettato, un giorno, di mangiare i panini dei frati. Salgono più timidi degli altri, più diffidenti, quasi come a marcare una distanza. Prendono la cena e scappano via sussurrando «grazie», prima di perdersi a piedi nelle luci della città.


(LASTAMPA.it)
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sabato 20 novembre 2010

20 NOVEMBRE, GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI DELL'INFANZIA


La Convenzione sui diritti dell'infanzia è il trattato sui diritti umani maggiormente ratificato nella storia umana ed è il più importante strumento giuridico a disposizione di tutti coloro - individui, famiglie, associazioni, governi - che si battono per un mondo in cui ogni bambino e ogni bambina abbiano le medesime opportunità di diventare protagonisti del proprio futuro
Il rispetto dei diritti di ogni bambino, solennemente sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia (1989), è la base irrinunciabile di ogni intervento dell'UNICEF volto a migliorare le condizioni di vita e di sviluppo dell'infanzia e dell'adolescenza nel mondo.

Tutti i bambini sono titolari degli stessi diritti, ma per molti di essi la negazione dei diritti è la vera norma di vita. L'evoluzione degli strumenti di tutela giuridica del minore ha subito un notevole incremento nel corso del XX secolo.

Come ha dichiarato Carol Bellamy, ex direttore esecutivo dell'UNICEF «Un secolo che si era aperto con i bambini che non avevano praticamente alcun diritto si è concluso con i bambini che possiedono il più potente strumento legale, che non solo riconosce ma protegge i loro diritti umani.»

(UNICEF.it)
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