mercoledì 1 dicembre 2010

CONDANNATO A 30 ANNI IL KILLER DI "GIORGINO"


TORINO - Nel sentire il giudice condannare Catalin Jitaru a 30 anni di carcere, Ignat, la mamma di Giorgino, si è accasciata, colpita da fortissima agitazione. Singhiozzava già poco prima, nell’attesa della sentenza: la sua vita è stata travolta, non si dà pace, ha perso anche il lavoro che aveva da 12 anni in Italia. Poi, lo spavento per quel malore al termine di un processo in abbreviato, a porte chiuse. Presenti soltanto l’imputato, i legali, i parenti della vittima, di Catalin e del fratello Cosmin, giudicato separatamente, come minorenne, e condannato a sua volta a 15 anni per essere stato l’esecutore materiale dell’assurdo delitto dei giardinetti di via Vibò, all’imbrunire del 30 gennaio scorso. Un sabato qualunque in Borgata Vittoria.

Tre coltellate ad un quindicenne per essersi rifiutato di offrire una sigaretta al suo assassino, il pretesto per avventarsi contro di lui e l’amico italiano, Alex, pure lui minorenne, con il quale i due fratelli romeni avevano maturato dissapori in parrocchia. Giorgio Monteanu, conosciutissimo in quartiere per la sua disponibilità all’amicizia, studente del liceo artistico, è stato aggredito a pugni in faccia, riportando la frattura del setto nasale, ecchimosi ed escoriazioni. Massacrato di botte per un nonnulla.

Ma, a Cosmin, 17 anni, non basta: si volta verso il fratello, che fa da par suo a pugni con Alex, e gli chiede il coltello. L’accusa sostenuta dal pm Laura Ruffino fa leva sulle testimonianze: Catalin, il più vecchio del gruppo - ha 26 anni - non frena il fratello e gli porge la lama - 20 centimetri con il manico - dicendogli: «Tieni il coltello, zingaro». Cosmin l’afferra e colpisce tre volte Giorgino: alla spalla, alla base del collo e alla schiena, quando ormai la sua vittima s’è voltata e ha tentato di darsi alla fuga.

La ferita decisiva è la seconda, alla base del collo, a conferma che il ragazzo rovescia su Giorgino una collera inspiegabile: lo conosceva appena. In aula il medico legale Roberto Testi spiega: «La lama ha reciso l’arteria anonima, primo ramo dell’aorta. Il ragazzo è morto dissanguato nel giro di 20 minuti».

Ai giardinetti di via Vibò accorrono rapidamente in tanti, soprattutto giovani dell’età di Giorgino, il ragazzo dallo sguardo sveglio che si affacciava su Facebook. Sulla piazza reale e quella virtuale lasciano messaggi di rabbia e stupore per un delitto che apparetemente colpisce un adolescente moldavo per mano di un quasi coetaneo romeno. Ma il tratto di questa storia è quello di due fratelli sbandati, il maggiorenne muratore saltuario, l’altro che non fa niente. Dormono da parenti e girovagano per la città. Solo negli ultimi giorni erano tornati a casa della madre, che ha messo su famiglia con un italiano, a Nichelino. Là gli investigatori li prendono.

Forse Cosmin si avventa su Giorgino perché lo vede come uno straniero inserito, che ha amici italiani, di sicuro Cosmin e Catalin hanno bevuto, vino, quel pomeriggio, sono eccitati e si eccitano contro quel «vaffa» che Alex gli avrebbe urlato contro alla loro prima reazione. Cosmin ammette di aver colpito Giorgino. Al Tribunale per i minori gli rifilano 15 anni di carcere, pena che all’avvocato del fratello, Maurizio Pettiti, dà lo spunto per dichiarare: «La condanna del fratello maggiore al doppio degli anni è sproporzionata e non fa giustizia».

Il collega Lorenzo Imperato (parte civile con Giampiero Pani per i genitori di Giorgino): «Il giudice Silvia Salvadori l’ha ritenuto responsabile di concorso in omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Altro da dire non c’è».


LaStampa

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