sabato 18 giugno 2011

GIOVANI IN PIEMONTE, UNA VITA DIFFICILE, 1 SU 3 E' SENZA LAVORO


Le analisi a questo punto dell’anno sono chiare, ma l’Ires Piemonte - nel presentare l’annuario statistico - ha deciso di andare oltre i dati sul andamento di produzione e consumi. Il presidente, Enzo Risso, ritiene che raccontino solo una parte della realtà. La qualità della vita è un concetto più sfaccettato. Per analizzare il Piemonte, quindi, sono state utilizzate le linee della Commissione Stiglitz.

Ne esce l’immagine di una regione più lenta di altre simili - come già indicato anche dalla Banca d’Italia - ma saldamente nella pattuglia di testa in Italia. Ha alle spalle un lascito molto positivo che però viene eroso per sopravvivere alla crisi economica. Ma il declino economico non è cosa recente: dura da molto tempo e oggi sta colpendo in particolare i giovani.

Un giudizio rafforzato dall’intervento di monsignor Nosiglia: «Quando il livello di disoccupazione giovanile in Italia supera di molto il 20% ed è di 3 volte maggiore rispetto agli altri Paesi europei e nella nostra regione raggiunge ben il 35%, dobbiamo amaramente constatare che non riusciamo a valorizzare i giovani offrendo loro la possibilità di un lavoro veramente dignitoso».

Aggiunge: «I giovani, però, stanno dimostrando di voler cambiare la situazione, magari scendendo in piazza per dire basta al precariato e per chiedere un lavoro dignitoso o impegnandosi nuovamente nelle diverse compagini della società civile con il desiderio di vivere la propria cittadinanza in modo attivo».

Anche il presidente della Regione, Roberto Cota, ritiene quella dei giovani una emergenza e ricorda che il 22 ci saranno gli Stati generali sul lavoro nei quali ribadirà le proposte per favorire, con l’abbattimento dell’Irap, le assunzioni stabili di under 30.

Secondo l’Ires il Piemonte eccelle - ed è primo nei confronti con Italia, Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana - nella categoria cosiddetta del «quotidiano» e cioè quell’insieme di indicatori come la scarsa propensione al mobbing, il tasso di precariato più basso che altrove, la maggior sicurezza nella mobilità, il minor numero di incidenti sul lavoro. E al primo posto si colloca anche per l’ambiente e cioè minor inquinamento da rumore e da aria, paesaggi meno degradati. E con questo sono finite le eccellenze. Sta ancora al terzo posto per la sicurezza intesa come numero di reati, paura o senso di sicurezza.

Al quarto si colloca nella voce «partecipazione» intesa come il sentire di riuscire a contare qualcosa nella vita sociale attraverso volontariato, gruppi di acquisto solidali, internet, partecipazione al voto.

Quarto posto anche per il capitolo «salute» intesa come possibilità di vivere a lungo in buone condizioni e di godere della assistenza necessaria. In questo caso il Piemonte va molto bene per la qualità della salute complessiva e della speranza di vita, meno bene per la qualità della sanità e l’alto tasso di alcolismo.

La regione è a fine classifica per l’istruzione a causa del basso tasso di laureati, nella socialità intesa come relazioni con gli amici. In fine classifica anche per l’economia a causa del maggior numero di disoccupati soprattutto giovani.


La Stampa

0 commenti:

Posta un commento