
Dalla scissione, varata dall’assemblea dei soci a Torino, parte la strategia di Sergio Marchionne per fare della Fiat, insieme con Chrysler, uno dei protagonisti dello scacchiere globale dell’auto. E anche la famiglia riafferma il suo impegno quando John Elkann ricorda «il rifiuto della decadenza» nel momento più buio della casa torinese. Davanti agli azionisti e poi alla stampa, l’amministratore delegato del Lingotto non nasconde la sua soddisfazione: «Per l’Auto - afferma - è un grandissimo giorno. Da oggi avrà finalmente la possibilità di scegliere il suo destino, senza preoccuparsi dell’impatto sull’Iveco e su Cnh».
Lo spin off permetterà infatti «all’azienda di iniziare un nuovo capitolo della sua storia e di risolvere una questione strategica, in questi anni spina nel fianco per la Fiat». Le due società nate dalla scissione avranno infatti «maggiori libertà di azione anche nel caso maturino possibilità di stringere alleanze», questione centrale per raggiungere l’obiettivo di produrre sei milioni di auto, considerato soglia minima per sopravvivere.
L’alleanza con Chrysler, a cui altre se ne potranno aggiungere, è un tassello importante della strategia di crescita. La tabella di marcia va avanti secondo i programmi: il primo aumento dal 20 al 25% della quota nella casa di Detroit potrebbe arrivare in occasione del lancio della Cinquecento, con l’obiettivo di arrivare al 35% entro il 2011. E, quando saranno estinti i debiti della Chrysler nei confronti del Tesoro degli Stati Uniti e del governo canadese, la Fiat potrà arrivare a detenere il 51% della società americana. Insieme le due società potranno sfruttare le rispettive presenze geografiche per raggiungere nuovi mercati. Per Fiat Group Automobiles significa l’accesso al mercato Nord Americano, per Chrysler vuol dire svilupparsi in Europa e in America Latina.
La linea da seguire è quella già indicato nel piano industriale del 21 aprile scorso che prevede un’accelerazione dello sviluppo internazionale con particolare attenzione verso Cina, Russia e India. Ma resta anche la sfida e l’impegno per il progetto Fabbrica Italia, con l’investimento da 20 miliardi. Agli azionisti Marchionne dice: «vi abbiamo presentato una nuova azienda automobilistica che non ha più bisogno di stampelle e può essere lei stessa artefice del proprio destino».
(LASTAMPA.it)
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