sabato 28 maggio 2011

SANITA', CONCORSI TRUCCATI E FALSE FATTURE, INDAGATO ASSESSORE PDL


TORINO - Cinque episodi eclatanti in poco meno di un anno. Tangenti mascherate con il nome di brochure, o di fotocopie, bandi di gara prima pubblicati e poi ritirati per affidare direttamente le forniture. Intrecci di rapporti tra la politica del territorio e gli investimenti in Sanità. Il quadro a tinte fosche che emerge dall'indagine coordinata dai pm Paolo Toso e Stefano Demontis lascia intendere che ancora molti fatti potranno venire alla luce.

Nonostante da molti mesi ormai si parlasse di una possibile inchiesta per tangenti in assessorato alla Sanità, Piero Gambarino, factotum dell'assessore Caterina Ferrero - indagata per turbativa d'asta e per aver pilotato il concorso di un dirigente - e chiamato dai maligni "mister 15 per cento" (ma lui ribatte di aver anzi fatto risparmiare alla Regione dai 12 ai 15 milioni), non avrebbe esitato a favorire gli amici imprenditori affidando loro forniture a prezzi stratosferici (pannoloni che in altre regioni si pagano 5 euro, qui avrebbero dovuto essere acquistati dalla pubblica amministrazione per 11 euro) e agevolando gli affari dei gestori delle cliniche private. Il procuratore Giancarlo Caselli tuttavia non vuole fare di tutta l'erba un fascio: "Un'operazione chirurgica che riguarda fatti specifici e non la sanità piemontese nel suo complesso, dove operano funzionari onesti e leali che, in queste vicende, hanno impedito la commissione di altri reati".

Il riferimento è a Paolo Monferino, direttore generale della sanità che si è adoperato per impedire che venissero compiuti altri reati.
Cinque sono dunque i singoli filoni sui quali si è concentrata l'indagine degli uomini della Finanza. Quattro ipotesi di reato: turbativa d'asta per Piero Gambarino, Luciano Platter (presidente di Federfarma), Marco Cossolo (segretario di Federfarma) e Caterina Ferrero, assessore alla Sanità, Franco Sampò, sindaco di Cavagnolo, Vito Platino, commissario straordinario della Azienda sanitaria To5, Pierfrancesco Camerlengo, figlio del "re delle cliniche private", già coinvolto anni fa in una inchiesta per truffa alla Regione, e Maurizio Pasqualino Fico, collaboratore di Camerlengo e dipendente dell'ufficio tecnico del Comune di Cavagnolo; turbata libertà del procedimento di scelta del contraente per Gambarino, Ferrero e Sergio Bertone, ex direttore amministrativo di Novara - e sedicente parente di Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano - per il quale, secondo l'accusa, si sarebbe disegnato un concorso ad hoc in assessorato; corruzione per Plastino, Marco Mozzati, professionista odontoiatra e Pierfrancesco Camerlengo; concussione, infine, per Piero Gambarino.
Ieri mattina circa 60 uomini del comando provinciale della Gdf, coordinati dal colonnello Carmelo Cesario, hanno consegnato gli avvisi di garanzia e condotto in carcere gli arrestati, perquisito le abitazioni e gli uffici, anche dell'assessore Caterina Ferrero, che poche ore dopo ha rimesso le sue deleghe al presidente Roberto Cota. Su di lei il quadro probatorio non era sufficiente per chiedere l'arresto. Piuttosto imbarazzante invece la colpa politica di aver assistito, senza mai porre un freno, al delirio di onnipotenza del suo braccio destro Gambarino.

Il primo episodio al centro delle contestazioni riguarda una gara bandita dalla società di committenza regionale S. c. r., di cui è consigliere Piero Gambarino, per la fornitura di pannoloni. Gara pubblicata e poi ritirata con una scusa, per procedere all'affidamento di uno dei tre lotti in maniera diretta alle farmacie. Fissando un prezzo esorbitante e di molto superiore a quello stabilito inizialmente come base di gara. L'insediamento del nuovo direttore generale della Sanità, Paolo Monferino, avrebbe in realtà reso impossibile l'accordo tra Gambarino e segretario e presidente di Federfarma. E l'affare sarebbe saltato all'ultimo. Caterina Ferrero è indagata in questo caso in quanto relatrice della delibera ma non è provato che fosse consapevole dell'imbroglio. Pesantissime le accuse di corruzione invece per Vito Plastino, Pierfrancesco Camerlengo e Piero Gambarino, che tramava affari per le sue cliniche senza sosta utilizzando i due dipendenti pubblici come complici. Plastino, è provato, almeno in quattro episodi ha ricevuto "mazzette" da Camerlengo che lo pagava abitualmente per i suoi servigi attraverso fatture false alla società di Mozzati.


Repubblica

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