venerdì 31 dicembre 2010

MENO SOLDI AI CONSIGLIERI, RISSA A PALAZZO LASCARIS


Il Consiglio regionale del Piemonte, nell'ultima seduta del 2010 ha approvato all'unanimità la legge che riduce del 10% l'indennità di carica dei consiglieri e dei componenti della Giunta regionale. La stessa legge rimanda ad una successiva delibera dell'Ufficio di Presidenza le modalità per l'accertamento dell'effettiva partecipazione dei consiglieri ai lavori di Commissione e di Aula, necessaria per maturare l'indennità prevista.

"Sono soddisfatto per l'ampia condivisione che l'Aula ha riservato alla proposta presentata dall'intero Ufficio di presidenza del Consiglio regionale - ha commentato il presidente dell'Aula, Valerio Cattaneo - questo provvedimento costituisce un importante segnale di sobrietà che il Consiglio vuole dare alla società piemontese. Si realizza così un doveroso contenimento dei costi della politica".

Sullo stesso tema erano state presentate altre due proposte di legge, sottoscritte dal gruppo Federazione della Sinistra e dal Movimento 5 Stelle, entrambe licenziate con parere negativo dalla Commissione competente, sulle quali l'aula ha deciso con un ordine del giorno di non procedere alla trattazione.

Il voto ha scatenato momenti di tensione. I consiglieri del Movimento 5 stelle Davide Bono e Fabrizio Biolè hanno lanciato alcune banconote false (con il marchio No Tav) per protesta contro un provvedimento ritenuto troppo blando rispetto alla proposta presentata dai 'grillini'. La seduta è stata sospesa per qualche minuto dal presidente Cattaneo. Bono accusa il consigliere del Pdl Massimiliano Motta "di averlo perso a calci e minacciato di violenze fisiche" e il consigliere del Pd Nino Boeti di "avere apostrofato e minacciato di violenze" i due grillini. "Uno spettacolo indecoroso - commenta Monica Cerutti, capogruppo di Sel - che ha accompagnato il primo passo verso la riduzione delle indennità".

Al termine è stato approvato all'unanimità un Ordine del giorno, presentato dai consiglieri Andrea Buquicchio e Tullio Ponso, entrambi esponenti dell'Idv che chiede all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale di predisporre un apposito regolamento sulle spese di funzionamento dei gruppi consiliari.


Repubblica
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AUTOSTRADE, ARRIVA LA STANGATA, RECORD PER LA TORINO-MILANO


TORINO - Pensavate di inaugurare il nuovo anno alla chetichella, sottraendovi alla tradizionale raffica di aumenti pronta a tramortirvi dopo il Cenone di Capodanno? Illusi. Eccoli ripresentarsi all’appello il primo gennaio, più puntuali dell’influenza. Il salasso riguarderà le autostrade, oggetto in Consiglio regionale di un ordine del giorno anti-rincari presentato da Stefano Lepri, Pd: aumenteranno in media del 3,3%, con la rete di Autostrade per l’Italia in rialzo dell’1,9% e la Val d’Aosta che registra il picco di un +14%. Anche noi non ci facciamo mancare nulla: + 6,86%.

A tanto ammonta l’incremento sulla rete Ativa: dall’autostrada Torino-Quincinetto alla tangenziale. L’abbonamento alla tangenziale, per dire, passerà da 21,60 a 23,80 euro. Parliamo delle auto. E ancora: Volpiano, da 1,70 a 1,90; San Giorgio, da 2,60 a 2,80; Scarmagno, da 3,10 a 3,40. Albiano schizza a 4,20 (era 3,80). L’Interscambio di Santhià sale a 5,30 (da 4,90). Ivrea: da 3,60 a 4 euro. Quincinetto: da 4,50 a 4,90. Trofarello e Vadò: da 1,40 a 1,60... Non ci andrà meglio a Bruere, Falchere, Settimo e Beinasco. I primi auguri saranno per i nostri portafogli.



LaStampa
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giovedì 30 dicembre 2010

COLLEGNO, SEQUESTRATA MOZZARELLA ROSA


TORINO - Dopo diversi casi di «mozzarelle blu» scoperti quest’anno in varie parti d’Italia, nei giorni scorsi se ne è avuto uno nel Torinese in cui il prodotto caseario ha assunto una colorazione rosa dopo l’apertura.

La denuncia è stata presentata alla stazione dei carabinieri di Collegno da un pensionato di sessanta anni che, alla vigilia di Natale, aveva aperto il prodotto ravvisando il cambiamento di colore.

L’uomo ha poi conservato la mozzarella per alcuni giorni nel suo stesso liquido e ha notato che le striature rosa che erano apparse dopo l’apertura andavano intensificando la loro tonalità trasmettendo il colore anche al liquido. Così ha deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria.

Un caso di mozzarella di colore rosa era stato scoperto lo scorso agosto a Senigallia (Ancona), ma allora fu appurato che era stata aperta da qualche giorno e mal conservata in un recipiente in frigorifero. In questo caso, invece, la colorazione inconsueta è sopraggiunta immediatamente dopo l’apertura.

La mozzarella che ha assunto striature rosa, prodotta da una nota multinazionale, era stata acquistata la settimana scorsa in un supermercato di Collegno (Torino). A differenza dei casi di "mozzarelle blu" non si tratta di discount, ma di punti vendita di prodotti "di marca". Questa mattina i carabinieri del nucleo antisofisticazione si sono recati nella stazione di Collegno e hanno prelevato la mozzarella inviandola all’istituto zooprofilattico per le analisi del caso, dopodichè hanno effettuato prelievi di prodotto in due punti vendita della città.


InformareCollegno
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NIPOTE 16ENNE DONA SPERMA A ZIA GAY, NATI 2 FIGLI, LUI MUORE


Charles e Lynn Lowden hanno creduto per anni che Carlton e Sarah, di cinque e due anni, fossero i figli della sorella di lei, Sarah, e della sua partner Claire. I coniugi inglesi, invece, hanno scoperto che in realtà i due piccoli sono i loro nipoti diretti, figli del loro Charlie, morto l'anno scorso.

Per anni il ragazzo ha tenuto nascosto ai suoi genitori di aver donato il suo sperma alla zia Sarah. Questa scoperta ha cambiato la vita ai coniugi di Bedlington, una città nel Nord dell'Inghilterra. Charlie è morto l'anno scorso a 20 anni per alcune complicanze sopraggiunte a un intervento per rimuovere un'ernia al disco, i genitori hanno intentato causa all'ospedale dove è stato curato.

Aveva solo 16 anni quando donò il suo sperma alla zia Sarah. Acconsentì a una condizione: i genitori non dovevano saperlo. La madre, dopo averlo scoperto, ha detto: "L'avrei voluto sapere prima. Dopo la sua morte eravamo a pezzi e Sarah mi disse che non avevo idea di che cosa Charlie avesse fatto per lei, adesso lo capisco".

In tutto questo tempo il padre aveva avuto qualche sospetto, la madre, invece, no: "Carlton gli somiglia moltissimo, addirittura ha una lentiggine sull'orecchio nello stesso punto dove ce l'aveva Charlie, ma non avevo mai sospettato nulla".

Zia Sarah è molto contenta di essersi tolta un peso dopo tutto questo tempo: "Charlie era davvero speciale per me. Era una persona fantastica. Quando è morto, quello era il nostro segreto, ma dovevo dirlo a mia sorella non potevo tenermelo per me perché si tratta dei suoi nipoti naturali".


VirgilioNotizie
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POMPIERE MUORE DURANTE OPERAZIONE DI SOCCORSO


SAVONA - Un vigile del fuoco, Ermanno Fossati, capo squadra dei vigili del fuoco del distaccamento di Finale Ligure è morto sul Colle del Melogno, nel comune di Bormida, nell'entroterra savonese, mentre con il fuoristrada di servizio si stava recando sul luogo di un altro incidente stradale per un intervento di soccorso. Secondo una prima ricostruzione Fossati sarebbe investito da un collega al volante di un secondo mezzo di soccorso. Sulle precise modalità del drammatico incidente sono ancora in corso accertamenti da parte dei carabinieri del comando compagnia di Cairo Montenotte. Secondo quanto è stato possibile ricostruire finora, i pompieri erano intervenuti all'altezza del bivio per Calice Ligure e Orco Feglino per un'auto in panne. Quando uno dei due mezzi dei vigili del fuoco è arrivato sul posto e uno dei pompieri è sceso per prestare aiuto agli automobilisti rimasti bloccati, è stato travolto dal secondo mezzo guidato da un collega del distaccamento di Finale Ligure. Sul posto oltre al personale medico del 118 è anche intervenuto un elicottero dei pompieri decollato dall'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova. Purtroppo la tempestività dei soccorsi è stata inutile. Al momento dell'incidente era presente sull'asfalto neve e anche ghiaccio e forse sono state quelle la causa del tragico incidente sul quale è già stata aperta un'inchiesta da parte della Procura.

TRE INDAGATI - Ci sono tre indagati per la morte di Ermanno Fossati. La procura, che procede d'ufficio, ha ipotizzato il reato di omicidio colposo. Sono stati iscritti nel registro degli indagati il conducente della Fiat Panda che ha chiesto l'intervento dei vigili del fuoco dopo esser rimasto in panne con l'auto in una strada non percorribile, il vigile del fuoco che ha travolto il capo squadra e il responsabile del Parco mezzi dei vigili del fuoco. Secondo gli inquirenti, infatti, i mezzi utilizzati per recarsi sul punto dell'intervento sarebbero stati ritenuti non idonei a causa delle condizioni meteo avverse.

IL FIGLIO DELLA VITTIMA FARA' IL POMPIERE - Riccardo Fossati, 22 anni, seguirà le orme del padre Ermanno. Il figlio del capo squadra, che il prossimo anno sarebbe andato in pensione dopo 35 anni di servizio, è infatti un vigile del fuoco "discontinuo" chiamato a svolgere attività periodica presso lo stesso distaccamento dei pompieri di Finale Ligure dove lavorava il padre.

CORDOGLIO DI NAPOLITANO - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio al Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, Francesco Tronca, chiedendogli di rendersi interprete presso i famigliari della vittima e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, dei suoi sentimenti di commossa partecipazione, solidarietà e vicinanza.


Corriere
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POMIGLIANO, FIRMATO L'ACCORDO, LA FIOM IN SCIOPERO IL 28 GENNAIO


Ugl, Fim, Uilm, Fismic e l'associazione dei quadri Fiat e il Lingotto hanno siglato il contratto per l'assunzione dei 4600 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano d'Arco. A partire da gennaio 2011 i lavoratori saranno assunti dalla Newco sulla base dell'accordo separato siglato il 15 giugno scorso. A Pomigliano a partire dal dicembre del prossimo anno sarà prodotta la nuova Panda.

Intesa separata. Il Contratto non è firmato però dalla Fiom, che non ha partecipato al tavolo con l'azienda perché non ha condiviso l'accordo di giugno. Oggi il comitato centrale del sindacato metalmeccanico della Cgil ha anche annunciato 8 ore di sciopero per il 28 gennaio denunciando l'intesa al vaglio di azienda e sindacati "un attacco contro la democrazia e i diritti senza precedenti", ma anche "un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica".

Gli aumenti in busta paga. Il nuovo contratto, in particolare, prevede un aumento salariale medio di 30 euro lordi al mese e un nuovo sistema di inquadramento professionale. Per le relazioni sindacali viene applicato il modello dell'accordo di Mirafiori, con l'esclusione dei sindacati non firmatari (la Fiom) dalla rappresentanza. Le assunzioni scatteranno a gennaio con un primo gruppo formato da tecnici e impiegati, mentre nella tarda primavera sarà assunta la maggior parte degli operai, che faranno formazione.

La soddisfazione di Sacconi. Esulta il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. "La firma - è il suo commento - consolida l'investimento promesso, e già avviato, mentre migliora le condizioni retributive e le potenzialità di progressione reddituale e professionale dei lavoratori. Il Governo ha fatto la sua parte con la detassazione - al dieci per cento - di tutta la parte del salario che si può ricondurre alle intese per la maggiore produttività del lavoro". "Tutto ciò - ha proseguito - nasce da esigenze pratiche e non da disegni ideologici. Ben venga tuttavia un'utile discontinuità nel sistema di relazioni industriali, soprattutto là ove il vecchio impianto politico-culturale fondato sull'inesorabile conflitto sociale ha prodotto bassi salari e bassa produttività".

Polemiche feroci. La sigla del contratto ha segnato un'altra giornata di duri scambi di accuse tra la Fiom da un parte e Fiat, sindacati firmatari e componente del Pd favorevole all'intesa dall'altra. "Noi vogliamo salvare la filiera dell'auto in Italia - ha spiegato Antonio D'Anolfo, segretario nazionale dell'Ugl Metalmeccanici - da noi la Fiat produce solo il 30% della produzione mondiale. Bisogna fare i conti con la delocalizzazione, le auto si producono in tutto il mondo". Ma secondo i metalmeccanici della Cgil l'essenza della nuova intesa è un'altra. Quanto deciso dalla Fiat, ha chiarito il segretario Maurizio Landini, è "un attacco contro la democrazia e i diritti senza precedenti", ma anche "un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica".


Tratto da: Repubblica
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SAITTA DICE NO, "NON PRENDEREMO A TORINO I RIFIUTI DI NAPOLI"


Il Consiglio provinciale di Torino ha approvato il bilancio di previsione 2011 con 27 voti favorevoli, 10 contrari e un astenuto. Il presidente Antonio Saitta ha presentato con parole positive, durante la conferenza stampa di fine anno, il lavoro svolto dal suo ente, sottolineando che "La Provincia di Torino è stato finora un ente virtuoso, ha trovato il modo di contenere i tagli e su certi parametri, come la spesa del personale, ha un profilo senza dubbio buono".

Ma sono state altre le dichiarazioni che hanno fatto scalpore e che riguardano la prima emergenza nazionale: i rifiuti di Napoli. "Non prenderemo a Torino i rifiuti di Napoli. Lo avevamo detto a Prodi, lo abbiamo già detto a Berlusconi una volta e lo ripeteremo". La provincia di Torino, contrariamente a quanto hanno fatto altre amministrazioni, come per esempio la provincia di Firenze, dunque non accetterà rifiuti provenienti dalla Campania.

"La nostra non è mancanza di solidarietà. Il fatto è che anche noi siamo in una fase di emergenza" ha precisato Saitta, probabilmente intendendo proprio la gestione dei rifiuti, motivo di qualche contendere con il sindaco di Torino Chiamparino.
Ma la questione è anche tutta politica, come dimostra il commento, caustico, a chiusura del rifiuto "Berlusconi non si illuda che con qualche telefonata a Cota risolva la questione". La decisione finale, infatti, spetta all'ente provinciale.


TorinOggi
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MIRACOLO DI NATALE IN CORSIA, CURATE TONSILLE INESISTENTI


TORINO - Il miracolo di Natale è avvenuto al pronto soccorso del Sant’Anna. Alessia è una bimba di 8 anni. Aveva la febbre. Molto alta. I genitori si sono preoccupati, la colonnina di mercurio non accennava ad abbassarsi nonostante le compresse di Tachipirina somministrate fin dall’inizio. Così, papà e mamma hanno deciso di andare in ospedale.

La famiglia di Alessia abita nella cintura torinese, l’ospedale più vicino sembrava intasato, tanto valeva arrivare fino a Torino. Sant’Anna, piazza Polonia, ore 11. La piccola entra al pronto soccorso. Di turno c’è una pediatra. La visita pare accurata. Il medico scrive tutto nel referto, compresa la presunta causa della febbre: «tonsille ipertrofiche, iperemiche», cioè ingrossate e irrorate di sangue in modo anomalo. Ed ecco il miracolo: la pediatra è riuscita a trovare le tonsille dove non esistevano più da 4 anni. Alessia era stata operata di «adenotonsillectomia» il 5 dicembre del 2006, nel reparto di pediatria del Martini.

I genitori della piccola, però, hanno scoperto il «miracolo» soltanto un paio di giorni dopo, quando sono andati dal medico di famiglia. Usciti dal suo studio, sono entrati in quello dell’avvocato Stefano Tizzani. «Non vogliamo fare causa, ma lo faccia sapere all’ospedale e magari anche ai giornali. Non è possibile che accadano episodi del genere» hanno chiesto al legale. Difficile dar loro torto.


LaStampa
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mercoledì 29 dicembre 2010

DONNA VUOLE DIVENTARE LA PIU' GRASSA DEL MONDO


C’è chi da grande vuole fare l’astronauta, la ballerina o la maestra. Donna Simpson, 39 anni dell’Ohio, sta coltivando invece un sogno originale quanto folle: diventare la donna più grassa del mondo. E pare che ci possa riuscire. Per fare ciò dovrà raggiungere il peso record di 450 Kg, un traguardo che non sembra impossibile, ma che rischia di mettere a repentaglio la sua salute.

Per fare ciò, l’ultima trovata è stata quella di organizzare un pranzo natalizio da 30mila calorie. L’alimentazione per Donna non è quindi un bisogno fisiologico, bensì un vero e proprio lavoro. Accedendo al suo sito internet (rigorosamente per adulti), gli internauti pagano 12 dollari per guardare i video in cui la Simpson mangia in bikini e mette in mostra le sue forme “generose”. De gustibus…
Ma questa follia ha un prezzo da pagare. Pressione alta e dibete sono solo l’inizio, tanto che i membri del New York Obesity Research Center hanno fermamente condannato la condotta alimentare della Simpson bollandola come autodistruttiva.Ma la donna sembra inarrestabile nel suo intento.

Nata nel New Jersey nel 1967, Donna Simpson è sempre stata una taglia forte, complice la cucina sostanziosa della mamma. A nove anni pesava già 83 Kg, ma non c’è stata dieta che ha tenuto. Anche quando la sua matrigna decise di rimetterla in forma, Donna preferì restare fedele alla sua rotondità. Per ora di traguardi la Simpson ne ha tagliato uno: quello di mamma più pesante del mondo. Nel 2010 infatti è stata riconosciuta dal Guinness World Record come donna più pesante che ha partorito un figlio. Nel 2007 infatti la donna pesava 241 Kg quando, con un taglio cesareo, ha dato alla luce la figlia.
In questa folle corsa all’ingrasso, ogni giorno Donna Simpson assume circa 12mila calorie mangiando quattro hamburger, una pagnotta di pane burro di arachidi e marmellata, quattro porzioni di polpettone e purè di patate, una pizza di grandi dimensioni, una torta al cioccolato con gelato e panna, 12 merendine, due torte e un fiume di bevande gasate. E se si decide di optare per il sushi, suo piatto preferito, allora Donna può mangiarne fino a 70 pezzi. Ma il record è incredibile anche sotto il profilo economico: per la dieta di Donna alla settimana si spende dai 582 ai 750 dollari.


Tgcom
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LA POLIZIA BLOCCA E CARICA I PASTORI SARDI, TRATTATI COME CRIMINALI


CIVITAVECCHIA (28-12-2010) - “Alle sei di questa mattina siamo sbarcati da Olbia e ad attenderci al porto di Civitavecchia dovevano esserci 5 pullman che avevamo affittato per andare a Roma. Ma i pullman non c’erano, visto che erano stati posti sotto sequestro per ordine della Questura, e al loro posto abbiamo trovato molti Cellulari delle forze dell’ordine che avevano blindato il porto per impedirci di uscire. E’ un atteggiamento vergognoso e inspiegabile quello tenuto stamattina dalle Forze dell’Ordine”.

La denuncia arriva per telefono, ai microfoni di Radio Città Aperta, dal portavoce del Movimento dei pastori sardi, Felice Floris, che con altri 200 tra pastori e familiari era arrivato sulla costa laziale con l’idea di manifestare per l’ennesima volta contro una situazione sempre più grave per migliaia di azienda casearie sarde. “Pensavano che volessimo andare a Roma per fare qualche manifestazione – aggiunge Floris – o addirittura per bloccare qualche strada, e per questo ci hanno bloccato e poi letteralmente sequestrato all’interno del porto di Civitavecchia. Noi invece volevamo andare sotto il Ministero dell’Agricoltura per tenere una improvvisata conferenza stampa per annunciare la nostra intenzione di cominciare a lavorare alla costituzione di una Federazione, un Coordinamento con i pastori di tutta l’area mediterranea, includendo quelli dell’Italia, della Spagna, dell’Italia, della Grecia e della Corsica. Questo perché il problema della sopravvivenza delle aziende dei pastori investite dalla crisi non è certo solo sardo e poi perché unendoci possiamo aumentare il nostro potere contrattuale nei confronti delle istituzioni europee e di Bruxelles”.

Un tentativo che non è andato a buon fine ‘a causa dell’atteggiamento aggressivo e irresponsabile di chi dirigeva Polizia e Carabinieri. Altro che trattato di Schengen e libero movimento delle persone – rincara la dose Floris - Si sono comportanti in maniera vigliacca arrivando quasi alla schedatura di ognuno di noi, cosa che ci siamo naturalmente rifiutati di accettare. Per tutta risposta un pastore è stato fermato e ammanettato e liberato solo in seguito alle nostre pressioni e ad una lunga trattativa in piazza”. Secondo la Questura sono due i pastori denunciati per resistenza a pubblico ufficiale dopo il parapiglia che si è creato quando alcuni manifestanti hanno cercato di forzare i cordoni di Polizia. Nelle violente cariche contro i manifestanti alcuni pastori sono stati duramente picchiati.

“E’ stata davvero una brutta mattinata” conclude amareggiato il portavoce dell’MPS che poi commenta: “La dimostrazione di quanto questa società e questo sistema rifiutino di prendere in considerazione i problemi dei pastori, che però sappiamo essere nonostante tutto molto importanti per il loro contributo”. “Terremo duro” e protesteremo ancora, promette il leader dei pastori sardi che hanno tentato inutilmente di raggiungere la capitale via treno, dovendo poi rinunciare intorno all’ora di pranzo dopo un lungo braccio di ferro con i celerini. Ha dichiarato più tardi Floris “Stasera torneremo in Sardegna scortati dalle forze dell'ordine anche durante la traversata. E' una vergogna siamo stati sottoposti ad un vero e proprio sequestro preventivo, insieme ai pullman i cui autisti sono stati identificati e minacciati di denuncia se solo si fossero mossi. Non solo, successivamente ci hanno privati dell'elementare diritto di salire sui treni diretti a Roma. (...) Siamo padri di famiglia, invece ci stanno trattando come criminali''. Dello stesso avviso, naturalmente, gli altri esponenti del Movimento dei Pastori Sardi. Ha denunciato ad esempio ai microfoni di CNR Media Riccardo Piras: ''Il fermo per manifestazione non autorizzata é una scusa per bloccare una manifestazione pacifica, democratica e responsabile su tutti i fronti. Non é possibile comportarsi in questo modo con dei cittadini che scioperano e palesano il disagio per l'esistenza di una nuova povertà estrema che é dietro l'angolo (…). Il 2010 si é chiuso malissimo per il nostro settore - continua Piras - anche con la legge approvata dal Consiglio regionale sardo che farà scomparire dalla nostra regione 7.700 aziende zootecniche''.
Da tempo gli allevatori denunciano l'impossibilità di portare avanti le proprie attività in una situazione nella quale gli industriali non pagano il latte più di 60 centesimi al litro, prezzo che non basta neanche a coprire le spese.

La tentata manifestazione di oggi a Roma, frustrata da una repressione preventiva che a molti ha ricordato le proposte di Maroni di istituire una specie di Daspo per gli studenti che protestano, è arrivata a poco più di due mesi dall'occupazione del Consiglio regionale sardo da parte del Movimento Pastori Sardi. In quell'occasione il presidente della Giunta Regionale Ugo Cappellacci e l'assessore all'Agricoltura Andrea Prato avevano garantito la soluzione della vertenza firmando un accordo con i pastori che prevedeva, tra le altre cose, l'erogazione dei contributi nella misura massima consentita dai regolamenti comunitari, da erogare entro il 31 dicembre 2010. Ma ormai mancano poche ore alla fine del 2010 e degli aiuti promessi non c’è traccia…


Radiocittaperta
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BIMBA DI DUE ANNI MUORE SULL'INTERCITY TORINO-ROMA


Una bimba nigeriana di due anni, che si sarebbe sentita male mentre si trovava sul treno diretto da Roma a Torino, è deceduta questa mattina all'ospedale di Alessandria.

La bambina, che viaggiava con la mamma, sarebbe stata colta da malore poco prima che il treno arrivasse nella stazione di Alessandria. Qui è stata immediatamente soccorsa e intubata e trasportata in ospedale, dove però è deceduta poco dopo. A dare l'allarme alcune persone che viaggiavano insieme a lei e alla madre.

Secondo le prime informazioni la bimba che era salita con la mamma a Roma, era diretta a Torino dove ad attenderla c'era il papà. Dai primi accertamenti, tra le cause della morte, potrebbe esserci l'arresto cardiaco. Sembra che la madre abbia detto ai medici che la figlia non si sentiva bene da un paio di giorni.


TorinOggi
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IN VIA CIGNA LA FABBRICA CINESE DEL "MADE IN ITALY"


TORINO - Non bussate alla porta del signor Hu Yunquian, non ama le improvvisate. Dagli infissi nuovi e spessi, verniciati color marrone, filtrano rumori attutiti: passi veloci, urla, concitazione. Le luci si spengono di colpo. Succede di tutto, tranne la cosa più ovvia: nessuno viene ad aprire.

Il quarto giorno, la signora Yunquian esce in cortile, in via Cigna 58, è esasperata, la butta sul piano umano: «Tu lavori, ma anche noi dobbiamo lavorare. Per favore... Perché vieni qui? I nostri clienti non hanno piacere di farsi vedere». La cosa strana è che non si tratta di un bordello, ma di un laboratorio tessile gestito da una famiglia cinese. Produce per conto terzi. In tempi di crisi come questi, anche per 1 euro a capo. Volevamo parlare del Made in Italy. Di questo speciale made in Italy. Dei pantaloni, delle camicie e dei vestiti che finiscono nelle boutique del centro a 9 euro e 99. Vengono fabbricati anche qui, con alterne fortune, da vent’anni. Non solo in Toscana, nella zona di Prato. Ma quello che conta - ovunque - è soltanto il come: in quali condizioni di lavoro.

Due anni fa un blitz dei carabinieri aveva messo in luce molte irregolarità nel laboratorio del signor Yunquian. Strani registri contabili. Condizioni non adeguate. Manodopera in nero. Non è facile approfondire l’argomento.

Il laboratorio è all’interno di un basso fabbricato. Non si vede dalla strada. Bisogna entrare nel cortile. Intorno ci sono balconi e ringhiere, il retro di tre palazzi ad angolo. I vicini raccontano storie impressionanti ma non verificabili. Come questa signora: «Un giorno ho visto sei lavoratori sul tetto che mangiavano ciotole di riso». Una commerciante: «Hanno aperto quella piccola finestra lassù - dice indicando dalle sue vetrine - per fa scappare gli operai. Quando arrivano i controlli, si arrampicano e saltano dall’altra parte. E chi li vede più...». Persi in un valzer di cortili.

Il signor Yunquian è iscritto alla Camera di Commercio di Torino dal 21 aprile 1998. La sua ditta è registrata come impresa artigiana nel settore sartoria-abbigliamento, con 9 addetti dipendenti. «Nove?», ride sguaiatamente una signora al citofono. «Sono molti di più, anche il doppio», assicura.

Certe volte le luci del laboratorio di via Cigna restano accese fino alle undici di sera. Ogni giorno, con cadenza regolare, almeno due furgoni vengono a caricare in cortile. Ma il punto è che i clienti italiani del signor Yunquian sono più misteriosi di lui. Uno dice: «Mi faccia qualsiasi domanda, ma non parliamo di prezzi e tessuti». L’altro scappa via muto e quasi spaventato, dopo essere stato un’ora davanti al portone, come in attesa del momento propizio. Evidentemente la sorpresa di un taccuino gli fa cambiare programma. Appena ci vede, riaccende il motore e sparisce. Perché?

Il signor Yunquian esce a parlare con la barba di due giorni e gli occhiali da presbite a tracolla: «Non avevo finito il modello, e allora se n’è andato». Ma per vedere un modello non c’era bisogno di piazzare il furgone contro l’ingresso, aprire il portellone e mettere in movimento cinque operai.

Alla fine il signor Youqnuian accetta di farci entrare, quando il laboratorio è vuoto. Ci sono scatoloni per terra, nastro isolante, forbici, cassetti aperti, seggiole verdi, modelli appesi, rotoli di stoffa, vecchie macchine da cucire, tubi alle pareti, rocchetti neri, stoffe, disordine, un orologio d’alluminio appeso a fianco di una vecchia televisione. Il signor Yunquian adesso dice: «Gli operai vengono pagati dal mio commercialista. Mi sembra 6 euro per un’ora di lavoro. Qui produciamo per conto terzi. Il capo più richiesto sono i pantaloni. Posso venderli da 1 euro a 5 euro al paio, a seconda del tessuto. C’è la crisi, tutti chiedono lo sconto».

I cinesi a Torino sono 5.500, 1500 vivono fra Porta Palazzo e Barriera di Milano. Cinquecento sono gli iscritti alla camera di Commercio: il 27 per cento è nella ristorazione, il 34 nell’abbigliamento, l’8 per cento nella produzione tessile. «Resta una comunità molto chiusa, quasi impenetrabile» dice Yu Xuzuan, titolare del ristorante “Le vie della seta”, presidente dell’associazione italo-cinese. Perché è così difficile parlarsi? «Non è solo un problema di lingua - spiega - tante volte anche io non so cosa facciano e cosa pensino altri cinesi che vivono qui. È un problema di comunicazione profonda, in tutte le direzioni».

La figlia del signor Yunquian parla bene l’italiano, è nata qui: «Due anni fa, quando erano venuti i carabinieri, qualcuno aveva detto delle cose sbagliate. Non è vero che c’erano dei minorenni a lavorare nel laboratorio. Ero io che giravo, come un figlio può stare nella panetteria dei genitori. Ma io vado a scuola, studio. Nessun ragazzo vorrebbe mai fare un lavoro come questo». È lei il vero ancoraggio con la città. Lei il primo vero passo di integrazione della famiglia Yunquian da 22 anni a Torino.



LaStampa
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martedì 28 dicembre 2010

ANZIANA CREDUTA MORTA SI RISVEGLIA NELLA BARA


BRASILE - Una donna creduta morta e già pronta per essere seppellita nel feretro, dopo il funerale, si è improvvisamente risvegliata. E' successo a Belo Horizonte, capitale dell'omonimo stato del Brasile. Il cammino terreno di Maria das Dores da Conceicao, 88 anni, sembrava già concluso quando, un improvviso movimento all'interno della bara ha fatto sobbalzare gli addetti alla sepoltura che l'hanno aperta per scoprire che l'anziana era ancora viva.

La donna, malata di Alzheimer e con una storia di ipertensione alle spalle, era stata ricoverata martedì nell'ospedale cittadino per ostruzione arteriosa. Il giorno successivo era stata frettolosamente dichiarata morta. Per lei si era proceduto alle pratiche di sepoltura fino alla terribile scoperta.

Il sindaco della città ha reso noto di aver affidato alla Polizia un'inchiesta per negligenza nei confronti dell'ospedale. La donna ora è stata riportata nel reparto di terapia intensiva dove era stata ricoverata.


Tgcom
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"NIGUARDA", DIVENTA MADRE IN MORTE CEREBRALE


MILANO - A Niguarda, è nato Matteo, figlio di una cingalese di 30 anni, entrata in coma il 3 novembre, a causa di una meningite fulminante. I medici avevano dichiarato la "morte cerebrale" della donna e per lei non c’era più nulla da fare, ma per salvare il piccolo, i medici insieme al padre, hanno deciso di tenerla in vita, per permettere al bimbo di crescere nella pancia della mamma e venire al mondo.

Allo scadere della 29esima settimana di gestazione, è nato Matteo, che pesa un chilo e 140 grammi. Il padre, 38 anni, anche lui originario dello Sri Lanka, che fa il custode in un palazzo in zona Porta Romana, è straziato dal dolore per la perdita della moglie ("sono cattolico e donerò i suoi organi"), un dolore mitigato dalla gioia di aver salvato il piccolo Matteo, che crescerà con la sorellina Elisa, di tre anni e mezzo.

La tragedia di questa coppia di cingalesi è nata ai primi di novembre quando lei è stata colpita da febbre alta, che il medico di famiglia ha consigliato di curare con un antipiretico. Quando la situazione si è aggravata per la mamma di Matteo non c’è stato nulla da fare. Se non tenerla in vita in attesa della nascita del piccolo. Fino al 14 dicembre è stata curata al San Paolo, poi trasferita al Niguarda. E, dopo la nascita di Matteo, è iniziato il conto alla rovescia per la giovane mamma cingalese, i cui organi daranno speranza di vita ad altre persone.


Repubblica
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15ENNE SCAPPA DI CASA, RINTRACCIATA VIA FACEBOOK


VENARIA - Dopo un litigio con i genitori si e' allontanata da casa senza dire ne' dove andava ne' con chi ma e' stata rintracciata dai carabinieri tramite Facebook.

Protagonista una studentessa filippina di 15 anni che da tempo lamentava insofferenza verso la vita famigliare e manifestava l'intenzione di puntare ad un futuro diverso da quello che stava vivendo, con il papa' metalmeccanico, la mamma e la sorella maggiore entrambe colf. Quando i genitori si sono rivolti ai carabinieri per denunciare la scomparsa della figlia, i militari, si sono prima fatti consegnare il diario della ragazza, senza pero' riscontrare indizi concreti per ritrovarla.

Quindi hanno deciso di tentare con Facebook. Utilizzando le credenziali della sorella il maresciallo della compagnia di Venaria ha pubblicato sulla bacheca un messaggio in cui la giovane esprimeva il desiderio di riabbracciare quanto prima la sorella scappata di casa chiedendole di fare ritorno. Dopo un lungo silenzio, la giovane fuggitiva ha risposto al telefono, ha parlato con i famigliari, ha chiesto scusa e ha chiesto di poter tornare a casa. Ai militari ha poi raccontato di aver trascorso la notte a casa di una compagna di scuola alla quale pero' aveva taciuto la verita'.



TorinOggi
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MINORENNE PUGNALATO, RITROVATA ARMA DEL DELITTO


TORINO - Ucciso a 17 anni, con un grosso pugnale da incursore dalla lama lunga 25 centimetri, manico nero e lama brunita, nel corso di una rissa scatenata da uno sguardo di troppo alla ragazza del gruppo rivale: le indagini hanno fatto luce sull’ omicidio di Jonatan Rios Davila, il peruviano di 17 anni morto a Torino la notte tra il 19 e il 20 dicembre.

L’arma del delitto è stata recuperata dalla polizia e dai vigili del fuoco sul fondale del torrente Stura e che sia proprio quella lo dimostra una foto scattata col telefono cellulare che ritrae Miguel Rodriguez, in carcere accusato dell’omicidio, mentre la impugna con fierezza. A permettere il ritrovamento è stato Juan Josè Campos Meza, uno dei quattro arrestati per rissa a cui l'assassino l’aveva consegnata poco dopo il delitto.

Una scena da saloon quella che hanno ricostruito gli investigatori: forse un apprezzamento di troppo rivolto ad una ragazza è all'origine del violento scontro tra due gruppi di peruviani, avvenuto presso il circolo privato «Contigo Perù», in via Baltea 30 bis, frequentato prevalentemente da sudamericani. I giovani si sono affrontati usando come armi forchette e coltelli che erano sui tavoli, con l’eccezione del Rodriguez che ha estratto il coltello che portava addosso e ha trafitto Davila Rios con due fendenti. A carico del circolo privato, il Questore ha disposto la sospensione della licenza per 45 giorni.

I quattro ragazzi sono stati rintracciati attraverso le testimonianze raccolte in ospedale: Rodriguez, 22 anni, ha riportato nella rissa una ferita al capo e un trauma cranico. Hanno riportato ferite varie anche i complici Garcia Medina Josè Antonio, Sanez Quispe Jorge Luis Alberto e Vera Pereda Jhony Eduardo, tutti nati in Perù e con un'età compresa tra i 19 e i 22 anni.

«Siamo al cospetto di un altro caso in cui la normalità subisce un’eclissi, con conseguenze che sono una vita spezzata e un’altra rovinata - così il procuratore di Torino, Gian Carlo Caselli, ha commentato la chiusura delle indagini -. Si tratta - ha aggiunto - dell’ennesimo episodio di violenza che esplode per un nonnulla, coinvolgendo numerosi giovani da una parte e dall’altra. Una violenza senza motivazioni che possano essere apprezzate o conosciute con certezza, ma che ha conseguenze estreme».

Per quanto riguarda la possibilità che sullo sfondo dell’omicidio vi sia la rivalità tra bande opposte, il procuratore ha aggiunto:«Si tratta soltanto di un’ipotesi. Sappiamo solo del fatto specifico di quanto accaduto quella sera. Sulla cornice vi sono ancora accertamenti in corso, anche se non vi sono certezze di bande di particolare evidenza».


LaStampa
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lunedì 27 dicembre 2010

PARTINICO, BIMBA MUORE DOPO IL PARTO, OSPEDALE NELLA BUFERA


PALERMO - L'ultimo decesso di una neonata è avvenuto il 23 dicembre scorso. Il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale di Partinico (Pa), grosso centro a vocazione vinicola con circa 32 mila abitanti, chiuso dalla direzione dell'Asp di Palermo, è nella bufera perché in circa due anni e mezzo nelle sale parto sono morti sette tra neonati e feti: l'ultima una bimba nata viva il 23 dicembre scorso e deceduta poco dopo.

Oltre una trentina di sanitari, medici, infermieri, ostetriche, sono stati indagati dalla procura palermitana dopo gli esposti dei familiari delle piccole vittime. Il reparto, tra l'altro, non è tra quelli che secondo il piano regionale della Sanità deve chiudere per essere accorpato a un altro nosocomio in quanto ogni anno vi nascono più di 600 bimbi. Secondo una statistica di due anni fa a Partinico su mille bambini la mortalità è di 12.

Il primo caso, degli ultimi due anni e mezzo, nell'ospedale del palermitano è stato registrato il 14 luglio 2008, simile a quello di oggi: una bimba nasce dopo il cesareo ma muore. Quindici giorni dopo viene alla luce un bimbo morto. A novembre muoiono due neonati dopo la nascita: una bimba e un bimbo. Nell'agosto 2009 una donna di 34 anni al nono mese e sette giorni di gravidanza va in ospedale per fare l'ecografia e i medici che la seguivano le dicono che il bimbo era morto in grembo. Nell'agosto 2010 una ventenne va in ospedale a Partinico per partorire ma i medici le dicono che non è ancora il momento giusto: il giorno dopo la donna con dolori torna nel nosocomio e scopre che la bimba era morta. In questo anni diverse inchieste sono state aperte oltre che dalla magistratura anche dalla commissione parlamentare sugli errori sanitari e dall'assessorato regionale alla Sanità. Ma il primo atto «forte» è stato deciso solo ieri, dopo la morte della settima neonata, da parte dell'Asp che ha chiuso il reparto.


Corriere
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RECORD DI PIOGGIA A TORINO, MA ADESSO ARRIVA IL SERENO


Come annunciato dai meteorologi, Santo Stefano ha portato la neve. Dalla tarda mattinata è cominciato a nevicare anche su Torino, complice l'irruzione di una corrente d'aria fredda da Nord. Una precipitazione che non ha avuto grandi effetti sulla viabilità ma che è servita per ridurre almeno in parte la portata dei fiumi, Po compreso, notevolmente ingrossati nelle ultime ore da giorni di pioggia incessante.

Su Torino - riferisce Valentina Acordon, meteorologa di Nimbus - sono stati misurati 92,2 millimetri di pioggia dal 21 al 25 dicembre, concentrati per la maggior parte tra il 23 e il 24 (76,2 i millimetri complesisvi caduti). E' quasi il doppio della media mensile attesa a Torino: 48 millimetri. La vigilia di Natale ha registrato record di pioggia anche in altre parti del Piemonte come sottolinea il bollettino dell'Arpa: 102 mm a Trivero, nel Biellese, 73 a Stresa, sul lago Maggiore, 69 a Belvedere, nelle Langhe. "Le forti precipitazioni, unite alla fusione della neve per il rialzo delle temprature - si legge nel comunicato dell'Arpa Piemonte - hanno contribuito a un innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d'acqua del Piemonte meridionale, In particolare i livelli del Tanaro".

L'ondata di maltempo sta comunque terminando. Dal tardo pomeriggio sono cominciate le prime schiarite. Da domani condizioni più stabili, ma temperature rigide tra le notte e il mattino.


Repubblica
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DOPO LA ZTL, SBARCA IN CENTRO LA RIVOLUZIONE DEI 30 ALL'ORA


TORINO - È vero: tra una buca, un pavé e un incrocio ogni cinquanta metri, non è che si possa correre più di tanto. Però c’è una bella differenza tra dover poggiare il piede sull’acceleratore con la leggerezza di una ballerina di danza classica perché si viaggia in un groviglio di strade trafficate o doverlo fare perché ai bordi c’è un cartello che impone di non superare mai i 30 chilometri all’ora. È la differenza tra una città frenetica e una un po’ più «slow», tra ciò che oggi è il centro di Torino e ciò che sarà domani.

L’ultima rivoluzione della viabilità torinese sta scritta nelle pieghe di una trattativa tra il Comune e alcune associazioni di ciclisti torinesi. E come spesso accade è germogliata da un’inezia, una delle mille che i tecnici della Viabilità affrontano ogni settimana. A settembre il Consiglio comunale ha approvato una mozione presentata da Stefano Gallo del Pd. L’amministrazione avrebbe dovuto darsi da fare per ricavare una pista ciclabile che collegasse le strutture universitarie del centro: da Palazzo Nuovo al Lungo Dora, dal collegio Einaudi al collegio Verdi. Tre mesi dopo, vedendo che la mozione era rimasta lettera morta, i ciclisti sono passati all’incasso. E, in poche settimane, hanno ottenuto ben di più di una pista: un abbozzo di rivoluzione urbanistica, un piano di moderazione del traffico capace di far convivere auto, moto, biciclette e pedoni. Con un must: limite dei 30 all’ora sulle strade interessate.

La fase di sperimentazione dovrebbe cominciare in primavera, su tre direttrici: via San Massimo, via delle Rosine, via fratelli Calandra. «In Comune ci hanno spiegato che una pista ciclabile vera e propria in pieno centro era difficile da realizzare», spiega Gabriele Del Carlo dell’associazione Muoviequilibri. L’ipotesi di partenza - via San Massimo - non è mai stata presa in considerazione: si sarebbero dovuti eliminare 130 posti auto nei parcheggi a raso, un autogol alla vigilia delle elezioni amministrative.

Il compromesso finale, dopo una lunga mediazione, è in dirittura d’arrivo. Nei giorni scorsi le associazioni sono state convocate in Comune dall’assessore alla Viabilità Maria Grazia Sestero, dal collega all’Ambiente Roberto Tricarico e dai loro tecnici. E hanno raggiunto un’intesa di massima: sperimentazione della «moderazione del traffico» nelle tre vie, con la promessa che - se dovesse dimostrarsi positivo - il provvedimento verrà gradualmente esteso a tutto il resto del centro.

Per riuscirci Palazzo Civico copierà le ricette sperimentate con successo nel nord Europa, ma anche in Puglia ed Emilia Romagna. Ricetta con due ingredienti: cuscini berlinesi e chicane. Niente a che vedere con la Formula Uno che in primavera farà tappa in città per un’esibizione, sia chiaro. I cuscini berlinesi - introdotti per la prima volta a Berlino, ma oggi largamente diffusi in Francia - sono dossi meno larghi della carreggiata, studiati per di rallentare la velocità delle auto senza intralciare le due ruote. In parallelo, ecco le chicane: si parcheggerà non più sui due lati della strada, ma su uno solo, e a lisca di pesce, accorgimento che permetterà di allargare la carreggiata perdendo soltanto due posti auto ogni cento metri.


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domenica 26 dicembre 2010

ACCOLTELLA LA FIGLIA PERCHE' HA UNA RELAZIONE CON UOMO SPOSATO


Mostafa Amani, marocchino di 54 anni, è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di tentato omicidio per aver accoltellato la figlia, 32enne. L'episodio è avvenuto verso le 19,30 della vigilia di Natale ad Agnadello, in provincia di Cremona. Secondo quanto spiegato dai carabinieri, l'uomo rimproverava alla figlia alcune frequentazioni e, pare, una relazione sentimentale con un connazionale sposato. Inoltre, già ubriaco, potrebbe essersi ulteriormente arrabbiato perché non aveva trovato la cena pronta. Amani è riamasto vedovo e temeva di essere trascurato dalla figlia.

Prima l'ha picchiata, procurandole varie tumefazioni, e poi l'ha più volte accoltellata. La giovane è riuscita a scappare in strada dove è svenuta ed è stata soccorsa dai vicini di casa che hanno dato subito l'allarme. I carabinieri hanno rapidamente rintracciato e arrestato il nordafricano all'ospedale di Crema, dove era stato medicato e dimesso con una prognosi di giorni 20 giorni, per ferite alla mano che probabilmente si era procurato durante l'accoltellamento. Dopo aver tentato di fuggire, è stato bloccato nel parcheggio e ha chiesto ai militari se era riuscito a uccidere la figlia, che è stata operata ma non sarebbe in pericolo di vita.



Corriere
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BOOM DI DENUNCIE IN PROCURA, "AIUTO IL MIO CAPO MI SPIA"


TORINO - Un'impennata delle denunce , in procura, negli ultimi giorni. Sono arrivate decine di esposti sul tavolo del procuratore Guariniello, tutti sullo stesso argomento: i sistemi di videosorveglianza installati "abusivamente" in maniera più o meno occulta senza chiedere l'autorizzazione a sindacati o a direzione provinciale del lavoro. Le telecamere si trovano ormai dappertutto, non solo in banche e uffici postali ma anche in bar, ristoranti, negozi piccoli o grandi, uffici e imprese di ogni tipo. A sporgere le querele sono per lo più dipendenti che si sentono in questo modo spiati e controllati a distanza, ma in parte si tratta anche di segnalazioni in seguito ai controlli dell'ispettorato o dai sindacati. Se da un lato per il titolare c'è l'esigenza di controllare la sicurezza del proprio ambiente di lavoro, che nessuno rubi o si faccia male, dall'altra lo statuto dei lavoratori prevede una normativa specifica che vieta l'installazione di qualsiasi dispositivo o apparecchiatura di controllo con la finalità di guardare da lontano se il proprio dipendente stia o meno lavorando. Un problema di privacy si scontra spesso con le esigenze del titolare dell'impresa.

Il problema diventa poi ancor più significativo se le telecamere sono occulte, e quindi nascoste. La norma tenta una mediazione tra le parti: non è del tutto vietato installarle, previa autorizzazione, a patto che ci siano finalità specifiche richieste da esigenze produttive, di sicurezza, o di tutela di un bene. "E' vero però, si sta abusando di questo strumento - spiega Olga Longo sindacalista Fisascat Cisl - Intanto il datore di lavoro deve impegnarsi a non spiare i dipendenti: le telecamere nelle grandi aziende non dovrebbero essere sorvegliate dall'interno, ma da un istituto di vigilanza o da un soggetto terzo, nel piccolo negozio, invece, la registrazione dura solo un certo numero di ore poi viene cancellata. L'idea di un capo che controlla con un joystick i reparti non è possibile, non è autorizzato e i lavoratori lo devono sapere". "In realtà il datore può installarle, sempre previa autorizzazione, su porte o banconi, senza puntarle sui dipendenti - chiarisce l'avvocato del lavoro Vincenzo Martino - e qualora debba controllare un bene da cui deriva necessariamente un controllo anche del dipendente deve farlo limitandosi il più possibile dall'osservazione del suo operato, proprio per questo ci deve essere una contrattazione sindacale. Altrimenti viola lo Statuto: una norma sanzionabile penalmente e i casi sono molto frequenti".

L'aumento di denunce fa imbufalire la presidente dell'Ascom Maria Luisa Coppa: "Mi sembra un problema di lana caprina, e alla fine chi ci rimette è sempre l'azienda. In questo momento un dipendente prima di denunciare dovrebbe guardarsi intorno: un posto di lavoro è prezioso. E poi le telecamere servono proprio a tutelare tutti, il fine è prevenire e fare sicurezza. Se il lavoratore ha la coscienza a posto, cosa rischia?". Sono tantissimi i commercianti e titolari di imprese che si sono rivolti all'Ascom per chiedere consigli in merito: "abbiamo proprio spinto le aziende a metterle, abbiamo addirittura fatto una convenzione con la Prefettura per fare insieme una tutela maggiore del territorio. E' una questione di buon senso".



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THYSSEN, I DIPENDENTI IN CASSA, "CI HANNO ABBANDONATI TUTTI"


TORINO - Si sentono abbandonati da enti locali e politici i 13 lavoratori della Thyssenkrupp che si sono costituiti parte civile e che non sono ancora stati ricollocati sul lavoro. Insieme hanno chiesto per lunedì 27 dicembre un incontro in Regione Piemonte al fine di chiedere che venga prolungato per loro il periodo di cassa integrazione in deroga, «come previsto dagli accordi tra Azienda e Enti locali», dicono in una nota. «Ci è stato negato il lavoro - spiegano - in quanto siamo visti come "scomodi" per la nostra presa di posizione contro la multinazionale tedesca, ma anche a causa della colpevole assenza delle Istituzioni, a tutti i livelli».

I 13 operai Thyssen dicono di sentirsi abbandonati da tutti. Dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dichiarano in una nota «che dopo il commovente discorso di fine anno del 2007 dedicato ai 7 operai morti alla ThyssenKrupp e tante promesse, nulla ha fatto per migliorare la situazione della sicurezza nei luoghi di lavoro facendo valere il peso del suo ruolo sulla politica». Dal nuovo presidente della Regione Cota, «che - si legge - sbandiera ai quattro venti un programma tutto incentrato sulla difesa dei posti di lavoro per i lavoratori del Piemonte, noi ci chiediamo a quali lavoratori si riferisce e come lo sta attuando, con una nuova ricetta Fiat?». Dal Comune di Torino «che nelle persone del sindaco Chiamparino e del suo vice Tom Dealessandri, ci ha del tutto ignorato».

Una situazione «paradossale», secondo i 13 lavoratori: «Gli stessi enti locali che hanno sottoscritto gli accordi che prevedono la ricollocazione per tutti i lavoratori e che si sono costituiti parte civile nel processo al fianco degli operai, ci hanno poi completamente abbandonati».


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sabato 25 dicembre 2010

DUE INCIDENTI SULLE STRADE, MUOIONO UN'ANZIANA E UN 40ENNE


Due morti sulle strade. Una pensionata di 82 anni, Vincenzina Maria Ciconte, residente a Balangero in provincia di Torino è morta nella serata di ieri all'ospedale di Ciriè dopo essere stata investita da un suv.
L'incidente è avvenuto intorno alle 17,30 a Balangero, sulla provinciale 2. L'anziana stava attraversando la strada quando è sopraggiunto un Toyota Rav 4 che l'ha urtata sbalzandola via. Il decesso è poi sopraggiunto alcune ore dopo a causa del politrauma e dello choc emorragico. Sulla dinamica indagano i carabinieri.

Giuseppe Marco Perera, 39 anni, di Torino, ha invece perso la vita dopo essersi schiantato con la sua vettura su un albero caduto trasversalmente sulla carreggiata a causa del maltempo. L'uomo è morto all'istante, l'albero era all'altezza dell'abitacolo.
L'incidente è avvenuto questa notte intorno all' una, a Rocca Canavese, sulla provinciale 23. L'uomo stava percorrendo la strada a bordo del suo fuoristrada Isuzu Trooper, diretto verso il centro del paese, quando è finito contro il tronco. L'urto è stato violentissimo. Non è chiaro se l'albero sia caduto pochi istanti prima del suo passaggio oppure se si trovasse già sul posto. A fare luce sull'accaduto sarà l'indagine dei carabinieri della compagnia di Venaria Reale. La salma dell'uomo è stata trasportata nella camera mortuaria dell'ospedale di Lanzo.


Repubblica
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NATALE TRA LE BELLEZZE TORINESI, E IN SERATA LA FESTA CONTINUA


TORINO - Anche quest’anno è ampio il ventaglio di proposte per week-end natalizio, tra cenoni e brindisi una passeggiata per le vie illuminate del centro diventa occasione per riscoprire scorci di Torino che si perdono nel traffico e gli affanni quotidiani. Da non perdere alle 15 la partenza del bus turistico CitySightSeeing e il suo itinerario tra le bellezze architettoniche di via Roma e il parco del Valentino, polmone verde della città. E per chi vuole un assaggio delle «Luci d’Artista», alle ore 17 e 18 partono corse speciali per ammirare il tocco di colore che illumina la notte torinese.

Doppio appuntamento alla Mole Antonelliana: dopo i lavori di manutenzione che hanno costretto alla chiusura, ha riaperto l’ascensore che oggi sarà in funzione dalle 15 alle 20. Un blitz per godersi la splendida vista di Torino dall’alto da combinare con un’immersione nel mondo del cinema tra zombie e vampiri. Porte aperte anche il 26 e il 27, ma dalle 10 alle 20.

Nel giorno di Natale è in funzione dalle 9 alle 21 anche la tranvia a dentiera Sassi-Superga per una panoramica mozzafiato dalla collina e un visita alla basilica, sotto la quale sono custoditi i resti dei Savoia o rendere omaggio alla squadra del Grande Torino che si schiantò il 4 maggio del 1949, di ritorno dal Portogallo. Una prospettiva diversa ma altrettanto suggestiva è invece quella proposta dal ponte dei battelli Valentino e Valentina, in navigazione sul Po domenica 26 dicembre dalle 10 alle 17 con corse ogni ora.

E dopo il pranzo in famiglia, la sera i locali più «in» della città aprono i loro privè per continuare la festa insieme agli amici.


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venerdì 24 dicembre 2010

SEQUESTRATA PIANTA DI MARIJUANA CON ADDOBBI NATALIZI


Una delle più affascinanti tradizioni natalizie è sicuramente il rito dell’albero di Natale, addobbato per l’occasione, con tante palline colorate, luci e addobbi di vario genere.

Secondo le previsioni, nelle case degli italiani entreranno circa 8 milioni di alberi veri che, al termine delle festività, potranno essere piantati in giardini e parchi. Sicuramente la loro destinazione non potrebbe essere diversa, a differenza di altri alberi di Natale in altre parti del mondo.

Era un albero di Natale in stile hippy quello sequestrato dalla polizia tedesca a Coblanza, nel salotto di un uomo che si è visto infliggere una denuncia per possesso di droga.

La polizia ha riferito di aver trovato una pianta di marijuana alta ben due metri e decorata come un albero di Natale, nel salotto dell’abitazione del sospettato che, perplesso, ha detto agli agenti di non aver ancora portato a termine le decorazioni e che avrebbe voluto metter i regali sotto l’albero come da tradizione.

Martedì scorso, invece, a Monaco di Baviera, un uomo era stato arrestato perché in possesso di un calendario dell’Avvento “fai da te” che, dietro ad ogni finestrella, aveva un pezzetto di cannabis al posto del solito scontato cioccolato.


NotizieFresche
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RITROVATE LE DUE RAGAZZE 15ENNI SCOMPARSE


Le più fosche previsioni sulla scomparsa di Nicole Donis e Fatima Dermouni, le due ragazze di 15 anni scomparse da casa a Vercelli dallo scorso sabato, si sono rivelate errate ieri sera alle 22, quando una volante della polizia le ha sorprese vicino alla stazione Centrale di Milano.

Sono stati alcuni passanti a riconoscerle e a chiamare il 113: il caso delle due amiche sparite era finito mercoledì sera sulla popolare trasmissione Chi l’ha visto?. Ieri sera la segnalazione è risultata esatta. Nicole e Fatima sono state accompagnate in questura, riscaldate e rifocillate. I loro genitori sono partiti da Vercelli e nella tarda serata hanno potuto riabbracciarle. Loro si sono scusate, in lacrime: «Scusate, è stata solo una bravata».

Una bravata ben orchestrata: le due avevano persino staccato le batterie dei loro cellulari per non farsi trovare. L’ultimo contatto domenica, quando Fatima ha chiamato i genitori di Niki, Stefano e Roberta Donis, 43 e 40 anni, per dire loro che stavano bene, che erano insieme e che sarebbero tornate presto. La telefonata era stata agganciata da una cella di Novara. A Vercelli aveva destato scalpore e inquietudine la scomparsa di Nicole, ritenuta una ragazza modello: studentessa con ottimi profitti del primo anno dell’istituto alberghiero Sacro Cuore, gestito dai salesiani, appassionata di danza e frequentatrice della piscina comunale. Sabato aveva salutato i nonni: «Vado a ballare con Fati, torno presto», ma ai genitori aveva detto che doveva aiutare l’amica di origini marocchine perché era stata cacciata di casa dai genitori. «Se hai fatto qualche sciocchezza non ci importa - era stato l’appello della madre - non avere paura di tornare a casa: ti abbracceremo, parleremo e risolveremo tutto».


Leggo
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FIAT, SIGLATO L'ACCORDO SU MIRAFIORI SENZA LA "FIOM"


E' stato siglato l'atteso accordo tra Fiat e sindacati per il futuro produttivo di Mirafiori. L'accordo, siglato questa sera dopo una difficile trattativa, riguarda un investimento da oltre un miliardo di euro attraverso una joint venture tra Fiat e Chrysler.

Ma di fatto esclude dalle rappresentanze sindacali la Fiom-Cgil, che non ha sottoscritto l'intesa. Al posto delle Rsu torneranno a esserci le Rsa. A regime (previsto a meta' 2012) saranno prodotti 280 mila veicoli all'anno di Suv dei marchi Chrysler e Alfa Romeo.



TorinOggi
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BIMBI IN CORSIA PARLERANNO AL MONDO VIA COMPUTER


TORINO - In realtà io e il presidente Galateri siamo degli egoisti: facciamo questa cosa perché ci ricarica. In un’Italia spesso dilaniata da inutili polemiche, trovare una così bella Italia, vedere il viso di un bambino contento, è un toccasana». Nonostante il Milleproroghe in discussione a Roma, ieri il ministro Renato Brunetta ha voluto a tutti i costi partecipare alla presentazione del progetto «Smart Inclusion» partito all’ospedale infantile Sant’Anna Regina Margherita.

L’obiettivo è dare ai bambini di oncoematologia pediatrica costretti a lunghi ricoveri in ospedale, la possibilità di dialogare con il mondo esterno attraverso un computer che permette loro di seguire le lezioni scolastiche, parlare con amici e genitori, giocare, guardare la televisione e sentire la radio. Un’idea semplice e potente ma - ha spiegato il presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri di Genola - «dietro cui si cela molta tecnologia proveniente dal vicino TiLab», il centro di ricerca torinese del gruppo Telecom.

Un esempio? La piattaforma, che è stata consegnata ieri a 21 piccoli pazienti, utilizza onde convogliate, una tecnologia “abbandonata” che però permette di non dover effettuare lavori nei reparti per riuscire a portare cavi di rete in corsia.

Il progetto, sostenuto dal ministero della Pubblica Amministrazione e Innovazione, con il supporto tecnologico e finanziario di Telecom Italia, la supervisione scientifica del Cnr-Isof e il contributo della Fondazione Crt ha già raggiunto sei ospedali e 130 piccoli pazienti. «Ci piacerebbe avere la bacchetta magica per estenderlo in tutti i luoghi in cui ci sono persone che soffrono l’isolamento - ha dichiarato ancora il ministro - ma ogni impianto costa tra i 350 e i 500mila euro. Li otteniamo grazie ad azioni violente e quasi estorsive - ha detto ironicamente il ministro - e fino a quando la magistratura non aprirà un’indagine speriamo di riuscire a portarlo in quanti più posti possibile».

Alla presentazione del progetto hanno partecipato il sindaco Sergio Chiamparino, il rettore dell’università di Torino Ezio Pelizzetti, l’amministratore delegato di Olivetti Patrizia Greco (parte dell’hardware è composto dallo storico marchio piemontese) e il direttore generale del Sant’Anna Regina Margherita, Walter Arossa.

«Un progetto emozionante - ha dichiarato l’assessore regionale all’Innovazione, Massimo Giordano - Vedendo la risposta di questi bambini, viene voglia di impegnarsi ancora di più in politica».



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giovedì 23 dicembre 2010

GENOVA, A 15 ANNI TROVATO MORTO IN CASA


Un ragazzino di 15 anni e' stato trovato morto nel pomeriggio in un appartamento di Pegli a Genova. Il decesso sarebbe avvenuto per esalazioni di monossido di carbonio da una stufa a metano. La giovane vittima e' stata trovata riversa sul letto, con addosso il pigiama, nella sua cameretta, assieme al cagnolino, anch'egli morto. Secondo quanto ricostruito il ragazzino nella notte era a casa da solo, mentre la madre era a Ovada, dove gestisce un locale col compagno.


ANSA
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BIMBA AFFETTA DA RARA ANEMIA, VIVA GRAZIE AL FRATELLINO


Babbo Natale è passato in anticipo per una bimba londinese. In dono ha portato un fratellino e una vita nuova. Lei si chiama Megan, ha nove anni appena e un destino che la inseguiva implacabile fin dalla nascita.

Era minata, la vita Megan, dall’anemia di Fanconi, nome sconosciuto per molti, ma che è il nome di una malattia terribile, di quelle che non danno scampo: divora prima le ossa, poi i reni e infine il cuore. Una condanna a morte che scocca puntale prima dei vent’anni, a meno che si riesca a vincerla con un trapianto di midollo. Ma le ricerche in tutto il mondo di un donatore compatibile erano sempre fallite. E allora i medici hanno proposto ai genitori di regalare a Megan un fratellino e una speranza. E così è nato Max, voluto e concepito in vitro dai suoi genitori, i portatori sani della malattia, con un corredo cromosonico selezionato dai ricercatori su misura per poter curare la sorella.

Per Megan non c’era altra speranza, perché attraverso un normale concepimento c’era soltanto una possibilità su quattro che potesse nascere un fratello compatibile. Anzi: c’era il rischio che potesse nascere un altro bimbo malato. Ai diciotto mesi di Max, il bimbo e la sorella sono stati operati in un centro specializzato londinese. Tutto è andato bene, ma dopo l’annuncio di quanto era avvenuto, in Gran Bretagna è polemica sull’opportunità che si possa creare in vitro un fratello salvatore, subito rimbalzata in Italia con gli esperti di bioetica divisi.

Ma nessuno potrà rimproverarlo a Megan e ai suoi nove anni, che finalmente tornano a sorridere, e a Max, quel fratellino che le ha ridato la vita.



Leggo
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SCOMPARSE DUE 15ENNI, "NIKI E FATIMA SONO STATE QUI"


VERCELLI - Nicole Donis e Fatima Dermoumi sono lontane da casa ormai da quattro giorni. Amici, genitori e forze dell’ordine stanno cercando, con grosse difficoltà, di mettere insieme le tappe di una vicenda complessa e preoccupante. Nelle ultime ore prende sempre più piede la pista di Novara, dove le due 15enni avrebbero trascorso la notte di sabato e la mattina di domenica. Niki e Fatima avrebbero comprato delle patatine fritte in un Kebab davanti alla stazione ferroviaria di Novara. Cuma, il titolare, guardando le foto delle due amiche ieri ha indicato la ragazza marocchina: «Mi sembra di riconoscere lei: sabato sera ho servito due ragazze. Poi sono uscite quando hanno visto passare una carrozza con un cavallo: volevano fare un giro».

Domenica sera poi quattro ragazze hanno fatto visita al locale: tra queste l’amica del cuore, Cristina Valanzano, alla ricerca di informazioni su Niki. Due elementi quindi permettono alle forze dell’ordine di ricostruire la prima notte lontano da casa. La conferma del commerciante novarese fa da sponda a quello che rimane l’unico e ultimo contatto telefonico con le due giovani. Alle 12 di domenica la ragazza marocchina ha acceso per un attimo il cellulare rispondendo alla telefonata della polizia. Pochi secondi, sufficienti a rintracciare il segnale a Novara. Dal racconto dei familiari poi la fuga diventa un po’ più chiara. Nicole passa da casa di Fatima, in via Prati, intorno alle 21. Il litigio tra la ragazza marocchina e la madre, usato come scusa da Niki con i suoi genitori, è stato subito smentito da mamma Malika. Le due escono e già nell’ascensore di casa si cambiano indossando vestiti più adatti a una serata in discoteca. Raggiungono Novara, probabilmente in treno, prendono da mangiare nel chiosco davanti alla stazione e poi vanno a ballare. Forse al club «Lollipop» dove però l’ingresso è riservato solo ai soci. Il resto della serata è confuso. Da lì ad oggi il silenzio e la fine delle certezze. Niki e Fatima non hanno dato più segnali. Sono rimaste a Novara? Qualcuno le sta aiutando, ospitandole o coprendole? Hanno preso il treno o trovato un passaggio per tornare a Vercelli? Tutte ipotesi che le indagini valuteranno. A complicare le ricerche anche una lunga serie di segnalazioni e avvistamenti che spesso risultano falsi o solo parziali.

Tra Facebook e passaparola, Niki sarebbe stata vista all’Iti di piazza Cesare Battisti durante l’intervallo di un giorno imprecisato e davanti al Belvedere alle 16. Tutte voci che finora non hanno trovato conferme. Dopo quello di Nicole, il sito di «Chi l’ha visto?» ha messo online il profilo di Fatima: ieri sera su Rai Tre, in diretta da Torino, mamma Roberta e papà Stefano hanno lanciato un appello. «Niki, torna a casa. Ti chiediamo solo questo. Non esistono problemi che ci possono dividere».



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FIAT, SI RIAPRE IL TAVOLO DELLA TRATTATIVA, DUBBI DELLA "FIOM"


Si riprende la trattativa sulle Carrozzerie di Mirafiori alle 11. Lo avevano chiesto in tanti attribuendo allo stallo - seguito alla chiusura del 3 dicembre - un significato negativo, capace addirittura di mettere in forse lo stabilimento. Il sindacato torinese, in particolare Fim, Fismic e Uilm, aveva polemizzato più o meno esplicitamente con le lentezze dei dirigenti nazionali nell’aprire il confronto con Federmeccanica sul contratto dell’auto, mossa capace di sbloccare la vertenza. Tante voci si erano levate, dall’arcivescovo agli artigiani ai leader degli industriali ai partiti alle istituzioni, affinché si arrivasse a Natale con un accordo. E così potrebbe essere.

Quella di oggi è una riunione in cui si discuterà anche nel merito dell’intesa. Ma la voglia di chiudere è forte. Ci sono alcune questioni aperte. E dal 3 dicembre a oggi si sono svolte le assemblee dei lavoratori che hanno espresso timori, consensi, distinguo. Per Fim, Fismic e Uilm i temi sono quelli della lotta all’assenteismo, della mensa, dei turni da 10 ore. Per la Fiom si aggiunge il nodo centrale della non applicazione nella futura joint venture del contratto collettivo.

Il segretario Fim, Claudio Chiarle, non ha dubbi: «Si riprende per chiudere, ma restano cose da chiarire e tutti devono fare un passo. Deve essere ancora più chiaro di come era nei testi del 3 dicembre che i turni da 10 ore devono essere concordati. Solleviamo anche il tema della sanzione agli assenteisti».

Vincenzo Aragona della Fismic spiega: «Siamo pronti a firmare, ma ci sono cose da discutere. A molti lavoratori non piace lo spostamento della mensa a fine turno, cercheremo di spostarne l’applicazione il più avanti possibile oltre il 2012 per fare un periodo di sperimentazione. Inoltre è eccessivo il non pagamento di tre giorni di malattia ai presunti assenteisti, proponiamo sia uno solo».

Il tema della lotta all’assenteismo interessa anche Maurizio Peverati della Uilm: «Credo che serva una commissione che analizzi il comportamento del singolo negli ultimi tre anni, la Fiat il 3 dicembre aveva accolto questa ipotesi». Guarda al futuro: «Se si fa l’accordo dovremo definire il percorso per il coinvolgimento dei lavoratori: vorrei che se la Fiom non firmerà, e io mi auguro che firmi, desse indicazioni di votare no. A Pomigliano non aveva dato indicazioni chiare. Non mi sembra giusto».

Ed è proprio la Fiom il sindacato che ha più problemi a firmare una intesa che ritiene, se si confermassero i testi del 3 dicembre, una fotocopia di Pomigliano. La giornata si apre con i direttivi della Fiom e della Cgil «sul futuro di Mirafiori, la difesa del contratto nazionale e dei diritti dei lavoratori». Partecipano il segretario Fiom Maurizio Landini e il segretario confederale Vincenzo Scudiere.

Al tavolo andrà il segretario torinese Federico Bellono che spiega: «Noi speriamo che si apra una trattativa vera e che si discutano finalmente le nostre proposte. Ma se restiamo nell’ambito delle cose dette il 3 dicembre le nostre valutazioni non sono positive». E ribadisce: «In ogni caso non ci sembra opportuna questa stretta mentre la fabbrica è chiusa fino al 10 gennaio». Va all’incontro per chiudere e «arrivare ad un buon accordo per il futuro di Mirafiori» la Ugl.



LaStampa
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mercoledì 22 dicembre 2010

GRANDINE KILLER IN AUSTRALIA, TEMPESTE FANNO 3 MORTI


Maltempo killer negli Stati del Queensland e del Nuovo Galles del Sud in Australia : tre persone sono morte e molte sono rimaste ferite o senza casa per una serie di tempeste che si sono abbattute sul Paese. Protagonista assoluta la grandine che per due giorni consecutivi è piombata giù dal cielo con chicchi grossi come mandarini, accompagnata da intense precipitazioni e venti fino a 90 km orari.

Molte le persone evacuate da case ed edifici pubblici con i tetti sfondati, salvate dal rischio di affogamento e ricoverate in ospedale dopo essere state colpite da fulmini (tre golfisti hanno subito gravi ustioni durante una partita). Oltre 52.000 abitazioni sono rimaste senza luce elettrica a causa delle oltre 10.000 scariche, mentre un alto numero di auto sono state inghiottite dall'acqua esondata dai fiumi.

Il maltempo sembra ora dirigersi verso l'oceano, ma le autorità hanno messo in guardia i cittadini sui rischi del perdurante maltempo.



Libero
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RUBANO UN CAMION E SCATENANO IL PANICO NEL CENTRO CITTADINO


Hanno rubato un tir ma, intercettati dai carabinieri, hanno scatenato il panico nel centro storico di Grugliasco. Non conoscendo la strada si sono infilati in vie molto strette e hanno portato via tutto ciò che hanno trovato sulla loro strada: balconi, decorazioni natalizie, grondaie, insegne di negozi. La loro assurda corsa è terminata, ieri alle 9, in un interno della centralissima via Lupo, dove il tir si è schiantato contro un bidone dei rifiuti, un marciapiede e alcune transenne. I due ladri che erano a bordo, probabilmente stranieri, sono riusciti a fuggire correndo attraverso il vicino parco Porporati.
Il furto del tir, carico di scaffalature in legno, era avvenuto poco prima all’interporto di Orbassano: vittima un autotrasportatore che aveva lasciato il motore acceso mentre scaricava la merce.



Leggo
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MOLESTAVA ALUNNE IN CLASSE, ARRESTATO MAESTRO ELEMENTARE


Un maestro elementare di una scuola di Collegno (Torino) è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di avere molestato in classe delle alunne. E' avvenuto nei giorni scorsi ma la notizia è trapelata soltanto oggi.
L'insegnante, dopo il fermo, è stato messo agli arresti domiciliari.

Il maestro, che non è di ruolo ma ha un incarico temporaneo, avrebbe importunato le bambine di una quarta durante le ore di lezione. Dopo la denuncia di alcuni genitori, i carabinieri hanno nascosto in aula una telecamera, realizzando così un video in cui i comportamenti dell'uomo sono, secondo le accuse, assolutamente evidenti. E' quindi scattato il fermo, che per decisione del tribunale è stato trasformato in arresti domiciliari. L'indagato, secondo quanto si è appreso, nel corso degli interrogatori ha ammesso gli episodi contestati. Le bambine importunate sono cinque.



Repubblica
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ITALIA 150, DISOCCUPATI NETTURBINI PER UNA CITTA' PIU' PULITA


TORINO - Mantenere inalterato il servizio di raccolta rifiuti a Torino, e possibilmente migliorarlo, nei nove mesi scanditi dalle celebrazioni di Italia 150. Naturalmente senza un euro aggiuntivo: il bilancio del Comune, si sa, non è rose e fiori. Con queste premesse Amiat affronta la sfida del Centocinquantesimo. Ci prova con una nuova campagna di comunicazione - tramite affissioni interne ed esterne sui mezzi pubblici, banner nelle stazioni del metrò e 700 manifesti in città - che fa leva sull’orgoglio dei torinesi: una delle poche cose ancora a costo zero. Titolo: «Nel 2011 raccoglieremo anche l’orgoglio». Si parte domani, Ieri l’illustrazione dell’iniziativa, costata 16 mila euro. Presenti in Comune, tra gli altri, il vicesindaco Dealessandri, l’assessore all’Ambiente Tricarico e Maurizio Magnabosco, ad di Amiat.

Resta il problema di garantire il potenziamento del servizio nelle aree dove si concentreranno gli eventi di Italia 150, come i grandi raduni militari già programmati, già individuate dal Comitato organizzatore. Come? Creando squadre volanti di netturbini pescando dalle liste di mobilità che purtroppo si allungano inesorabilmente. L’idea, annunciata dal vicesindaco, presuppone contratti a termine fino a un massimo di nove mesi: cioè la durata delle manifestazioni. Magari dopo un breve apprendistato.

Nell’occasione, c’è stato spazio per parlare di politiche industriali, sempre con riferimento ad Amiat. Poco più che progetti, allo stato attuale, ma essenziali nell’ottica di sviluppo dell’azienda. Il primo riguarda il completamento della filiera della carta, potenzialmente tra le più redditizie, con la costruzione di un impianto destinato alla lavorazione. Una piccola rivoluzione, visto che l’iniziativa spariglierebbe il monopolio dei grandi gruppi sul campo. A una condizione: il conferimento nel futuro impianto non solo dei volumi raccolti in città ma anche di quelli della provincia: in particolare, l’area metropolitana. In questo modo Amiat conterebbe su un impianto dedicato, in aggiunta a quelli di Publirec per la plastica, Borgaro per il compost, Volpiano per il trattamento dei rifiuti elettronici, Basse di Stura per la triturazione degli inerti e l’estrazione del biogas.

La seconda ipotesi rimanda all’impianto di compostaggio di Borgaro, oggetto di lamentele per i cattivi odori che emana. Al momento, su disposizione della Provincia, lavora a metà regime. L’autorizzazione transitoria scade a fine gennaio. Amiat sta valutando la proposta di un’azienda di Bolzano: disposta a investire per cambiare il processo di lavorazione, da aerobico ad anaerobico, e poi interessata a rilevare la gestione dell’impianto.L’uovo di Colombo per archiviare definitivamente il problema dei cattivi odori. Partita aperta.


LaStampa
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