lunedì 27 giugno 2011

LA RIPRESA DURA POCO, IL MATTONE FRENA DINUOVO


I primi sei mesi dell’anno scorso avevano infuso non poche speranze: dopo un periodo nerissimo, il mattone aveva recuperato vigore. La ripresa sembrava dietro l’angolo, complice l’incidenza dell’edilizia sul Pil italiano. Non ci credete? Ecco qualche dato: tra il 1998 e il 2007 il settore è cresciuto del 31 per cento e il suo peso sull’economia nazionale è passato dall’8 al 10 per cento. Ecco perché i timidi segnali del primo semestre del 2010 - più 1,3 per cento di compravendite in Provincia, e Torino addirittura a più 2,7 per cento - avevano fatto pensare a una svolta capace di trainare tutto il resto, magari non portarci fuori dalla crisi, ma almeno allontanarci per bene.

L’illusione è durata sei mesi. I dati sulla seconda metà del 2010 - pubblicati dall’Agenzia del Territorio, ente che dipende dal ministero dell’Economia - parlano di una frenata, che forse non è il segno di un’inversione di tendenza, ma di sicuro la spia che il peggio non è ancora alle spalle, si risente ancora di troppi alti e bassi.

Da luglio a dicembre dello scorso anno il numero di transazioni in Provincia è rimasto pressoché stabile, ma a Torino è sceso del due per cento: da 5.852 a 5.441 compravendite immobiliari. Anche la quota del capoluogo sul totale del Torinese si è ridotta: nel primo semestre 2010 il 41,6 per cento delle compravendite di tutta la Provincia riguardava Torino; nei secondi sei mesi dell’anno si è scesi al 38,4.

Torino segna il passo. Succede in un quadro nazionale contrastante, ma soprattutto in controtendenza rispetto alla direzione di marcia intrapresa dalle altre grandi città. I principali capoluoghi di Regione crescono del 2,8 per cento, con punte del 7 a Milano e del 6 a Roma. Genova sale quasi del 5, le altre alla peggio restano stabili. Solo Firenze e Palermo viaggiano alla rovescia: meno 7 per cento. Dopo, però, c’è Torino, con il suo meno 1,9. «Si tratta, in ogni caso, di un dato tendenziale che, seppur negativo, risulta distante dalle variazioni ben peggiori registrate nei semestri del 2008 e del 2009», fa notare l’Agenzia del Territorio. È vero: negli anni della grande crisi le transazioni crollarono anche del 20 per cento. Le analisi di oggi, se non altro, certificano che l’epoca del grande tonfo si è chiusa definitivamente. Ora si tratta di uscire dalle secche.

I dati sulle transazioni confermano che i due terzi del mercato provinciale si concentrano nel capoluogo e nella cintura Nord-Ovest. Qui si annida il 65 per cento delle compravendite, con Torino e l’area Nord in lieve calo e l’area Ovest in fortissima espansione, più 14 per cento. Le altre zone raccolgono quote di mercato marginali, tra l’1,7 per cento della Val Sangone e il 4,95 del Canavese.

La Cintura Nord segna un po’ il passo ma mostra un generale aumento dei valori, più 7 per cento, trainato dalle performance di Chivasso, Leinì, Settimo e Volpiano, positivi sia nei valori che nell’andamento. Solo Caselle registra un crollo: meno 27 per cento di transazioni. «Complessivamente - spiega l’Agenzia - la macroarea sembrerebbe in ripresa nei comuni ben collegati alla viabilità provinciale e di buone dimensioni». Altro scenario nella cintura Ovest, che mostra una ripresa del mercato con quotazioni e compravendite positive, in particolare a Beinasco, Grugliasco, Nichelino, Orbassano e Venaria sono tutte positive. Capitolo a parte riguarda Collegno e Rivoli: bene le compravendite, giù i prezzi.


La Stampa

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