giovedì 31 marzo 2011

ESPLODE PACCO BOMBA ALLA "FOLGORE", FERITO ALTO UFFICIALE


Alessandro Albamonte, 41 anni, tenente colonnello presso la caserma Ruspoli, capo di stato maggiore della Folgore di Livorno, è rimasto gravemente ferito da un plico bomba esploso nel presidio militare di viale Marconi intorno alle 16 di oggi. Gli investigatori hanno trovato nel plico una rivendicaziono di Fai (Federazione anarchica informale) che invoca il "no a tutte le guerre". Il militare, trasportato all'ospedale di Livorno, ha perso tutte le cinque dita della mano destra, tre gli sono state amputate sulla sinistra. Originario di Taranto, l'ufficiale rischia di perdere un occhio e anche l'altro ha subito ferite. Lo spostamento d'aria della bomba gli ha provocato un trauma toracico serio. E' ustionato al volto. In questo momento Albamonte era il più alto in grado della caserma. I militari della Folgore di Livorno sono partiti ieri per l'Afghanistan. Lui, già in missione nel 2009, stavolta era rimasto a Livorno perchè la moglie aspetta il secondo figlio. Fuori dalla caserma volti scuri, militari che escono dalla caserma. "Non voglio parlare, non fatemi parlare" dice uno. Cronisti e fotografi vengono tenuti a distanza. Il comandante dei carabinieri di Livorno, Francesco Zati, è uscito dalla caserma alle 17.50: "Era una busta di quelle utilizzate per inviare materiale fragile, imbottita, stiamo esaminando tutto". Intorno alle 18.30 l'elicottero che trasportava l'alto ufficiale era atteso al Cto di Careggi a Firenze. L'elicottero è arrivato poco prima delle 20. Allertati i reparti di chirurgia della mano e maxillo facciale.

IL FATTO - Albamonte ha aperto la busta alle 16.05, all'interno della caserma Ruspoli, sede del Comando 'Folgore'. "L'ufficiale - ha ricostruito lo Stato Maggiore dell'Esercito - si trovava nel suo ufficio quando, aprendo un plico, è rimasto investito da una deflagrazione che gli ha procurato lesioni al volto ed alle mani. Il militare, prontamente soccorso, è stato trasportato in ospedale per le cure del caso ed è in corso di definizione la situazione sanitaria. In caserma, sul luogo dell'esplosione, stanno investigando i competenti organi di polizia". Il pacco era indirizzato direttamente al capo di stato maggiore della Brigata, ruolo che l'ufficiale colpito aveva assunto da stamani dopo la partenza del generale comandante per l'Afghanistan. Il tenente colonnello Albamonte aveva guidato i parà di Livorno nel 2009 in una missione in Afghanistan durante le elezioni locali.

LE INDAGINI - Col passare delle ore ha preso corpo li'ipotesi che l'esplosione abbia collegamenti con episodi analoghi accaduti in Svizzera e Grecia, attribuiti a frange estreme dell'anarchia. L'origine degli attentati potrebbe essere in Italia, forse in Toscana. Fonti d'intelligence confermano quella che è l'ipotesi avanzata dagli investigatori, sottolineando che è quasi certo il legame tra l'attentato di Livorno e altri due attacchi verificatisi oggi: la lettera bomba spedita alla Swissnuclear (la federazione dell'industria nucleare svizzera) che ha provocato due feriti a Olten e il plico esplosivo destinato al direttore del carcere greco di Koridallos, spedito da Firenze e disinnescato prima che esplodesse. Un legame, si sottolinea, "rafforzato" dai contatti costanti tra gli anarchici italiani, greci e svizzeri. Le stesse fonti inoltre non escludono che gli attentati siano tutti riconducibili alla Fai, la Federazione anarchica informale, responsabile di decine di attentati con pacchi bomba tra cui quelli spediti a Natale alle ambasciate di Svizzera, Cile e Grecia in Italia. Il plico disinnescato in Grecia aveva come mittente "Eurofor, Via Aretina 354 50136 Firenze, Italia". E' stato intercettato dagli apparecchi di controllo delle carceri e aveva francobolli delle poste italiane. Secondo la polizia greca, il plico era simile ad altri inviati recentemente all' Ambasciata di Grecia e ad altre Ambasciate di Roma e conteneva una piccola quantità di polvere da sparo in grado di ferire colui che lo avrebbe aperto. Il servizio dell' antiterrorismo greco ha avviato le indagini.

I COMMENTI - Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, "prontamente informato del ferimento del tenente colonnello Alessandro Albamonte, della Brigata paracadutisti 'Folgore', a seguito di un vile attentato a mezzo pacco bomba, ha espresso sentimenti di particolare solidarietà e vicinanza affettuosa all'Ufficiale ed alla sua famiglia". E' quanto si legge in una nota della Difesa. Il ministro, prosegue il comunicato, "viene tenuto costantemente aggiornato dal capo di Stato maggiore dell'Esercito circa le condizioni di salute del ferito, che contatterà personalmente, non appena il quadro sanitario lo consentirà". Il presidente del senato Renato Schifani ha espresso la sua "più ferma condanna per questo gesto barbaro ed inquietante su cui deve essere fatta piena luce". E' quanto si legge in una dell'ufficio stampa di Palazzo Madama. Il presidente Schifani inoltre esprime la sua "affettuosa vicinanza" e i suoi "auguri più sinceri" al tenente colonnello Alessandro Albamonte, rimasto gravemente ferito e formula alla Brigata paracadutisti Folgore, ora impegnata nuovamente nel difficile teatro afghano, la sua "più profonda solidarietà". E' interventuo anche il presidente della Camera Gianfranco Fini. "Nell'esprimere la più ferma condanna per questo vile attentato che esprime una logica criminale rispetto alla quale lo Stato deve tenere alta la guardia, a difesa della democrazia e della libertà nel nostro Paese - ha scritto - desidero manifestare la intensa solidarietà mia personale e della Camera dei deputati alla Brigata Folgore. All'Ufficiale rimasto ferito, invio i più fervidi auguri per un rapido ristabilimento". Alle 17.45 è arrivato in caserma il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi. Poco prima delle 18 il sindaco è uscito. "E' un fatto grave e chiaro. Si sta prendendo una strada pericolosa". In linea con Cosimi, Vannino Chiti, vicepresidente del Senato. "Un militare è stato ferito in modo serio - dice Chiti - si tratta di un attacco volto a colpire duramente i rappresentanti delle nostre forze armate, in procinto di partire per l'Afghanistan. Un atto vigliacco e inaccettabile. Voglio esprimere la mia solidarietà alla Brigata Folgore di Livorno e la mia vicinanza al militare ferito. Auspico - conclude Chiti - che i responsabili di questa vigliaccata vengano al più presto assicurati alla giustizia e paghino severamente per questo attentato".


Repubblica

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GESTIVANO PROSTITUTE RAGAZZINE, 8 ARRESTI


CORIGLIANO CALABRO (Cosenza) - I carabinieri hanno arrestato a Corigliano Calabro otto persone accusate, a vario titolo, di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile. Secondo quanto emerso dalle indagini dei militari, gli otto arrestati avrebbero fatto prostituire ragazze dall'età di dodici anni, facendole incontrare con uomini di età compresa tra i 50 e i 70 anni forniti di consistente disponibilità economica.

ANCHE LE SORELLINE - Due delle ragazze vittime del giro di prostituzione avrebbero svolto un ruolo attivo nell'attività illegale gestita dagli arrestati, facendo prostituire anche le sorelle minori. Le tariffe applicate dagli organizzatori del giro di prostituzione erano più alte nel caso di incontri con minori senza alcuna esperienza sessuale. Secondo le indagini, una delle persone coinvolte nell' operazione procurava ai suoi clienti anche prostitute non minorenni, una delle quali sarebbe stata anche violentata.

LE INDAGINI - L'operazione dei carabinieri è stata denominata «Flash market». Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Rossano su richieste dei sostituti procuratori, Maria Vallefuoco e Vincenzo Quaranta. Le indagini che hanno portato agli arresti erano state avviate nell'agosto dello scorso anno.


Corriere

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TORINO, I PROFUGHI SBARCANO NELL'ARENA ROCK


Alla fine la caccia al sito per ospitare i profughi parcheggiati a Lampedusa si è conclusa solo grazie al «senso di responsabilità e lealtà istituzionale della città di Torino», come spiega il sindaco Chiamparino. Il prefetto Alberto Di Pace ha visto sfumare una dopo l’altra (per non idoneità dei siti o per indisponibilità dei vari enti locali), le ipotesi elaborate dalla Protezione civile regionale. E così alla fine si è rivolto a Sergio Chiamparino che, anche pensando all’appello del presidente della Repubblica Napolitano, ha deciso di non tirarsi indietro e ha messo a disposizione della prefettura l’Arena Rock della Continassa.

Prima di farlo il sindaco ha ottenuto precise garanzie dal prefetto e, soprattutto, dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Garanzie sulla sorveglianza della zona che dovrà essere pattugliata dalle forze dell’ordine. Sulla copertura delle spese: la città metterà a disposizione la struttura e gli allacciamenti alla luce e all’acqua mentre tutti i costi dovranno essere coperti dal governo. Infine, certezze sul numero dei posti letto della tendopoli, in grado di ospitare mille, al massimo 1500 tra profughi e clandestini. È stata trovata una soluzione anche per il raduno nazionale degli alpini, che alla Continassa avrebbero dovuto sistemare un’area per i camper.

Il sindaco ha strappato anche la promessa che la struttura sarà restituita alla città entro l’estate, possibilmente prima, perché l’area è destinata alla Juventus e al suo progetto di Cittadella dello sport. Del resto, nelle intenzioni del ministro Maroni la scelta delle tendopoli è stata fatta proprio per sottolineare la temporaneità della soluzione. Il presidente della Regione, Roberto Cota, dopo la riunione della conferenza unificata a Palazzo Chigi non ha però ufficializzato la scelta: «Non abbiamo individuato alcun sito, oggi partirà un’apposita cabina di regia tra Protezione civile ed enti locali, coordinata dal governo». Nel comunicato Cota sottolinea la necessità di «non fare confusione». Perché «il Piemonte, come tutte le altre Regioni, ha dato la disponibilità a collaborare unicamente per quanto riguarda l’accoglienza dei profughi, che non sono ancora arrivati e forse non arriveranno e che verranno collocati in piccole strutture».

Per quanto riguarda la gestione dei clandestini, invece, «ribadisco che non compete alle Regioni e condivido la linea del ministro Maroni che sostiene la necessità di procedere ai rimpatri». Di sicuro Chiamparino si è fatto carico di un problema che stava deflagrando, trasformando lo scontro politico in uno scontro tra istituzioni come dimostra la presa di posizione del presidente della Provincia. Antonio Saitta racconta di aver scoperto per caso che Regione e Prefettura si erano già attivate alla ricerca dei siti sulla base delle carte della Protezione civile regionale, dove Comuni e province indicano le aree idonee a ospitare strutture in caso di emergenza.

In quell’elenco è indicata un’ampia zona di fronte al centro commerciale Le Gru di Grugliasco tra corso Allamano e via Crea. Una zona che un sopralluogo effettuato da Luciano Conterno, capo di gabinetto del presidente Cota, e da funzionari della Prefettura viene giudicata idonea «con modalità per nulla concordate o condivise con le amministrazioni del territorio», attacca il presidente della Provincia. Protesta anche il sindaco Mazzù. Saitta non vuole tirarsi indietro ma chiede che sia «Cota a dover spiegare ai piemontesi la necessità di fare un sacrificio per accogliere i profughi, senza nascondersi o scaricare tutto sulla prefettura. La Lega Nord non può fare il partito di governo a Roma e guidare la protesta nei territori».


La Stampa

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mercoledì 30 marzo 2011

IMMIGRAZIONE, L'EUROPA HA DATO ALL'ITALIA 80 MILIONI DI EURO


BRUXELLES – La somma complessiva stanziata per l’Italia riguardo al programma di solidarietà e di gestione dell’immigrazione ammonta a circa 80 milioni di euro per il biennio 2010-2011. Lo rende noto la Commissione europea.

Le risorse – spiega l’esecutivo europeo – provengono dal Fondo europeo per i rifugiati, dal Fondo per le frontiere esterne e dal Fondo europeo per i rimpatri.

E non vanno confuse con le risorse ulteriori che l’Italia potrebbe richiedere per le situazioni di emergenza. In aggiunta – spiega ancora la Commissione Ue – sono disponibili per il biennio 2010-2011 i circa 47,6 milioni di euro del Fondo europeo per l’integrazione...


Blitz Quotidiano

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CRAC AIAZZONE, 276 SOCIETA' CREATE PER EVADERE IL FISCO


TORINO - Occorrono 64 pagine al gip Giovanni De Donato per delineare il giro vorticoso di raggiri organizzato da Gianmauro Borsano e Renato Semeraro finiti in galera insieme Giuseppe Gallo e Marco Adami (che già agli arresti domiciliari ha evitato il carcere) con un cumulo di accuse che spaziano dalla bancarotta fraudolenta al riciclaggio. Non è facile ricostruire le complesse manovre attraverso cui Borsano e i suoi complici hanno creato una giungla di società fittizie. UN INTRECCIO che serviva a eludere le imposte fiscali e sottrarre ai creditori i beni delle aziende svuotate e trasferite all'estero: "La forma organizzata della condotte delittuose, coinvolgente una pluralità di persone e l'impiego di strutture organizzative rilevanti quali le molteplici società commerciali coinvolte e le relative organizzazioni azienda sembra configurare una vera e propria "societas sceleris" avente come programma delittuoso i delitti in contestazione...." scrive infatti il giudice, secondo il quale "i menzionati imprenditori indagati hanno commesso uno complessa attività fraudolenta, anche transnazionale".

Il magistrato ricorda la nascita del sodalizio: "Il 26 gennaio 2009 viene costituita a Roma la società B&S spa con sede in Capnea. La società, avente un capitale sociale di circa 55 milioni di euro, rappresenta l'incontro degli interessi nel settore del commercio dei mobili dei gruppi Borsano, Semeraro e Palenzona, azionista di minoranza. Le quote risultano così suddivise: 25,16 per cento della società Sdc Arredamenti srl, Emporio Casa Uno srl, Distribuzioni Mobili srl, tutte riconducibili a Semeraro. 16,72 per cento di proprietà Aiazzone Network srl i cui soci sono Semeraro e Palenzona, 58,12 per cento di proprietà delle società Mete spa e Persempre srl riconducibili a Borsano Gian Mauro".

A curare lo svuotamento delle diverse società è Marco Adami che, grazie alla moglie Georgieva Marinka Gospodinova, riesce a trasferirne sedi e proprietà in Bulgaria. Tutti sono ben coscienti dei rischi che corrono. Basta ascoltare la telefonata di Rodolfo Nobile, amministratore e socio al 2 per cento della In Business srl che ha rilevato il 100 per cento della Holding dell'arredo, con Adami, a cui riferisce l'esito dell'incontro con le banche creditrici della Mobil Discount dicendo: "Mobil Discount è partecipata, è di proprietà di Per Sempre Arredamenti che fa parte del gruppo. Le banche hanno fatto un salto sulla sedia. Gianmauro dice: ah, ma tanto Per Sempre sta all'estero non conta un cazzo e cose del genere! Ma non si può, alle banche la casa va fatta con l'informativa giusta sennò poi le banche ci saltano addosso...". La strategia adottata da Borsano e realizzata da Adami per estrapolare società come Persempre e Mobil Discount dal gruppo sorprende Nobile che chiede: "Come avete fatto a fare un'operazione del genere?". Adami gli risponde: "Eeeeh Marco Adami le fa ste cose!". E Nobile chiosa: "Qui c'è una denuncia penale, sono cose penalmente perseguibili Marco! È un'azione di distrazione...".

Di queste operazioni però il gip nella sua ordinanza ne elenca decine. Insieme a versamenti fittizi a società che esistono solo sulla carta. E sempre più rischiose, al punto che lo stesso Adami perde la sicurezza e confidandosi con un amico dice: "D'annà a finì dentro per le cazzate degli altri non c'ho voglia. Io voglio garanzie se no faccio crollà il castello di carte...". La Guardia di Finanza però arriva prima.


Repubblica

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L'APERTURA DI COTA, "SI AI PROFUGHI. NO AGLI IMMIGRATI"


TORINO - Ieri la Prefettura di Torino ha smentito comunicazioni dal governo «su eventuali, imminenti arrivi di profughi in Piemonte e su eventuali destinazioni loro assegnate», ma ci vuol altro per silenziare il tam-tam innescato dalla situazione esplosiva in cui versa Lampedusa.

A poche ore dalla Conferenza unificata tra il ministro dell’Interno Maroni e i presidenti di Regione, prevista questo pomeriggio a Roma, per tutta la giornata si sono rincorse voci su località destinate ad accogliere parte dei profughi: dall’ex deposito di munizioni a Front all’ex poligono di San Carlo Canavese-Ciriè, appartenenti all’elenco dei 13 siti che il ministero della Difesa ha messo a disposizione del Viminale, fino a Lombardore e alla stessa Torino. Nomi, questi ultimi, privi di conferme e quindi, allo stato, inattendibili.

Non è un caso se Chiamparino, in assenza di notizie, ribadisce la posizione espressa nei giorni scorsi. «Torino non ha spazi - aveva precisato -. Al massimo, e a condizione che altre realtà piemontesi facciano la loro parte, possiamo fornire le strutture impiegate per fronteggiare l’emergenza-freddo nei mesi invernali, ma si tratterebbe di non più di 100 posti». Mentre la quota destinata al Piemonte, stando a calcoli molto approssimativi, potrebbe raggiungere le 3-4 mila unità.

Altrettanto prudente Roberto Cota. «I nomi in circolazione non mi risultano - ha replicato il governatore prima di inaugurare la filiale torinese della Banca Regionale Europea -. Vedo molta confusione tra clandestini e profughi. I primi, dopo l’identificazione, devono tornare indietro, gli altri hanno diritto a uno status diverso». Fatta salva la sofferta disponibilità a collaborare, già espressa al Viminale, la linea della Regione è chiara: «Intanto del problema devono farsi carico altri Paesi dell’Unione europea». In aggiunta, precisa Cota, abbiamo chiesto di considerare tra i parametri anche il numero di immigrati, assai elevato, già presenti in Piemonte. A Roma ribadirò il concetto». «Massima cautela sul trasferimento di immigrati libici nel Canavese - hanno frenato a scanso di equivoci i consiglieri leghisti in Consiglio provinciale -. Il Torinese non è la Terra Promessa per chiunque».

No comment di Cota sulla proposta avanzata dalla Caritas di Torino nella persona di Pierluigi Dovis, il direttore: chiedere che tutti i Comuni piemontesi adottino uno o due immigrati per evitare di scaricare l’emergenza sui grandi centri urbani. «In assenza di indicazioni sui siti è solo una supposizione», ha tagliato corto il presidente della Regione.

Al contrario Piero Fassino giudica «sensata» la proposta della Caritas. Più in generale, secondo Fassino - che sottoscrive l’appello all’accoglienza lanciato da Napolitano alle Regioni - per fronteggiare l’emergenza servono almeno due cose: risorse ai Comuni e l’attivazione di piani umanitari nei Paesi d’origine». E i clandestini? «L’Italia non ha una legge sull’asilo e assimila i profughi agli stranieri clandestini. Bisogna distinguere tra i primi e i secondi, verso i quali bisogna agire con rigore». Anche il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, a Torino per visitare con un centinaio di studenti i luoghi di Italia 150, conviene sulla distinzione. «I profughi, di questi parliamo - ha detto mentre si trovava in compagnia di Antonio Saitta -, possono diventare un problema se la situazione viene gestita male. Non mi si dica che un Paese di 60 milioni di persone non può affrontare questo flusso migratorio».


La Stampa

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CALCI E PUGNI AL BENZINAIO PER RAPINARLO (VIDEO CHOC)


TORINO - «I 50 euro di mamma e papà non bastano per il sabato sera» si sono giustificati così davanti ai carabinieri di Pinerolo due ragazzi di 26 e 29 anni che sabato sera hanno malmenato e derubato un benzinaio nell'area di servizio di Piscina sud sulla tangenziale che collega Pinerolo a Torino.

I due, poco dopo le 21, si sono fermati a fare il pieno e, quando il benzinaio si è avvicinato per chiedere i soldi del rifornimento, lo hanno preso a calci e pugni e gli hanno sottratto il portafogli con circa 800 euro. Poi sono andati ai Murazzi del Po, centro della movida torinese, dove hanno speso tutto in alcol e droga.

A riconoscerli, grazie alle telecamere di sorveglianza del benzinaio che avevano ripreso la scena, il comandate dei carabinieri di Perosa, competente anche sul piccolo paese di Pomaretto dove i due risiedono. Dopo averli fatti tornare a casa con una scusa, i militari hanno arrestato la coppia di amici che hanno ammesso la rapina.





Il Mattino

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martedì 29 marzo 2011

TRUFFAVANO GLI ANZIANI TRAVESTITI DA CARABINIERI, ARRESTATI 2 SINTI


TORINO - Una divisa da Carabieniere, un tesserino rigorosamente falso e i modi insospettabili di chi è un professionista della truffa. Le vittime, tutti anziani fiduciosi nell’integrità e nell’autorevolezza del ruolo istituzionale, mai avrebbero potuto sospettare di essere vittime di un raggiro da migliaia di euro. A ordire la messa in scena, due sinti, la 50enne Angela Vailatti e Guglielmo Cavazza, 30 anni, ora arrestati dai Carabinieri del Comando provinciale di Torino.

Sabato scorso la donna è stata individuata mentre usciva da un condominio con addosso monili per 60 mila euro, sottratti a un’anziana di 76 anni. La truffatrice, 12 precedenti di frodi alle spalle, si è presentata esibendo un documento da maresciallo: in foto, non lei, ma l’attrice Roberta Giarrusso, nei panni della protagonista della fiction tv «Carabinieri», andata in onda su Canale 5. Con Vailatti anche un complice, che però è riuscito a fuggire con del denaro da quantificare.

E’, invece, avvenuto a Ciriè (Torino) il secondo arresto, eseguito su ordine di custodia cautelare emesso dal gip Francesco Moroni su richiesta del pm Dionigi Tibone. In manette è finito Guglielmo Cavazza, senza fissa dimora con precedenti. Spacciandosi per agente delle forze dell’ordine a febbraio ha sottratto 1.500 euro e sette assegni bancari a una coppia di coniugi di 85 anni. Non solo, travestito da dipendente di Poste Italiane ha rubato 3.670 euro a un 91enne.


La Stampa

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DELITTO DEL "GRATTA & VINCI", NIENTE ERGASTOLO AI KILLER

Nella foto la vittima Osvaldo Squillace


TORINO - Al processo del delitto noto come quello del «Gratta&Vinci» - perché la vittima aveva vinto 500 mila euro alla lotteria istantanea - i colpi di scena non sono mai mancati. E così è stato anche ieri, al momento culminante della sentenza. La procura aveva chiesto due ergastoli per Renzo Brezil e la convivente Luciana Chiricò, imputati per l’omicidio di Osvaldo Squillace, ucciso a 43 anni alla periferia di Torino nell’aprile 2009 a cui la coppia doveva 10 mila euro.

Ieri una condanna a sorpresa: 18 anni per lui, difeso dall’avvocato Wilmer Perga, 10 per lei, assistita dall’avvocato Attilio Molinengo. La giuria di Corte d’assise, presieduta dal giudice Giampaolo Peyron, non ha riconosciuto la premeditazione, mentre ha considerato vera la tesi della provocazione da parte della vittima.

Un verdetto che ha scaldato molto gli animi dei parenti di Osvaldo Squillace. Il fratello Maurizio non ha resistito e, ancora in aula, ha urlato un sonoro «tanto che c’eravate potevate pure dargli un premio». «È una vergogna - prosegue l’uomo a margine della sentenza - mio fratello è sottoterra e quei due non hanno beccato neppure l’ergastolo». I pm Manuela Pedrotta e Stefano Castellani hanno sempre insistito sulla completa colpevolezza - con tanto di premeditazione - della coppia. Non si erano mai fatti convincere dalle varie tesi escogitate di volta in volta da Brezil. Varie le sue posizioni: dalla dichiarazione di innocenza, alla fuga dalla casa di cura che lo assisteva, alla confessione. «Sì, ho ucciso io Osvaldo», dichiarò quasi due mesi fa Renzo Brezil, 68 anni, inchiodato su una carrozzina.

E non era neppure il primo colpo di scena. Appena due settimane prima, Brezil era evaso dalla casa di cura «Fatebenefratelli» di San Maurizio Canavese, dov’era ricoverato per problemi cardiocircolatori, respiratori e un tumore alla prostata. Patologie che avevano convinto i medici a farlo uscire dal carcere.

Dopo la rivelazione, arrivarono le scuse e la giustificazione per la fuga: «Ero scappato perché cercavo l’uomo che poteva fornirmi l’alibi - disse in tono dimesso Brezil -, l’uomo che poteva dire che io ho sparato ad Osvaldo solo perché lui stava per ammazzare me. Non avevamo appuntamento: me lo sono trovato davanti al bar e ha cominciato a minacciarmi prima di puntarmi la pistola contro».

Ma la pubblica accusa replicò che il racconto era pieno di contraddizioni: «Hanno premeditato il delitto. L’hanno pianificato nei minimi dettagli. Invece di denunciare l’estorsione subita, hanno preferito farsi giustizia da sé e hanno continuato a mentire, cercando di farla franca, senza pentirsi». Ma l’ergastolo alla fine non è arrivato, per la soddisfazione degli imputati e dei loro avvocati.


La Stampa

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FUKUSHIMA, MASSIMA ALLERTA, "FORSE USCITO PLUTONIO"


TOKYO - Il governo giapponese ritiene "possibile" una fuoriuscita di plutonio dalla centrale nucleare di Fukushima. Dopo che ieri la compagnia elettrica 1 che gestisce l'impianto aveva reso noto che in cinque punti del suolo nei dintorni della centrale è stata rilevata la presenza di plutonio, oggi la conferma è arrivata dal capo di gabinetto, Yukio Edano, che in una conferenza stampa ha annunciato "più controlli anche nelle aree intorno all'impianto". Nelle stesse ore il premier Naoto Kan, ha assicurato al Parlamento che il governo è "in stato di massima allerta" per Fukushima, dove la situazione resta "imprevedibile" perché i sistemi di raffreddamento di molti reattori sono guasti e le fughe radioattive si sono moltiplicate dal giorno del sisma. Kan ha parlato in un'audizione davanti alla Commissione Bilancio del Senato.

Per quanto riguarda la fuoriuscita di plutonio, Edano ha sottolineato che si tratta di livelli ancora bassi, ma tali da porre nuovi pericoli per i tecnici impegnati alla messa in sicurezza di Fukushima. Il capo di gabinetto ha però spiegato che i 5 campioni presi dalla Tepco indicano che non ci sono rischi immediati per la salute della popolazione.

Quanto all'acqua contaminata, i problemi maggiori sono segnalati al reattore numero 2 dove la radioattività è di 1.000 millisievert/ora, pari a quattro volte il livello massimo annuale a cui può essere esposto un lavoratore in condizioni d'emergenza. L'acqua che viene iniettata nel reattori è stata ridotta per alleviare la pressione sui serbatoi e contenere le perdita, ma tutto questo ha portato a un aumento della temperatura. Il raffreddamento del combustibile avrà comunque la precedenza sui problemi della fuoriuscita di liquido, ha spiegato Edano.

A Fukushima due esperti francesi della Areva. Sono attesi a breve in Giappone i due tecnici della Areva, il colosso francese dell'energia nucleare, che tenteranno di affrontare la crisi della centrale di Fukushima. Lo scopo, come anticipato ieri dal ministro dell'Industria, Eric Besson, è di aiutare la Tepco, il gestore dell'impianto, a rimuovere il materiale radioattivo contenuto nell'acqua del reattore n.2. Già il gruppo elettrico transalpino Edf ha fatto un annuncio il 18 marzo su una serie di misure di sostegno, tra cui l'invio di esperti e robot per poter lavorare alla messa in sicurezza dell'impianto.


Repubblica

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lunedì 28 marzo 2011

PAOLO MALDINI RINVIATO A GIUDIZIO PER TANGENTI


L'ex terzino del Milan e 'bandiera' rossonera, Paolo Maldini, è stato rinviato a giudizio con le accuse di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. Lo ha deciso il gup di Milano, Luigi Varanelli.

Maldini, secondo l'accusa, avrebbe dato soldi a un funzionario dell'Agenzia delle Entrate per aggirare i controlli fiscali, affidandosi a lui anche per una verifica illecita relativa ad un'operazione immobiliare che voleva portare a termine in Toscana. L'ex giocatore della Nazionale era presente in tribunale a Milano, quando il gup ha letto la sua ordinanza, proprio in contemporanea alla presenza nel palazzo di giustizia milanese di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio e del Milan.


ANSA

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BABY GANG CHIEDE PIZZO PER UTILIZZARE GIOSTRE PER BAMBINI

NAPOLI - «Se vuoi giocare o restare qui, ci devi dare due euro, anzi cinque..., altrimenti è meglio che te ne vai», è l’ultimo ritornello intonato da una banda di minorenni in agguato sui più piccoli, le loro mamme, e anche giovani coppie di adolescenti che si intrattengono nei giardinetti di Piazza Cavour. Le denunce e le richieste di aiuto da parte delle vittime si sono sprecate, negli ultimi mesi. Ma senza esito. E le minacce della baby gang continuano.


Il Mattino

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LAMPEDUSA ADOTTA IL BAMBINO NATO IN MARE

Il tam tam tra le mamme di Lampedusa é partito non appena si é diffusa la notizia che una delle migranti in arrivo su un barcone dalle coste africane aveva dato alla luce suo figlio, in mare. Hanno preparato borse con tutine, coperte, bavaglini e tutto l'occorrente per il piccolo Yeab Saba. Un ospite da accogliere con i dovuti onori. Sono anni ormai, infatti, che un bambino non vede la luce a Lampedusa: non c'e' l' ospedale e le donne in gravidanza sono costrette, un mese prima del parto, a trasferirsi a Trapani o a Palermo, a loro spese.


«LAMPEDUSANO A TUTTI GLI EFFETTI» - Yeab Saba - «dono di Dio» - é nato a largo ma sull'isola non hanno dubbi. «E' un lampedusano a tutti gli effetti» dice Cinzia Gritti, maestra elementare. Cinzia, insieme al marito e ad alcune sue amiche, era tra la piccola folla che era presente all'arrivo di mamma e figlio al poliambulatorio e che ha voluto ribattezzare il neonato con un nome italiano: Angelo. Domenica mattina, per condividere con tutta la comunità «un fatto storico», Cinzia ha postato su Facebook le foto scattate dal marito alla donna etiope e al suo bambino, così dolce da «manciarisillo», come scrive qualcuno nei commenti.


«UN SEGNO DI SPERANZA» - «Vogliamo considerarlo un segno di speranza in mezzo a una situazione che continua ad essere difficile, anche se qualcosa si sta muovendo» riconosce Cinzia. Il suo pensiero va al bimbo in grembo a un'altra donna sul barcone, che invece non ce l'ha fatta. Sua madre lo aspettava da appena tre mesi ma ha scelto lo stesso d'imbarcarsi. «Ecco perché - sospira - il contributo economico per farli tornare a casa serve a poco: per venire pagano il doppio e rischiano la loro vita».

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BOLLETTE GAS DA COPOGIRO, IN SEI MESI 40MILA EURO

TORINO - Denuncia contro l’Enel da parte di una pensionata di Settimo che nel giro di sei mesi si è vista recapitare bollette per un importo complessivo che supera i 40 mila euro. Una cifra esorbitante per un consumo che supera di poco i 64 metri cubi di gas. Giuseppa Allegra, 78 anni, residente negli alloggi dell’Atc di via Primo Levi, infatti, il gas lo usa soltanto per cucinare. Da quando, tuttavia, è passata da Eni ad Enel, sottoscrivendo un nuovo contratto, hanno iniziato a fioccare bollette sempre piu’ salate e senza nessun riscontro sull’effettivo consumo.


L’ultima bolletta è arrivata pochi giorni fa, con una lettera raccomandata: 7646,04 euro da pagare perentoriamente entro dieci giorni, pena la sospensione del servizio. «Visto che, le raccomandate, e i fax inviati ad Enel non sono finora serviti a nulla – spiega il figlio della pensionata, Antonio Modica – ho pensato che ormai l’unica strada possibile fosse proprio la denuncia ai carabinieri. Non ne possiamo piu’ e soprattutto non ce la fa più mia madre, che ha il terrore, ormai, ad aprire la cassetta delle lettere. Questa storia le sta creando uno stress emotivo, che solo l’8 marzo scorso l’ha fatta finire al pronto soccorso, e che certo non giova alla sua salute. Abbiamo già dimostrato in tutti i modi che c’è un errore, possibile che solo l’Enel non se ne renda conto».


Secondo la società energetica, Giuseppa dovrebbe pagare l’intero importo e poi, una volta stabilito l’errore chiedere il rimborso. «Anche se volessi dove potrei prendere 40 mila euro – commenta la donna – sono solo una povera pensionata che percepisce 500 euro al mese di pensione e 200 se ne vanno in affitto».


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domenica 27 marzo 2011

FUKUSHIMA, ALLARME AL REATTORE 2, RADIAZIONI ALTISSIME, VIA I TECNICI


La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale giapponese di Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro.

Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L'emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio questa domenica era in programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempi ed evitare così ulteriori ritardi.

Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.


Corriere

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ALLARME ESUBERI, 300 MAESTRE RISCHIANO IL POSTO


TORINO - Ad Asti l’allarme è scattato ieri, fatti e rifatti i conti, Cuneo è a rischio e Torino segue a ruota: i tagli all’organico delle scuole l’anno prossimo potrebbero produrre esuberi tra gli insegnanti di scuola primaria in ruolo. Questo, almeno, è l’allarme, sulla base della ripartizione fatta dall’Ufficio Scolastico Regionale dei 1466 posti (796 alla primaria, 65 alle medie e 605 alle superiori) che il Piemonte deve eliminare e in attesa di conoscere il numero dei pensionamenti in ciascun grado di scuola.

Per questa ragione FlcCgil, Cisl e Uil Scuola hanno chiesto un incontro urgente con l’Usr e mercoledì i segretari Rodolfo Aschiero, Enzo Pappalettera e Diego Meli (confermato segretario nel congresso regionale dei giorni scorsi) incontreranno il vice direttore regionale del Miur Silvana Di Costanzo.

L’attenzione è concentrata sulla scuola primaria, che a Torino significherebbe 325 insegnanti in meno, a fronte di un decremento - da comprendere - di 308 alunni. «I tagli si ottengono con classi più grandi, l’eliminazione degli insegnanti specialisti di lingua e un tempo scuola inferiore a quello attuale», spiega Aschiero. Ancora: «Ad Asti il taglio previsto è di 60 insegnanti mentre i bambini aumentano di 56 unità e al momento vanno in sovrannumero insegnanti di ruolo. È chiaro che bisogna riaprire il confronto». Pappalettera: «I tagli, in generale, avvengono con la richiesta di applicare alla lettera il decreto interministeriale 81 sulla formazione delle classi. Quindi, eliminando le classi “in deroga”, con un numero di alunni inferiore a 27».

La deroga finora ha coinvolto le aree svantaggiate, a cominciare dalla montagna, ma non solo. «Anche in città, alle superiori, le sperimentazioni hanno determinato classi con numeri piccoli. Per l’anno prossimo le disposizioni dicono - prosegue il segretario della Cisl Scuola - che negli istituti con diversi indirizzi tutti gli alunni dell’area tecnica si sommano e si dividono per 27. Se gli iscritti non risulteranno ben ripartiti si dovrà provvedere a spostarli. Lo stesso nei licei dove convivono scientifico e Scienze Applicate».

Ma la «vigilanza» del Miur sul Piemonte va oltre. «Il Ministero ritiene che gli enti locali abbiano accolto - spiega Pappalettera - troppe richieste di attivazione dei licei delle Scienze Applicate e delle Scienze Umane ad indirizzo economico. In prospettiva Scienze Applicate, che non ha latino e utilizza docenti della classe di concorso Italiano e storia, rischierebbe di produrre soprannumeri della classe Italiano e latino impiegata nello scientifico tradizionale. Per questo il Miur ha bloccato le nuove istituzioni: se non ci sarà un numero di pensionati che compensi, le scuole dovranno tornare ai vecchi indirizzi».

Intanto, è anche su 229 di quei 1466 tagli che il sindacato cerca chiarimenti. «Erano tagli in organico di fatto, lo scorso anno. Ora Tremonti chiede di sopprimerli in pianta organica, in diritto. Vogliamo capire - dice Aschiero, che come Flc-Cgil ha richiesto al Miur una risposta specifica - se sarà così. La sola attenuazione agli effetti dei tagli potrebbe venire da un ripensamento su questi posti».


La Stampa

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CASE POPOLARI, ABUSIVO UN INQUILINO SU QUATTRO


TORINO - «Mio padre non può camminare. Quindi firmo io al posto suo il contratto della casa popolare. Fidatevi. Ma certo che è invalido, ecco perché abbiamo ancora diritto all’alloggio». Se non fosse che si tratta di un appartamento realizzato con soldi nostri e sottratto a un invalido vero (oppure a un vero povero) ci sarebbe da ridere. Come davanti a un film di Totò.

Peccato però che questa scena sia successa sul serio, e sia finita nero su bianco nel rapporto dei vigili del nucleo «edilizia abitativa». Dove sta il tragicomico? Che G.A., in fondo, non aveva mentito davvero: davvero suo padre non poteva camminare. Il motivo? Era morto.

Questa è soltanto una delle tante storie scoperte dagli investigatori di Palazzo Civico sguinzagliati in questi ultimi cinque anni dall’assessore alla Casa Roberto Tricarico. Una decisione che costa uomini e mezzi, «ma da quando la forbice fra richieste di case popolari e offerte è diventata enorme». Le cifre? «All’ultimo bando, che è durato tre anni, hanno risposto 10 mila famiglie quando a Torino erano disponibili poco più di 1500 appartamenti», spiega Tricarico.

Così è nato il «Nucleo edilizia abitativa»: una squadra di vigili urbani, guidata dall’ufficiale Giovanni Drovetti, con il mandato di scoprire i «furbetti del pianerottolo». Gente che di fronte allo sportello Atc presenta dichiarazioni incredibili. Oppure che, nel tempo, perde il diritto esibito al tempo in cui aveva ottenuto la casa. Vuoi perché nel frattempo ha trovato lavoro, vuoi perché ha ricevuto un’eredità, vinto alla lotteria, mai concluso le pratiche di un divorzio che utilizzava proprio per dichiarare un reddito pari a zero.

«Ogni anno - spiega Tricarico - si recuperano circa duecento appartamenti, tant’è che nei dieci anni dell’amministrazione Chiamparino ci siamo riappropriati di duemila alloggi. Un buon risultato a fronte di un patrimonio di 18.000 alloggi in città».

I controlli effettuati nel 2010 sono stati circa mille e le case liberate (perché occupate da persone senza titolo) sono state 236. Insomma uno su quattro, fra i controllati, era abusivo. Cinquantatré di loro, responsabili dei casi più gravi, si sono presi una denuncia all’autorità giudiziaria. Gli altri casi: 41 titolari avevano abbandonato la casa senza comunicarlo all’Atc, 104 appartamenti figuravano intestati a persone che nel frattempo erano morte, 8 erano stati subaffittati, 10 intestati a «morosi colpevoli». Altre 26 famiglie, infine, si erano trasferite, addirittura fuori dal Piemonte, all’insaputa dell’Atc.

Dati clamorosi emersi grazie al fatto che la polizia municipale ha passato al setaccio le domande di coloro che si sono rivolti alla Commissione emergenza abitativa del Comune. «Lo spaccato che emerge dalle relazioni dei vigili urbani - ha aggiunto ieri l’assessore - è quello di un’umanità che fatica. Ecco perché cerchiamo di individuare subito chi tenta di truffarci: sono troppe le famiglie che si presentano in condizioni di “precarietà abitativa” per poterci permettere di non indagare con tutti i mezzi possibili sui soprusi. Chi ottiene il privilegio di una casa popolare senza meritarla sul serio lo fa ai danni di una famiglia che è davvero in mezzo a una strada».

L’anno scorso il Comune ha assegnato circa 600 appartamenti. Inoltre, grazie a «Lo.ca. re.», l’agenzia del Comune per l’affitto agevolato, si è riusciti a dare una risposta abitativa a oltre 250 famiglie nel mercato privato della locazione, con incentivi ai proprietari e contributi agli inquilini. Tuttavia la distanza tra il bisogno e l’offerta pubblica è molto alta.

Se all’ultimo bando si sono presentate più di diecimila famiglie va anche detto che il numero tende a crescere, soprattutto a causa dell’altrettanto crescente morosità. D’altronde, non potrebbe essere altrimenti in una situazione dove i redditi sono bassi e gli affitti alti. «Per questo è doveroso - ribadisce Tricarico - effettuare controlli per far prevalere i nuclei famigliari che presentano maggiori difficoltà. Certo che dai controlli (come si deduce dalle storie che pubblichiamo tutt’attorno, tratte dai rapporti dei vigili urbani, ndr) le sorprese non mancano.

«A volte si stenta a credere a quanto sta scritto su queste relazioni - conclude Tricarico - la fantasia è tale da lasciarci a bocca aperta: ma il principio di legalità nella comunità torinese è forte. Al punto che parecchie segnalazioni provengono anche dai vicini di casa». Alleati preziosi per scoprire l’esercito, sempre più folto, dei furbetti della porta accanto.


La Stampa

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sabato 26 marzo 2011

TRASLOCO FIAT, C'E' LA SMENTITA MA INTANTO TORINO TREMA


FIAT se ne andrà? Nel dubbio, Torino trema. Non sono bastate le rassicurazioni date dallo stesso Sergio Marchionne al Parlamento, né la smentita arrivata ieri dall’azienda. L’idea che il principale costruttore automobilistico italiano possa spostare la sua testa negli Stati Uniti continua a mandare in fibrillazione buona parte del territorio piemontese.

Non Sergio Chiamparino. Il sindaco di Torino continua a tenere i nervi saldi: "Dalla Fiat non ho avuto alcun segnale", taglia corto il primo cittadino. Che poi getta acqua sul fuoco dicendo che la Reuters, l’agenzia che ieri ha rilanciato la notizia della futura fuga di Fiat negli States, "non è il Vangelo" e che quella è "un’opinione, ma ce ne sono altre opposte". Insomma, in quattro parole: "Non è successo nulla".

Fabrizio Cellino, il presidente dell’Api Torino, l’associazione delle piccole medie imprese, vuole andarci cauto ma non riesce a celare il timore che l’addio di Fiat possa concretizzarsi: "Di fronte alle nuove voci di trasferimento – dice – occorre fare chiarezza in tempi brevi e sulla base di informazioni che non siano solo il frutto di indiscrezioni. Non è possibile pensare al futuro di un comparto così importante solo sulla base di supposizioni". Da uomo d’azienda qual è, Cellino bada al sodo: "Da italiani saremmo dispiaciuti se la sede del gruppo Fiat si spostasse in America, ma ciò che importa è la sostanza e i contenuti dei futuri piani industriali". E aggiunge: "Se la Regione deciderà di convocare gli attori di questa vicenda, noi non ci sottrarremo a questo compito e anzi chiediamo fin da subito di essere interpellati".

Il leader della Fiom-Cgil Torino, Federico Bellono, non si stupisce: "Queste ulteriori voci sembrano confermare, se non una prospettiva certa nei modi e nei tempi, sicuramente una tendenza a voler spostare la sede. Che però si vede anche a occhio nudo: che Chrysler sia ormai diventata la priorità di Marchionne è evidente, così come è evidente che pesano non poco gli impegni presi con il governo degli Stati Uniti anche dal punto di vista finanziario". Claudio Chiarle, segretario provinciale della Fim Torino, preferisce frenare: "Il problema vero non è dove è posizionata la scrivania di Marchionne, ma se la questione della sede è legata a motivi di natura fiscale o piuttosto di politica industriale. Laggiù Obama supporta l’industria dell’auto, cosa che qui non succede. E laggiù il sindacato costruisce ponti d’oro per Marchionne, mentre qui mette i bastoni tra le ruote. Per questo, se un giorno la scelta di trasferire la sede dovesse diventare definitiva, il governo e un pezzo di sindacato dovranno fare qualche riflessione".

E la politica? Monica Cerutti (Sel) ironizza: "Nel report diffuso dalla Reuters Marchionne viene indicato come l’Elvis Presley del Lingotto. Noi sinceramente invece di avere un Elvis che importa il modello americano dei diritti e ci priva della sede dell’azienda più importante del paese, preferiremmo avere un più modesto Adriano Celentano, che vada negli Usa per esportare il Made in Italy". Cesare Damiano (Pd) ragiona: "Noi ci aspettiamo che Fiat dia seguito agli investimenti stanziati per il piano Fabbrica Italia. Se si percorre questa strada, dopo gli accordi e i referendum di Pomigliano e Mirafiori, si dovrà mantenere conseguentemente la sede legale in Italia". Giorgio Merlo (Pd) se la prende con l’esecutivo Berlusconi: "La permanenza di Fiat in Italia continua a essere un postulato essenziale non solo per il futuro industriale di Torino e del Piemonte ma di tutto il Paese. Di fronte a questo ennesimo rischio, vero o virtuale che sia, il governo non può più stare alla finestra".


Repubblica

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SALVA UNA DONNA DAL FUOCO, "BRUCIAVA, MI SONO BUTTATO"


TORINO - Francesco Rigillo non è un eroe. Però ha 28 anni e forse studia per diventarlo. Qualche anno fa ha fermato un extracomunitario ubriaco che, a bordo della sua auto, investiva i passanti come se fosse un videogioco. Due cazzotti ben assestati e fine della corsa. Rigillo è finito sui giornali e in molti lo hanno ringraziato.

Ieri, per una di quelle coincidenze che nutrono l’ottimismo, è stato il primo ad accorgersi che in via Oslavia 11 c’era un incendio in un appartamento. Rigillo ha dato l’allarme, ma poi si è precipitato in quella casa che andava a fuoco ed è riuscito a salvare una signora di 80 anni con i capelli e i vestiti già avvolti dalle fiamme, Elena Ricci. La signora, che ora è ricoverata in prognosi riservata al Cto, è salva probabilmente grazie a quel gesto. «No, non sono un eroe - si schermisce Rigillo -. Però non ho paura di nulla e mi hanno insegnato che se bisogna agire è meglio farlo. Spero solo di essere arrivato in tempo, sa come sta la signora?».

Rigillo, di mestiere, fa l’idraulico. Era insieme a un collega quando si è accorto del fumo che usciva dall’appartamento: «Abbiamo il negozio lì, in corso Belgio - racconta -. Ci siamo subito resi conto che c’era un incendio».

Rigillo non è un eroe, ma evidentemente ne ha mutuato alcune caratteristiche. In primo luogo la saggezza: non appena capisce quel che sta accadendo, Rigillo avverte i vigili del fuoco. È la cosa giusta, la più corretta e forse la faremmo tutti. Ma poi scatta l’altruismo: ci sarà qualcuno in casa?, si domanda. E così fa il giro della casa e chiede a una signora del palazzo del primo piano.

«Mi ha detto che l’alloggio era vuoto - racconta ancora Rigillo - ma io se non ci metto il naso... E poi, non lo so, me lo sentivo che c’era qualcosa che non andava». L’istinto e il coraggio vanno di pari passo. Rigillo sale al piano, nonostante ormai l’alloggio sia in fiamme, e sente le urla della signora Ricci.

«La porta, praticamente, l’aveva già distrutta il fuoco - continua Rigillo -. Il fumo mi stordiva e il calore era insopportabile, mi sono dovuto fermare un attimo». Ma Rigillo vede l’anziana. «Era per terra, nell’ingresso, stava bruciando». Rigillo si butta tra le fiamme e riesce ad afferrare i piedi della signora. La trascina fin sul pianerottolo e così la sottrae al fuoco. Nel frattempo arrivano gli specialisti, i vigili del fuoco, quelli che eroi lo sono tutti i giorni per mestiere. Soccorrono la signora e portano via Rigillo, nel frattempo evacuano undici famiglie dal palazzo e cominciano le operazioni di spegnimento.

«Sono ancora un po’ frastornato - racconta Rigillo -. Ho ancora l’immagine della signora in mente ed è terribile, ma nelle orecchie ho anche quel “grazie” straziante che è riuscita a bisbigliarmi prima di essere portata via. È una cosa grande. Spero davvero che si rimetta». Francesco Rigillo non è un eroe. Forse è solo un uomo che non ha scordato di essere umano.


La Stampa

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venerdì 25 marzo 2011

ESTORCE 160MILA EURO PER LAVORI MAI ESEGUITI


TORINO - Ha spillato complessivamente 160 mila euro a madre e figlia per lavori edili mai eseguiti: Carmine Faccenda, muratore di 43 anni, di Torino, pregiudicato per vicende analoghe, è stato arrestato dai carabinieri in applicazione di un’ordine di custodia cautelare spiccato dal gip del capoluogo piemontese Silvia Bersano Begey, su richiesta del pubblico ministero Enrica Gabetta. È accusato di circonvenzione di incapace.

La vicenda iniziò nel 2005, quando una donna, che oggi ha 61 anni, gli chiese di ristrutturare un appartamento nella zona precollinare di Torino. Secondo quanto appurato dagli investigatori, il muratore in due anni non fece quasi alcun intervento, ma riuscì a farsi consegnare dalla donna la somma di 30 mila euro. Successivamente iniziò a minacciarla di morte, ottenendo ulteriori 30 mila euro che la vittima pagò «per paura di ritorsioni».

In un secondo momento, non soddisfatto, Faccenda si rivolse alla madre della proprietaria dell’appartamento, una donna che oggi ha 87 anni. A quest’ultima, millantando di dover effettuare dei lavori, è riuscita a portare via ulteriori 100 mila euro negli ultimi quattro anni. Gli ultimi assegni a lui intestati sono datati 25 febbraio 2011.


La Stampa

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BLITZ DEGLI ANARCHICI NELLA SEDE DI INTESA-SAN PAOLO


TORINO - Circa 25 anarchici sono stati protagonisti, a Torino, di un blitz all'interno della sede di banca Intesa-Sanpaolo nella centralissima piazza San Carlo. Due guardie giurate, in servizio davanti alla filiale, sono rimaste contuse. Secondo la ricostruzione del personale interno alla filiale, le guardie hanno cercato di opporsi all'ingresso dei manifestanti, ma sono state colpite ripetutamente con calci e pugni, riportando prognosi di pochi giorni.

Una volta all'interno, i manifestanti hanno distribuito volantini e tracciato scritte su muri e arredi. Successivamente, sono stati fatti uscire dalla Digos e dai carabinieri e hanno effettuato un sit-in all'ingresso della filiale, con cartelli che si oppongono alle guerre 'umanitarie', ai tagli all'istruzione e all'aumento delle tasse.

Intesa-Sanpaolo - si appende ancora da fonti interne alla banca - denuncerà tutti coloro che hanno fatto ingresso nella filiale.Poi i manifestanti, che hanno srotolato uno striscione con la scritta 'We are the crisis', hanno lasciato piazza San Carlo e si sono diretti verso Palazzo Nuovo, sede dell'università. La manifestazione fa parte di un programma contro i simboli del capitalismo finanziario che coinvolgerà le principali città europee e anche la Tunisia.



Repubblica

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PESCATORE MUORE FOLGORATO, LENZA TOCCA I CAVI


CUNEO - È stato trovato morto su un isolotto del torrente Mellea, fra Savigliano e Fossano (Cuneo), l'operaio Riccardo Ravera, di 46 anni, del quale non si avevano notizie da martedì scorso. L'uomo - secondo i primi accertamenti medico legali - morto per folgorazione: nel lanciare la lenza della canna con la quale stava pescando avrebbe toccato la linea elettrica a 15mila volt che gli passava proprio sulla testa. Colpito da una scarica si è accasciato ed è rimasto quasi seduto nello stesso luogo dove stava pescando. Solo la canna, trascinata dalla corrente è stata rinvenuta qualche centinaio di metri più a valle. Il cadavere è stato rinvenuto sulla base delle indicazioni di un amico pescatore. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco il 118 ed i carabinieri diÿFossano. Riccardo Ravera, dipendente della ditta Alstom di Savigliano, era sposato ed aveva due figli entrambi minorenni.


Leggo

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SOVRAFFOLLAMENTO NELLE CARCERI, LE "VALLETTE" RADDOPPIANO


TORINO - A cavallo tra la fine dell’anno e l’inizio del 2012 partiranno i lavori per costruire quelle che potremmo chiamare le Vallette 2, una nuova struttura carceraria da 450 posti che sorgerà a fianco del penitenziario verso la parte Sud di Venaria. I soldi, 40 milioni e mezzo, li mette il governo nell’ambito del piano carceri. Ma lo stanziamento è stato reso possibile grazie all’intesa firmata ieri a Roma dalla Regione Piemonte e dal commissario delegato per il piano, Franco Ionta, che individua la localizzazione della nuova struttura.

Il sito di quasi 9 ettari è stato scelto perché sorge «vicino all’uscita autostradale, funzionale alla traduzione dei detenuti e all’accesso di parenti, legali e personale giudiziario». Nelle intenzioni del governo il piano carceri servirà per realizzare istituti adatti a migliorare le condizioni di vita dei detenuti, ampliando gli spazi e favorendo le attività riabilitative, nonché a garantire al tempo stesso un elevato livello di sicurezza, ottimizzando il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria. Secondo Ionta il nuovo carcere dà una risposta immediata all’emergenza in atto legata al sovraffollamento».

La popolazione carceraria del Lorusso-Cotugno varia dai 1500 ai 1700 detenuti a fronte di una capienza ottimale di 900 posti e una «tollerabile» di 1300. Secondo l’assessore regionale al Bilancio, Giovanna Quaglia, che ieri ha firmato l’intesa per conto del governatore Roberto Cota, «l’ampliamento delle strutture, nonostante una carenza del personale operativo rispetto alle reali necessità, andrà a particolare beneficio della convivenza all’interno delle strutture e potrà migliorare seriamente le condizioni lavorative del personale di polizia penitenziaria, che svolge davvero un compito difficile e di grande importanza».

Per Maria Pia Brunato, garante dei detenuti per il Comune di Torino, resta invece «irrisolto il problema legato alla vita quotidiana dei detenuti. Mancano carta igienica, assorbenti, materiali per la pulizia che vengono forniti dalle associazioni di volontariato che operano all’interno del carcere oppure grazie a donazioni private possibili solo per l’attivismo del direttore». Dunque, non basta garantire più spazio, perché «la maggioranza dei detenuti che incontro mi sottolinea la mancanza degli strumenti per la pulizia personale e della cella». E l’ex ministro della Giustizia, Piero Fassino, candidato sindaco per il centrosinistra, aggiunge: «Per il buon funzionamento di un nuovo istituto di pena è indispensabile una adeguata dotazione di personale di custodia, di educatori capaci di far sì che il tempo della permanenza per un detenuto non sia solo punizione e isolamento, così come servono risorse finanziarie adeguate che garantiscano un buon funzionamento all’interno del carcere».

Ma secondo il commissario Ionta «le opere di edilizia carceraria sono solo un tassello, pur necessario e fondamentale, di un piano che prevede anche misure deflattive alla carcerazione e l’assunzione di agenti di polizia penitenziaria». Un piano «predisposto dal governo con l’obiettivo di operare una transizione dall’emergenza cronica alla stabilizzazione del sistema penitenziario». Il Piano carceri prevede la realizzazione in tempi rapidi di 11 nuovi istituti penitenziari e di 20 padiglioni (uno da 200 posti sorgerà ad Alessandria) che garantiranno 9150 nuovi posti detentivi, per un costo complessivo stimato di 675 milioni.


La Stampa

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FUKUSHIMA, GRAVITA' VERSO LIVELLO 6, "DANNI VASCA DI UN REATTORE"


TOKYO - Prima l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare indica che potrebbe rialzare da 5 a 6 su una scala di 7 il livello di gravità dell'incidente alla centrale di Fukushima. Poi arriva la notizia che potrebbe essere stato danneggiato il contenitore delle barre di combustibile del reattore numero 3. La situazione rimane critica, tanto che il governo nipponico invita alla "evacuazione volontaria" fino ai 30 chilometri dall'impianto, sostenendo che l'obiettivo è "migliorare la qualità della vita quotidiana" e che la scelta non è "legata a motivi di sicurezza".

L'Agenzia per la sicurezza nucleare (Nisa) aveva assegnato un rating provvisorio di 5 ("incidente con più ampie conseguenze") lo scorso 18 marzo, a una settimana dal sisma e dallo tsunami che hanno messo fuori uso l'impianto di raffreddamento della centrale e causato gravi danni ad alcuni dei suoi reattori. Ora, dopo la raccolta di dati sui livelli di radioattività nelle zone limitrofe, pensa di portarlo a 6 ("grave incidente"). "Il rating attuale e provvisorio si basa sulle informazioni disponibili al momento della valutazione", ha spiegato Hidehiko Nishiyama, portavoce della Nisa, in una conferenza stampa. "La situazione rimane fluida e per la valutazione finale è necessario attendere che la situazione si stabilizzi e che tutti i dati sulle radiazioni diventino disponibili", ha concluso.

I giudizi sulla gravità degli incidenti nucleari sono emessi secondo la International Nuclear and Radiological Event Scale (Ines), una scala introdotta dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea, che fa capo all'Onu), per consentire la comunicazione tempestiva delle informazioni rilevanti sulla sicurezza in caso di incidenti nucleari. La Ines si compone di 7 livelli: finora quello più grave, il settimo, è stato assegnato al disastro di Chernobyl del 26 aprile del 1986.

Nella centrale si continua a lavorare per cercare di raffreddare i reattori. Il reattore che crea le maggiori preoccupazioni è sempre il numero 3, da dove ieri i tecnici erano stati allontanati 1. Due erano venuti in contatto con acqua contaminata ed erano stati ricoverati. Agli sforzi per evitare una catastrofe nucleare, partecipano anche le truppe statunitensi, che forniranno acqua per raffreddare i reattori.

Due settimane dopo la catastrofe la polizia giapponese ha aggiornato il bilancio delle vittime: i morti accertati sono 10.035 e altre 17.443 risultano ancora disperse.

In Cina radiazioni che superano "in modo consistente" i limiti sono state riscontrate su due passeggeri giapponesi arrivati all'aeroporto di Wuxi, nell'est. L'organismo preposto alla supervisione, ispezione e quarantena ha fatto sapere che ai due è già stata fornita assistenza medica e ha assicurato specificando che non c'è alcun rischio di contaminazione con altri. Livello anomalo di radioattività anche su una nave merci giapponese giunta lunedì nel porto di Xiamen, nella provincia orientale cinese del Fujian. Il cargo era partito dagli Stati Uniti, fermandosi poi in Giappone lo scorso 17 marzo e lo stesso giorno era salpato alla volta della Cina.


Repubblica

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giovedì 24 marzo 2011

LAMPEDUSA, SCATTA EMERGENZA ACQUA


Nuovo sbarco a Lampedusa, nel primo pomeriggio, di altri 48 migranti, assiepati su una piccola imbarcazione scortata inporto dalla Guardia costiera. In mattinata erano giunti invece una cinquantina di migranti. L'assessore regionale al Territorio riferisce che sull'isola sono ancora 4.376 i clandestini presenti: 'Lampedusa e' al collasso, e' una bomba sociale pronta a esplodere', aggiunge. Dal comune fanno sapere che manca l'approvigionamento idrico sufficiente. A Mineo, nel Catanese,nel cui Villaggio della solidarieta' sono stati trasferiti 498 migranti da Lampedusa, protesta degli amministratori locali. Il sindaco annuncia una manifestazione per domenica.

SOS DA BARCONE CON 330 ERITREI, MA NON SI TROVA - E' allarme per un barcone con circa 330 eritrei, tra cui donne e bambini, che sarebbe partito due giorni fa dal porto di Tripoli diretto verso Lampedusa e di cui non si hanno piu' notizie da ieri. Si tratterebbe della prima imbarcazione di profughi proveniente dalla Libia, dopo la scoppio della guerra civile.

SAN MARCO ARRIVATA AD AUGUSTA - La nave militare San Marco con 550 migranti a bordo provenientida Lampedusa, è entrata nel porto di Augusta. Dopo l'attracco,il trasferimento dei profughi in pullman nel Villaggio della solidarietà a Mineo (Catania). A Lampedusa, intanto, circa 400immigrati, tra cui 13 minori, sono sbarcati nel corso della notte. Con gli ultimi sbarchi il totale dei migranti arrivati nelle ultime ventiquattro ore è di 869. A Pantelleria,minisbarco di 5 nordafricani giunti con un gommone

LA RUSSA, DA DIFESA 13 SITI PER PROFUGHI - La Difesa ha messo a disposizione 13 siti "in ogni parte del territorio nazionale, al nord, centro e sud, per un totale di circa 4.600 ettari", per "l'accoglienza, soprattutto di profughi, in caso di esodi consistenti dalla sponda sud del Mediterraneo". Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel suo intervento alla Camera. I siti sono a disposizione "per ogni opportuno utilizzo demandato ad altri ministeri, in particolare a quello dell'Interno"

200 MILITARI FINO AL 30 GIUGNO PER SICUREZZA STRUTTURE - "Nell'ambito del concorso fornito per la vigilanza e la sicurezza delle strutture e delle aree impiegate per l'emergenza clandestini la Difesa ha reso disponibili fino al 30 giugno 2011 ulteriori 200 militari". Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel suo intervento alla Camera. "Al riguardo - ha aggiunto - il 9 marzo scorso, per l'emergenza umanitaria, sono stati assegnati 100 militari al prefetto di Agrigento per il centro di accoglienza di Lampedusa e 50 al prefetto di Catania per il centro di Mineo per il concorso in attività di vigilanza e sicurezza. Il rischieramento è avvenuto dal 19 marzo".

ASSESSORE, A LAMPEDUSA 4376 MIGRANTI - Dopo le partenze di ieri, tra cui quelle di 83 minori, sono ancora 4.376 i clandestini presenti sull'isola. Altri due barconi stanno arrivando con altri 150 migranti. Lo dice l'assessore regionale al Territorio Gianmaria Sparma giunto sull'isola, che ha fatto una riunione col sindaco delle Pelagie, Bernardino De Rubeis. Sparma ha poi incontrato Antonino Morana, comandante della Guardia costiera e visitato la stazione marittima, che "ormai versa in uno stato di completo degrado".


ANSA

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GLI STUDENTI ACCUSANO PROF. SEVERA, "MEGLIO SE VA VIA"


MILANO - Una cosa la vogliono chiarire subito: «I nostri genitori non c'entrano. Sono solo portavoce di un disagio inascoltato». Per il resto, «la professoressa ha le sue colpe: spiega male, non risponde alle domande e dà voti a caso». Insomma, «se vuole andarsene meglio così».Davanti al liceo classico Parini, il gruppetto di studenti di II commenta la lettera della docente inviata alle loro famiglie in cui spiega le ragioni del trasferimento. «Obbligato dopo pressioni, insulti e accuse da parte di alcuni genitori». Senza contare «la richiesta di mettermi in malattia». Con lei ci sarebbero altri colleghi che vessati, hanno «deciso» di lasciare la cattedra. Intanto la Cgil annuncia: «Oggi invieremo la documentazione alla direzione scolastica regionale. Chiederemo un'ispezione. È una vicenda molto grave».

Insomma non si arresta la polemica. Perché il giorno dopo che è circolata la notizia dei «trasferimenti forzati», all'istituto di via Goito continua lo scambio di accuse. Alcuni studenti della docente, non usano mezzi termini: «Il problema non è la severità. Ci sono altri insegnanti che pretendono tantissimo, ma lei ha proprio un brutto carattere. Poi è una battuta continua, molte volte sul personale e se qualcuno non capisce, non ripete e prende in giro». Per questo ne hanno parlato a casa: «A quel punto sono intervenute le famiglie, ma per cercare di ristabilire la calma in classe». Mai arrivata. Anzi. La situazione è degenerata. E la scuola si trova divisa. Se da una parte una mamma si dice «indignata, offesa e amareggiata per il comportamento della professoressa», dall'altra un genitore scrive «con lei mia figlia ha imparato ad amare le materie scientifiche e per questo gliene sarò per sempre grata». Poi decine le email di solidarietà e «appoggio incondizionato» arrivate alla docente da parte delle famiglie. E una richiesta: «La prego, non se ne vada».

Sostegno arriva anche da altri professori. «Queste ingerenze non fanno bene a nessuno. Non è possibile continuare in questa maniera». E in particolare da chi si è trovato «in una situazione molto simile». Tutti però denunciano un «clima difficile», in cui «lavorare è impossibile. Anche perché oramai ci si pensa due volte a mettere un brutto voto a un ragazzo, c'è troppa paura di ritorsioni da parte dei genitori». Ma anche su questo alcuni ragazzi di II non sono d'accordo: «Non siamo alle elementari. Non è vero che il problema sono i brutti voti, ma il comportamento dei professori. E per favore lasciate perdere i nostri genitori».


Corriere

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