martedì 21 giugno 2011

'NDRANGHETA AD ALESSANDRIA, ARRESTATO UN CONSIGLIERE PDL


Un consigliere comunale di Alessandria - Giuseppe Caridi (Pdl) - è stato arrestato stamani nell'ambito dell'operazione 'Maglio' contro la 'ndrangheta nel basso Piemonte. Nel corso delle indagini - hanno riferito i carabinieri - sono emersi elementi quali il conferimento della dote di "picciotto" con cui era stato ammesso ufficialmente a partecipare alle attività della 'locale' guidata da Bruno Francesco Pronestì.

L'operazione dei carabinieri del Ros è scattata all'alba, 19 sono le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Torino, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei riguardi di altrettante persone ritenute esponenti di vertice delle cosche della 'ndrangheta nel basso Piemonte.

Bruno Francesco Pronestì, uno degli arrestati, sarebbe l'esponente di vertice della ''locale'' del ''basso Piemonte'' a cui appartiene anche, sempre secondo le accuse, e il consigliere comunale di Alessandria, Giuseppe Caridi. I carabinieri hanno documentato che nella sua abitazione fu tenuta la cerimonia di attribuzione della dote di 'santa' ad alcuni degli affiliati. La ''locale'' riproduceva il modello organizzativo delle 'ndrine calabresi, atti vo ad Asti, Alba (Cn), Sommariva Bosco (Cn) e Novi Ligure (Al). In base alla ricostruzione degli inquirenti, Pronestì, con il ruolo di ''capo società'', dirigeva e organizzava il sodalizio assumendo le decisioni più rilevanti, comminando sanzioni agli altri associati a lui subordinati, dirimendo i contrasti interni ed esterni al sodalizio e curando i rapporti con le altre articolazioni dell'organizzazione.

Per chi indaga, le prime prove dell'esistenza di una ''locale di 'ndrangheta'' sul territorio piemontese sono emerse nel 2009 ai tempi dell'operazione ''Crimine'', nel corso della quale era stato documentato un incontro avvenuto all'interno di un agrumeto di Rosarno tra il ''Capo Crimine'' Domenico Oppedisano e i due indagati, Rocco Zangrà e Michele Gariuolo. Era stata ipotizzata anche la costituzione di una nuova ''locale'' di 'ndrangheta, da insediare ad Alba. Proprio in quel frangente è emerso il ruolo di vertice della struttura piemontese di Pronestì, che non condivideva la creazione di un'altra struttura territoriale, ma il cui assenso era ritenuto necessario da Oppedisano.

La nuova indagine, che oggi ha portato all'operazione ''Maglio'', delinea nel dettaglio l'esistenza e l'operatività di una locale di 'ndrangheta nel basso Piemonte, caratterizzato da tutti gli elementi tipici dell'organizzazione di riferimento: struttura verticistica, ordinata secondo una gerarchia di poteri, di funzioni e di una ripartizione dei ruoli degli associati; pratica di riti legati all'affiliazione dei membri dell'associazione ed all'assegnazione di ''doti'' o ''cariche''; comunanza di vita e di abitudini, scandita dall'osservanza di ''norme interne''; forza di coesione del gruppo che assicura omertà e solidarietà nel momento del bisogno, nonché assistenza agli affiliati arrestati o detenuti e sussidi economici ai loro familiari; impermeabilità verso l'esterno ottenuta anche con l'utilizzo di linguaggi convenzionali; disponibilità di armi. L'ingresso e il conferimento di gradi all'interno dell'''onorata società'' avveniva attraverso l'attribuzione delle cosiddette ''doti'', il cui conseguimento è espressione di potere e di prestigio in seno all'organizzazione.

Lo scorso 8 giugno un'analoga operazione, denominata "Minotauro", aveva portato all'esecuzione di 151 ordinanze di custodia cautelare in tutta Italia per la presenza della 'ndrangheta nella sola provincia di Torino. Gli arresti effettuati furono 146; cinque persone sono tuttora latitanti.


Repubblica

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