venerdì 17 settembre 2010

ANZIANO UCCISO PER L'EREDITA', KILLER PAGATO DALLA MOGLIE


TREVISO - Ha fatto uccidere il marito per godere della sua eredità. Il killer, pagato 200 mila euro - ha soffocato la vittima con un cuscino dopo avergli infilato in bocca uno straccio intriso di un solvente. Tutto questo ha confessato Laura de Nardo, 61 anni, crollata davanti agli inquirenti dopo ore di interrogatorio. Prima aveva tentato in tutti i modi di convincere il poliziotti che si era trattato di una rapina. Non ce l'ha fatta. Ora è accusata di omicidio volontario premeditato del marito Eliseo David, 71 anni.

Con la donna sono finiti in carcere altre tre persone, tutti uomini, coinvolti a vario titolo nel delitto. I suoi complici sono: Ivan Marin (36), di Vazzola (Treviso), disoccupato; Gennaro Geremia (48), di Visnà di Vazzola (Treviso), pregiudicato, manutentore presso un hotel di Mestre (Venezia) e Mirko Della Giustina (29), di Fregona (Treviso), idraulico. A Marin la donna, in difficoltà economiche la donna ha commissionato l'omicidio. Questi ha poi assoldato Geremia, l'esecutore materiale.

Numerosi gli elementi indiziari raccolti dalla squadra mobile a carico degli indagati. Dopo il crollo e la confessione della moglie della vittima Laura de Nardo, anche Marin ha ammesso le sue responsabilità nel delitto, coinvolgendo nell'inchiesta Geremia, anch'egli presente sulla scena dell'omicidio. Sulla base degli elementi raccolti, i due uomini, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto di omicidio in concorso volontario e premeditato. L'ultimo finito in manette, all'alba, è stato Della Giustina, accusato di favoreggiamento personale e ricettazione, per aver ricevuto e successivamente rivenduto monili in oro ed orologi della vittima e della donna che erano stati ceduti da quest'ultima a Marin. E da questi a Della Giustina per simulare la rapina.

Un caso risolto a 24 ore dall'omicidio dell'anziano, avvenuto all'interno della sua abitazione. "Siamo molto soddisfatti dell'importante risultato ottenuto - ha spiegato il dirigente della mobile di Treviso, Riccardo Tumminia -. Abbiamo applicato una metodologia di investigazione criminale finalizzata a scoprire dapprima l'errore nascosto in ogni singola pista d'indagine per poi scartare tutte le ipotesi non sostenibili e giungere all'unica verità possibile e rappresentabile. Solo coì - ha aggiunto - abbiamo potuto scoprire che non si trattava di una rapina, anche se molto ben simulata, bensì di un omicidio premeditato volontario commissionato dalla moglie del defunto ad un conoscente che a sua volta aveva assoldato un killer". Soddisfatto per il risultato anche il questore di Treviso, Carmine Damiano che si è complimentato con i suoi uomini.


(REPUBBLICA.it)

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