
16 maggio 2010 - Sedici e diciassette: ecco il diciotto. Non è una successione numerica scontata: ore 16.17, Zanetti penetra verso l’area e tocca per Milito. Il Principe taglia fuori il difensore con un semplice movimento del corpo, e infila di diagonale di destro. E’ il gol che vale lo scudetto numero 18 per l’Inter: la Roma resterà campione solo per 36 minuti, la 22ª rete in campionato dell’argentino la rispedisce a -2. Poi un po’ di sofferenza, prima dell’urlo "i campioni d’Italia siamo noi". Mourinho corre dentro gli spogliatoi, i giocatori saltano in campo, mentre si monta il palco per la premiazione. Il braccio di ferro è finito, ma potrebbe non essere finita: il sogno di "triplete" continua, il secondo "titulo" è in bacheca.
GOL SCUDETTO — Al gol di Milito entra in campo tutta la panchina (solo Mou mantiene un certo aplomb), mentre chi era in campo finisce sotto la curva, quella piena di interisti. E’ una festa scudetto anticipata, che verrà ripresa 30’ dopo: è anche una liberazione, perché per un’oretta un pizzico di paura viene. Il 5 maggio è stato esorcizzato: non succederà un altro patatrac, ma se succede? Il dubbio si insinua nei cuori interisti per i gol della Roma, per qualche lancio in avanti alla cieca di troppo, per alcuni balbettii "vecchio stile" dei veterani, per una paratona di Curci a inizio ripresa. Paura? Ci pensa Milito: la firma scudetto non poteva che essere sua.
LA PARTITA — Ci si aspettava un assalto alla diligenza sin dal primo minuto, invece l’Inter parte con ritmi bassi, peccando in intensità per tutto il primo tempo. Nonostante sia sottogiri, la squadra di Mourinho, schierata col solito 4-2-3-1, crea pericoli. Si parte quasi sempre da destra, con cross anche dalla trequarti, di Maicon, che vanno a pescare quasi sempre Balotelli. Mario è stato preferito a Pandev: ci prova di testa, poi fa la sponda per Milito, poi si inventa una girata al volo che colpisce la traversa (38’). Curci metterà insieme almeno quattro parate, tutte d’istinto e tutte senza tuffarsi, compresa una su un tacco di Eto’o: più centrato che miracoloso. La mossa per sbloccare la situazione è inserire la quarta punta: esce Motta. Il rischio paga, dopo il gol subito Stankovic per Balotelli.
SIENA DECOROSO, DOMINIO INTER — Nonostante l’invasione nerazzurra, il pubblico senese spinge i suoi: alle 15.41 esulta per il gol di Vucinic, prima e dopo si dispera per le occasioni fallite da Ekdal e Jajalo, e si infiamma per la bomba da fuori provata da Maccarone. Il Siena gioca: non proprio alla morte, ma almeno non si scansa. Sarà un caso, ma fra i più attivi c’è Aleandro Rosi, giallorosso in comproprietà, che sfiora persino l’1-1 con un tiro cross. Da Roma non potranno rimproverare nulla, a lui e ai suoi compagni. Ma a Verona non ci sarà festa: De Rossi e compagni gliel’hanno fatto sudare, ma l’Inter ha infilato il quinto scudetto. Un dominio: ampliarlo all’Europa è la prossima missione. L’appuntamento è fra sei giorni.
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