sabato 30 aprile 2011

PREZZI, APRILE DA RECORD, TORINO DIVENTA PIU' CARA


Aprile amaro. Con un incremento dei prezzi dello 0,5 per cento è, per ora, il mese «più caro» dell’anno, in linea con l’andamento nazionale che indica rincari come mai c’erano stati dal 2008. A gennaio e febbraio gli aumenti erano stati un poco inferiori: lo 0,3. Già a marzo piccola risalita con un più 0,4. Se l’andamento di questi primi quattro mesi rimarrà immutato a fine anno l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità potrebbe essere del 2,2 per cento.

Torino non è comunque un’eccezione. Anzi. A Ferrara i prezzi sono saliti addirittura dell’1,3 per cento. A Bologna dello 0,9, a Firenze dello 0,8, a Roma, Palermo e Verona dello 0,7, a Genova, Perugia, Brescia, Cremona, Modena, Rimini, Pisa dello 0,6. Hanno fatto meglio solo Venezia, Trieste, Bari, Udine, Grosseto con un più 0,4 e Ancona ferma a un modesto più 0,2.

D’altronde a livello nazionale si è tornati alla crescita del 2008 quando la crisi non aveva ancora abbattuto i consumi. Adesso i consumi rimangono modesti, ma l’inflazione riprende, a Torino, in Italia, in Europa. Come accade spesso negli ultimi mesi a guidare gli amenti è il capitolo dei trasporti in salita del 2,1. Un risultato frutto di mix anche casuali: nella voce, infatti, vengono inseriti il più 31,7 dei trasporti marittimi e il più 24,2 di quelli aerei che sono rilevati trimestralmente.

Comunque nel capitolo pesa anche il più 1,5 dei carburanti, il vero nodo degli incrementi degli ultimi mesi, in particolare da quando è scoppiata la crisi libica. Se aumenta la benzina a cascata aumenta tutto il resto. A aprile sono costati di più anche acqua, energia elettrica e combustibili in salita dell’1,8%. Il gasolio per riscaldamento è rincarato del 4,1, l’energia elettrica del 3,9, il gas dell’1,9, la raccolta rifiuti dell’uno per cento. E gli affitti - rilevati ogni tre mesi sono cresciuti dell’1,6.

Come dimostra ormai ogni analisi delle spese dei torinesi negli ultimi anni si conferma che le voci che più incidono sui bilanci sono trasporti e casa. Infatti anche a aprile per il cibo si è speso meno che a marzo. Il capitolo è 0,1%; in ribasso frutta (-1,9%), vegetali (-1,5), zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi (-0,3%). In aumento solo i vizi: caffè, tè e cacao (+1,7%). E poi oli (+1,0), latte, formaggi e uova (+0,4), pesci (+0,3), pane e cereali (+0,2) e carni (+0,1).

E anche gli abiti si sono mantenuti - come accade dall’inizio della crisi economica stabili con una crescita appena dello 0,1. Così come mobili, articoli e servizi per la casa (+0,1%). Ci sono poi alcuni beni che sono costati meno come le medicine in ribasso dello 0,5 per cento e telefoni e fax in picchiata addirittura 5%. Costano di più, invece, giocattoli (+4,6%), pacchetti vacanza (+3,7%, giornali e periodici (+1,7), libri (+0,2), corsi d’istruzione e formazione (+0,5), gioielli (+1,2), assicurazioni sui mezzi di trasporto (+0,6), parrucchiere e trattamenti di bellezza (+0,5%). Insomma: divertirsi o anche solo distrarsi costa. E anche per cenare fuori si deve spendere un poco di più: bar e ristoranti sono cresciuti dello 0,4. Ma la vera botta per le famiglie è arrivata dall’istruzione secondaria in aumento del 12,3 per cento; una voce però rilevata solo periodicamente.


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UCCISE DOPO LA PARTITA, ADESSO SCRIVE AI FIGLI DELLA VITTIMA


TORINO - Trent’anni di carcere, in pratica l’ergastolo se il rito abbreviato scelto dall’imputato non riducesse la pena di un terzo. È la condanna che rischia Rocco Acrì, 61 anni, ex titolare di locali pubblici. La sera del 24 maggio dell’anno scorso uccise con una coltellata Edmondo Bellan, 62 anni, anche lui ex proprietario di bar. Acrì è juventino,Bellan era interista. I due avevano appena terminato di vedere Inter- Bayern Monaco al Blu Sky di corso Lecce. Partita vinta dai nerazzurri.Grande euforia, alcool in eccesso e gli animi si sono accesi.Troppo. Assurdo, morire di Champions. Incredibile. Eppure questa è stata la scintilla.Edire che entrambe le famiglie, dell’omicida e della vittima, hanno descritto i loro cari come persone tifose, ma non fanatiche. Eppure.

Il pubblico ministero Marco Sanini, nella sua requisitoria di ieri, ha chiesto la condanna di Acrì con due aggravanti: quella delmezzo insidioso (il coltello a serramanico estratto da Acrì) e quello dei futilimotivi (i commenti calcistici). Nessun riconoscimento delle generiche. Su Acrì pesano precedenti penali che seppur antichi, risalgono agli anni Ottanta, non sono bagatellari: estorsione e detenzione abusiva di armi. La pubblica accusa ha anche biasimato il comportamento processuale di Acrì che mai ha tentato di risarcire i familiari diBellan (i figli e la convivente difesi dall’avvocato Paolo Davico Bonino).

Ieri è arrivata una lettera ai figli, è vero. «Ho riflettuto per tanto tempo se scrivervi o meno nel timore che questo potesse provocarvi nuovo dolore » ha scritto Acrì. «Spesso immagino di poter tornare indietro nel tempo e di evitare che avvenga questa tragedia, che le nostre famiglie possano continuare a vivere serene come prima. Ma non posso. L’unica cosa che mi è permessa è fare silenzio».

Una lettera giudicata «tardiva » dalla pubblica accusa, che ha poi contestato la ricostruzione dei fatti raccontata da Acrì. Di quella sera si sa per certo che scoppiò un litigio sull’Inter, a fine partita, tra Bellan e altri tre avventori del locale. Bellan aveva bevuto. Aggredì il titolare del bar, Emanuele Romeo. Allora intervenne anche Rocco Acrì in sua difesa. Bellan gli sferrò un pugno in faccia. Romeo sbattè tutti fuori. Fece uscire Bella e Acrì da due uscite differenti, una su corso Lecce e l’altra su viaNicolaFabrizi. Èqui che le versioni divergono.

Acrì ha sempre raccontato che fuori venne raggiunto da Bellan che gesticolava e lo insultava. Vedendoselo venire incontro, si prese paura ed estrasse il coltello a serramanico che teneva in tasca per quando andava in campagna. Ha dichiarato di aver dato dei fendenti più che altro per allontanare l’aggressore. Bellan rimane ferito al braccio e Acrì dichiara di essersi allontanato pensando a una ferita superficiale. Invece, purtroppo, il coltello penetra il petto e colpisce al cuore Bellan, che muore soccorso tra i presenti. Acrì rientra a casa, non racconta nulla alla moglie e va a dormire. Il giorno dopo viene arrestato. Consegna il coltello e tutto quanto.

Cosa non torna per il pubblico ministero? Che Acrì dice di essere stato raggiunto da Bellan, ma le macchie di sangue racconterebbero un’altra storia. L’aggressione avviene vicino alla porta da cui è uscito Bellan. È dunque Acrì a raggiungerlo, armato di coltello, e non il contrario. Alla requisitoria del pm replicheranno il 15 giugno gli avvocati che difendono Acrì: AntonioRossomando eMarcoModa.

Saranno arringhe difensive che punteranno a dimostrare che la versione di Acrì coincide con le prove fisiche e testimoniali raccolte e che il comportamento del 61enne dimostra come non fosse sua intenzione uccidere Bellan. Sarà il giudice SandraCasacci a decidere quale versione corrisponde alla realtà e a emettere la sentenza.


La Stampa

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PAURA AL CENTRO COMMERCIALE, SPRAY URTICANTE TRA I CLIENTI


TORINO - Ventuno persone si sono sentite male ieri pomeriggio nel centro commerciale "Le Fornaci" di Beinasco. I dipendenti, tre in tutto, e i clienti sono stati trasportati agli ospedali San Luigi di Orbassano e Martini di Torino. Una ragazza è stata poi dimessa, ma in pochi minuti è stata sostituita al pronto soccorso da una donna che stava facendo la spesa all'Ipercoop. Secondo carabinieri e vigili del fuoco si sarebbe trattato della bravata di qualcuno, molto probabilmente ragazzini, che ha spruzzato spray urticante all'interno del supermercato.

Tutti, clienti e personale, presentavano gli stessi sintomi: mal di testa, nausea, tosse e bruciore in gola. Le prime persone che si sono sentite male stavano facendo acquisti vicino alla vetrina di "Foot Locker", un negozio di abbigliamento sportivo molto frequentato dagli adolescenti. Poi la sostanza ha investito i dipendenti della pizzeria al taglio che si trova di fronte, a loro volta trasportati in ospedale, quindi i negozi più lontani, di biancheria intima. Il centro commerciale non è stato evacuato, ma diversi esercizi sono stati chiusi. Poiché molti avevano difficoltà a respirare, sono intervenuti i medici del 118. L'uscita d'emergenza è stata aperta così da permettere alla gente di uscire subito. Per identificare la sostanza liberata nell'aria è stato chiamato il nucleo Nbcr (nucleare, biologico, chimico, radiologico) dei vigili fuoco: sarebbe uno spray sì urticante ma, mancando il sintomo del bruciore agli occhi, è probabile che non contenga peperoncino.

"Dev'essere stato spruzzato qui - indica la vetrina di "Foot Locker" una guardia giurata - Stavo camminando vicino al negozio e ho avuto un improvviso prurito al braccio. Come se qualcosa mi avesse punto. Poi ho iniziato a sentirmi male". Fuori una ragazza è seduta sull'ambulanza: i medici del 118 le hanno messo una mascherina per aiutarla a respirare. In molti ricorrono alle cure dell'équipe medica. I carabinieri ora indagano per individuare gli autori del gesto. I filmati delle telecamere interne sono stati prelevati per essere visionati dai militari. Una prova fondamentale per risalire ai responsabili.

L'episodio di Beinasco è l'ennesimo caso di "bullismo spray". Appena una ventina di giorni fa una ragazzina aveva spruzzato a scuola uno spray al peperoncino facendo evacuare l'intera succursale del liceo artistico Cottini. Ancora prima, intorno a Natale si era scatenato il panico nel ristorante McDonald's di piazza Statuto: anche in quel caso il locale era stato sfollato. Furono poi le riprese della sorveglianza a individuare il colpevole: un ragazzino che aveva gettato la sostanza urticante al piano interrato. Comunque stamattina anche gli ultimi ricoverati hanno fatto ritorno a casa.


Repubblica

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venerdì 29 aprile 2011

INCHIESTA, "OPERAIO IN NERO PER UN GIORNO: 50 EURO E NESSUN DIRITTO"


Sono le 5 del mattino, sulla statale a ridosso della Magliana, periferia sud di Roma. Vicino a un viadotto, si distinguono delle sagome sul ciglio della strada: vanno avanti e indietro tra le auto che sfrecciano. Saranno una cinquantina, da lontano sembrano prostitute. In realtà sono uomini: lavoratori, operai. Tutti in cerca di un lavoro. «In nero, ovviamente».

Moldavi, ucraini, rumeni, polacchi in attesa del caporale che di lì a poco li assolderà in qualche cantiere, «in nero ovviamente». Costano la metà e lavorano quasi il doppio rispetto a un operaio regolare. Un manovale in nero prende 40 euro per dieci ore di lavoro; si sale fino a un massimo di 70 euro per quelli con più esperienza. Vuol dire che devono saper fare di tutto: muratura, pittura, intonaco, massetti, pavimenti, idraulica etc. Nessuno può discutere o contrattare il salario. Se ti sta bene sali in macchina, altrimenti resti in strada ad aspettare la prossima opportunità, se ci sarà. Perché le strade della capitale sono sempre più piene di lavoratori che si offrono senza condizioni.

Con una telecamera nascosta abbiamo filmato quello che succede quotidianamente sulle strade provando a fotografare la paura, la rassegnazione e l’indignazione di chi non ha altra scelta per vivere. Ma anche la spudorata arroganza con la quale i caporali abusano di queste persone. Per un giorno ci siamo trasformati in uno di loro: siamo diventati operai in nero. "Invisibili" ma parte integrante di quella terribile piaga del lavoro senza diritti che affligge l'Italia.

Dopo alcune ore in piedi e sotto al sole si ferma una macchina. Il socio di un’impresa locale ci ingaggia per il rifacimento della rete fognaria di una residenza sanitaria. Il prezzo per la giornata è 50 euro. Appena arrivati prendiamo ordini a ripetizione e iniziamo a fare quello che qui chiamano il «lavoro sporco». Inutile parlare di sicurezza sul lavoro. Se chiedi un paio di guanti o un casco ti ridono in faccia: «Qui si lavora così … lavora piano piano». Un altro operaio spiega che se ci facciamo male o sbagliamo a fare qualcosa è meglio che ce ne andiamo subito perché il capocantiere nemmeno ci pagherà. Ma l’infortunio è il minimo che può capitare. In casi peggiori nessuno dovrà mai sapere come e cosa è successo. Insomma, dei fantasmi. Inesistenti anche per le statistiche che non li contemplano neppure alla voce «morti sul lavoro». Tragica realtà quotidiana nell'Italia che produce e lavora senza regole e diritti.


Corriere

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DON CIOTTI, LA DROGA UNA "PIAGA DIMENTICATA"


TORINO - "Eros, 19 anni, Roma. Concetta 26, Torino. Piero 22, Milano. Nel 1975, in questa città, piazzammo un cartello con questi tre nomi, i primi tre morti di droga in Italia. Tre giorni in piazza Solferino sotto le tende: duecento torinesi decisero di digiunare con noi per chiedere una legge che non mandasse più in galera o in manicomio i tossicodipendenti. Michele Pellegrino inviò un telegramma al presidente della Repubblica Giovanni Leone". Don Luigi Ciotti ricorda quella Torino della metà degli anni 70 con commozione: «Nel 1973 avevamo aperto il Molo 53, in via Verdi, primo spazio in Italia aperto giorno e notte e gestito insieme con medici e farmacisti generosi, contrari ad una legge che prevedeva, fra l’altro, la denuncia delle persone tossicodipendenti. Sono passati oltre trent’anni da quella battaglia ed è ora di tornare ad accendere i riflettori sulle dipendenze, di capire cos’è cambiato, di fare nuove proposte», dice. È lui ad aprire il convegno che il Gruppo Abele ha voluto dedicare ad una riflessione a 35 anni dall’approvazione della legge che riconobbe la tossicodipendenza come problema sociale: due giorni di discussione dal titolo “Droga, è tempo di riparlarne” cui partecipano 400 iscritti da tutta Italia, 30 relatori e che si conclude oggi alla Fabbrica delle ‘E’ di corso Trapani. Ma Luigi Ciotti va oltre il ricordo di quella battaglia condotta in prima fila dalla sua associazione. La sua è anche una denuncia e un allarme: "Oggi, con i consumi, sono cambiate pure le condizioni sociali. Viviamo una situazione di impoverimento generale dovuta alla crisi, che ha accresciuto ansia e disperazione nelle persone. Impoverimento non solo economico, ma anche etico e culturale". La riduzione del fondo per il sociale nel nostro Paese che si ripercuote sui servizi di accoglienza e sostegno, dice ancora il fondatore del Gruppo Abele "parla chiaro sul disinvestimento in questo settore. I fondi destinati al sociale erano 2 miliardi e 500 milioni, oggi sono calati a 379 milioni".

La lotta di trent’anni fa che portò finalmente il parlamento ad approvare una legge all’avanguardia torna anche nell’intervento di Leopoldo Grosso, psicologo e vicepresidente del Gruppo Abele: "Allora si trattava di far emergere un fenomeno, togliere il tabù che lo copriva. Già allora le comunità avevano dimostrato con la loro attività di pionieri che era possibile emanciparsi dalla dipendenza». Con il nuovo modello di società che stiamo vivendo negli ultimi anni «le persone vivono però in una condizione di perenne sovraccarico, e così cresce anche la richiesta di psicofarmaci e delle droghe che vengono chiamate “da prestazione”, con un significativo aumento dell’uso di cocaina, diventata la droga di massa".

Parlare oggi di droga significa parlare della solitudine e della fragilità di molti, osserva ancora don Ciotti: "Si nota una sorta di “tassa sulla povertà” con il diffondersi di gioco d’azzardo, scommesse e lotterie, visto che a giocare sono soprattutto i più poveri. Insieme con l’uso di psicofarmaci e antidepressivi, si registra un approccio sempre più precoce all’alcol come veicolo di stordimento. Si diffondono anoressia e bulimia, disturbi alimentari che nascondono disturbi di relazione".


Repubblica

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SALONE DEL LIBRO, ECCO L'EDIZIONE 2011 TRA UNITA' D'ITALIA E MEMORIA


TORINO - Le novità non mancano. La 24esima edizione del Salone Internazionale del Libro, in programma al Lingotto Fiere di Torino, da giovedì 12 a lunedì 16 maggio, sarà ricca di chicche, a iniziare dalla new entry dell'Oval. Nei 20.000 metri quadri a campata unica sarà allestita la mostra «1861-2011. l'Italia dei Libri», ideata da Rolando Picchioni e curata da Gian Arturo Ferrari, racconta centocinquant'anni di storia letti attraverso la lente del libro. Cinque i percorsi di visita che si intrecciano: 150 Grandi Libri, i 15 SuperLibri, i 15 Personaggi, gli Editori e i Fenomeni Editoriali.

Nello stesso spazio il Bookstock Village, l'area per i giovani lettori sostenuta dalla Compagnia San paolo; il Padiglione Italia con gli stand di 16 Regioni italiane per la prima volta riunite in un'unica area; gli stand delle Istituzioni nazionali; l'area Lingua Madre; lo spazio “Libro e Cioccolato, Tentazione e Meditazione”; l'area dedicata alla Russia e una nuova Sala Convegni. Tema conduttore del Salone: «Memoria. Il Seme del Futuro». La riflessione sulla Memoria, avviata già nella precedente edizione, prosegue anche quest'anno investendo temi e problemi dell'Unificazione italiana. E dal passato si passerà al futuro prossimo, alle sfide che ci attendono, in un contesto globale sempre più complesso e difficile.

L'edizione 2011 inizia già con dei numeri da record: quasi 1500 gli espositori, di cui 123 per la prima volta al Salone. Saranno presenti case editrici e istituzioni di Grecia, Palestina, Perù, Romania e Russia, il paese ospite d'onore. Una partecipazione che rientra in un anno di intensi scambi culturali con l'Italia. Attesi al Lingotto una cinquantina di editori. Con loro traduttori, critici, saggisti, narratori e poeti. Fra tutti Ljudmila Ulitskaja, premiata da poco in Francia con il Simone De Beauvoir. Special Guest sarà la Palestina che in fiera porterà Sari Nusseibeh che con il suo «C'era una volta un paese» diffonde le ragioni della pace e della democrazia, proponendo una soluzione non violenta del conflitto. Sono alcuni degli ospiti di incontri, dibattiti e presentazioni che compongono il fitto programma.

A cominciare da Parag Khanna, consigliere per la politica internazionale del presidente americano Barak Obama, e poi il Premio Pulitzer Paul Harting, James Redfield, suo il cult «La profezia di Celestino», Martin Cruz Smith, autore del fortunato «Gorkij park», il cinese Qiu Xialong che racconta le contraddizioni del suo paese attravrso il genere giallo, il dissidente cubano Leonardo Padura Fuentes e Marc Lévy, uno degli scrittori francesi più tradotti. Fra gli italiani Dario Fo, che darà una sua lettura del Boccaccio, Umberto Eco con una lectio magistralis su «Libertà e costrizione dello scrittore», i due maestri del romanzo storico Alessandro Barbero e Valerio M.Manfredi. Per gli spettacoli i monologhi di Gioele Dix e Teo Teocoli, la serata dedicata a Giorgio Gaber, il reading di Ascanio Celestini, la lettura dei diari segreti di Thomas Barnhard fatta da due grandi attori come Giuseppe Battiston e Toni Servillo e quella che Lella Costa farà di «La vita segreta delle ragazze» di Eve Ensler, autrice dei fortunati «Monologhi della vagina».

Nel cuore del salone torna “Lingua Madre”, format dedicato agli incroci linguistici ed espressivi che stanno ridisegnando la mappa delle culture mondiali: ospiti scrittori iraniani, siriani, libanesi, brasiliani. Per il secondo anno verrà consegnato il Premio Salone Internazionale del libro, a uno dei tre finalisti selezionati dal Consiglio di indirizzo della Fondazione: Javier Carcas, Assia Djebar e Anita Desiai. Le loro opere saranno sottoposte al voto dei visitatori e degli editori in apposite postazioni elettroniche istallate nei padiglioni. Il taglio del nastro è affidato a Daniela di Sora, editore di Voland, la madrina del Salone 2011 che sarà inaugurato dal Ministro per i beni e le attività culturali Giancarlo Galan.


La Stampa

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giovedì 28 aprile 2011

SUD DEVASTATO DAI TORNADO, 77 MORTI NEGLI STATI UNITI


WASHINGTON - Una serie di tempeste e tornado ha devastato il sud degli Stati Uniti causando almeno 77 morti, 61 dei quali in Alabama, e centinaia di feriti. Altri 11 morti si registrano nel Mississippi, 4 in Georgia e uno in Tennessee. La situazione più grave si è verificata a Tuscaloosa, città dell'Alabama che è stata travolta da un tornado verso le cinque del pomeriggio di ieri (ora locale).

Moltissime case sono state abbattute, ma per un bilancio definitivo dei morti e dei danni bisognerà aspettare che faccia giorno. Si ritiene che numerose persone siano rimaste intrappolate nelle macerie delle loro case. Gran parte degli studenti dell'università dell'Alabama sono stati costretti a trascorrere la notte nel campus. Almeno 335mila persone sono rimaste senza energia elettrica in Alabama, ha dichiarato Michael Sznajderman, portavoce della compagnia elettrica dello Stato. Le forti piogge dei giorni scorsi, ha spiegato al New york Times, hanno impregnato il terreno permettendo ai venti di sradicare interi alberi che hanno travolto i tralicci dell'elettricità.

A Birmingham, sempre in Alabama, un tornado ha lasciato una fascia di distruzione larga due chilometri, ha riferito il sindaco, citato dalla Cnn. Secondo il servizio metereologico, sono 138 i tornado che hanno colpito il sud degli Stati Uniti entro la mezzanotte (ora locale). Il presidente americano Barack Obama ha ordinato l'immediato invio di aiuti federali in Alabama, comprese unità di soccorso. "I nostri cuori sono vicini a tutte le persone colpite da questa devastazione. Lodiamo gli eroici sforzi di tutti coloro che hanno lavorato senza sosta per rispondere a questo disastro", ha detto il capo della Casa Bianca.


Repubblica

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UNA BOMBA DAVANTI ALLA SCUOLA PER UCCIDERE IL MARITO


TORINO - Incredibile svolta nelle indagini sull'autobomba rudimentale ritrovata, il 15 aprile scorso, in via Paolo Veronese, a Torino, nei pressi dell'Istituto tecnico-aeronautico Grassi. Gli agenti della squadra mobile hanno scoperto che l'ordigno aveva come obiettivo il proprietario dell'auto e la mente dell'attentato era la moglie. In manette sono finiti Emanuela Lopez, operaia alla Robe di kappa, 37 anni, e il suo amante, Edoardo Domenico Simbula, artigiano di 38 anni.

Gli investigatori sono intervenuti in tempo. Grazie alle intercettazioni telefoniche avevano scoperto che la donna stava per attuare un altro modo per eliminare il marito. Una cena speciale per il suo compleanno: zuppa di zucca con all'interno un mix di veleno per topi e scarafaggi. Al telefono gli agenti hanno chiaramente sentito la Lopez dire all'amante: «Non riesco a scioglierlo, è blu e ha un cattivo odore».

La polizia teneva sotto controllo l'abitazione in cui l'arrestata viveva con il marito e i due figli, di 8 e 17 anni, dal giorno in cui era stata ritrovata la bomba rudimentale. Una bombola di gas inserita nel bagagliaio della vettura dell'uomo: una Renault Clio. Il gas aveva già quasi completamente saturato l'abitacolo e sarebbe potuta esplodere. L'intera area era stata messa in sicurezza, l'Istituto era stato fatto evacuare ed erano intervenuti gli artificieri per disinnescare l'ordigno.

L'accusa nei confronti dei due amanti diabolici è tentato omicidio. Il pm, Andrea Bascheri, contesta anche l'aggravante della premeditazione. E se le consulenze della procura dimostrassero che la bomba avrebbe potuto coinvolgere anche altre persone la loro situazione peggiorerebbe. I due avrebbero già fatto le prime ammissioni davanti al pubblico ministero.


La Stampa

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LA CRISI IN CONCESSIONARIA, CASSA INTEGRAZIONE E MOBILITA'


TORINO - L’onda lunga della crisi si è abbattuta anche sugli show room dell’auto. Le concessionarie torinesi sono in profonda crisi. I fatturati vanno a picco, i conti sono in rosso e per i dipendenti si aprono le porte della cassa integrazione e della mobilità. Secondo i calcoli dei sindacati, su oltre duemila persone, prevalentemente amministrativi e addetti delle officine, circa 450 sono quelle coinvolte in procedure di cassa. Una cinquantina sono già finite in mobilità. «Si tratta di esodi volontari — spiega Cosimo Lavolta della Uiltucs — con aggancio alla pensione. Ma quando saranno finiti gli ammortizzatori non sapremo più come affrontare i problemi senza traumi eccessivi per i lavoratori. La situazione è molto preoccupante».

I problemi sono trasversali e riguardano tutti i marchi, tranne Bmw e Wolkswagen, che su Torino sembrano reggere meglio i colpi del mercato. Sotto la Mole operano una trentina di grandi gruppi, che spesso hanno in portafoglio contratti con diverse case costruttrici, italiane ed estere. Società che possono contare, in media, su due o tre punti vendita per un totale di un centinaio di succursali tra il capoluogo e i comuni dell’hinterland. In alcuni casi si tratta di aziende molto ramificate e a livello interregionale. Una situazione figlia di una ristrutturazione della rete vendita partita una quindicina di anni fa e che ha portato a grosse concentrazioni. Un restyling della distribuzione che non ha messo al riparo i concessionari dalla crisi, effetto della tempesta finanziaria che ha colpito il mondo nel 2008 e 2009.

L’ultima procedura di cassa riguarda Authos, marchio che commercializza mezzi del gruppo Ford. Cassa integrazione straordinaria a rotazione per 38 persone. Altri gruppi negli ultimi mesi hanno denunciato cali netti di vendita e hanno messo i dipendenti in cassa, come Progetto e Nuova Uno. Ma il caso più grave riguarda il gruppo Dinamica: da tre mesi i 108 dipendenti sono senza stipendio e la società versa in una situazione molto difficile. «Si tratta di un’azienda storica — sottolinea Luca Sanna della Filcams-Cgil — un fulmine a ciel sereno. La situazione è esplosa ad inizio anno. E ora il gruppo Fiat ha deciso di bloccare pure gli ordini delle auto nuove, non fa più consegne e ha deciso di non fornire più i pezzi di ricambi». Il gruppo ha diverse sedi, tra via Botticelli, Rosta, Pinerolo e Savigliano. I sindacati hanno coinvolto la Regione per chiedere la cassa integrazione straordinaria, ma il gruppo Dinamica non è in grado di garantire gli anticipi. Unica speranza? Un mister x. All’orizzonte pare profilarsi un compratore: «Ci hanno comunicato che c’è una trattativa, ma sarebbe per una sola parte dell’azienda. Vedremo. Al momento da febbraio tutti i dipendenti non hanno salario» dicono al sindacato.

I problemi non riguardano soltanto la vendita di auto nuove per colpa della crisi. Anche settori come le officine e l’assistenza post-vendita, che permettevano ai gruppi di arginare le naturali flessioni del mercato delle quattro ruote, sono in difficoltà. Tanto che tra i cassintegrati e i licenziati la quota maggiore è tra gli addetti delle officine e dei centri servizi delle concessionarie. Le ragioni? Le famiglie preferiscono rivolgersi al meccanico sottocasa, sperando di spuntare un prezzo migliore, magari in nero e senza garanzie. E poi c’è un problema di rapporti tra concessionarie e case costruttrici. I grandi gruppi, senza molte differenze, tendono a scaricare sulla rete vendita gli effetti della crisi, obbligandola a prendere in carico una quota fissa di auto o ad investimenti che finiscono per appesantire i conti finali.


Repubblica

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mercoledì 27 aprile 2011

SADHU INDIANO MANTIENE LA MANO DESTRA ALZATA DA 38 ANNI


INDIA - India – Amar Bharati è un Sadhu (dal sanscrito साधु sādhu, «uomo di bene, sant’uomo») è un induista asceta, che dedica la propria vita all’abbandono, alla rinuncia della società.), che sostiene di aver mantenuto la sua mano destra alzata in aria dal 1973. Ora, 38 anni dopo, la sua mano è solo un inutile pezzo di pelle e ossa, ma è diventato un simbolo per i fedeli di Shiva in India.

Fino al 1970, Amar Bharati era un uomo medio borghese che ha vissuto una vita normale. Aveva un lavoro, una casa, una moglie e tre figli, ma nessuno di questo contava veramente per lui, una mattina si svegliò e decise di lasciare tutto alle spalle e dedicare la sua vita al servizio del dio indù Shiva. Ha cominciato a vagare per le strade dell’India vestito con gli abiti semplici Sadhu. Dopo tre anni, nel 1973, Amar si rese conto che era ancora troppo legato alla dissolutezza ed al lusso dei piaceri della vita mortale, così decise di separarsi da loro alzando il braccio destro e tenendolo sollevato. 38 anni più tardi, il suo braccio è ancora sollevato in alto e lui non può più usarlo neanche se volesse.

Altre fonti sostengono Amar Bharati sentitosi deluso da tutti i conflitti in corso nel mondo, decise di alzare il braccio destro per la pace. Un altro Sadhu molto rispettato, Kumbh Mela, di Haridwar, Amar ha ispirato molti altri Sadhus a sollevare le braccia per la pace e l’armonia, e alcuni di loro hanno mantenuto la posizione per sette anni, tredici anni ma anche 25 anni. Ma fare una cosa del genere non significa solo rinunciare alla funzionalità di una parte importante del corpo, essa implica anche avere molto dolore. Bharati dice di aver sofferto in passato un dolore lancinante per lungo tempo, ma ora non più. Questo perché il suo braccio è completamente atrofizzato e bloccato in una bizzarra, posizione semi-verticale, una struttura ossea inutile con le dita ritorte, che non hanno più la presa.

Un Sadhu indiano esegue tutti i tipi di attività insolite in nome della religione, come dormire in una posizione assurda, oppure senza mai fare il bagno, o digiunando per lunghi periodi di tempo, la scelta di Amar Bharati è veramente una delle più bizzarre mai viste.




Express News

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TYCO, FIOM VINCE IL RICORSO, "GLI AUMENTI SI PAGANO A TUTTI"


COLLEGNO (TORINO) - La Fiom ha vinto la nona causa contro il contratto nazionale del 2009, rinnovato da Fim e Uilcom con Federmeccanica anche se quello unitario del 2008 non era scaduto. Il giudice del Tribunale di Torino, Vincenzo Ciocchetti, ha dato ragione ai meccanici Cgil nella causa intentata alla Tayco Electronics, una multinazionale di componentistica di Collegno con 500 addetti.

E ha aggiunto un particolare di nodale importanza: l’aumento salariale corrisposto finora in base al contratto del 2009 deve continuare a essere pagato. L’azienda non può nè chiedere indietro i soldi nè smettere la corresponsione altrimenti eserciterebbe una attività antisindacale.

La sentenza arriva, del tutto casualmente, il giorno successivo alla minaccia della Federmeccanica di non pagare più agli iscritti Fiom gli aumenti previsti dal contratto del 2009. Il dispositivo del giudice è molto chiaro: quella ipotesi è antisindacale e esporrebbe, quindi, l’azienda a una ulteriore causa.

Soddisfatto il segretario Fiom, Giorgio Airaudo: «Mi sembra evidente che in Federmeccanica sono in campo apprendisti stregoni che poco conoscono leggi e Costituzione e rischiano di fare danno ai propri associati. Il contratto del 2009 è stato una forzatura alle norme, è inutile proseguire con logiche di rappresaglia».

Polemizza: «Non vorremmo che dopo i teoremi delle toghe rosse, Federmeccanica si associ inventando quello delle toghe in tuta blu. Si rispettino sentenze e contratti».

L’avvocato Elena Poli - dello studio Poli-Ingegneri - spiega: «La sentenza è molto simile alle altre e dice che è possibile, in un quadro di rottura dell’unità sindacale, che ci si trovi con due contratti applicabili nella stessa azienda. Però dice anche che è obbligo dell’impresa illustrare ai dipendenti le due possibilità e che non può scegliere quale applicare».

Aggiunge: «Inoltre, e questa è la vera novità, vieta di sospendere gli aumenti salariali già fatti in base al contratto del 2009. In sostanza: ai lavoratori iscritti Fiom o a quelli che decideranno di scegliere quel contratto - e la sentenza obbliga l’azienda a esporre in bacheca l’informazione sui due diversi contratti - si applicherà l’intesa del 2008, ma con gli aumenti derivanti dall’intesa del 2009».

Anche il segretario torinese della Fiom, Federico Bellono, commenta: «Alla luce di queste decisioni del Tribunale spero che Federmeccanica lasci perdere le ritorsioni sui lavoratori ventilate in questi giorni e rilanciate anche a Torino dal presidente dell’Amma. A Ilotte vorrei anche dire che condivido l’idea secondo cui a livello sindacale debba valere il principio di maggioranza, dove per maggioranza si intende ovviamente quella dei lavoratori che va verificata e certificata attraverso il voto».

Critico il segretario Fim, Claudio Chiarle: «Continuo a pensare che quei ricorsi siano un autogol. La Fiom ritiene gli aumenti elargizioni unilaterali; potrebbe accadere, quando verrà rinnovato un altro contratto, che le aziende li considerino assorbibili nei nuovi aumenti».


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COMMERCIO IN AFFANNO, BRUCIATI 25MILA POSTI DI LAVORO NEL 2010


TORINO - Era una spugna sicura, un polmone accogliente. Un autentico ammortizzatore sociale in tempi di crisi. E invece il terziario, per la prima volta dal lontano 1993, nel 2010 ha fatto cilecca: a Torino e in Piemonte non solo non ha assorbito i lavoratori espulsi da altri settori, ma ha perso addetti.

E neanche pochi: 25 mila nella regione, di cui 20 mila a Torino. E a sorpresa la tanto vituperata industria - da molti data in estinzione - rivela un’improvvisa vitalità, con 9 mila posti in più di cui 2 mila a Torino. Siamo molto lontani dall’aver recuperato la voragine - 50 mila posti persi solo a Torino - aperta negli anni crisi. Ma è il segno che una modestissima ripresa c’è e soprattutto è il segno che forse si è invertita una tendenza che ha visto crescere per decenni il terziario. E adesso l’interrogativo è se la crisi sia passeggera o se si sia avviato un processo irreversibile.

I dati sono dell’Istat, elaborati dall’ufficio studi dell’Unione industriale. Offrono una sintesi di una situazione inaspettata e decisamente in controtendenza rispetto a ogni altra crisi vissuta dalla regione e dalla città. In Piemonte nell’ultimo anno l’occupazione è cresciuta nell’agricoltura, passando da 72 a 75 mila posti (+4,6%), nell’industria manifatturiera. da 464 a 473 mila (+2%) e nei settori del terziario diversi dal commercio (da 901 a 905 mila, +0,4%). È calata nel settore delle costruzioni da 146 a 138 mila (-4,9%) e nel commercio da 278 a 253 mila (-9,2%). Complessivamente si sono persi 16 mila posti passando da 1.860.000 a 1.844.000.

Alcuni elementi sono mutati nel corso dell’anno. Commenta il direttore dell’ufficio studi, Mauro Zangola: «Nell’agricoltura l’occupazione è iniziata a crescere a partire dal secondo trimestre, mentre nell’industria manifatturiera la creazione di nuovi posti di lavoro è iniziata a partire dal terzo trimestre. Nel settore dei servizi diversi dal commercio la battuta d’arresto è arrivata nel quarto trimestre dopo essere cresciuta nei tre trimestri precedenti. Gli unici settori in cui l’occupazione è scesa costantemente durante l’anno sono il commercio e le costruzioni».

Zangola analizza un andamento di lungo periodo, quello tra il 1993 e il 2010, che indica tendenze consolidate. Dice: «La crescita dell’occupazione agricola dura da circa tre anni. L’aumento degli occupati nell’industria riflette, invece, un miglioramento del clima economico nel corso del 2010 rispetto al 2009. Congiunturale anche il calo di 7 mila addetti dell’edilizia».

Ma i veri elementi forti dell’analisi sono altri. Zangola spiega: «Qualche elemento di novità e di preoccupazione emerge dall’andamento dell’occupazione nei settori dei servizi, in calo da un biennio dopo almeno quindici anni di crescita costante e significativa. Tale fenomeno sembra dovuto soprattutto al calo dell’occupazione nel commercio, mentre negli altri comparti del terziario l’occupazione ha sostanzialmente tenuto».

Torino non si discosta: l’industria nel suo complesso fa registrare per la prima volta un piccolo, ma significativo aumento degli occupati: più 2000. Si riduce invece di circa 20 mila posti l’occupazione del terziario.

E questo che cosa significa? Zangola ipotizza una spiegazione: «La perdita di posti di lavoro rilevata dall’Istat in questi ultimi trimestri deve far riflettere e dare risposte a una domanda: “In quale misura la crisi di questi ultimi tempi ha influito sul livelli occupazionali del terziario? Quali sono i fattori più strutturali che stanno incidendo negativamente sulla capacità di crescita di questo comparto?”». Spiega: «Credo si sia esaurito il ciclo di crescita della grande distribuzione mentre il commercio al dettaglio soffre per il calo dei consumi. Poi ci sono i tagli alla spesa sociale che ha comportato tagli all’occupazione. E ovviamente il terziario legato all’industria ha sofferto della crisi generale».


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BOMBA CARTA ESPLODE AL MEETING DI COPPOLA


TORINO - Un forte botto e poi fumo, tanto fumo. Un petardo da stadio ieri sera intorno alle otto ha messo fine ad un'iniziativa elettorale del candidato sindaco Michele Coppola. Il portabandiera del centrodestra era in piazza Madama Cristina, al caffè "Da Madama": un aperitivo informale con i rappresentanti dell'associazione che organizza "Paratissima" a San Salvario.

Clima sereno e rilassato dopo il solito tour de force e il confronto con Fassino alla Fondazione Agnelli. Poi il fragore. "Il classico botto da stadio - racconta lo stesso Coppola - in molti si sono spaventati. Un rumore fortissimo". E' arrivata subito la Digos. Il maxi petardo è scoppiato ad un cinquantina di metri dal dehors dove si trovava l'assessore alla Cultura della giunta Cota. All'angolo tra via Berthollet e piazza Madama. E ha provocato lievi danni ad un Fiorino parcheggiato sulla strada.

Il candidato di Pdl e Lega non sembra essere intimorito dal gesto: "Lasciamo fare agli investigatori - dice - magari è solo qualche fesso che vuole attirare l'attenzione. Non era certo un saluto di benvenuto. Tuttavia questo non ci impedirà di tornare a San Salvario, anzi tutte le attività che porteranno cultura in questo quartiere troveranno il nostro appoggio. Non ci facciamo intimidire da nessuno e organizzeremo un nuovo incontro con gli amici di Paratissima".

In molti hanno sentito il fragore. La piazza, uno dei centri della "movida" del quartiere, era piena. Pochi tavolini più in là c'era l'assessore alle Politiche Giovanili Marta Levi (Pd) del Comune di Torino, impegnata in altri incontri elettorali, e poi molti giovani. Gli agenti della Digos, insieme agli uomini delle volanti coordinate dal vicequestore Giovanni Temporale, hanno sentito diversi testimoni, come Federica, che era a pochi metri dal luogo dove è esploso il petardo: "Stavo parlando al telefono quando è caduto dall'alto questo affare - racconta - era fatto di carta e due tubi di plastica, una cosa strana, mi ha quasi sfiorato. Il botto è stato fortissimo. Stavo parlando al cellulare che si è spento".

Le ricostruzioni sono differenti. Il petardo sembra essere caduto da un balcone di via Berthollet, anche se non è chiaro da qualche palazzo. La polizia sospetta che dietro il gesto ci possa essere la firma degli anarchici. Già ieri mattina un gruppo di squatter aveva aggredito due giovani donne militanti della Lega Nord che stavano volantinando nel mercato di piazza Madama Cristina, strappando di mano i manifestini e rovesciando il banchetto. "Non riuscendo a ostacolare la forza delle nostre idee cercano di fermarci con le intimidazioni", sottolinea Vittorio Corelli, coordinatore del Pdl Giovani.


Repubblica

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martedì 26 aprile 2011

TROVATO UN CADAVERE SUL FIUME NEL PARCO DELLE FAMIGLIE


TORINO - L’orchestrina suonava i classici del liscio piemontese, poi tanghi e mazurke. A pochi metri i sub dei vigili del fuoco, assistiti dagli agenti del 113 e del commissariato Dora Vanchiglia, recuperavano il cadavere di uno sconosciuto. A due passi da famiglie e gruppi di ragazzi sdraiati sui prati. Qualcuno ha visto un corpo affiorare vicino a riva e ha dato l’allarme. Le operazioni, svolte e concluse davanti a una folla di curiosi, a piedi, in bicicletta e anche a cavallo, sono state piuttosto complicate, finite solo a tarda sera, quando il corpo dell’uomo, tuttora sconosciuto, è stato trasferito dalla polizia mortuaria nell’obitorio, in attesa dell’autopsia.

Complicato perchè i vigili del fuoco, terminati i rilievi della Scientifica e l’esame necroscopico del medico legale, hanno dovuto sollevare il cadavere, nudo e in stato di avanzata decomposizione per caricarlo sulla barella di metallo. La morte potrebbe risalire anche a un mese fa, il corpo scivolato in acqua dal ponte vicino o anche più lontano, verso il centro. Finito davanti ai prati di strada del Meisino, dopo l’apertura periodica delle dighe.

Mistero sull’identità. I polpastrelli della dita sono erosi dall’acqua, i lineamenti devastati dalla decomposizione. Nessuna traccia evidente di violenza. Ci sono tracce sospette, che potrebbero essere state provocate dalla lunga permanenza in acqua o dai colpi e dagli urti provocati dalla corrente contro ostacoli o alberi. La polizia sta vagliando le denunce di scomparsa, compresa quella di un professionista di Asti sparito mesi fa.


La Stampa

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CHECK UP AL METRO', UNA LINEA PIENA DI GUAI


TORINO - Quello che dà più fastidio? I biglietti che si inceppano dentro i tornelli delle nuove stazioni, nella tratta inaugurata quasi due mesi fa, tra Porta Nuova e il Lingotto. Un problema che si era presentato già con il taglio del nastro del primo tronco, da Collegno a Porta Nuova. Solo dopo un po' di mesi è stato arginato. Anche le scale mobili e gli ascensori si guastano, altro neo messo in risalto dagli utenti della metropolitana. E nel giro di qualche settimana dalle stazioni della linea 1 scompariranno anche gli assistenti alla clientela, quelli che sorvegliano gli ingressi e possono intervenire in caso di magagne. L'obiettivo di Gtt è quello di trasformare gli assistenti anche in "manovratori" dei treni in caso di necessità, riqualificandoli. Non tutti i sindacati sono d'accordo e gli addetti, in prevalenza donne, non vogliono modificare il turno di lavoro.
Il check up della metropolitana che con l'inaugurazione della nuova tratta registra più di 130 mila passeggeri al giorno, mostra anche altri problemi. Il primo è quello dell'orario. La decisione di tagliare le corse serali nel giorno di Pasqua e Pasquetta alle 21.25 ha fatto storcere il naso non solo all'assessore al Turismo, Alessandro Altamura. Anche i torinesi non sembrano aver apprezzato lo stop anticipato. Un taglio che ha permesso di realizzare a Gtt qualche risparmio. In più l'azienda sottolinea che ha già allungato fino all'1.30 l'orario al venerdì, lo stesso del sabato, e alle 23.30 la domenica, come dal lunedì al giovedì. Un'ora di chiusura che, ad esempio, non permette di coprire il secondo spettacolo dei cinema. A Milano le tre linee della metro girano, tutti i giorni, fino a 0.30.

SCALE MOBILI
Nelle 20 stazioni della metropolitana sono le scale mobili a guastarsi più di frequente. Ieri, nel primo pomeriggio, erano ben otto gli impianti non funzionanti. La scritta "closed" faceva capolino dalle scale mobili delle stazioni "Carducci", "Marconi", "Porta Nuova", "Re Umberto", "Racconigi", "Massaua". Alla fermata "XVIII Dicembre" ieri le scale mobili fuori servizio erano addirittura due su un totale di otto. In media, ogni stazione ne ha sei. E tutto questo fa aumentare l'irritazione degli utenjti, per un servizio che, in funzione da poco, non dovrebbe presentare carenze. E c'è chi ricorda l'apertura del collegamento, tramite appunto scale mobili, della stazione di Porta Nuova con la relativa fermata della metropolitana che slittò a suo tempo di mesi in un rimpallo di responsabilità tra Gtt e Ferrovie. Adesso, poco prima di Natale, l'impianto è finalmente entrato in funzione. In alternativa alle scale mobili guaste, a garantire l'accesso alle persone disabili e con difficoltà motorie, restano comunque i numerosi ascensori in ogni fermata.

ASCENSORI
Anche gli ascensori della metropolitana non funzionano alla perfezione. Appena dieci giorni fa l'impianto della stazione di corso Vinzaglio ha intrappolato due gruppi diversi di persone. All'improvviso l'ascensore si è fermato imprigionando i passeggeri, oltretutto di una certa età. Gli operatori hanno provveduto a liberare la gente - ci è voluta comunque una mezzoretta - e il guasto sembrava risolto. Peccato che appena il giorno un secondo gruppo di persone sia rimasto rinchiuso nello stesso ascensore e per lo stesso motivo. E in questo caso qualcuno si è anche sentito male. Proprio sugli ascensori resta un problema per le sei nuove stazioni, quelle del tratto da Porta Nuova al Lingotto: gli operatori Gtt della metropolitana, con l'inaugurazione della nuova tratta, avrebbero dovuto prendere una nuova abilitazione per intervenire in caso di guasti, ma oggi nessuno degli addetti ha ancora superato questo esame.

ORARI
Viaggi "ridotti" almeno per quanto riguarda gli orari: sia ieri, festa della Liberazione e Pasquetta, che domenica primo maggio la chiusura è stata infatti anticipata alle 21.25. Anziché, come d'abitudine, alle 23.25. E si tratta dell'orario oltre il quale non si può più accedere alle stazioni: i treni infatti si fermeranno ben prima. L'ultima corsa è prevista da "Fermi" alle 20.35, dal "Lingotto" alle 21. Una chiusura anticipata che stride con il boom di turisti che sta popolando in questi giorni Torino. Slitta anche l'apertura: dalle 5.30 alle 7.
Ma non è finita. Ma anche quelli normali sembrano poco soddisfacenti: il metrò non può essere utilizzato da chi si reca all'ultimo spettacolo cinematografico, che si conclude intorno a mezzanotte e mezzo. Sono stati indetti due scioperi di ventiquattrore: uno il 6 maggio, a ridosso del raduno degli Alpini, un altro il 20. E dire che appena qualche mese fa gli orari del weekend - proprio per la forte richiesta dei passeggeri - sono stati allungati.

TORNELLI
Nelle sei nuove stazioni continuano i problemi per la lettura dei biglietti. Sovente chi inserisce il ticket se lo trova mangiato dalla macchinetta senza la possibilità di accedere alla metropolitana. E inizia il dramma, con un'alternativa: comprare un altro biglietto o cercare disperatamente un addetto all'assistenza che ti faccia passare. Da quando è stata inaugurata la nuova tratta, che collega le due stazioni Porta Nuova e Lingotto, numerosi passeggeri si sono lamentati per i "tornelli trappola". Il problema riguarda solo le sei fermate aperte lo scorso marzo. A lamentarsi sono però anche i clienti con l'abbonamento elettronico: il loro badge si è smagnetizzato più volte e per farlo tornare funzionante sono dovuti andare di persona negli uffici del Gtt, con tutta la trafila burocratica che ne consegue. E per chi volesse prelevare i soldi per acquistare il biglietto si aggiungono i "fuori servizio" dei bancomat. Un esempio è la stazione di Porta Nuova.

ASSISTENZA
Dal 28 aprile i 13 addetti alle stazioni della metropolitana sono destinati a sparire. Da quando è stata inaugurata la prima tratta, da Porta Nuova a Fermi, si sono occupati di fornire informazioni e assistenza alla clientela. I loro compiti sono i più disparati: dall'apertura dei tornelli in caso di mancata lettura dei biglietti a indicazioni su percorsi, orari e fermate, dalla segnalazione di guasti all'aiuto delle persone diversamente abili.. Adesso Gtt intende destinarli ad anche altre mansioni: dovrebbero fare un corso aggiuntivo per poter svolgere anche altre mansioni, come l'intervento a bordo dei treni. Ma gli addetti e per la maggior parte donne, non così disponibili a cambiare lavoro e a sobbarcarsi turni sulle ventiquattrore. Già oggi comunque il numero di stazioni, sono in tutto 20, è di gran lunga superiore alla forza lavoro. Per i clienti è infatti difficile riuscire ad avvistare un addetto, specie nelle ore serali. E lo sarà ancora di più ora che questa figura sarà nei fatti cancellata.

STRISCE PEDONALI
In questo caso Gtt c'entra poco. Ma chi esce dalla metropolitana a Porta Nuova - attraverso scale e scale mobili o con l'ascensore - all'ingresso dei giardini di piazza Carlo Felice non è tenuto a fare distinguo. Perché se fosse sua intenzione attraversare la strada e raggiungere i portici in realtà non potrebbe: mancano le zebre. Ovviamente nessuno se ne cura e tutti attraversano confidando nella cortesia degli automobilisti. Ma naturalmente non sempre si è fortunati. Il punto è semplice e semplicemente non è mai stato affrontato: le scale del metrò, ma come si diceva anche gli altri mezzi di collegamento con la superficie, sbucano in un punto che "invita" a proseguire verso il posteggio del taxi, dove si interrompe la bella protezione in ferro battuto. Ed è proprio lì che tutti inevitabilmente, e pericolosamente, attraversano per raggiungere i portici. In linea soltanto teorica secondo chi ha immaginato la segnaletica stradale di quello sbocco, si dovrebbero circumnavigare i giardini, oppure attraversarli, per poter poi raggiungere i portici di via Roma. Anche in caso di pioggia.


Repubblica

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BOTTE ALL'EX MOGLIE, CONSIGLIERE COMUNALE PDL IN MANETTE


VENARIA (TORINO) - Violenza privata, maltrattamenti in famiglia e porto abusivo di un coltello. Con queste accuse è stato arrestato Fabrizio Vullo, 38 anni, consigliere comunale del Pdl a Venaria e anche allenatore della squadra giovanile del Venaria Calcio. La notizia è rimbalzata rapidamente in città dove, per un motivo o per un altro, resta sempre molto alta la tensione a Palazzo civico. Solo la settimana scorsa, infatti, il segretario generale del Comune Iris Imbimbo ha querelato per ingiurie l’ex sindaco Nicola Pollari e altri due consiglieri.

Nel caso di Vullo si tratta invece di problemi legati alla sfera privata, che avranno però ripercussioni sul suo incarico pubblico. Anche se Nicola Colosi, il coordinatore cittadino del Pdl, è molto cauto: «Faremo tutte le verifiche del caso per capire bene la storia del nostro consigliere. Ora però è avventato e prematuro esprimere qualunque giudizio, soprattutto in merito ad una vicenda personale molto delicata». Comunque, già nelle prossime ore potrebbe essere convocata una riunione urgente del direttivo del Pdl per decidere il da farsi. Il 38enne è stato eletto un anno fa, dopo aver ottenuto ben 108 preferenze personali, soprattutto nel quartiere di Altessano dove è molto conosciuto. La stessa zona di Paolo Berger, il vice sindaco del Pd che mette le mani avanti: «Mi dispiace, ma non conosco bene la vicenda e preferisco non dire nulla».

Vullo è stato arrestato l’altro giorno dai carabinieri della stazione di Venaria, su ordine di custodia cautelare emesso dal pm Dionigi Tibone. Il magistrato ha deciso in questa direzione dopo le indagini, partite in seguito ad una serie di denunce per maltrattamenti presentate dall’ex moglie del consigliere, che fu anche costretta a farsi medicare al pronto soccorso. I fatti risalirebbero ad alcuni mesi fa e si sarebbero ripetuti nel tempo. La donna, più di una volta, avrebbe raccontato agli investigatori di essere stata maltrattata dall’ex compagno, forse anche per motivi di gelosia.

Ovviamente Fabrizio Vullo tutto si aspettava tranne di passare la Pasqua in carcere, visto che non aveva mai avuto noie con la giustizia. A far precipitare la situazione potrebbe essere stato l’ennesimo litigio con l’ex moglie, avvenuto alcuni giorni fa. Oggi Vullo (già ascoltato dagli inquirenti poco più di un mese fa) verrà sentito dal giudice per l’interrogatorio di garanzia. La sua deposizione potrebbe chiarire diversi aspetti di una vicenda che va avanti da tempo. «Non ho ancora parlato con il mio assistito – spiega l’avvocato Antonino Laganà che difende il consigliere –: vedremo dopo l’interrogatorio di garanzia».


La Stampa

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domenica 24 aprile 2011

DRAMMA FAMILIARE, DA' UNO SCHIAFFO AL PADRE E LO UCCIDE


RAVENNA - È morto dopo circa tre giorni di agonia e senza mai riprendere conoscenza Leo Sampaoli, un imprenditore agricolo senssantenne colpito martedì sera durante una discussione in casa a Mezzano, frazione alle porte di Ravenna, dal figlio Luca di 24 anni. Il giovane, che si trova agli arersti domiciliari, rischia ora l'accusa di omicidio preterintenzionale. La Procura - come anticipato dalla stampa locale - ha già disposto l'autopsia sull'uomo.

Tutto è accaduto durante una discussione nella veranda della loro abitazione. Il sessantenne, dopo essere stato centrato da uno schiaffo al volto sferrato dal ragazzo forse solo come tentativo di allontanamento, era caduto battendo violentemente la testa e aveva perso i sensi. Alla scena non aveva assisto la madre - da tempo disabile a causa di un incidente - perchè in quel momento si trovava in un'altra parte della casa. Il giovane aveva subito soccorso il padre e aveva chiamato il 118. Quindi era uscito di casa. E una volta fuori, probabilmente a causa della tensione accumulata, con un bastone aveva minacciato alcuni fotografi e giornalisti presenti. A quel punto era stato bloccato dai carabinieri e arrestato con le accuse di lesioni gravissime. Intanto un elicottero del 118 aveva portato il ferito all'ospedale «Bufalin» di Cesena dove l'uomo è deceduto nelle prime ore di ieri. Sono in corso verifiche sulle ragioni che hanno innescato il litigio tra i due, anche se tutto potrebbe essere ricondotto a consolidati dissapori familiari, visto che diversi vicini hanno riferito di avere sentito altre volte animate discussioni tra padre e figlio.


Corriere

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IN CELLA SENZA MOTIVO, RISARCITE 78 PERSONE


TORINO - Sergio Rosso, professione manager, aveva chiesto 371 mila euro di risarcimento per «ingiusta detenzione» per 9 giorni in carcere e 17 di arresti domiciliari. La Corte d’appello gliene ha riconosciuti 15 mila. Francesco Santoro, medico di base, si sarebbe accontentato di 175 mila per tre giorni e due notti in gattabuia e 48 a casa senza poterne uscire.

I giudici della quarta sezione che deve valutare i danni patiti da chi, dopo essere passato per la galera, è stato poi assolto gliene ha accordati 12 mila. Sono fra i 70 e gli 80 gli ex detenuti, una parte dei quali per poco, pochissimo tempo, che ogni anno in Piemonte e Valle d’Aosta chiedono di essere risarciti dal ministero del Tesoro.

In base ai grandi numeri dei procedimenti penali aperti nel nostro distretto di Corte d’appello - migliaia con il ricorso a misure di custodia cautelare - 78 ricorsi per «ingiusta detenzione» nel 2010, stesso numero l’anno precedente e 68 nel 2008 rappresentano un indicatore positivo del sistema giudiziario. Lento e inefficace quanto si vuole, ma almeno prudente. Salvo eccezioni. Merito in primo luogo dei giudici per le indagini preliminari. Se, però, non consideriamo gli arresti per reati minori, fra cui la «Bossi-Fini», l’incidenza delle «ingiuste detenzioni» appare un po’ meno irrilevante.

Anche se, va rimarcato, i giudici bocciano poco più della metà delle pretese di risarcimento. Un giorno di carcere ingiusto vale 235,82 euro, la metà se trascorso agli arresti domiciliari. E c’è un tetto massimo risarcibile: 516.456,90 euro. Equivalente al vecchio miliardo di lire. Anche il riesame dei casi insegna qualcosa. In quello di Lucy Graciela Vega, peruviana di 35 anni, di professione badante, i giudici hanno rilevato come un più attento ascolto delle intercettazioni precedenti al suo arresto ne avrebbe chiarito la buonafede.

La donna fu arrestata alla Malpensa di ritorno dal Perù con 3,122 grammi di cocaina nascosti in due quadri che portava con sé. Le telefonate intercontinentali fra lei e il connazionale con cui in quel periodo aveva una relazione chiarirono che la signora Vega era stata strumento inconsapevole del piccolo traffico di droga fra l’uomo e un terzo peruviano. Lucy rimase in cella 4 giorni e 133 agli arresti domiciliari. I giudici le hanno accordato un risarcimento di 25 mila euro rispetto ai 42.501 richiesti. Sono comunque più del doppio di quanto ha ottenuto il dottor Santoro. Finì in cella nel 2003 accusato di concorso nella truffa del titolare dell’allora farmacia della Consolata che si faceva rimborsare dall’Asl quantità industriali di farmaci salvavita: venivano prescritti in proporzioni incompatibili con i piani terapeutici, in quel caso di un paziente emofiliaco.

Il medico riuscì a dimostrare che le ricette erano predisposte dalla segretaria, sorella del titolare della farmacia dopo che lui le aveva firmate in bianco. Archiviato. E risarcibile, anche per danni morali e biologici, ma i giudici ne hanno censurato la negligenza: risarcimento ridotto. Quello più alto, fra gli ultimi casi esaminati, l’ha ricevuto un filippino, Innocencio Mercado, 265 giorni di carcere e soprattutto arresti domiciliari alle spalle per essere stato accusato di concorso in un omicidio nel Biellese.

A farlo arrestare contribuirono alcune testimonianze un po’ troppo frettolose e per questo motivo lo Stato dovrà risarcirlo con 70 mila euro. Ne aveva chiesti 387 mila. C’è anche chi si accontenta dell’affermazione di principio. Come il legale di Sergio Rosso, il professionista che chiedeva 371 mila euro per essere stato coinvolto ingiustamente in una truffa per i rimborsi regionali agli alluvionati. L’avvocato Roberto Trinchero dice: «Il riconoscimento di un risarcimento è molto importante per il mio cliente sia sotto il profilo morale sia per la sua immagine».


La Stampa

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CARNE EQUINA TAROCCATA, INDAGATO "Mr. AUCHAN"


TORINO - Fanno un passo avanti le indagini della procura sulla carne equina taroccata in vendita all’Auchan di corso Romania. Anzi, due. In primo luogo, due manager del colosso della grande distribuzione francese sono stati indagati dal procuratore Raffaele Guariniello per frode in commercio e commercializzazione di sostanze pericolose per la salute. Si tratta dell’amministratore delegato di Auchan Italia e del direttore dell’ipermercato di corso Romania. Dove, peraltro, resta ancora chiusa la macelleria interna (possono essere vendute solo carni già confezionate da terzi).

L’altra novità riguarda, invece, il fronte degli esami di laboratorio sulla carne sequestrata. I test eseguiti dall’Istituto zooprofilattico di Torino hanno rilevato in alcuni campioni la presenza di listeria monocytogenes, un batterio pericoloso per la salute. L’inchiesta del pm Guariniello sulla tritata di pollo, bovino e maiale venduta al posto della carne di cavallo è partita dopo i controlli effettuati dall’istituto zooprofilattico. La prima confezione è stata prelevata il 1° aprile e affidata al Laboratorio per il controllo degli alimenti diretto dalla dottoressa Lucia Decastelli. Parte dei campioni dello stesso lotto sono stati analizzati anche dal gruppo coordinato dal dottor Pierluigi Acutis, specializzato in esame del Dna. Sono proprio questi test - più sofisticati di quelli che rilevano esclusivamente le proteine specifiche - ad aver individuato la presenza anche di maiale nella confezione che avrebbe dovuto contenere soltanto cavallo. Un secondo prelievo, effettuato dall’Asl To1, ha confermato l’esito dell’indagine di laboratorio compiuta dall’istituto di via Bologna. L’inchiesta della procura si avvale dell’attività svolta dai carabinieri del Nas, guidati dal capitano Michele Tamponi, della polizia giudiziaria del pool di Guariniello e degli ispettori dell’Asl.

In alcune confezioni di carne equina macinata in vendita nei banco-frigo (confezionata dalla macelleria interna) è stata trovata carne di bovino, avicola e di suino. La dottoressa Maria Caramelli, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico, ribadisce il «pericolo potenziale per la salute dei consumatori», oltre al fatto che la carne di cavallo costa di più di qualsiasi altro prodotto macinato. «Molte persone sono allergiche alla carne di volatile. Inoltre, mentre la tritata di equino è destinata a esser mangiata cruda, ingerire pollo crudo credendo si tratti di macinata di equino espone alla possibilità di essere infettati da uno o più batteri tipici del pollo. Batteri che vengono eliminati soltanto attraverso la cottura».

Resta sospesa - su indicazione del servizio veterinario dell’Azienda sanitaria To1 - l’attività del reparto macelleria: ancora vietato il taglio e il confezionamento della carne. Gli investigatori, inoltre, hanno accertato che nel 2010 l’ipermercato di corso Romania ha acquistato 1.150 chili di carne di cavallo ma ne ha venduta 3 mila e 200 chili e da gennaio al metà aprile 2011 la quantità comprata ammonta a 340 chili, mentre quella venduta a 770. L’ufficio relazioni pubbliche di Auchan replica «di non essere a conoscenza degli avvisi di garanzia della procura e di essere a disposizione degli inquirenti».


La Stampa

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sabato 23 aprile 2011

BROKER E TRUFFATORE, UNA NUOVA ONDATA DI DENUNCIE TRA I VIP


TORINO - Antonio Maunero, 53 anni, ex dirigente bancario, poi consulente finanziario, broker, advisor, collegato a note società di intermediazione di Torino; condannato a tre anni di carcere in primo grado nel febbraio 2010 per essersi appropriato dei risparmi dei suoi facoltosi clienti è sparito nel nulla da oltre due mesi. Dopo i guai con la giustizia, la sua attività non s’è fermata.

Alle sue spalle una nuova scia di denunce, di soldi spariti, di assegni scoperti, su cui indaga di nuovo la polizia. Sparito nel nulla da due mesi, vuota la villa sulla collina di Trofarello, abbandonati gli uffici di Torino dove era possibile, sino a qualche mese fa, trovarlo (quasi) regolarmente. Vuoto pure l'alloggio nel palazzo d'epoca nei dintorni di piazza Carlina. Ultime tracce, in Austria, Svizzera e Lussemburgo. Con lui se n’è andata anche la moglie, Leticia B., presunta funzionaria di strutture internazionali ed esperta di agricoltura terzo-mondiale.

Maunero è tra i fondatori di una Onlus in Svizzera, di nuovo al centro delle indagini, e sono in corso accertamenti anche per stabilire se, in passato o ancora attualmente, abbia fatto o faccia parte dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, circostanza che appare nei curriculum tuttora pubblicati anche su Internet. Un noto medico andrologo torinese, Giustino Lorenzo Pagliano, coinvolto suo malgrado nell’inchiesta, lo sta cercando da tempo anche lui: «Quell’uomo mi ha rovinato, da una parte spero di non incontrarlo mai più ma ci sono ancora molti aspetti da chiarire, sulla gestione dei patrimoni che gli furono affidati, compreso il mio».

Uomo dalle conoscenze di altissimo livello, Maunero. Su questo sono concordi i suoi ex colleghi, che lo ospitarono negli uffici della finanziaria, persino dopo la condanna in primo grado (l’hanno querelato solo nella tarda primavera 2010 per il furto del fondo spese che gli avevano attribuito) e persino le sue vittime. Spiega un imprenditore torinese: «Maunero aveva o ha, clienti facoltosi. Fu uno di loro a inviarmi da lui, quando la mia azienda ha iniziato ad essere in difficoltà, c’erano problemi con le banche. Lui mi disse di anticipargli 20 mila euro in contanti e assegni per "convincere" alcuni dirigenti a non chiedere il rientro dei fidi. Ci sono cascato, ho pagato e lui non s’è fatto più vedere».

Muti i cellulari, vuoti i suoi abituali recapiti, irrintracciabile anche nella società torinese dove lo avevo incontrato». Quanti casi simili? Molti, pare. Non solo a Torino ma anche nel Cuneese. Ma una parte degli assegni affidati a Maunero dalle sua presunte vittime sono finite nel portafogli di un’importante finanziaria, i cui soci sono già stati interrogati. Per gli inquirenti, risulta totalmente irreperibile da almeno due mesi. In molti lo stavano e lo stanno cercando, per chiedergli ragione dei capitali spariti, a lui affidati in tempi non sospetti.

Anche il padrone della villa di Trofarello, i cui canoni d’affitto sono rimasti scoperti. «Non è per giustificarmi - spiega ancora l’imprenditore truffato - ma lui conosceva davvero dirigenti bancari, uomini politici, anche a Roma, di alto profilo. Era considerato tra gli operatori più affidabili e discreti, un tipo che lavorava sotto traccia. Mi sento danneggiato due volte».

Le poche volte che ha ancora risposto al telefono, il broker ha detto di essere alloggiato in un albergo di lusso nel centro di Torino. Perplesso l’avvocato di fiducia, Raffaella Zucchetti: «Non lo sento da tempo, non mi risponde alle mail, avrei bisogno di parlargli per preparare le udienze d’appello, che si vanno avvicinando. Altro non posso dire». Altri risparmiatori gli avrebbero affidato la gestione anche di fondi esteri, in una società nel Lussemburgo e ora sono in attesa di notizie. Sempre più ansiosi.


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EDUARD LOTTA PER VIVERE, "L'HO RIANIMATO 3 VOLTE"


TORINO - Lotta tra la vita e la morte il piccolo Eduard Stefano Timofei, il bimbo di 2 mesi coinvolto l’altro pomeriggio in corso Unione Sovietica nello scontro fra una Seat Ibiza guidata dalla zia e un furgone Renault Trafic condotto da un uomo rimasto illeso. Il piccolo era sul seggiolino legato al sedile posteriore destro della Seat contro la quale si è schiantato il furgone. Le sue condizioni restano disperate, nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Regina Margherita. Non sono invece in pericolo la mamma del bimbo, che era seduta accanto a lui sul sedile posteriore, Beatrice Lavinia Zahcaria, 25 anni; la zia di Eduard, Larisa, che guidava la Seat, e un’altra donna, seduta sul sedile anteriore del passeggero, trasportata alle Molinette.

Una scena terribile, minuti di angoscia, prima che arrivassero le ambulanze del 118. Emanuele Conti, volontario della Croce Verde di Cavour, è l’uomo che - di passaggio - ha soccorso per primo il bimbo e lo ha rianimato in attesa dell’ambulanza: «Ero tre o quattro macchine dietro il furgone che è finito contro l’Ibiza - racconta - Ho sentito un colpo tremendo e mi sono precipitato a verificare la situazione, telefonando al 118».

Emanuele si avvicina al posto di guida della Seat per soccorrere Larisa Zahcaria, ma appena s’affaccia oltre al finestrino, verso l’interno dell’auto, vede il seggiolino e chiede alla zia: «C’è un bimbo?». La donna fa segno di sì col capo. Emanuele Conti lo vede già in braccio alla madre: «Le ho detto che ero un soccorritore, di stare tranquilla». Il piccolo Eduard perde conoscenza quasi subito. «Un gemito, e ha rovesciato gli occhi smettendo di respirare. La madre, disperata, continuava a ripetermi: “E’ mio figlio, è mio figlio”. E a quel punto, visto che la situazione si stava aggravando, ho iniziato a rianimarlo». L’impatto è stato tremendo. I medici dell’Infantile stanno facendo l’impossibile per salvarlo, ma le speranze non sono molte. «Dopo aver ripreso a battere, il cuore del bimbo si è di nuovo fermato - racconta ancora Conti -, a quel punto ho continuato con le manovre previste dal manuale del soccorso. In quel momento era come se avessi avuto in braccio uno dei miei figli».

Il tempo sembra non passare mai. Alla centrale del 118 arrivano molte chiamate. Alle 18 e 3 minuti da un telefono fisso, probabilmente di un bar. Un minuto dopo dai vigili urbani. Conti continua a prestare soccorso al bimbo. Giungono tre ambulanze, una dal Cto con a bordo un medico, due non medicalizzate. Emanuele Conti consegna il bimbo al medico e l’ambulanza parte verso il Regina Margherita.

Ci sarà tempo per accertare la dinamica dello scontro. «C’erano molte persone attorno, tutti possibili testimoni, mai vigili urbani allontanavano chiunque», racconta ancora Conti. Chi guidava il furgone ripete che la Seat, proveniente da via Passo Buole, ha cercato di attraversare l’incrocio con il semaforo rosso. «Chi ha visto si metta una mano sul cuore e contatti i vigili urbani», lancia l’appello Conti. «C’è di mezzo la vita di un bimbo». Il padre di Eduard Stefano ripete: «Sull’asfalto non c’era un solo segno di frenata, quel furgone andava troppo veloce». Lo accerterà l’indagine. Adesso, nella Rianimazione dell’Infantile, i genitori aspettano anche solo un minimo segno di speranza.


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