
Il pasticcio di Adro sembra diventato per la Lega un mistero da custodire con la massima riservatezza. Ieri avrebbe dovuto risolversi tutto con un incontro tra il sindaco Oscar Lancini e il grande capo. Il primo aveva detto che avrebbe fatto rimuovere il Sole delle Alpi dalla scuola pubblica del suo Comune solo se glielo avesse chiesto il secondo, cioè Bossi. Ma l’incontro non c’è stato. O almeno sembra che non ci sia stato, perché come detto ieri i leghisti si sono comportati come si è comportata la Chiesa, per quasi un secolo, sul terzo segreto di Fatima.
Bocche cucite da parte di tutti. Fughe in auto dietro i vetri oscurati per lasciare in bianco i taccuini dei giornalisti. Il sindaco che si nega al telefono e fa dire dai suoi che non è neppure tornato a casa. Parlamentari del Carroccio che da via Bellerio sostengono di non aver parlato della questione con Lancini e di non sapere neppure dov’era Bossi. Se la Padania avesse deciso di invadere il Sud, magari con l’aiuto della Svizzera, forse ci sarebbe stato meno riserbo.
La cronaca della surreale giornata di ieri è la seguente. Oscar Lancini, l’uomo dello scandalo, arriva alla sede della Lega in via Bellerio a Milano alle tre del pomeriggio. Entra dall’ingresso principale, che è sovrastato da un bel Sole delle Alpi, il simbolo che secondo lui non c’entra nulla con il partito ma solo con le tradizioni locali. E va bene. Il sindaco comunque in via Bellerio è arrivato, e tutto faceva pensare che ci fosse arrivato per parlare con Bossi, visto che il colloquio era stato annunciato. Ma Bossi a quanto pare in via Bellerio non c’è: o almeno nessuno l’ha visto arrivare, nemmeno i teleoperatori che sono lì ad aspettare da mezzogiorno. Chiediamo conferma a qualcuno del partito: Bossi c’è o non c’è? Risposta non pervenuta.
Alle cinque del pomeriggio Lancini esce da via Bellerio di nascosto. Il depistaggio è ben studiato: la sua Polo segue l’auto di Giancarlo Giorgetti, segretario nazionale della Lega lombarda. Tutti si buttano sulla Polo, ma alla guida c’è un’altra persona: Lancini è nell’auto di Giorgetti. Dopo qualche centinaio di metri, il sindaco sale sulla sua Polo e scappa via, mentre Giorgetti fa inversione e torna in sede.
Si pensa che sarà qualche pezzo grosso del partito a dire con chi ha parlato Lancini e che cosa si è deciso di fare. Invece nessuno parla. Marco Reguzzoni, il capogruppo alla Camera, se ne va senza aprire bocca. Davide Caparini, il parlamentare bresciano che era all’inaugurazione della scuola, dice che con Lancini non ha neppure parlato. Calderoli lascia via Bellerio dopo le sette di sera scortato e inarrivabile ai poveri cronisti in attesa. Di Bossi inutile dire: nemmeno l’ombra. Ma intanto, dove sarà andato Lancini? Tutti gli indizi portano ad Adro. Il sindaco, si pensa, sarà tornato al suo paese. Anche perché nel piccolo comune della Franciacorta è stata convocata un’urgente riunione della giunta, un monocolore leghista. Infatti gli assessori arrivano in municipio. Una, Maria Teresa Falconi (protezione civile e ambiente) dice che è stata addirittura fatta rientrare dalle vacanze. Un’altra, Patrizia Galli, che ha la delega appunto alla pubblica istruzione, conferma che la riunione è stata convocata dal sindaco stesso. Ma alle otto e un quarto di sera se ne vanno tutti a casa, giurando che il sindaco non s’è visto e che per quanto ne sanno loro non tornerà neppure in paese. Non sanno nulla, a maggior ragione, quelli della Linfa, la lista civica (tre indipendenti, uno del Pdl e uno del Pd) che sta all’opposizione, avendo la Lega vinto le comunali con un bulgaro 62 per cento.
L’unica voce che circola è che ci sarà un comunicato del Comune di Adro. Il che fa pensare che alla Lega abbiano detto al sindaco Lancini: il guaio l’hai combinato tu e adesso ne esci tu, nessuno deve pensare che sia la Lega a decidere se quei simboli possono restare oppure no. D’altra parte un ordine di rimozione è già arrivato ed è arrivato dalla fonte istituzionale, il ministro Gelmini. L’unica cosa che sembra certa è che per togliere quei settecento soli delle Alpi ci vorranno più di trentamila euro. Uno è addirittura sul tetto della scuola e lo si può vedere solo dall’alto. Forse il sindaco l’ha voluto lì sull'esempio dei costruttori delle cattedrali medievali, uomini di grande fede che mettevano sui tetti meraviglie invisibili agli umani ma visibili da un Onnipotente che avrebbe ammirato e apprezzato.
(LASTAMPA.it)
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