
Il viso nascosto dal colletto del giubbotto. Passo veloce, sguardo basso. Dei quattro arrestati per il rapimento e l’uccisione della mamma di Bruino, Alessandro Marella, 20 anni, figlio di Maria Teresa Crivellari, è stato l’unico a non parlare. Si è avvalso della facoltà di non rispondere. A tutti e quattro la procura di Pinerolo contesta la premeditazione nel sequestro e omicidio di Marina Patriti: scomparsa il 18 febbraio da casa e ritrovata cadavere domenica scorsa, sepolta nel retro della casa dell’ex amante del marito sotto un massetto di cemento.
Ma l’udienza di ieri, di fronte al gip Marco Battiglia, non è stata breve. Iniziata alle 16, è durata quasi due ore. Per Alessandro Marella hanno parlato i suoi legali, contestando l’efficacia del fermo eseguito domenica sera dagli investigatori nella casa degli orrori, a Sant’Ambrogio, Comune di competenza del tribunale di Torino. Questioni di procedura. «Il provvedimento è illegittimo - affermano i legali del giovane, Fabio Arcangeli e Erica Del Giudice, in sostituzione dell’avvocato Giampaolo Mussano - perché quella zona è nella giurisdizione di Torino». Il gip s’è riservato di decidere sulla convalida del fermo. La procura ha chiesto l’applicazione della misura cautelare in carcere.
Tutti i verbali degli interrogatori di garanzia sono secretati. Al momento si possono fare solo ipotesi sui ruoli dei quattro, ricavati dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale. Alessandro avrebbe avuto la funzione di custode. La donna - rapita vicino alla sua abitazione di Bruino, narcotizzata subito con una iniezione o una garza di cloroformio, e poi tenuta prigioniera nel garage di via Mazzini 14 - sarebbe stata affidata alla sua «sorveglianza». Quel giorno lui era a casa, collegato al computer, quando sentì i lamenti di Marina provenire dal garage. Probabilmente la donna si risvegliò e lui chiese aiuto. Preoccupato, chiamò al cellulare la madre: «Guarda che si lamenta».
Questa sarebbe la ricostruzione degli eventi fornita da Chiappetta. Perché lui, forse, era in compagnia di Maria Teresa, alias Antonella, quando arrivò la chiamata del figlio. Da qui le accuse dalla procura sul suo coinvolgimento nell’uccisione di Marina Patriti, 44 anni, mamma di tre figli. Conclusioni contestate con forza dai legali: perché le accuse non sarebbero «univoche» e si presterebbero a tracciare altri scenari. Allo stesso modo ipotizzano altri profili di responsabilità: ad esempio favoreggiamento e non «partecipazione» nel reato. Il giovane poteva conoscere il piano della madre contro la rivale, ma non opporsi.
Alessandro, al momento del fermo, dopo il recupero del corpo di Marina Patriti, aveva fatto dichiarazioni spontanee. Su queste sono in corso accertamenti. Oggi, intanto, è il giorno dell’autopsia, affidata dai pm a Lorenzo Varetto, medico di grande fama. Il legale della famiglia Patriti, Diogene Franzoso, ha nominato l’anatomopatologo Armando Andreozzi. L’inchiesta, al di là delle questioni procedurali legate al fermo, sarà trasferita a Torino. L’omicidio è avvenuto nella casa di Sant’Ambrogio.
(LASTAMPA.it)
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