sabato 11 giugno 2011

CHOC A CHIVASSO, SINDACO ELETTO GRAZIE ALLA 'NDRANGHETA


Bruno Matola è chiaro: «Al primo consiglio chiederò al sindaco Gianni De Mori di dimettersi. La sua vittoria è inquinata dal sospetto». La cronaca nera, dopo gli arresti nella mega operazione contro la ‘ndrangheta, entra di forza nella politica. A Chivasso si è già ai ferri corti.

Alle ultime Comunali il candidato del centrosinistra Gianni De Mori ha battuto a sorpresa il sindaco uscente del Pdl, Bruno Matola appunto. Merito dell’apparentamento con l’Udc. E proprio qui sta il problema. Perché vicesegretario dei casiniani e coordinatore della campagna elettorale, è uno degli arrestati: Bruno Trunfio, figlio di Pasquale, capocosca di Chivasso. Sia Bruno sia il fratello Giuseppe sono ai vertici del clan. Secondo l’inchiesta Bruno, il 5 aprile 2008, partecipa al conferimento della dote di trequartino a Salvatore Pititto. La cerimonia avviene al «Timone» di Chivasso, bar chiacchierato gestito da un altro affiliato. Il locale è spoglio: pavimento in graniglia, pochi tavolini, dehors, alle pareti foto di Charlie Chaplin e l’immancabile barometro a forma di timone. Ma è in locali come questi che si svolgono le cerimonie della ‘ndrangheta di paese, l’inchiesta lo ha insegnato.

Massimo Striglia, coordinatore provinciale dell’Udc e candidato sindaco proprio a Chivasso, si dice scioccato: «Conosco Bruno da anni, da quando insegnavo alle serali e lui seguiva il corso di geometra. Sono anche commercialista del padre, un signore sempre educato, mai sospettato nulla». D’altra parte i Trunfio hanno sempre tenuto un profilo basso. Il padre, titolare di una ditta edile, ha un solo precedente per ricettazione; Giuseppe per delle munizioni; Bruno è addirittura incensurato. L’inchiesta, però, ha travolto la famiglia. L’Udc ha sospeso Bruno da ogni incarico. Ma forse non basterà. Il centrosinistra ha infatti un altro problema: la composizione della giunta. Secondo gli accordi pre-ballottaggio, all’Udc spetterebbe un assessorato. Ma ora in molti cominciano a metterlo in dubbio. Striglia rassicura: «Non conta, tanto sarei andato io comunque e non Trunfio».

E anche De Mori sembra ben disposto: «Andiamo avanti, io non potevo sapere». Ma già ieri sera, alla direzione regionale del Pd, l’onorevole Stefano Esposito ha posto la questione: «Massimo garantismo, ma chiediamo chiarezza all’Udc: su Chivasso va acceso un riflettore». E Matola ha gioco facile: «Mi domando come De Mori potrà governare sereno considerando che l’Udc ha raddoppiato i voti in una sola tornata».

E il senatore Pdl Andrea Fluttero si prende il gusto di svelare i retroscena con cui De Mori dovrà fare i conti: «Noi rifiutammo l’apparentamento, in quella lista c’erano troppi “collettori di voti”. Striglia e Trunfio ci chiesero la carica di vicesindaco e la presidenza di una partecipata del Comune in linea con le stesse deleghe. Ce n’è una sola, a Chivasso: Chind, si occupa del polo integrato di sviluppo». Una poltrona che avrebbe fatto gola alla ‘ndrangheta.

«Non è un caso se le cosche sono tornate a interessarsi di quest’area - dichiara un esperto di urbanistica chivassese -. Nei prossimi anni a Chivasso si costruiranno i 200 alloggi dell’area Mauriziano e il parco commerciale all’ex Lancia. L’ultimo Prg che fece costruire così risale alla giunta Fluttero». All’epoca c’era un giovane assessore ai Lavori Pubblici: Bruno Trunfio. «Rimase per poco - si giustifica il senatore -. Lo scelse Forza Italia e Forza Italia lo sostituì. Non ne ricordo il motivo». Il motivo era l’opinione pubblica: Trunfio finì nei guai per un abuso edilizio nella sua villa di Lauriano. Un’inezia rispetto alle accuse di oggi.


La Stampa

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