venerdì 10 giugno 2011

IN PROCURA SFILANO GLI ARRESTATI POI TOCCHERA' ANCHE AI POLITICI


TORINO - Nevio Coral, l'ex sindaco di Leinì accusato di concorso esterno nell'associazione mafiosa scoperta dai carabinieri dopo cinque anni di inchiesta, non si è opposto alla procedura per il rimpatrio in Italia. Arrestato a Lione mercoledì mattina, Coral - che ha affidato la sua difesa all'avvocato Roberto Macchia - è comparso ieri mattina davanti ai giudici della Corte d'Appello di Grenoble e a loro ha ribadito quando detto già la sera prima al Procuratore Generale francese. "Non intendo oppormi alla richiesta di estradizione prevista dal mandato di cattura internazionale spiccato nei miei confronti. Voglio rientrare in Italia al più presto per chiarire la mia posizione ai magistrati italiani" ha spiegato Nevio Coral ai giudici francesi. Il suo rimpatrio è quindi questione di ore.

"È completamente sotto choc per le accuse che gli sono state rivolte. Purtroppo, come me, non ha ancora potuto leggere l'ordinanza che lo riguarda ma è stato già travolto emotivamente da quel poco che ha potuto sapere dalle autorità francesi" sottolinea il suo legale che mercoledì, dopo aver saputo dell'arresto, è partito per la Francia.
Nel frattempo l'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Torino continua. I primi arrestati dai carabinieri del Nucleo Investigativo nel corso del blitz di martedì sono comparsi oggi davanti al gip Silvia Salvadori per l'interrogatorio di garanzia. La precedenza è stata data a quelli detenuti nel repartino delle Molinette. In particolare a Domenico Racco e a Giuseppe Pino, entrambi della "locale" di Moncalieri all'interno della quale il secondo ricopriva il ruolo di "trequartino".

Nei prossimi giorni saranno sentiti gli altri arrestati. Particolarmente attesi sono gli interrogatori dei personaggi di maggior spicco dell'organizzazione calabrese, come Salvatore De Masi, il cui aiuto elettorale è stato chiesto dall'onorevole Lucà in occasione della primarie del Pd, o come Antonino Occhiuto, esponente della locale "Bastarda" (chiamata così per non aver ancora avuto l'autorizzazione "ufficiale" dalla casa madre in Calabria a costituirsi tale) che, secondo l'accusa, avrebbe avuto un ruolo determinante nel raccogliere voti per il candidato sindaco Paolo Mascheroni durante le elezioni nel comune di Castellamonte.

Seguiranno gli interrogatori dei politici e dei funzionari pubblici "filmati" o intercettati durante l'inchiesta. Nessuno di loro sinora è stato indagato ma gli investigatori vogliono approfondire la parte d'inchiesta riguardante i rapporti tra le cosche calabresi e la politica. È probabile che, dopo aver appurato i legami compromettenti tra alcuni sindaci della provincia e gli esponenti della 'ndrangheta finiti in manette e l'infiltrazione mafiosa nelle diverse amministrazioni comunali, venga richiesta alla Prefettura l'apertura delle procedure per il commissariamento dei comuni più compromessi. L'attenzione dei carabinieri però è rivolta anche a quanto sta accadendo in queste ore in Calabria. "Dobbiamo capire quali saranno le reazioni della casa madre agli arresti che hanno praticamente decapitato l'organizzazione" sottolineano gli investigatori.


Repubblica

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