domenica 5 giugno 2011

DIPENDENTI DE TOMMASO, "FUTURO INCERTO, CI SENTIAMO SOLI"


Si sente sola la De Tomaso. Si sentono soli i suoi 900 dipendenti, sempre più in ansia per il loro futuro. In un documento che circola tra di loro hanno messo in fila tutte le promesse che sono state disattese dall'azienda. Parlano di "piano industriale disatteso", elencano una serie di "eventi che hanno generato perplessità nei lavoratori", che vanno dai ritardi nell'anticipo della cassa integrazione a voci di possibili esuberi, fino a fornitori non pagati. Ma si sente sola anche la proprietà, la famiglia Rossignolo. Che accusa: "Abbiamo iniziato - dice il vicepresidente Gianluca Rossignolo - convinti di avere il supporto della Regione e delle banche, invece non è stato così. Ci siamo ritrovati con 1718 milioni in meno rispetto al business plan che avevamo programmato all'inizio. Ma una cosa è certa: noi non molliamo".

Si sfoga il numero due dell'azienda, figlio dell'ex manager Telecom Gianmario Rossignolo: "Quanto abbiamo fatto in questi 17 mesi è frutto soltanto dell'impegno finanziario della mia famiglia. Perché le banche non ci hanno mai concesso un fido, neanche per anticipare crediti certi come la cassa integrazione straordinaria che ci viene versata dall'Inps. È un atteggiamento strano". Proprio la questione della cassa è uno dei problemi che più affliggono i lavoratori, perché la De Tomaso si era impegnata ad anticiparla. Invece, si legge nell'elenco di rimostranze fatto dai dipendenti, "da inizio anno non percepiamo più la cigs nei tempi concordati, i ritardi sono di almeno 10 giorni. Alcuni dipendenti sono stati privati dell'auto per rate non pagate, altri sono in estrema difficoltà per pagare mutui e affitti".

Le tute blu speravano che i tempi del piano industriale fossero rispettati: avvio dei corsi di formazione dal primo trimestre 2010, ristrutturazioni delle linee produttive dalla seconda metà dell'anno scorso, rientro al lavoro e lancio della prima vettura all'inizio di quest'anno. Invece è slittato tutto. "I fondi europei per la formazione sono finalmente stati deliberati, ma abbiamo perso nove mesi. Ora abbiamo bisogno di polizze assicurative per poterli escutere, ci stiamo lavorando. Sono fondamentali perché senza lavoratori preparati non possiamo allestire le linee", spiega Rossignolo.

Il manager scuote la testa: "Non è facile, anche perché ci troviamo con un piano di investimenti che da un giorno all'altro si è visto decurtare 18 milioni. Avevamo una serie di impegni presi dalle istituzioni che ci avevano spinto ad acquisire lo stabilimento di Grugliasco della Pininfarina che sono venuti meno. La vecchia giunta regionale ci aveva promesso uno stanziamento di 11 milioni, quella nuova ci ha detto che non c'era alcun impegno scritto e che non era un suo problema. Altri cinque milioni ci sono venuti meno dalla Toscana: lì la Regione era intervenuta per mantenere in vita la ex Delphi (lo stabilimento dove la De Tomaso produrrà i motori, ndr), aveva deliberato il finanziamento quando trattavamo l'acquisizione della ex Bertone. Poi quel sito è stato acquistato da Fiat, noi abbiamo deviato sulla fabbrica Pininfarina ma la banca che doveva garantire l'operazione ha messo il veto dicendo che erano cambiate le condizioni".

I lavoratori stringono i denti, le finanziarie che hanno prestatoloro del denaro sono sul piede di guerra. Eppure, dice Gianluca Rossignolo, "la Regione Piemonte non ci supporta neppure sull'affitto". I muri dello stabilimento di Grugliasco sono proprietà di una società controllata da Finpiemonte partecipazioni, che li aveva rilevati da Pininfarina e poi affittati a De Tomaso: "Abbiamo chiesto di posticipare il pagamento del canone ma niente, sono stati inamovibili. Speravamo che, almeno in questo, ci sarebbero venuti incontro", racconta il vicepresidente dell'azienda.

L'ancora di salvezza è un socio indiano pronto a investire 100 milioni: "Non è fantomatico, ma reale - assicura Rossignolo - e sta per concludere le operazioni. Basta una notizia messa male sul giornale e lui potrebbe ritirarsi. Se così fosse il nostro progetto si avviterebbe su se stesso e i primi a rimetterci sarebbero i 900 dipendenti e le loro famiglie, almeno 4 mila persone in tutto".

Nonostante tutto, i Rossignolo andranno avanti: "Nessun ripensamento - dice il numero due della De Tomaso - . Il progetto c'è, il mercato è pronto, il marchio ha ancora grande valore. In questa azienda abbiamo messo tutti i soldi di famiglia e abbiamo rispettato gli impegni portando la prima auto al Salone di Ginevra. Vogliamo iniziare a produrre a gennaio, però non possiamo essere gli unici a crederci. Noi non smettiamo di lottare, ma sindacati, banche e istituzioni devono essere al nostro fianco".


Repubblica

1 commenti:

  • certo che letto cosi , la Regione ha proprio voglia di altri 900 disoccupati da sfamare ... e i dipendenti e imprenditori italiani devono sperare negli investitori indiani perchè alle istituzioni italiane non sembra interessare la gente comune che vuole lavorare.... quanto siamo caduti in basso !!!!!!!

    6 giugno 2011 alle ore 11:00

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