lunedì 6 giugno 2011

TAV, LINEA DURA DEL PD, "SERVONO I MILITARI PER DIFENDERE I CANTIERI"


TORINO - «Colpendo i nostri due parlamentari hanno colpito una comunità, e quando una comunità viene colpita reagisce». Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd, porta a Stefano Esposito e Giorgio Merlo anche la solidarietà del segretario nazionale Pierluigi Bersani. Le sue parole spiegano meglio di altre il «salto di qualità» che proiettili e lettere minatorie hanno fatto fare al Pd che adesso ha fatto propria la posizione dei due ultrà del Tav: «Ora tocca al governo rendere evidente che c’è un indirizzo chiaro per dare serenità a coloro che sono chiamati ad agire in prima linea per garantire la realizzazione dell’opera e se sarà necessario istituire un sito di interesse strategico nazionale per garantire l’avvio dei lavori quella decisione avrà il sostegno del Pd». Tradotto vuol dire che il Pd sosterrà, e in qualche modo sollecita, il governo a garantire, una volta che sarà ultimata la recinzione dell’area, che il controllo sia affidato ai militari.

La sorveglianza dei siti di interesse strategico nazionale è infatti affidata all’esercito. Nella fase di allestimento del cantiere, invece, il compito di garantire la sicurezza di chi lavora è affidato alle forze dell’ordine. Ancora Morgando: «Questo intervento non rientra certo in una strategia di militarizzazione della Valle che invece è stata iniziata da altri: con le pietre, le barricate e dichiarazioni che evocano i fantasmi di violenze di nazioni lontane come i paesi baschi». E aggiunge: «E’ in gioco la credibilità e il ruolo dello Stato».

Pallottole e lettere minatorie hanno spinto i democratici a rendere evidente quel lavoro di convincimento del Pd valsusino a cui hanno lavorato Morgando e la segretaria provinciale, Paola Bragantini, e un tecnico come Paolo Foietta che ha portato a un riposizionamento dei circoli di Avigliana e Buttigliera Alta. Circoli che restano contrari al Tav ma che adesso sono pronti a entrare nel merito delle proposte di modifica del progetto della nuova linea e, soprattutto, vogliono capire come rendere operativo a breve il piano strategico della provincia di Torino finanziato con il 5% del costo totale dell’opera.

Ed è proprio il presidente della Provincia, Antonio Saitta, a lanciare l’allarme: «Alcuni amministratori, che hanno approvato il progetto in sede di estensione, pubblicamente ne hanno preso le distanze. Questo significa che sul territorio della Val di Susa c’e paura. Le pallottole indirizzate a Stefano Esposito sono anche un'intimidazione agli enti locali». Aggiunge Bragantini: «Questi metodi di intimidazione non sono accettabili, sono i medesimi adottati dalla malavita e non è pensabile che un movimento che sostiene di farsi interprete dei sentimenti popolari, faccia ricorso a metodi simili a quelli della malavita».

E allora visto che «noi abbiamo fatto il nostro dovere e abbiamo esaurito le parole», adesso - attacca Saitta - «tocca al ministro Maroni, che appartiene a una forza politica che non sempre ha assunto posizioni chiare, prendersi fino in fondo la propria responsabilità: questa è una questione di ordine pubblico». E Orlando promette: «Noi faremo dei passi parlamentari sul governo». La Lega Nord non ci sta e il capogruppo in Regione, Mario Carossa, attacca: «Far polemiche mentre si deve gestire l’apertura dei cantieri è da irresponsabili».


La Stampa

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