domenica 27 febbraio 2011

BUS MAI PUNTUALI, PARTE DA DUE DONNE LA MAXIACCUSA A GTT


TORINO - Domani il tribunale di Torino riceverà la prima class action sul trasporto locale mai provata in Italia. A promuoverla due donne di Piossasco che, stufe del servizio offerto dalla Gtt, hanno deciso di portare in giudizio l’azienda di trasporti per i continui ritardi e per le condizioni igieniche e di sicurezza degli autobus che seguono la tratta Torino-Cumiana.

La class action è stata promossa attraverso l’associazione dei consumatori Adoc ed è stata seguita legalmente dall’avvocato Fabrizio De Francesco dello studio legale Bin & Associati.

Cosa contestano le due donne? Innanzitutto i ritardi nel servizio. Nelle class action l’onere della prova spetta all’azienda: è la Gtt a dover dimostrare di essere puntuale. Ma per rendere più solida la causa, le due donne hanno presentato i risultati di un monitoraggio eseguito da loro stesse e da un comitato, forte di un centinaio di membri, che si è mobilitato al loro fianco. Il controllo, effettuato tra il 4 ottobre e il 23 gennaio, ha fornito esiti interessanti: su 130 corse, gli autobus di Gtt non sono mai stati puntuali. Il ritardo medio è stato di 14 minuti, con picchi di 35 minuti in due occasioni. «D’altra parte - spiega l’avvocato De Francesco -, è la stessa Gtt nella sua Carta dei Servizi ad ammettere questi ritardi quando dichiara che nel 95% dei casi il ritardo non supera i 15 minuti».

Un altro tipo di monitoraggio, corredato da numerose foto, ha invece preso di mira altre carenze del servizio. Per esempio la pulizia. Le due donne denunciano che sulla tratta Torino-Cumiana le tendine parasole sono regolarmente sporche e stracciate, gli utenti le usano per pulire i vetri appannati e non sembrano mai essere state pulite. I portabagagli sono pieni di cartacce, vestiti abbandonati, ombrelli rotti, buste, bottiglie di plastica, assorbenti igienici.

C’è poi il problema della fatiscenza. I sedili (quando ci sono, gli utenti hanno raccolto prove fotografiche anche di posti divelti) sono appiccicosi e unti, ricettacolo di sporcizia e gomme da masticare. I faretti direzionali sono sempre rotti. I vetri non si riescono ad aprire impedendo l’aerazione e il condizionatore, quando non è guasto, viene tarato dal conducente solo sulle prime file, lasciando le ultime nel gelo o nell’afa a seconda della stagione.

Particolare attenzione è dedicata alla sicurezza sui bus. Le due donne denunciano la cronica assenza di martelletti frangivetro ed estintori, per non parlare della presenza di prostitute e tossici che disturbano e molestano gli utenti. Il progetto «Linea Sicura» sponsorizzato da Gtt non sarebbe operativo. In parte perché i vigili urbani possono operare solo all’interno del territorio torinese, un po’ perché la stessa Gtt ammetterebbe di avere solo 22 controllori su 5400 dipendenti. Un po’ pochi per dedicarsi alla sicurezza su tutte le linee.

La class action, come è tipico di questo nuovo strumento giudiziario, dovrà prima superare un’udienza di ammissibilità per incardinarsi in tribunale. Se ciò dovesse avvenire, la causa contro Gtt potrebbe diventare un modello per altre class action contro il trasporto pubblico, ferroviario come tramviario. Le due donne chiedono la restituzione di quanto speso per l’abbonamento e un risarcimento per danni morali pari a 500 euro, cifra che potrà essere chiesta da chiunque aderisca alla class action nel caso venga ammessa in tribunale.


LaStampa

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