giovedì 16 giugno 2011

EQUITALIA, "VOLEVO SOLTANTO PAGARE QUATTRO MULTE"


Ammetto e faccio pubblica ammenda: tra il 2004 e il 2009 ho parcheggiato la mia auto quattro volte in divieto di sosta e non ho pagato subito le contravvenzioni. Ora rischio che Equitalia Gerit, agenzia di riscossione per conto della pubblica amministrazione, mi pignori anche l'aria che respiro. Con atteggiamento minaccioso e metodi vessatori.
La storia è semplice, delle multe abbiamo già detto. Ieri ho ricevuto grazie alla cortesia di un vicino di casa di Roma, dove risiedo, un "preavviso di fermo veicoli". La lettera comincia con Gentile Contribuente (maiuscole comprese nel prezzo, sia chiaro) e poi via con gli avvertimenti. Devo pagare entro 20 giorni 589,74 euro per le quattro sanzioni che in origine mi sarebbero costate meno della metà: se non salderò il conto entro il termine intimato, il mio veicolo verrà sottoposto a fermo presso il Pubblico registro automobilistico che "determina il divieto di circolazione, con applicazione ai contravventori della sanzione pecuniaria prevista dall'articolo 214, 8°comma del D. I. gs. 30 aprile 1992, n. 285 (da 731,00 a 2.928,00 euro)". Sì, il linguaggio è un po' burocratico, ma avete capito bene: per 600 euro scarsi di debito, praticamente mi sequestrano l'auto che ne vale circa 10mila (diecimila) e mi appioppano un'ulteriore penale di importo molto superiore a quello già dovuto. Se io avessi un credito da riscuotere e mi comportassi in questo modo nei confronti del debitore probabilmente mi arresterebbero per tentata estorsione, minacce e magari anche per usura. Ma io per fortuna resto a piede libero, così - questa è la parte vessatoria che farebbe inferocire un santo - potrò con un comodo aereo di linea (altri 200 euro circa) volare fino a Roma per regolare i miei conti con i gabellieri di Equitalia. Senza ragionevoli alternative.

Li ho chiamati questi signori, naturalmente risponde la signorina di un call center, una di quelle che hanno stipendi da fame per farsi insultare da tutta Italia: dice che devo andare a pagare a Roma perché ormai il "preavviso è un fascicolo" con tanto di protocollo e quindi soltanto lo sportello Equitalia Gerit che lo ha "emesso" può bloccarlo prima che scattino le ulteriori sanzioni (il fermo dell'auto e la supermulta). Ah, non è finita: se volessi chiedere a qualche amico che abita a Roma il favore di pagare per me recandosi di persona nell'unico ufficio preposto a sbrogliare la pratica, la delega deve essere accompagnata dalla copia di un mio documento d'identità come se dovessi riscuotere un credito anziché saldare un debito.
Chiedo: ma non si può pagare alle Poste, con un bonifico bancario oppure online? No. Perché? Perché online non si può. E perché le Poste notificano a Equitalia l'avvenuto pagamento anche 90 giorni dopo e nel frattempo scadrebbero i termini per il fermo del veicolo. Sì, le Poste, ma le banche un bonifico in 5 giorni ve lo notificano... Sì, ma quello è un servizio riservato ai cittadini italiani che si trovano all'estero. Ma, aggiungo: non posso pagare in un ufficio postale e mandarvi per fax, per mail certificata, per piccione viaggiatore la ricevuta del pagamento entro i termini previsti dalla dannata legge? No, non può. Non posso pagare presso un ufficio Equitalia a Torino? No, venga a Roma o mandi qualcuno. Orario: 8,35-13,30. Come scusi? Sì, uffici aperti solo mezza giornata. Va bene, vengo, ma tra un paio di giorni, quando avrò sbollito la rabbia.


Repubblica

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