lunedì 27 settembre 2010

DONNA MORTA E INCINTA, FORSE OGGI IL PARTO


Edil darà alla luce Edil: madre e figlia avranno lo stesso nome. Per Issa Muhyaddin Jimcaale sarà il ricordo della moglie, morta di tumore a 28 anni, mentre era incinta alla ventisettesima settimana.Ormai è soltanto questione di tempo. Il tempo che resta a una bimba ancora nel grembo materno per raggiungere la ventottesima settimana di gestazione e poter venire al mondo benché prematura; il tempo astratto di una madre dichiarata morta un mese fa ma tenuta legata alle macchine in rianimazione perché si possa portare avanti la gravidanza; e il tempo perché un figlio di 9 anni possa arrivare dall’Africa a Torino per abbracciare l’ultima volta la mamma, che non vedrà mai più.

Tutto ciò che resta a Issa Muhyaddin Jimcaale, il marito di questa donna morta e incinta, tenuta legata alle macchine come fosse viva perché possa partorire, è la speranza di veder nascere una figlia e il sogno di riuscire a portare in Italia un altro figlio oggi in Somalia, ché possa dare l’addio alla madre uccisa da un tumore al cervello. «Sa tutto, sa che non c’è speranza e vorrebbe venire per il funerale», dice papà Issa. Ma anche questo è un problema di tempo: il tempo della burocrazia. La questura di Torino ha già dato sabato «la massima disponibilità» ad autorizzare l’ingresso del bimbo in Italia nell’arco di pochissime ore, ma la procedura dev’essere avviata al Consolato italiano in Somalia, e così dall’ospedale parte un appello al ministero degli Esteri: «Non c’è molto tempo - dicono i medici che stanno seguendo il caso di Edil, condannata da un tumore a 28 anni -: appena i controlli riveleranno che il feto comincia a soffrire dovremo procederemo con il taglio cesareo, e a quel punto dichiareremo la morte della donna, il cui elettroencefalogramma è piatto già da una trentina di giorni», spiega la dottoressa Evelina Gollo, primario di Rianimazione all’ospedale ginecologico di corso Spezia.

Tutto potrebbe accadere già questa mattina. Alle 10 mamma Edil sarà sottoposta a una risonanza magnetica (la seconda in venti giorni) per valutare eventuali danni encefalici subiti dalla figlia che ha in grembo («La chiameremo Edil come la madre», ha annunciato l’altro ieri il marito della giovane donna somala). Nel caso in cui ci siano i segnali di un pericolo imminente, a mezzogiorno si procederà al taglio cesareo. La piccola sarà portata nel centro di Neonatologia dello stesso ospedale, specializzato in prematuri. Se invece si osserverà che la piccola Edil sta crescendo bene, che i battiti cardiaci sono regolari, Edil mamma continuerà a essere «assistita» in rianimazione come fosse viva. Un caso unico, che ha spinto i medici del Sant’Anna a non cedere, a tentare il tutto per tutto, a non negare a una famiglia comunque distrutta l’ultima speranza. Una vita in cambio di un’altra vita.

Edil, 28 anni, era arrivata in Italia nella speranza di poter vincere un meningioma, un cancro al cervello, con un intervento di neurochirurgia che invece non è servito. Viveva da sfollata con il marito e 5 figli in un villaggio a pochi chilometri da Mogadiscio, è stata portata a Torino dove vive il cognato di 39 anni, Hussein Nur. Un viaggio inutile per la donna, entrata in coma dopo l’operazione, ma che per la piccola Edil potrebbe significare invece la vita.


(LASTAMPA.it)

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