mercoledì 29 settembre 2010

CAMERA, OGGI ALLE 19 VOTO DI FIDUCIA AL GOVERNO


Il Cavaliere smonta la trappola che stava scavandosi con le sue mani, e chiede la fiducia del Parlamento. Sarà votata stasera alle 19 nell’aula di Montecitorio, domani replica a Palazzo Madama.

Il colpo di scena
Berlusconi s’è reso conto che, se non avesse messo sul piatto la sopravvivenza del governo, molti dei potenziali sostenitori ne avrebbero profittato per sfilarsi, per distinguersi, per eludere la scelta di campo. Dunque niente più voto su una risoluzione, che avrebbe permesso soprattutto ai finiani di pretendere la loro firma in calce al documento (o in alternativa di presentarne uno loro pressoché identico). In conclave coi maggiorenti Pdl, il Cavaliere ha capito l’errore e rovesciato la strategia. Quella nuova è semplice: o la va o la spacca. Più probabile la prima delle due.

Il voto finiano
Bocchino fa sapere che, se nel discorso Berlusconi non darà di matto, Futuro e libertà sarà disposto a sostenerlo pure senza la propria firma in calce alla mozione. Però l’appoggio non è garantito per sempre. Superata la fiducia, potrà mancare su questioni importanti. Per esempio, non appena si voterà la mozione Pd per cacciare Bossi dopo gli sproloqui sui «porci» romani.

Dunque occhio stasera al tabellone luminoso: per avere qualche chance di tirare avanti il premier dovrà superare quota 316 (la maggioranza più uno dei deputati) al netto dei «ribelli», e magari pure degli autonomisti siciliani di Lombardo. Ce la farà?

La «compravendita»
Mentre nei giorni scorsi tenevano banco i Tulliani, svelti emissari del premier sfruttavano la distrazione collettiva per lavorare indisturbati. Così adesso l’«autosufficienza» del governo sembra davvero a un passo. «Abbiamo fatto bene i conti», assicura Frattini. Lasciano ufficialmente l’Udc i 5 del gruppo Mannino. Fonderanno il Pid (Popolari per l’Italia di domani) e contano di aggregare ulteriori misteriosi peones. Casini è convinto di sopravvivere anche meglio, perché si libera di certi personaggi chiacchierati assai. L’Api di Rutelli perde a sua volta due pezzi, il campano Cesario e l’imprenditore veneto Calearo, già fiore all’occhiello della lista veltroniana nel 2008. Più Pdl, più Lega, più partitini vari, il centrodestra può arrivare a 313 voti.

Si asterranno i tre altoatesini della Svp che nel 2008 avevano votato contro: non vogliono fare da stampella al premier, dicono, però una mano gliela stanno dando. Spargono la voce i finiani che Berlusconi chiede la fiducia perché il «calciomercato» ha fatto flop. Bersani, più realista, teme il successo di un’«operazione che prelude al governo Berlusconi-Bossi-Cuffaro», e invoca l’intervento della magistratura con questo argomento niente affatto trascurabile: «Se si promette la rinomina o uno stipendio questa è corruzione». Stasera comunque sapremo se il Cavaliere è «autosufficiente» o no.

La bozza del discorso
Da chi l’ha letta viene definita «corposa», cioè densa di promesse all’Italia. E «zuccherosa», in quanto priva di asprezze. Animata dallo «spirito alto e nobile di Onna» (riferimento al tono ecumenico che il Cavaliere sfoderò il 25 aprile 2009). Nel testo redatto da Bonaiuti, Fini non viene mai citato, né in bene né in male. Però chissà quanti ritocchi subirà la bozza entro le 11 di stamane, quando Berlusconi prenderà la parola in Aula. Letta preme per un atto di generosità politica e istituzionale. Sicuramente verrà incensato Napolitano, per non dire del Papa. Un approfondimento in extremis è stato chiesto a Maroni perché il capitolo sicurezza pareva smilzo.

Sulla giustizia per ora è previsto un fugace cenno all’importanza di stringere i tempi, senza espressi riferimenti al «processo breve». Non si parla di Lodo, che cammina sulle sue gambe. Oggi in Senato Vizzini presenta un testo che fa scudo solo al Capo dello Stato e al premier, proprio come desiderano i finiani.


(LASTAMPA.it)

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