lunedì 31 gennaio 2011

EGITTO, ESERCITO DICE CHE NON USERA' VIOLENZA


Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha nominato oggi un nuovo ministro dell'Interno nell'ambito di un rimpasto nell'esecutivo, studiato per disinnescare la più grave sfida al suo trentennale governo. Ma al momento non è chiaro se le nomine, che includono tre ex-alti funzionari, e le promesse di riforme siano abbastanza per calmare i gruppi di opposizione e i manifestanti che chiedono le dimissioni di Mubarak e della vecchia guardia.

Frattanto l'esercito, con una dichiarazione diffusa in serata, ha annunciato che non userà la violenza contro i manifestanti che chiedono le dimissioni del presidente.Mentre la rivolta senza precedenti nel paese è entrata nel settimo giorno, migliaia di persone si sono riunite in piazza Tahrir al Cairo cantando l'inno nazionale egiziano e urlando slogan che invitano il presidente ad andarsene. I soldati osservano senza intervenire, cosa inconcepibile fino a una settimana fa.

I leader mondiali stanno cercando di trovare soluzione a una crisi che minaccia di modificare la mappa politica del Medio Oriente.Le proteste sono iniziate la scorsa settimana a causa della frustrazione per la repressione, la corruzione e la mancanza di democrazia nel paese.Oltre 100 persone sono morte negli scontri con le forze di sicurezza, in scene che hanno capovolto la percezione dell'Egitto come paese stabile, mercato emergente promettente e attraente destinazione turistica.

Mubarak, stretto alleato degli Usa e ponte per le politiche occidentali verso il Medio Oriente, ha risposto offrendo riforme economiche.L'esercito sembra ora avere le chiavi del suo destino ma, nonostante i generali non abbiano schiacciato la rivolta, non hanno neppure tolto il loro sostegno a Mubarak.Oggi il presidente ha nominato il generale Mahmoud Wagdy, ex-capo del dipartimento di indagini criminali del Cairo, nuovo ministro dell'Interno, secondo quanto riferito da fonti.

Intanto, il gruppo all'opposizione dei Fratelli musulmani ha reso noto che sta cercando di formare un comitato politico ampio insieme a Mohamed ElBaradei per parlare con l'esercito. ElBaradei, premio Nobel per la pace ed ex direttore dell'Agenzia Onu per il nucleare, ha invitato Mubarak ad andarsene e ha prestato la sua statura internazionale a un movimento che manca di un leader.


Tratto da Reuters
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PERUGIA, TROVATA MORTA LA 25ENNE SCOMPARSA


È stata trovata morta Elisa Benedetti, la studentessa di Città di Castello scomparsa nella notte tra sabato e domenica a Perugia. Il corpo della 25enne è stato rinvenuto in un bosco nei pressi di Civitella Benazzone, a nord di Perugia, vicino a un laghetto artificiale. Il luogo si trova ad alcuni chilometri dal torrente vicino al quale è stata ritrovata, domenica mattina, l'auto della ragazza. La prima ispezione cadaverica sul corpo di Elisa Benedetti si è conclusa intorno alle 14, poi il cadavere è stato trasportato in elicottero all'obitorio dell'ospedale S.Maria della Misericordia di Perugia. Il cadavere è stato trovato con del fango addosso, completamente vestito (pare che la giovane si fosse tolta solo un maglione) e disteso a ridosso di un argine di un laghetto artificiale. Stando agli esiti di un primo esame esterno del corpo effettuato dal medico legale, Annamaria Verdelli, non ci sarebbero segni di violenza né di lesioni.

Gli investigatori, comunque, non escludono alcuna ipotesi anche se al momento la tesi prevalente è quella che la ragazza sia morta di freddo. Da una prima ricostruzione, infatti, sarebbero emersi elementi che farebbero pensare ad un incidente: gli investigatori avrebbero infatti trovato appesi ai rami vicino a dove è stato trovato il corpo della ragazza alcuni indumenti. E ciò farebbe supporre che la studentessa sia caduta nel torrente e si sia poi tolta i vestiti cercando di farli asciugare. Anche le piccole escoriazioni trovate sul corpo, si sottolinea, sarebbero compatibili con dei graffi che la ragazza potrebbe essersi fatta camminando al buio attraverso il bosco. Sarà comunque l'autopsia a stabilire le cause della morte e anche ad accertare se la giovane, oltre che ubriaca fosse anche droga: ipotesi, quest'ultima, che gli investigatori al momento non escludono.


LA RICOSTRUZIONE - Sabato Elisa aveva passato una notte di baldoria e«qualche bicchiere di troppo» con un'amica e quattro nordafricani (già interrogati, ndr). Poi, sempre assieme all'amica, Vanessa C., era rimasta coinvolta in un incidente stradale, allontanandosi inspiegabilmente da sola. Quindi aveva chiamato più volte i carabinieri, raccontando di essere stata violentata e chiedendo aiuto. Elisa avrebbe effettuato le chiamate al 112 intorno all'una di sabato notte non con il suo telefonino ma con quello dell'amica 27 enne proprietaria dell'auto con cui Elisa era giunta nel bosco. Da quanto si apprende, quindi, Elisa aveva con sé due telefoni. Il primo rimasto scarico nell'auto e rinvenuto dalle forze dell'ordine, il secondo, quello dell'amica, lo aveva invece con sé e con questo lei chiedeva aiuto ai carabinieri spostandosi nel bosco. L'amica della ragazza, sarebbe stata ascoltata di nuovo lunedì mattina: le forze dell'ordine vogliono verificare fino in fondo la veridicità delle sue affermazioni.

«TRAGEDIA» - «È una grande tragedia per la nostra famiglia» ha commentato Stefano Benedetti lo zio di Elisa. Prima del ritrovamento del corpo, l'uomo aveva partecipato con amici e parenti di Elisa alle ricerche della nipote. Lo scorso autunno, a causa di un male incurabile, Elisa aveva perso la madre. «Elisa era una ragazza eccezionale, se non ci credete chiedetelo a chi lavorava con lei» raccontano gli amici della ragazza. La 25enne lavorava da diversi anni in un call center a Città di Castello insieme a Vanessa C., con cui era uscita sabato sera. Le due erano amiche del cuore, tanto che su Facebook erano registrate come sorelle. Dalla morte della mamma, Elisa era tornata a vivere insieme al fidanzato nella casa del padre Osvaldo. Da quanto riferiscono i parenti la 25 enne era rimasta molto scossa dal triste evento.


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CALABRIA, 3 MAROCCHINI ARRESTATI, ADDESTRAVANO TERRORISTI


Tre extracomunitari di origine marocchina, appartenenti alle comunità islamiche calabresi sono stati arrestati nel corso di un operazione antiterrorismo coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e condotta dalla questura locale e dalla Polizia postale di Roma. I tre sono accusati di addestramento ad attività di terrorismo internazionale.

Due degli arrestati sono l'imam della comunità marocchina di Sellia Marina (un paese sulla costa ionica tra Catanzaro e Crotone) ed il figlio, mentre il terzo è un marocchino della comunità di Lamezia Terme. La Polizia ha effettuato anche 9 perquisizioni personali e domiciliari sempre a carico di extracomunitari marocchini.

La rete internet
Nel corso delle indagini è emerso che i tre arrestati utilizzavano la rete internet per procacciarsi e diffondere documenti multimediali, inerenti attività di addestramento all'uso di armi ed esplosivi e di software utilizzabili per il sabotaggio dei sistemi informatici. I dettagli dell'operazione sono stati diffusi nel corso di unaconferenza stampa nella questura di Catanzaro cui hanno partecipato il procuratore della Repubblica, Vincenzo Antonio Lombardo, il questore Vincenzo Roca, e gli investigatori che hanno condotto le indagini.

Gli arrestati
Gli arrestati sono M'Hamed Garouan, imam della moschea di Sellia Marina (Cz), di 57 anni; il figlio Brahim Garouan, 25, entrambi residenti a Sellia Marina; e Younes Dahhaky, 28, residente a Lamezia Terme (Cz). L'operazione è stata definita in codice «Hanein» (Nostalgia, dal nome di un sito islamista). L'accusa nei loro confronti è di addestramento alle azioni violente con finalità di terrorismo; radicalizzazione e proselitismo nei confronti di appartenenti alle comunità islamiche. Reati introdotti di recente nel codice penale, sull'onda dell'emergenza attentati registrata a livello internazionale.

Una quarta persona, Badreddin Chahir, di 21 anni, pure marocchino, è stato arrestato durante le perquisizioni perchè trovato in possesso di droga nel corso di un controllo a carico del padre, coinvolto nell'inchiesta.

Palestra di terrorismo virtuale
Video inneggianti alla «Jihad», la guerra santa islamica; manuali filmati per il confezionamento di armi, come le micidiali cinture esplosive usate dai kamikaze musulmani in Medio Oriente; istruzioni su come un cecchino possa colpire un soldato o come un commando possa fare esplodere un convoglio militare. Era una vera e propria «palestra di terrorismo virtuale», come l'ha definita il procuratore Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo.

La moschea di Sellia Marina
Al centro dell'inchiesta c'è la moschea di Sellia Marina, dove l'Imam M'hamed Garouan pronunciava i suoi sermoni violenti, inneggianti al martirio ed ai principi dell'Islam più radicale. Poi, grazie all'abilità informatica del figlio, Brahim, di 25 anni, le predicazioni estremiste finivano su internet, accompagnate da scene di attentati compiuti in medio Oriente o di vere e proprie esecuzioni capitali. Gli inquirenti hanno intercettato, osservato, sorvegliato i luoghi frequentati dall'imam e dal suo entourage. Ben 300 sono i Cd sequestrati a Garouan ed ai suoi complici, inneggianti ad Al Quaeda ed a personaggi cardine del terrorismo musulmano, come Osama Bin Laden.

Non sono state trovate armi
Durante le indagini, durate due anni, non sono stati trovati armi nè progetti riguardanti obiettivi da colpire sul territorio nazionale. Tuttavia, come ha spiegato il questore di Catanzaro, Vincenzo Roca, «nel momento in cui si passa dalla semina dell'odio alle istruzioni specifiche per un attentato, si passa all'azione concreta. L'addestramento al terrorismo è un reato contestabile non solo a chi addestra, ma anche a chi si sottopone a tale addestramento».

Gli inquirenti hanno dovuto muoversi con estrema cautela. Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, ha infatti parlato del «rischio di perseguire la libera espressione del pensiero o convincimenti religiosi, principi tutelati dalla Costituzione». Sono stati perseguiti «atteggiamenti che esulano dal diritto e sanzionate attività che avrebbero potuto concretizzarsi nel proselitismo in attività terroristiche come il compimento di attentati suicidi. On line venivano diffuse istruzioni precise su come compiere queste azioni».


Tratto da IlSole24Ore
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AGGREDITO AI MURAZZI, IN 2 PER RAPINARGLI LA PORSCHE


TORINO - Finale violento dopo una notte trascorsa in uno dei locali dei Murazzi. Due stranieri, forse romeni, hanno aggredito un agente immobiliare di Torino, Piermario Martucci, 38 anni, residente in strada del Salino 11. L’uomo era appena entrato nella sua auto, ieri mattina poco prima delle 9, parcheggiata in lungopo Cadorna, quando è stato affrontato dai due rapinatori. Prima un pugno in faccia, poi l’hanno trascinato con violenza fuori dall’auto, una Porsche Cayman blu, nuova. Infine picchiato. I due sono fuggiti a bordo della Porsche. E’ certo che il loro obiettivo era l’auto sportiva. Hanno disattivato immediatamente l’apparato Gps e il complesso sistema antifurto. Poi se ne sono andati tranquillamente a casa, nei dintorni di via Cesare Reduzzi, zona Mirafiori.

Martucci ha avvertito il 113. Prima è arrivata la pattuglia della polizia poi il caso, in base alla divisione del territorio, è passato ai carabinieri del nucleo radiomobile e alla compagnia di Mirafiori. Infine al reparto operativo. Grazie a una sorprendente leggerezza dei due rapinatori, i carabinieri sono riusciti egualmente a utilizzare il segnale radio del Gps e a individuare a colpo sicuro dov’era la vettura, appunto in via Reduzzi. La Porsche è stata subito restituita al proprietario che, nel frattempo, si era fatto medicare al pronto soccorso dell’ospedale Gradenigo. Martucci ha tracciato l’identikit degli aggressori, probabilmente non nuovi a questo genere di colpi per i quali utilizzano sempre la stessa tecnica.

Adesso gli investigatori stanno controllando le case di via Reduzzi e dintorni, a caccia del covo dei rapinatori. I carabinieri stanno verificando altri fascicoli di alcune rapine avvenute in pieno centro con le medesime modalità. La zona dei Murazzi, in quasi tutti i fine settimana, fa registrare una serie di aggressioni. Soprattutto all’alba e nelle prime ore della mattina, quando chiudono i locali più frequentati.


LaStampa
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domenica 30 gennaio 2011

EGITTO, TURISTI ITALIANI BLOCCATI A SHARM


Gruppi di turisti italiani stanno tentando di lasciare Sharm el Sheikh ma hanno difficoltà a partire. Lo riferiscono testimoni all’aeroporto della città sul mar Rosso. Gli aerei della Egypt air sono bloccati a causa della mancanza di connessioni al Cairo con voli internazionali. Da questa mattina l’esercito egiziano è stato dislocato anche nelle strade della nota località turistica sul Mar Rosso, per prevenire manifestazioni e proteste.

E intanto ieri sera alcuni turisti e visitatori, dopo lunghe ore di attesa all'aeroporto del Cairo, sono riusciti a fare rientro a Roma. Alcuni sono stati costretti a interrompere le vacanze; altri sono rimasti in attesa 24 ore prima di potersi imbarcare su un volo diretto in Italia, altri ancora, come nel caso di un gruppo di 42 sacerdoti di varie parti d’Italia in pellegrinaggio in Egitto, si è trovato coinvolto nelle manifestazioni di piazza.

Ancora scossi per quanto vissuto, dopo che il pullman sul quale si trovavano a bordo è stato bersagliato dai sassi dei manifestanti, i 42 sacerdoti, con loro anche una suora e due laici, reduci da un pellegrinaggio in Egitto in visita ai monasteri copti. «Il momento più brutto - ha riferito padre Francesco Fruscio di Barletta - è stato ieri sera al rientro al Cairo, dove si trovava il nostro albergo, da Alessandria d’Egitto. Lungo la strada - ha detto - abbiamo visto un fiume di giovani molto agitati che fermavano le auto di passaggio, malmenando poi le persone che erano all’interno. Il nostro pullman è stato più volte preso a sassate: uno dei vetri è andato in frantumi. Per fortuna nessuno si è fatto male».

«Se siamo riusciti a raggiungere l’hotel senza conseguenze - ha aggiunto il sacerdote - è stato grazie alla nostra guida e all’autista, entrambi egiziani. Li abbiamo visti dare soldi ai manifestanti affinchè ci lasciassero proseguire il viaggio. È stata una sorta di ’via Crucis’: ogni 10 metri il nostro pullman veniva fermato e lasciato quindi ripartire. Grazie al Cielo, siamo riusciti a tornare in albergo per poi partire oggi per l’Italia».

Tra gli italiani rientrati, c’è stato anche chi la vacanza in Egitto è stato costretto a interromperla prima del tempo. «Saremmo dovuti restare in Egitto fino a domenica - ha detto Alberto Sisti, di Roma - Una volta giunti però al Cairo da Assuan, il nostro viaggio è finito lì. La Polizia ci ha infatti impedito di lasciare l’aeroporto per andare a visitare le Piramidi, così come era previsto nel nostro tour». «Praticamente - ha aggiunto Sisti - dal momento in cui siamo arrivati, alle 15.30 di venerdì, siamo rimasti per quasi 24 ore chiusi dentro lo scalo aereo egiziano per poi riuscire a partire oggi a mezzogiorno».

Stando alle testimonianze dei nostri connazionali, la situazione all’aeroporto del Cairo, fino al momento in cui sono decollati, era »abbastanza tranquilla«, ha riferito Chiara Lencioni, di Lucca, ma residente al Cairo dove abita con il marito, un egiziano che lavora nel turismo, e la figlia di pochi mesi.

«Lungo la strada che porta all’aeroporto ho visto carri armati dell’Esercito, ma non ho visto disordini. Il mio arrivo oggi in Italia - si è poi affettata a dire la donna - era già stato programmato da tempo. Certo ora che sono qui con mia figlia, non posso nascondere di essere preoccupata per mio marito. A questo punto - ha concluso - mi auguro che il Paese non precipiti nel caos».


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MONDONICO LASCIA L'ALBINOLEFFE PER "GRAVI MOTIVI DI SALUTE"


La notizia dell'abbandono di Emiliano Mondonico per «gravi motivi di salute» ha colpito la Bergamo calcistica come un pugno nello stomaco. Nessuno se l'aspettava, anche se pare che i giocatori e la società conoscessero da qualche giorno le intenzioni dell'allenatore dell'Albinoleffe, che venerdì in conferenza stampa non aveva lasciato trasparire nulla.

Dopo la partita con l'Ascoli, finita 1-1, è arrivato l'annuncio: Mondonico, 63 anni, lascerà «temporaneamente» la panchina seriana. Non si sa però se e quando tornerà ad allenare. Il tecnico, che la settimana scorsa contro il Livorno aveva festeggiato le 1.050 panchine in carriera, aveva già in passato lottato contro una grave malattia. In attesa del suo ritorno, l'Albinoleffe ha affidato la squadra al vice Daniele Fortunato. «La società augura a mister Emiliano Mondonico - si legge in una nota del club - di vincere l'ennesima sfida che lo aspetta con l'auspicio di riaverlo quanto prima alla guida della nostra squadra».


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MUORE DOPO IL FESTINO NELLA MANSARDA DI LUSSO


TORINO - Venerdì sera. Un’elegante mansarda in Via Sineo 12, quinto piano. Valentina R., 30 anni, guarda la tv: il telefilm Grey’s Anatomy. Sta cenando da sola nella cucina. Suona il citofono: «Polizia, è da lei che è accaduto qualcosa di grave?». Gli agenti della volante di Dora2 sanno che, un paio d’ore prima, c’è stato un intervento del 118.

La risposta è sicura: «No, perchè? Va tutto bene». I poliziotti pensano di avere sbagliato citofono. Numero e nome corrispondono. Di nuovo. «Ma scusi, lei è sola?». «Adesso sì, a volte c’è il mio fidanzato». «E adesso dov’è?». «Non sta bene, è in camera da letto». «In che senso non sta bene?». «E’ morto». Gli agenti si precipitano al quinto piano, la porta è aperta, Valentina R. - appunto, tranquilla in cucina - e, supino sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto, il corpo vagamente scomposto, c’è Michele Grupallo, 40 anni, di Biella, figlio di facoltosi imprenditori, ex calciatore dilettante. Il realtà risiede in un appartamento di proprietà, nello stesso stabile, al primo piano.

Quella sera è salito nella mansarda assieme, pare, ad altre due persone. Valentina e un terzo soggetto, non ancora identificato dagli agenti della sezione Omicidi, coordinati dal vicequestore Luigi Mitola. La casa è perquisita e, nel cestino dei rifiuti, ci sono tre siringhe da insulina, con residui di sostanza e sangue non ancora rappreso nei serbatoi spremuti sino all’ultimo delle «Terumo» monouso.

Storia di un festino finito male. Valentina R. ha un fisico da modella e conosce molte persone, nel giro bene di Torino. Adesso dicono che Michele (lavorava in un negozio di orologi a Torino) ormai da tempo non si drogava più, che soffriva anche di altre patologie. Valentina dice che prendevano «farmaci per la depressione». Non collabora: «Ognuno si deve prendere le sue responsabilità, non voglio sapere niente. Chi è il pusher? Non lo so».

Eppure, nella mansarda al quinto piano, qualcuno ha portato l’eroina o la cocaina, forse un micidiale mix, lo «speedball». Ma solo gli esami tossicologici potranno chiarire questo aspetto. E poi quel misterioso vuoto di due ore, dopo che la squadra del 118 se n’è andata, finito il tentativo (40 minuti) di rianimazione, a quanto pare, senza avvisare la polizia mortuaria e il medico legale. E lasciando per due ore Valentina sola con il cadavere del fidanzato.


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sabato 29 gennaio 2011

TAMPONA UN CARRO ATTREZZI, INCIDENTE MORTALE SULLA A26


Incidente mortale nel tardo pomeriggio sulla D26 diramazione Predosa e Bettole, nel tratto tra Novi Ligure e l’allacciamento con l’A26. Una donna di 43 anni, di Cusago (MI), ha perso la vita nello scontro tra la sua auto, una seconda vettura e un carro attrezzi finito di traverso lungo la carreggiata.

Lo scontro è avvenuto al chilometro uno. Ferito il marito della vittima, trasferito in codice giallo all’ospedale di Alessandria. Sul posto è intervenuto il 118 di Alessandria e i vigili del fuoco. Il tratto autostradale è rimasto bloccato fino alle 20 e 30, con la chiusura totale della corsia in direzione dei Trafori.


IlSecoloXIX Leggi tutto...

L'EGITTO SI PREPARA AD UN'ALTRA GIORNATA DI PROTESTA (VIDEO)


Una nuova giornata di tensione si annuncia in Egitto, dove da giorni sono in corso scontri tra manifestanti anti-governativi e forze dell'ordine e dove il presidente Hosni Mubarak ha annunciato l'azzeramento dell'esecutivo e la rapida formazione di un nuovo governo. La polizia, appoggiata dall'esercito, ha esploso colpi in una via laterale del centro del Cairo che conduce a piazza Tahrir dove è in corso un raduno di protesta ma non è chiaro se si siano stati sparati proiettili veri o solo di gomma. La circostanza è riferita dalle agenzie di stampa che citano testimoni presenti in loco. Dopo gli spari i manifestanti si sono momentaneamente dispersi. Tuttavia sta crescendo, e secondo fonti giornalistiche ha raggiunto l'ordine delle «migliaia», il numero di persone che si stanno radunando nel centro del Cairo per dare vita a nuove forme di protesta.

«20 CADAVERI AD ALESSANDRIA» - Una nuova manifestazione contro il presidente egiziano Hosni Mubarak si sta svolgendo anche nella cittá di Alessandria. Secondo la tv araba Al Jazeera alcune centinaia di persone si sono riunite davanti la moschea 'al-Ibrahim', dove già ieri era partito un primo corteo contro il governo. La tv satellitare araba sostiene inoltre che il suo corrispondente ha visto più di 20 cadaveri di manifestanti. Violenti scontri tra manifestanti e agenti di polizia si registrano invece nella città egiziana di Ismailiya. Secondo quanto riferisce Al Arabiya, reparti della polizia, che avevano lasciato la città ieri notte, sono tornati nel centro di Ismailiya. La tv riferisce di cariche della polizia contro i manifestanti, che rispondono lanciando sassi contro gli agenti. Nel frattempo, i servizi di telefonia mobile, che venerdì erano stati bloccati dalle autorità in tutto in Paese così come i servizi Internet, hanno ripreso parzialmente a funzionare in mattinata.

DETENUTI IN FUGA - Alcune centinaia di detenuti comuni, presenti ieri sera nelle celle di sicurezza di alcuni commissariati del Cairo, sarebbero riusciti a fuggire nella notte approfittando del caos che regnava in città. Secondo l'inviato di Al Jazeera per alcune ore c'è stato un vuoto nella gestione della sicurezza, in particolare quando la responsabilità è passata dalla polizia all'esercito, e in quei momenti molte persone detenute in attesa di giudizio sono riuscite ad evadere. In questo momento un vasto incendio sta interessando il tribunale di al-Jala, al Cairo, dove in passato sono stati processati anche molti militanti del movimento giovanile «6 aprile», in prima fila nella protesta contro Mubarak.

TIMORI NEGLI USA - L'escalation egiziana è seguita molto da vicino dalla comunità internazionale e in particolare dagli Stati Uniti, preoccupati che l'insabilità del Paese possa avere ripercussioni anche sui fragili equilibri dell'intera area mediorientale. Il presidente Usa, Barack Obama, ha telefonato a Mubarak esortandolo a mantenere la calma e a garantire il diritto dei manifestanti di esprimere la propria opinione, senza che vi siano ferimenti o predite di vite.




Corriere Leggi tutto...

venerdì 28 gennaio 2011

RUSSIA, UN SMS INNESCA LA BOMBA E LA KAMIKAZE MUORE PER ERRORE


Era una “vedova nera”, una delle terroriste donne che in Russia si fanno saltare in aria per “vendicare” la morte di mariti o fratelli. Questa donna aveva deciso di farsi esplodere la sera di Capodanno nella Piazza Rossa di Mosca, dove, data la serata, si sarebbero concentrate centinaia e centinaia di persone.

La donna però, non ha fatto vittime e la sua storia fino a oggi è stata un mistero: faceva parte dello stesso gruppo, secondo il quotidiano inglese The Telegraph, dell’attentato all’aeroporto Domodedovo, eppure era saltata in aria in casa sua, uccidendo solo se stessa.

Un errore o un caso? La risposta la dà sempre il quotidiano inglese: l’esplosivo che la donna aveva addosso sarebbe stato innescato per errore tramite un sms sul cellulare. In poche parole il telefonino viene spesso usato dai terroristi come un detonatore artigianale che viene azionato quando la vittima designata può fare più vittime possibile. Il cellulare viene di solito acceso, infatti, pochi minuti prima che il piano vada in porto.

La donna invece, ore prima dell’attentato, era a casa sua a prepararsi alla “missione” con altri due uomini. E durante la preparazione avrebbe ricevuto sul cellulare un sms dalla sua compagnia telefonica che le augurava buon anno. Messaggino letale, perché ha innescato l’esplosione, uccidendo, fortunatamente, solo la donna. I due uomini con lei sono rimasti feriti.


BlitzQuotidiano Leggi tutto...

EQUITALIA, PIGNORAMENTO ILLECITO AD UN MALATO DI ALZHEIMER


GENOVA – Hanno fatto pignorare un appartamento a un malato di Alzheimer, per un debito inferiore a tre mila euro, limite di gran lunga inferiore a quello previsto dalle procedure esecutive, e hanno falsificato i prospetti del pignoramento, eseguito in modo non regolare. E’ quanto ha scoperto il sostituto procuratore Francesco Pinto che ha chiesto il rinvio a giudizio per Piergiorgio Iodice, responsabile di Equitalia Genova, la concessionaria della riscossione dei tributi per tutta la provincia, insieme a tre funzionari Silvia Angeli, Roberto Maestroni e Pierpaolo Trecci.

I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di abuso d’ufficio e falso. Secondo quanto ricostruito dal magistrato, tutte le fasi del pignoramento e della successiva vendita dell’immobile, in via Duca degli Abruzzi nel quartiere residenziale di Nervi, sarebbero state falsificate dai funzionari: dal limite del debito per il pignoramento, fino alla pubblicità legale, passando per i termini scaduti del pignoramento stesso.


BlitzQuotidiano
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NAPOLI, RIFIUTI IN MARE, ARRESTATA EX VICE DI BERTOLASO


Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione civile, e il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania, sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione per reati ambientali eseguita in varie zone d'Italia dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) e dalla Guardia di finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli. Ai due è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione sono state arrestate altre dodici persone e vi sono 38 indagati, tra questi vi sono anche l' ex presidente della Campania, Antonio Bassolino, l'ex assessore regionale Luigi Nocera e l'ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi. Le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali. Sequestri di documentazione sono stati messi in atto in diverse sedi istituzionali, come la Prefettura di Napoli, la Regione Campania ma anche la Protezione civile di Roma e in sedi di aziende di rilievo nazionale.

Secondol la procura di Napoli ci sarebbe stato un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha portato a immettere per anni sul tratto di costa tra Napoli e Caserta percolato non trattato, liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani. Il percolato era portato nei depuratori senza alcun trattamento e da lì finiva in mare. Per Marta Del Gennaro si tratta del secondo provvedimento cautelare, perché già coinvolta in un'inchiesta sempre in materia di rifiuti; anche Catenacci è stato già indagato nell'ambito del suo ruolo di commissario e attualmente è a capo della Sapna, società provinciale per il reciclo dei rifiuti.


Corriere Leggi tutto...

LE SCUOLE DEL TORINESE RIFIUTANO I PREMI DELLA GELMINI


Niente da fare: i docenti torinesi non vogliono essere valutati. A dire “no” alla sperimentazione voluta dal ministero dell’Istruzione sono state prima le scuole di Torino e poi quelle della Provincia. Per far partire il progetto occorrevano 15 scuole, ma ancora non si trovano. E ora l’Ufficio scolastico regionale ha deciso di estendere l’iniziativa a tutta la Regione.

Tutto è iniziato a novembre, quando il ministero ha annunciato l’avvio della sperimentazione in quindici istituti di Torino e in altrettanti di Napoli. Scuole materne, elementari, medie e superiori nelle quali far nascere una commissione mista (preside, docenti e genitori) che individuerà gli insegnanti più bravi in base a criteri come il curriculum, le attività extra, il gradimento di genitori e studenti. A ciascun "prof" meritevole il ministero darà in primavera una mezza mensilità in più.

Ma a decidere se far aderire la propria scuola al progetto dovevano essere i collegi docenti. Che a Torino hanno detto un “no” quasi corale, con l’unica eccezione del liceo Segré. Così la scadenza, prevista per l’11 gennaio, è stata posticipata al 14 febbraio. Ora però i volontari non si trovano. E il direttore generale dell’Usr, Francesco De Sanctis, ha deciso di inviare una circolare in cui annuncia che “il campione delle scuole partecipanti viene esteso a tutta la regione, recependo le richieste già pervenute da scuole di altre province e valorizzando in tal modo la ricchezza e la varietà delle esperienze piemontesi nel campo della valutazione e dell’autovalutazione”.

Una decisione che i Cobas, in una nota, definiscono “un’ulteriore truffa e forzatura da parte del ministero”. E rilanciano la loro azione di disturbo nei confronti della premialità ai docenti: “Invitiamo tutti i colleghi docenti a non aderire alla sperimentazione, a bocciare questo ennesimo tentativo di dividere gli insegnanti tra bravi e fannulloni”.


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MUORE SCHIACCIATO SOTTO 3 TONNELLATE DI LAMIERE


TORINO - «Dannati rigori. La solita beffa». Tifoso del Napoli, ha trascorso la mattina a sopportare le provocazioni dei colleghi dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, spostando montagne di lamiera nella fabbrica dove lavorava da oltre di due anni. «Hai visto che squadra l’Inter? Vinciamo sempre noi» gli diceva un collega, punzecchiandolo per quella sconfitta dal dischetto. Mai avrebbe pensato di dover piangere per il suo amico, ucciso dalla caduta di tre rotoli d’acciaio, del peso di tre tonnellate.

Casimiro Arvonio, trent’anni, originario di Capua è morto ieri in una fabbrica di Nichelino: la «CLL», Centro, Lavorazione Lamiere, via Vernea 18. Stava spostando il carico di lamiere da una parte all’altra del capannone, quando improvvisamente è stato travolto. Non ha avuto scampo. L’infortunio è avvenuto intorno alle 12,30. Molti operai erano già in mensa. Tra questi anche il fratello, Salvatore, 36 anni. Con lui c’erano tre colleghi. Sono stati loro a dare per primi l’allarme. Con una gru hanno sollevato i rotoli. I soccorsi sono arrivati in pochi minuti: l’elisoccorso del 118, un’ambulanza della croce rossa, i vigili del fuoco del Lingotto. Non c’era più niente da fare. I carabinieri e i tecnici del servizio di prevenzione dell’Asl hanno interrogato i colleghi per ricostruire la fasi dell’incidente. La magistratura ha aperto un’inchiesta. Una parte del capannone è stato messo sotto sequestro.

L’azienda si trova nel cuore della grande area industriale di Nichelino. Un grande piazzale, due capannoni grigi, una palazzina uffici in mattoni. Lavorazioni di lamiere, una ventina di dipendenti. Tagliano acciaio, fabbricano componenti per l’industria meccanica. I corrieri, fermi di fronte ai cancelli, aspettano di poter scaricare del materiale. «Povero ragazzo. Che brutto modo di morire» dice un autista, appoggiandosi con la schiena al muro di recinzione. Dalla strada la gente osserva il viavai dei mezzi di soccorso. Gli operai di altri capannoni si avvicinano al grande cancello blu dell’azienda e chiedono notizie. Un collega scuota la testa. Fa capire che non c’è più niente da fare. Una donna abbraccia il fratello Salvatore, per confortarlo, mentre cammina su e giù nel grande piazzale.

I titolari dell’azienda non hanno voglia di parlare. «Mi dispiace - dice uno dei responsabili - ma in questo momento non sono in grado di dare spiegazioni. Posso solo affermare che i macchinari non c’entrano nulla con l’infortunio». Casimiro Arvonio abitava a Nichelino da circa 6 anni. Si era trasferito in cerca di un buon lavoro. Trent’anni, sognava una vita migliore.


LaStampa Leggi tutto...

giovedì 27 gennaio 2011

LA RIPRESA GLOBALE C'E', MA L'ITALIA NON TIENE IL PASSO


«La ripresa globale è tornata vigorosa» ma «l'Italia non tiene il passo». Lo afferma il centro studi di Confindustria, sottolineando che, per il Paese, «la produzione industriale è invariata in dicembre (-0,3% nel quarto trimestre, stime Csc; +1,1% in novembre). È del 17,8% sotto i livelli pre-crisi».

«Il 2011 - afferma il Csc nella sua analisi mensile - si presenta come l'anno della stabilizzazione delle aspettative e della riduzione dell'incertezza». L'Italia però «fatica ad andare oltre l'1% nella velocità del Pil» e «la prima metà di quest'anno si intravede migliore, con l'export che trarrà vantaggio dal rilancio dell'Est Europa e del Medio Oriente». La ripresa dell'economia mondiale e il calo dell'incertezza, spiega il centro studi di Confindustria, stanno «facendo ripartire il ciclo degli investimenti nelle economie avanzate più dinamiche (Usa, Germania), favoriti dal costo del capitale in riduzione con i rialzi delle Borse e dal maggior utilizzo degli impianti. Ne beneficeranno occupazione (per ora ancora debole, tranne la tedesca) e consumi (vivaci già gli americani). La crescita così si consolida». «Il percorso - evidenzia il Csc - rimane però accidentato dalla crisi dei debiti pubblici, dalle oscillazioni valutarie e dai rincari delle materie prime, che si traducono in tensioni inflazionistiche (ma al netto di energia e alimentari i prezzi al consumo sono quasi fermi)». I ritmi di crescita «restano molto differenziati: surriscaldati negli emergenti, soprattutto in Asia, elevati in Usa e Germania, deboli in molti paesi dell'eurozona».

In Italia, in particolare, le quotazioni record delle commodity, destinate a salire ancora, «comprimono margini aziendali e potere d'acquisto delle famiglie, agendo da freno alla domanda. Il petrolio a 100 dollari al barile sottrae quasi lo 0,3% all'aumento del Pil italiano quest'anno. Nella stessa direzione agisce l'incremento dei tassi a lunga che riflette lo scenario più propizio». «Questi effetti restrittivi - conclude Viale dell'Astronomia - dovrebbero tranquillizzare le banche centrali. Invece la Bce appare ansiosa di dimostrare il suo rigore monetario, nonostante l'alta disoccupazione terrà bassa la dinamica del costo del lavoro». Nei mercati valutari, inoltre, «le forze continuano a controbilanciarsi: più crescita e minor deficit estero a beneficio del dollaro, mentre è pro-euro l'allentamento delle tensioni sui debiti pubblici».


Corriere
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SMOG TORINO, DOMENICA STOP IN 11 COMUNI


DOMENICA prossima il blocco delle auto ci sarà. E non solo a Torino. Dopo l’appello della Provincia dieci Comuni hanno scelto di unirsi alla battaglia contro lo smog. Le auto non potranno circolare a Beinasco, Borgaro, Carmagnola, Collegno, Grugliasco, Nichelino, Pinerolo, Rivoli, Settimo e Venaria. Non applicheranno invece il blocco, Orbassano, Chieri e Chivasso: ancora in forse, Moncalieri, San Mauro e Ivrea. Lo stop al traffico durerà dalle 10 alle 18. Per compensare i disagi dei cittadini il biglietto di un euro di bus ed tram e durerà tutta il giorno. «Lo stesso discorso – annuncia Giovanni Nigro, presidente dell’Agenzia per la mobilità metropolitana – varrà per la tratta suburbana e aumenteremo i mezzi pubblici in circolazione per garantire un servizio adeguato».

I Comuni dell’hinterland, nel decidere tempi e modi del divieto, sposeranno l’ordinanza di Torino: in modo insomma da garantire parità di trattamento tra i cittadini. Potrà cambiare solo l’estensione del blocco: ciascun Comune valuterà se fermare il traffico su tutto il territorio o solo nel centro storico, a seconda delle possibilità organizzative o se sono in programma feste patronali e cittadine. Valgono comunque le esenzioni di sempre: per chi deve recarsi al lavoro, chi a un matrimonio e chi ancora ha programmato un trasloco. In mattinata il sindaco Sergio Chiamparino firmerà l’ordinanza del blocco e il testo sarà disponibile sul sito Internet di Palazzo civico. Le auto ecologiche (gpl o metano) saranno però bandite dal centro: nella Ztl sono stati riammessi solo i veicoli elettrici. Altro discorso, quello per i commercianti: la domenica, in quanto zona turistica, i negozi possono tenere aperto . Chi deciderà di farlo dovrà però raggiungere la propria attività a piedi o prima che scatti lo stop.

Il blocco, ufficializzato ieri in occasione del tavolo metropolitano per la qualità dell’aria, è stato deciso dopo i 17 sforamenti dei limiti del Pm10, registrati nei primi venti giorni di gennaio. Fino all’ultimo Torino ha sperato nelle previsioni meteo, ma né la pioggia né la neve arriveranno. «Vista la situazione – spiega l’assessore comunale all’Ambiente, Roberto Tricarico – non potevamo fare altrimenti. Ci spiace che la Regione non sia d’accordo: la nostra è una decisione dettata dall’urgenza. Piuttosto, da piazza Castello quali provvedimenti intendono adottare a favore della qualità dell’aria?».

«Il nostro non è un no ideologico - replica l'assessore regionale all'Ambiente Roberto Ravello - ma dettato dalla convinzione che le domeniche a piedi non servano. L'anno scorso a febbraio, il lunedì dopo il livello delle Pm10 fu addirittura peggiore, probabilmente perché molti degli autobus immessi sul territorio come rinforzo erano vecchi e inquinanti. Noi crediamo più urgenti interventi strutturali. A dicembre abbiamo stanziato 70 milioni di euro per rinnovare il parco dei mezzi pubblici». Augusta Montaruli (Pdl) chiede addirittura che i cittadini possano ottenere una riduzione sul bollo, per la mancata circolazione. Ma la tassa, da anni, riguarda il possesso della vettura e non la circolazione. La Provincia chiama in causa a sua volta la Regione. «Lo stop al traffico previsto per domenica – sottolinea l’assessore all’Ambiente Roberto Ronco - ha un valore simbolico, ma è un chiaro segno di condivisione politica e di comune sensibilità a un problema tutt’altro che secondario. Ora è necessario avviare un discorso più generale con la Regione».


Repubblica
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FARMACISTA INDEBITATO RUBA BANCOMAT AD UN'ANZIANA


TORINO - Un farmacista torinese è stato denunciato dalla polizia per furto e circonvenzione di incapace. I fatti risalgono al 14 settembre dello scorso anno, quando una donna di 77 anni, per acquistare delle medicine aveva utilizzato il bancomat nel suo negozio. Dopo tre giorni si era accorta di non avere più nel suo portafoglio la carta magnetica e che dal suo conto corrente mancavano 5 mila euro. Cifra prelevata proprio con il suo bancomat.

Ha immediatamente informato la figlia che si è subito recata nella farmacia dove la mamma si ricordava di aver utilizzato, per l'ultima volta, la carta. Ma il dipendente che l'aveva servita, le ha assicurato di aver restituito il bancomat all'anziana insieme alle medicine acquistate. Come risposta la donna ha affermato che si sarebbe rivolta alla polizia affinché gli agenti chiedessero agli Istituti bancari in cui erano stati fatti i prelievi di poter visionare i video di sorveglianza.

Dopo poche ore l'uomo, impaurito dal possibile intervento delle forze dell'ordine, si è presentato in casa della figlia della donna e le ha raccontato la verità. Aveva utilizzato il bancomat dell'anziana per far fronte ai suoi debiti personali ma era pronto a restituire l'intera somma. Un ravvedimento che non gli è servito a evitare la denuncia.

Gli agenti del Commissariato Mirafiori, diretti dal Vice Questore Aggiunto Michele Capobianco, dopo aver visionato i filmati, lo hanno convocato e ascoltato. L'uomo ha ammesso ogni addebito, raccontando i problemi finanziari che lo hanno spinto a compiere il gesto.


LaStampa
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mercoledì 26 gennaio 2011

BARI, BARBONE STA MALE IN STRADA MA NESSUNO LO AIUTA (VIDEO)


BARI - Un vento gelido e un anziano steso per terra tra l’indifferenza della gente. Sembra l'incipit di un romanzo, ma purtroppo è ancora una volta cronaca di una città. È accaduto oggi intorno alle ore 13 a Bari in pieno centro quasi davanti all’ingresso della Camera di Commercio in corso Cavour.

Un signore di circa 70 anni, forse un senzatetto, è stato del tutto ignorato dai passanti, incuranti dello stato in cui si poteva trovare, considerate anche le basse temperature che stanno interessando la città in questi giorni. I termometri registravano a quell’ora appena 6 gradi. Visibilmente infreddolito, senza cappotto e con solo un cappellino di lana a proteggergli la testa china sul marciapiede, era rannicchiato accanto al muro della facciata principale del palazzo, davanti alla fermata del park&ride e delle linee urbane.

Nel frattempo. sono passati quattro autobus. Tra le persone in attesa c’erano ragazzi e adulti di età diversa, persino un prete, ma nessuno ha degnato di uno sguardo quell’uomo in stato di abbandono. Il 118, contattato sul momento, ha risposto che avrebbe comunicato l’accaduto alla pattuglia dei vigili urbani di servizio nella zona. Ma per circa 15 minuti non si è vista né un’autombulanza né la polizia municipale.




Corriere del Mezzogiorno
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VIRUS A, LA PRIMA VITTIMA ALLE MOLINETTE DI TORINO


L’influenza A ha fatto la sua prima vittima anche in Piemonte, la diciannovesima in Italia. E’ morta ieri pomeriggio nel reparto di Rianimazione delle Molinette Filomena Corcella, 62 anni, la donna che i medici del centro di riferimento nazionale per l’utilizzo dell’Ecmo (la tecnica della circolazione extracorporea) erano andati a prendere il 12 gennaio scorso in Puglia, all’ospedale Dimiccoli, a bordo di un C130 messo a disposizione dall’Aeronautica Militare.

Le condizioni della donna, gravissime, non sono migliorate, dopo l’iniziale ottimismo dei medici torinesi. Negli ultimi giorni la situazione si è al contrario aggravata, finché ieri è precipitata. Gravissime anche le condizioni della donna portata in Rianimazione alle Molinette dalla Medicina d’urgenza: affetta da cirrosi epatica, resta in pericolo di vita dopo undici giorni di terapia intensiva. Ieri, intanto, altre due persone sono state trasferite nel reparto del professor Ranieri: un uomo e una donna di 62 anni. Il primo, obeso e cardiopatico, è stato trasportato dal Mauriziano, dov’era stato ricoverato alla fine della scorsa settimana.

La seconda, con una grave insufficienza epatica, era nel reparto di Gastroenterologia dell’ospedale di corso Bramante. Per ora non sono ancora stati sottoposti a Ecmo, ma i medici sono pronti a ricorrere in qualsiasi momento alla circolazione extracorporea per alleggerire cuore e polmoni aggrediti dal virus. La prognosi è per entrambi riservata. Migliorano invece le condizioni dell’uomo di Borgomanero; cauto ottimismo anche per la paziente trasferita da Rivoli, mentre le condizioni della cinquantenne di Moncalieri sono stabili: non è stata finora sottoposta a Ecmo, ma resta sotto stretta osservazione in Terapia intensiva.

Per gli ultimi due ricoverati, il professor Marco Ranieri, responsabile del reparto, e il dottor Rosario Urbino, coordinatore della Terapia intensiva, hanno deciso nel primo caso di non utilizzare immediatamente la circolazione extracorporea, mentre nel secondo caso il trattamento si è reso subito necessario. Sull’origine del virus che ha ucciso la donna di Barletta non si esclude che il contagio possa esser stato intra-ospedaliero a Barletta, dove Filomena Corcella era stata ricoverata per i continui disturbi.

«Il bilancio dell’influenza in Piemonte - dice il professor Ranieri - conferma i timori che avevamo espresso a metà gennaio, quando si è riattivata la rete di emergenza nazionale: in poco più di dieci giorni sono già stati ricoverati 16 casi in Ecmo. Se pensiamo che siamo vicino al picco e confrontiamo questi dati con quelli dello scorso anno, vediamo che abbiamo una presenza di 1,6 pazienti al giorno ricoverati, contro lo 0,5 dello scorso anno».

Mentre da oltre confine arriva la notizia che il ministro della Sanità bulgaro ha dichiarato lo stato di epidemia a Sofia dopo che negli ultimi due giorni il numero dei malati di influenza virale ha superato i 200 casi ogni 10 mila abitanti, anche in Piemonte sono a letto con l’influenza sei bambini su dieci: «E’ stato raggiunto il picco di contagi», conferma il dottor Giuseppe Mele, presidente nazionale della Federazione medici pediatri. Anche lui, come il professor Ranieri, sostiene sia anche il risultato del calo delle vaccinazioni.


LaStampa
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DROGA E FURTI, SGOMINATE 2 GANG, 45 ARRESTI A TORINO


Rapine e spaccio di cocaina: erano questi i "business" di due organizzazioni criminali sgominate dai carabinieri del comando provinciale di Torino, che hanno arrestato 45 persone e denunciato altre 70. Le indagini sono partite da una rapina a due donne commessa il 13 dicembre 2008 a Venaria.

Dalle intercettazioni avviate per identificare i responsabili è in realtà emersa una fitta trama di relazioni fuorilegge tra italiani e stranieri impegnati in furti e rapine. Ma è stata scoperta anche una rete di spacciatori di cocaina, dal fornitore all’ingrosso a quello intermedio, sino ai piccoli spacciatori al minuto, composta da nigeriani e senegalesi, che riusciva ad immettere sul mercato torinese 3 chili di cocaina purissima al giorno.

Gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Sandro Ausiello, hanno condotto due indagini in parallelo che hanno permesso di incastrare i due gruppi criminali. Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati 3 chili di cocaina, 40 mila euro in contanti e refurtiva per oltre 350 mila euro.


Repubblica
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martedì 25 gennaio 2011

UCCISO MUSINA, CONDANNATO PER ABUSI SESSUALI SU MINORE


Nuoro – Un pensionato settantenne di Nuoro, Giuseppe Musina, è stato ucciso con alcuni colpi di pistola davanti alla sua abitazione. L’uomo qualche anno fa aveva scontato una pena a nove anni di reclusione per violenza sessuale nei confronti di un minorenne handicappato.

Contro il pensionato sono stati esplosi cinque colpi; è morto durante la notte mentre veniva sottoposto ad una operazione per estrargli una pallottola che lo aveva colpito all’addome. L’uomo viveva da solo in una casa all’estrema periferia del capoluogo ed è lì che lo ha trovato il nipote.

Trasportato subito nell’ospedale San Francesco di Nuoro, i medici hanno tentato di salvargli la vita ma i colpi di pistola che lo hanno ferito al torace ed all’addome sono stati fatali.

Musina era stato condannato a nove anni per abusi sessuali ed è su questa probabile pista che i carabinieri indirizzano le indagini anche se non si esclude che l’uomo possa aver avuto un diverbio sfociato nel primo omicidio del 2011 a Nuoro.


BlitzQuotidiano
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HA DATO 10 COLTELLATE AL SOCIO, E' GIA' A CASA


TORINO - Venerdì scorso in una delle sue aziende a La Loggia aveva dato dieci coltellate al socio in affari, Maurizio Coppo Garofalo di 51 anni, residente a Carignano, ma fortunatamente non lo aveva ucciso. Ora l’imprenditore Pierangelo Cantarella è stato posto agli arresti domiciliari, nella sua abitazione di Asti.

Su richiesta del suo difensore, l’avvocato Aldo Mirate, il gip di Torino Roberta Palmisano ha accordato l’alleggerimento della misura cautelare per assenza di precedenti. Fino a venerdì, infatti, Cantarella, che nella colluttazione aveva ferito anche la moglie e se stesso, era stato un cittadino modello.

«Il mio cliente è costernato da quanto accaduto - dice il legale - mai avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione del genere». Cantarella, presidente provinciale della Confapi (Confederazione piccoli imprenditori) di Asti, aveva detto di avere aggredito il socio per paura che le sue imprese, che svolgono la maggior parte degli affari in Romania, fallissero dopo che quest’ultimo, secondo la sua versione, «ci portava via il lavoro per passarlo a imprese che gli assicuravano guadagni migliori».


Leggo
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MOSCA, LA STRAGE IN AEROPORTO COMPIUTA DA UNA DONNA


La strage a Mosca potrebbe essere stata causata da una donna, con l'aiuto di un complice. Sarebbe stata lei a compiere l'attentato suicida che ha provocato 35 morti e 130 feriti all'aeroporto Domodedovo. Lo riferisce una fonte della polizia all'agenzia Ria-Novosti. Entrambi gli attentatori sarebbero morti, secondo la fonte. «L'esplosione è avvenuta quando la presunta kamikaze, con a fianco un uomo, ha aperto una borsa. L'uomo è stato decapitato dall'esplosione», ha precisato la fonte. «Non è da escludere che i terroristi intendessero lasciare la borsa con l'ordigno nella sala degli arrivi dello scalo e che l'esplosione sia avvenuta accidentalmente oppure che l'ordigno sia stato azionato con un telecomando a distanza», ha precisato la fonte della polizia, che ha chiesto di rimanere anonima. Secondo alcune informazioni i due presunti terroristi sono stati condotti in aeroporto da un complice che poi ha aspettato in un'auto parcheggiata davanti allo scalo. C'è anche un italiano fra le persone ferite, il signor Rosario Romano, ma non è grave, mentre tra i morti ci sarebbe anche un britannico ed altri stranieri.

L'esplosione si è verificata alle 16.40 locali, le 14.40 italiane. Secondo una fonte della polizia locale, è avvenuta nella zona dove vengono consegnati i bagagli. L'esplosivo usato potrebbe essere quantificato fra i cinque e dieci chili di tritolo. È la prima volta che un terrorista attacca un aeroporto di Mosca.

«Ho sentito un'esplosione, ho visto pannelli di plastica cadere dal soffitto e ho sentito le grida della gente. Poi ho visto alcune persone scappare», racconta Sergei Lavochkin, che si trovava nella zona arrivi dall'aeroporto Domodedovo, nel momento dell'esplosione. Mark Green, un cittadino britannico appena arrivato all'aeroporto, ha detto che lo scoppio l'ha «letteralmente scosso. Mentre stavamo mettendo le borse nella macchina, abbiamo sentito le sirene e abbiamo visto delle persone scappare dal terminal, alcune di loro insanguinate».

L'attentato all'aeroporto di Mosca ha una chiara matrice caucasica, secondo quanto ha detto una fonte della polizia all'agenzia Ria-Novosti. «Le modalità sono quelle tradizionali dei terroristi provenienti dal Caucaso del Nord», ossia da repubbliche ribelli musulmane come Cecenia, Daghestan e Inguscezia, ha detto la fonte, che ha chiesto di rimanere anonima.

Intanto il presidente russo Dmitri Medvedev, parlando durante una riunione di emergenza al Cremlino, ha confermato che l'esplosione all'aeroporto Domodedovo è un atto terroristico e ha dato ordine di rafforzare i sistemi di sicurezza in tutti gli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie. I responsabili dell'attacco terroristico all'aeroporto di Mosca saranno presi e puniti ha dichiarato Medvedev. «Occorre instaurare un regime speciale per garantire la sicurezza», ha detto ancora il presidente, durante una riunione con diversi ministri. Intanto tre persone sono ricercate dalle autorità russe in relazione alla pianificazione dell'attentato suicida. Lo rende noto l'agenzia di stampa Interfax, citando diverse fonti.


Corriere
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lunedì 24 gennaio 2011

VESCOVO, "IL SOLDATO MORTO IN AFGHANISTAN NON E' UN EROE"


«Non ritengo opportuno replicare alle parole di un confratello, quello che penso sui nostri soldati in Afghanistan l'ho sempre detto nelle mie omelie», manda a dire l'arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l'Italia. La sua risposta è laconica e soave, ma altrettanto grande dev'essere l'irritazione negli ambienti ecclesiastici e militari, all'indomani delle frasi pronunciate dal vescovo di Padova, monsignor Antonio Mattiazzo, a proposito dei soldati italiani tornati morti dalle «missioni di pace».

«Certo - ha detto il vescovo Mattiazzo - sono dispiaciuto per la morte di questo ragazzo. Ma non sono d'accordo con una certa esaltazione retorica, non facciamone degli eroi. Magari poi si scopre che un soldato è morto per una mina fabbricata in Italia...». Tre settimane fa proprio un delegato del vescovo di Padova celebrò a Thiene i funerali privati di Matteo Miotto, il penultimo alpino ucciso in Afghanistan il 31 dicembre scorso, raggiunto dal proiettile di un cecchino. Poi, martedì 18 gennaio, è stato ammazzato anche il caporalmaggiore Luca Sanna, stavolta nell'avamposto di Bala Murghab. In tutto, fanno 36 morti dall'inizio della missione. «Ma quelle non sono missioni di pace - ha dichiarato l'altro giorno il vescovo Mattiazzo -. I nostri soldati vanno lì con le armi...».

Ora è bufera. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, è furibondo col monsignore («Si sarà fatto influenzare dalla sua impostazione politica», ha detto). Padova, del resto, è terra di pacifismo spinto, di mobilitazioni già contro la guerra in Vietnam e ora dei «No Dal Molin», è la terra di don Albino Bizzotto e della sua associazione «Beati i costruttori di pace», dei missionari che vanno in Kenya e ritornano dicendo che «i bimbi africani non sono più tristi di quelli italiani» (lo stesso Mattiazzo dixit).

I genitori di Matteo Miotto, Anna e Francesco, non vogliono invece polemizzare: «Siamo già tanto addolorati, sicuramente il sacerdote che pronunciò l'omelia funebre per nostro figlio la pensava in maniera completamente diversa». Quel sacerdote era l'arcivescovo Pelvi, 62 anni, ex vescovo ausiliare di Napoli e oggi ordinario militare per l'Italia col grado onorifico di generale di corpo d'armata. È lui l'uomo dei funerali di Stato e delle cerimonie solenni per i nostri militari caduti. E il suo pensiero, come ha ricordato ieri, lo ha sempre e solo espresso nelle sue omelie. Venerdì scorso, a Roma, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, per l'ultimo addio al caporalmaggiore Luca Sanna, monsignor Pelvi disse così: «Nessuno dei nostri militari vuole fare l'eroe. Tutti vogliono tornare a casa dalle loro famiglie e dai loro amici». La madre di Matteo Miotto, la signora Anna, un giorno spiegò il punto di vista degli alpini con parole bellissime: «Mio figlio mi diceva sempre: Mamma, io tornerò a casa per la famiglia, ma la mia vita è qui, in Afghanistan. Lui ce l'aveva nel sangue il mestiere dell'alpino, il desiderio di aiutare gli altri. E io ho sempre appoggiato le sue scelte...». Il 3 gennaio, onorando Matteo dinanzi alle autorità, monsignor Pelvi volle metterlo in chiaro una volta per tutte: «Molti chiedono perché ci ostiniamo ad esporci in terre così pericolose. Ma allora non si potrebbe rimproverare anche a Gesù di avere cercato la morte, affrontando deliberatamente coloro che avevano il potere di condannarlo? Perché non fuggire? Gesù non ha cercato la morte. Non ha però neppure voluto sfuggirla, perché giudicava che la fedeltà ai suoi impegni fosse più importante della paura di morire. Così ha preferito andare fino all'estremo limite piuttosto che tradire ciò che era...». Ma il dibattito è aperto.



Corriere
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INCIDENTE SUL "LUNGO PO", AUTO IN BILICO SULLA SCALA DEI MURAZZI


TORINO - Un'auto è finita fuoristrada nel centro di Torino, ribaltandosi e andando a fermarsi in bilico sulle scale che dal Lungo Po Diaz conducono ai sottostanti Murazzi del Po. E' accaduto nelle prime ore di domenica mattina. Alla guida un conducente staniero di 22 anni.

Fotogallery

La vettura, una Citroen Xsara, percorreva il lungo Po da corso Cairoli verso piazza Vittorio Veneto. All'altezza della via Giolitti, cioè subito dopo la curva, il guidatore ha perso il controllo. L'auto è così finita sul marciapiedi, ribaltandosi. Dopo avere colpito alcuni pilastrini di cemento, ha terminato la corsa restando in bilico su una delle due rampe di scale che conducono ai Murazzi.

Nell'incidente alcuni detriti hanno colpito un passante che si trovava sulla riva del fiume ai Murazzi, fratturandogli un dito. Illesi il conducente dell'auto e uno dei passeggeri, lesioni molto lievi per un altro passeggero.
Il conducente, sottoposto alla prova del palloncino, è risultato sobrio. La rampa di scale coinvolta nell'incidente è ora chiusa in attesa di ripristino.


Repubblica
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SCHIANTO CONTRO IL MURO, BAMBINO DI 11 ANNI IN FIN DI VITA


TORINO - Un bimbo romeno di 11 anni è ricoverato in condizioni disperate al ReginaMargherita, dopo esser stato soccorso ieri sera nel sottopasso del Lingotto insieme ad altre quattro persone, fra cui una bimba, anch’essa romena. Cristian Stefanenco, l’undicenne, e Denise Melcimioc, 9 anni, viaggiavano sui sedili posteriori di una Opel Corsa probabilmente guidata da Cristian Relu Pistritu, 39 anni, che ha svoltato per imboccare l’uscita di via Nizza, schiantandosi contro il muro.

I bambini sono stati trasportati all’Infantile, Pistritu al Cto, insieme ad altre due persone: l’uomo è in prognosi riservata, mentre gli altri feriti - compresa la bambina - hanno riportato contusioni leggere e non sono in pericolo di vita. Stefanenco è stato portato attorno alle 22 in sala operatoria per un disperato tentativo di salvarlo. Ha un gravissimo trauma cranico e nessuna altra frattura né ferita: l’ipotesi più probabile è che non avesse le cinture di sicurezza e nell’urto sia stato catapultato contro il parabrezza.

Da chiarire l’origine dell’incidente. Non ci sono testimoni, oltre ai feriti. L’unica certezza per ora è la violenza dell’impatto. E’ possibile che chi era al volante abbia deciso all’ultimo di sterzare a destra per raggiungere via Nizza dal sottopasso, o si sia accordo in ritardo che stava superando l’uscita che voleva imboccare. Non ci sono tracce di frenata. L’auto s’è schiantata contro la parete sinistra dell’uscita, incastrandosi tra il muro e la segnaletica che indica il bivio. Sono intervenute diverse ambulanze del 118, oltre ai vigili urbani: le condizioni del bimbo di 11 anni sono apparse subito le più gravi.


LaStampa
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domenica 23 gennaio 2011

FUGGE CON DUE PROFILATTICI, ARRESTATO PER RAPINA


TORINO - Era tutto perfetto. Casa libera, ragazza disponibile, desiderio a mille. Andrea, vent’anni, pregustava già un paio d’ore piacevoli e tranquille. Poi, ha frugato nelle tasche, ha rivoltato il portafogli, ha controllato nel giaccone. Niente. Non aveva profilattici. «Scendo a prenderli, ci metto un attimo, amore» ha detto Andrea alla sua bella. Si è scapicollato giù dalle scale, ha battuto il record dei cento metri piani per raggiungere il supermercato più vicino e si è tuffato sullo scaffale dei prodotti igienico-medico-sanitari. Eccoli. Confezioni di varie marche. E di vari prezzi. Voleva riscattare la figura da imbranato appena fatta acquistando un prodotto di marca, magari anche un po’ adatto a limitare le «defaillance» giovanili. Questo no, questo no, trovato.

Altro controllo veloce al portafogli e le braccia sono cadute lungo i fianchi: aveva soltanto cinque euro, quella confezione ne costava sette e cinquanta. Pochi secondi per decidere, il pensiero fisso della fanciulla che poteva cambiare idea da un momento all’altro. Soluzione: aprire la confezione, prendere un paio di profilattici e infilarli in tasca. Prima di completare il pensiero, l’azione era già compiuta.

Andrea, però, non è un ladro professionista. E così, il suo furto con assai poca destrezza è stato notato dall’addetto alla sorveglianza alle sue spalle. E’ andato dritto verso l’uscita, ha superato la cassa e in quel momento è stato bloccato. «Guardi che ho visto tutto, tiri fuori quello che ha preso» ha esordito l’addetto alla sicurezza. A quel punto, le alternative erano due: confessare, restituire il maltolto e confidare nell’indulgenza del direttore del supermercato, con il rischio di passare là dentro il tempo che avrebbe dedicato a rotolarsi sul letto con la sua bella; oppure, fuggire, raggiungere con uno scatto l’abitazione a poche decine di metri e dimenticare tutto tra le braccia della fanciulla. Posto il problema in questi termini, la scelta era obbligata. Con tanto di auto-assoluzione del tipo «tanto in Italia non vai in galera neanche se ammazzi qualcuno, figurati per una roba del genere». Sbagliava, ma non poteva ancora saperlo.

Tra Andrea e la libertà c’era soltanto l’addetto alla sicurezza, un metro e 80 palestrato contro il suo metro e 60. Ma la disperazione lo ha trasformato in un gigante: spintone alla «guardia», che crolla a terra trascinando alcune casse d’acqua (dieci giorni di prognosi per lesioni alla spalla e alla parte destra del torace). Poi, la fuga.

Dopo i primi passi fuori dal supermercato, aveva persino lasciato cadere sull’asfalto il prezioso bottino, il motivo di tutto quel caos. Ennesimo tentativo di guadagnare la libertà. Credeva che nessuno lo avrebbe inseguito dopo aver recuperato la refurtiva. Altro errore. Anche perché Andrea non sapeva che la forza della sua disperazione aveva portato conseguenze ben diverse da quanto immaginato: la «guardia» era rimasta ferita nel corpo oltre che nell’orgoglio. La corsa del giovane è durata pochi metri. Ci ha pensato il macellaio del supermercato e placcarlo, pochi istanti prima dell’arrivo della «Volante» del commissariato Mirafiori: per lui è scattato l’arresto per rapina impropria. E la ragazza? E’ rimasta a casa per un po’. Poi, è andata via. Niente sesso. Ma alle amiche, potrà sempre raccontare che un ragazzo è andato in galera per lei.



LaStampa
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OPERAIO ACCOLTELLA COLLEGA DI LAVORO, "E' GRAVE"


Un operaio di una ditta di La Loggia (Torino) ha accoltellato, questa mattina intorno alle 10.30, due suoi colleghi. Uno di loro è grave. L'aggressione è avvenuta durante una lite e ha visto l'uomo estrarre improvvisamente un coltello a scatto e sferrare diversi fendenti che hanno raggiunto i due dipendenti. Uno di questi colpito alla schiena e alla gola è stato trasportato in condizioni gravissime all'ospedale Cto di Torino.

Pierangelo Cantarelli, 50 anni, con lo stesso coltello, nella colluttazione, ha ferito anche se stesso. Degli altri due feriti una è sua moglie intervenuta per sedare la lite. Da quanto si è appreso dagli investigatori, i tre sono soci della Nuova Montaggi Industriali di La Loggia (Torino). Nel corso di una litigio,il cui movente è ancora da chiarire ma sarebbe da collegarsi a dissapori sulla gestione dell'azienda, Cantarelli ha aggredito il socio (che ha riportato le lesioni più gravi) e inavvertitamente la moglie e anche se stesso. Il ferito più grave, Maurizio Costantino Coppo Garofalo, 51 anni, secondo quanto riferito dai medici, è stato raggiunto da una decina di fendenti che tuttavia non avrebbero leso alcun organo vitale. Non correrebbe, dunque, pericolo di vita. L'aggressore, che si è ferito accidentalmente, Pierangelo Cantarelli, è stato fermato dai carabinieri.

È di natura economica il movente dell'accoltellamento avvenuto questa mattina alla Nuova Montaggi Industriali di La Loggia (Torino). Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri, Pierangelo Cantarella, 50 anni, accusava Maurizio Coppo Garofalo, 51 anni, suo socio, di spostare lavoro e profitti verso società in cui aveva interessi diretti a discapito di altre in cui, invece, svolgeva soltanto il ruolo di consulente finanziario. A frapporsi tra i due, rimanendo anche lei ferita in modo lieve, è stata Annamaria Loconsolo, 47 anni, moglie di Cantarella, che in un disperato tentativo di arginare la furia del marito si è messa in mezzo.



Leggo
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sabato 22 gennaio 2011

RAPINANO UN'EDICOLA COME PROVA DI CORAGGIO


Rapinatori per un giorno, per dimostrare di essere forti, per divertirsi un pò: due minorenni di Torino, uno di 14 anni l'altro di 15, lo hanno scritto sui sms agli amici ("Che colpo. Siamo stati coraggiosi") e poi lo hanno ripetuto davanti ai carabinieri che li hanno denunciati. "Volevamo divertirci un pò e vivere un giorno da protagonisti " è stata la dichiarazione dei due che ora dovranno rispondere di tentata rapina a mano armata e affidati ai rispettivi genitori.

La vantata prova di coraggio l'hanno fatta mercoledì scorso alle 18 ai danni di un'edicola quando, armati di una pistola giocattolo senza tappo rosso, col casco in testa, hanno intimato alla titolare di consegnare l'incasso della giornata. La donna, invece, non si è spaventata e ha gridato e chiesto aiuto. I due "rapinatori per un giorno" son scappati col motorino della mamma di uno dei due. Un passante ha trascritto il numero di targa del mezzo e lo ha consegnato ai carabinieri che in poco tempo li hanno rintracciati.


Repubblica
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IL TRUFFATORE CAMBIA IDENTITA' MA SI TRADISCE SU FACEBOOK


Marzo 2007. Dalla lontana Lettonia l’imprenditore torinese Mario Gavosto inviava mail e scriveva lettere sul suo sito dal tono drammatico. Era stato arrestato in Lettonia, dove s’era trasferito, «per accuse inesistenti, montate contro di lui». Mesi di carcere «in condizioni terribili» solo perché non aveva consegnato computer e altro materiale a un centinaio di acquirenti che avevano pagato in anticipo la merce. Insomma, Gavosto - alle spalle una famiglia della media borghesia - si era fatto passare come una «vittima di una congiura». Morale, tanti aderirono ai suoi appelli e un italo-americano, commosso, gli prestò 28 mila dollari per evitargli la galera.

Chiusi i siti e sparite le lettere lacrimevoli, Gavosto ha pensato bene di cambiare anche nome. Si faceva chiamare Mario Scarpa e, con questa identità, secondo le accuse della procura di Torino e dei detective della polizia locale di Torino guidata dal commissario Fabrizio Lotito, avrebbe reclutato (dopo un severo casting) una serie di ragazze lettoni da destinare all’Accademia, un noto ed elegante centro massaggi di Torino. Scoperto a causa di una fatale imprudenza su Facebook da una agente: era nell’elenco degli amici di uno degli indagati torinesi e, con tanto di foto, ha scritto di se stesso: «Sono Gavosto, alias Scarpa».

L’ex «perseguitato» è stato raggiunto da un mandato di cattura internazionale. Mesi fa gli hanno «tracciato» il telefono cellulare e, quando Gavosto ha lasciato la Lettonia per andare a trovare la mamma, in un alloggio di via Borgaro, è stato subito individuato e arrestato. Gli inquirenti hanno ricostruito il suo ruolo nella storia di prostituzione. Il suo complice italiano lo raggiungeva spesso, giusto il tempo di convocare le ragazze da destinare al suo centro massaggi di Torino; selezionarle e infine curare i dettagli burocratici necessari per il viaggio in Italia, i permessi di soggiorno, le sistemazioni, più i compensi, l’alloggio e il resto. L’inchiesta è ancora in corso e potrebbero emergere anche altri particolari di questo traffico di donne dall’Est a Torino.

Tra le migliaia di messaggi diffusi tra il 2006 e il 2007 sulla rete, c’è anche questo. L’imprenditore appena scarcerato temeva un nuovo tintinnare di manette: «... ormai è chiaro che il sottoscritto è completamente vittima di una palese persecuzione da parte delle autorità lettoni e a questo punto non me ne spiego più davvero il perché, visto che ho pagato tutto ciò che volevano... Qui in Lettonia mi hanno ricattato, obbligandomi a pagare il non dovuto solo per essere libero! Mi hanno bloccato una azienda per 6 mesi senza un reale valido motivo; mi hanno arrestato per dei giorni come se fossi uno dei più pericolosi criminali al mondo».

Poi: «Ma qualcuno dal governo, ora che tutta la mia storia è pubblica, farà qualcosa per garantire a un italiano giustizia, ignorando i miei numerosi appelli pubblicati da agenzie di stampa nazionali ed internazionali?». Adesso, almeno, le istituzioni si sono occupate di lui.


LaStampa
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venerdì 21 gennaio 2011

CASO RUBY, BERLUSCONI NON ANDRA' DAI PM


I difensori di Silvio Berlusconi, gli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini, oggi faranno pervenire ai pm che si occupano del caso Ruby una memoria difensiva in cui spiegheranno che a loro giudizio la Procura di Milano non è competente a indagare sulla vicenda e quindi il presidente del Consiglio, non intende rispondere all'invito a comparire ricevuto. Ma si presenterà davanti al suo giudice naturale.

Si tratta di una nota che però non esaurisce né anticipa la strategia difensiva complessiva del premier che sarà definitivamente messa a punto solo dopo che la Giunta della Camera dei deputati si sarà espressa sull'autorizzazione a perquisire gli uffici in cui lavora Giuseppe Spinelli, ragioniere del capo del governo, che si era opposto all'ingresso delle forze dell'ordine dichiarandoli di «pertinenza politica».

Quella di Milano viene innanzitutto contestata in quanto competenza territoriale. La Villa di Arcore è nel territorio del Tribunale di Monza, così pure l'abitazione del capo di gabinetto del questore, che ricevette la telefonata di Berlusconi. Ma è soprattutto la competenza funzionale (cioè per tipo di reato) su cui i legali del premier puntano in modo deciso, dal momento che quello più grave, la concussione, (per il rilascio della minore Ruby) è il reato del pubblico ufficiale compiuto da Berlusconi in quanto presidente del Consiglio. E ciò incardinerebbe tutto il caso presso il Tribunale dei ministri.

Il settimanale Panorama ha fatto la somma dei numeri progressivi delle telefonate e degli sms intercettati ai circa trenta soggetti sotto controllo che compaiono nelle 389 pagine dell'invito a comparire a Berlusconi, ed è giunto al risultato che nell'inchiesta sono stati intercettati almeno centomila tra telefonate e sms, in meno di 6 mesi, tra giugno e dicembre 2010, cioè circa 600 intercettazioni al giorno di media. Quasi 27 mila intercettazioni per Lele Mora, 14.500 per Nicole Minetti, un migliaio per Emilio Fede e 6.400 per la stessa Ruby. Un «accanimento», secondo la difesa, degno di miglior causa, come ha detto il relatore in Giunta Antonio Leone (Pdl): «Per la condanna di Al Capone furono impiegati molti meno uomini e mezzi». Per questo motivo a Via dell'Umiltà si sta pensando di promuovere un'iniziativa di mobilitazione nazionale sulla giustizia da fare all'apertura della campagna elettorale per le amministrative.


Corriere
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