giovedì 20 gennaio 2011

UNO CHOC TIPO VIETNAM PER I REDUCI DELLA THYSSEN


TORINO - Choccati come i soldati reduci dal Vietnam. Così sono stati descritti, dal loro avvocato Vittorio Rossini, i sette operai che soccorsero i loro colleghi arsi vivi all’interno della Thyssenkrupp la notte del 6 dicembre 2007. Per questa ragione ieri davanti alla Corte d’assise vi è stata una richiesta di risarcimento che varia dai 230mila ai 423mila euro.

Attacchi di panico, insonnia, allucinazioni vere e proprie: una consulenza medica ha accertato per i sette un disturbo post-traumatico da stress. A scatenare una crisi potevano bastare gli odori di cucina, che facevano pensare alla carne bruciata, o dei luoghi chiusi e bui. In aula, l’avvocato Rossini ha fatto riascoltare la telefonata fatta al 118 la notte del rogo dall’operaio Piero Barbetta. «Nel sottofondo - ha sottolineato il legale in aula - si sentono urla da inferno dantesco».

Anche Antonio Boccuzzi, il sopravvissuto della linea 5, oggi deputato del Pd, ha chiesto tramite il suo legale Mario Bertolino un indennizzo di 300mila euro. E per ciascuno degli altri 40 operai dell’azienda che si sono costituiti parte civile l’avvocato Sergio Bonetto ha chiesto invece un indennizzo di 129mila euro per ciascuno. «Gli operai - ha detto il legale - sono stati tenuti a lavorare in condizioni di rischio crescenti. A Torino il movimento operaio ha una tradizione di serietà e quindi anche la nostra richiesta è seria». E alla fine dell’intervento i lavoratori presenti in aula sono andati da lui e gli hanno stretto la mano uno per uno. Sommando tutte le richieste, la cifra che la Thyssen rischia di pagare è di otto milioni di euro.


Leggo

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