venerdì 17 giugno 2011

L'EX ASSESSORE FERRERO SI DIFENDE, "NON SAPEVO"


Un sobrio tailleur blu sopra una maglietta Benetton rosa confetto. Un mix di rigore e ingenuità. Non un filo di trucco, solo due orecchini di perle ad ingentilire il volto teso, contratto in un'espressione severa, un po' imbronciata. Caterina Ferrero la dura, l'assessore dalle labbra sottili, è apparsa una donna fragile e provata nell'affrontare ieri pomeriggio l'interrogatorio di garanzia per il suo arresto. Ma in aula, per due ore davanti al giudice Cristiano Trevisan, è tornata combattiva, si è difesa con forza, rigettando le accuse di turbativa d'asta e abuso d'ufficio. E comunque, messa di fronte ad alcune evidenze, lei "non c'era" o "non sapeva". Ancora una volta, si è "appesa" al fedele braccio destro Piero Gambarino: su di lui l'assessore ha scaricato alcune responsabilità, se non altro per le scelte "poco appropriate" contestate dalla procura.

Sull'appalto dei pannoloni, l'assessore Ferrero, assistita dall'avvocato Roberto Macchia, fornisce la sua versione dei fatti: "È vero, ci sono state trattative con i farmacisti - ha ammesso - ma solo perché quel servizio doveva essere rivisto e ridefinito". È agli atti infatti che il 6 agosto 2010 era stato siglato un protocollo d'intesa (sottoscritto da lei e da Luciano Platter) relativo alla revisione dei prezzi dei farmaci Dpc (distribuzione per conto) e all'inserimento di altri prodotti da affidare tramite distribuzione delle farmacie. Però, quando è stata adottata la delibera per revocare la gara dei pannoloni già bandita, un lotto da 50 milioni di euro, "per quanto ne sapevo io - ha detto - non era stato raggiunto alcun accordo con Federfarma. Era ancora tutto da definire".

Le intercettazioni e le testimonianze delle dipendenti dell'assessorato svelano tuttavia uno scenario, per la procura, ben diverso. Il 23 settembre infatti si era svolta una riunione fra Gambarino e i vertici di Federfarma, al termine della quale l'alter ego dell'assessore aveva chiesto alle funzionarie Andreina Bonferrari e Cristiana Pellegri di predisporre una delibera di giunta regionale che recepisse l'accordo con i Farmacisti appena raggiunto per una distribuzione da 30 euro al mese. "Non ne sapevo nulla - ha detto l'assessore - io a quella riunione non c'ero. E ancora oggi non si è deciso come distribuire gli ausili per incontinenti. Il problema era che se fosse andata avanti la gara, si sarebbe dato l'appalto per tre anni a qualcuno, scegliendo così di servire gli incontinenti solo tramite un canale regionale. Noi cercavamo invece di capire se fosse possibile usare un canale di distribuzione diverso, più capillare sul territorio, come le farmacie e non volevamo precluderci una possibilità che ci sembrava più utile e vantaggiosa". Gli stessi vertici di Federfarma, Marco Cossolo e Luciano Platter, avevano detto comunque di aver più volte trattato con lei tutta la questione.

Sull'emodinamica dell'ospedale di Chivasso l'ex assessore risponde di abuso d'ufficio: secondo i pm Stefano Demontis e Paolo Toso sarebbe stata affidata in tutta fretta la convenzione a Villa Maria Pia senza gara pubblica, per ottenere così un ritorno elettorale d'immagine in appoggio al sindaco uscente Bruno Matola che si doveva ricandidare. "Nessuno mi ha detto, e tantomeno io ho mai chiesto a nessuno, di stipulare un accordo privato con una clinica privata - ha spiegato scaricando la scelta sul braccio destro e su Renzo Secreto - tutte le forze politiche da tempo insistevano per poter dare risposta a un'esigenza del territorio: i macchinari del centro erano inutilizzati da tempo e i pazienti si spostavano per il Piemonte con medico e ambulanza quando poteva essere invece dato un servizio con costi equipollenti". La procura le contesta che il piano di rientro e alcune delibere prevedevano di chiudere e non aprire nuove emodinamiche: "Quell'apertura non era incompatibile con un'apertura provvisoria, e il piano della Regione era programmatico, ancora da definire".


Repubblica

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