sabato 11 giugno 2011

TENTATA CONCUSSIONE, 8 MESI ALL'EX DIRETTORE DEL SANT'ANNA


TORINO - Verdetto di colpevolezza per l’ex dama di ferro degli ospedali Sant’Anna e Regina Margherita. Marinella D’Innocenzo, attualmente alla guida del 118 del Lazio, è stata condannata ieri mattina a otto mesi di reclusione per tentativo di concussione.

Il giudice Giovanni Cotillo ha inoltre deciso l’interdizione per un anno dai pubblici uffici. L’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Anna-Infantile continuerà comunque a ricoprire la sua carica nel Lazio: l’applicazione delle pene si attua solo in caso di condanna definitiva, dopo il terzo grado di giudizio, ossia dopo l’esito del ricorso in Cassazione.

L’inchiesta era partita tre anni fa dopo la denuncia di Ettore Rossi, ex direttore sanitario del Sant’Anna, che dichiarò d’essere stato minacciato con le parole «Se non firmi ti licenzio» dalla D’Innocenzo, la quale premeva per la nomina di Franca Fagioli a capo del nuovo dipartimento oncologico, previsto dal piano di riorganizzazione stoppato dalla Regione. Pur non essendo riuscita ad aiutare «l’amica» Fagioli, per l’opposizione del direttore sanitario d’azienda, ci avrebbe però provato esercitando pressioni affinché Ettore Rossi esprimesse parere favorevole, pena il licenziamento. Accuse che D’Innocenzo ha sempre respinto, dichiarando più volte «che quel documento non è mai esistito e io non ho mai minacciato nessuno. Vengo perseguita per il mio impegno».

I pm Cesare Parodi e Paolo Toso non le hanno mai creduto. Le loro indagini, in collaborazione con i carabinieri del Nas agli ordini del capitano Michele Tamponi, e un mare di intercettazioni telefoniche convinsero il gup per il rinvio a giudizio. Marinella D’Innocenzo parlava al telefono con scioltezza e disinvoltura. Non sapeva di essere controllata. E le tante conversazioni hanno rivelato, secondo la pubblica accusa, una realtà in cui le nomine nella sanità erano strettamente intrecciate alla politica.

Le intercettazioni, peraltro, hanno costituito un colpo di scena nel processo. Il cd che le raccoglieva è, infatti, inspiegabilmente sparito. La procura ha dovuto quindi riesumare, attraverso un software, quel che ne rimaneva nella profondità delle memorie di qualche computer. Il nuovo Cd è stato contestato dai legali che difendono l’ex manager della sanità, gli avvocati Alberto Mittone ed Emilio Ricci. Ma il giudice ha optato per la condanna.


La Stampa

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