venerdì 18 febbraio 2011

SCANDALO AFFITTI, CASE A POLITICI A PREZZI STRACCIATI


Appartamenti di pregio e nel centro di Milano affittati a prezzi stracciati e voci, ormai suffragate da vere e proprie soffiate, che in molti di questi alloggi vivano politici e figure dell’establishment cittadino: si gioca su questo antefatto, lo scontro che ha visto ai ferri corti il Comune e il Pio Albergo Trivulzio.

Uno scontro che, dopo un lungo braccio di ferro, si è risolto ieri sera con la consegna da parte dell’istituto di cura a Palazzo Marino dell’elenco di tutti gli affittuari del proprio patrimonio immobiliare: da giorni, forte di un parere del Garante della Privacy, l’amministrazione comunale chiedeva, in nome della trasparenza, la pubblicazione dei nomi degli affittuari che vivono nel patrimonio immobiliare della Baggina. Sino a ieri sera, però, l’istituto di cura aveva continuato a difendere a spada tratta la riservatezza dei propri inquilini. E dopo essersi appellato, senza successo, all’Authority guidata da Francesco Pizzetti, il board del Pat aveva opposto un nuovo «no» alle richieste del Comune, riconoscendo nella commissione di controllo sulle aste, nominata dall’assessorato lombardo alla Famiglia, «l’unico soggetto legittimato a verificare la corretta amministrazione delle aziende di servizi alla persona». A stretto giro di posta, però, la Regione aveva subito sbarrato la strada al Pat, giudicando con una nota «irricevibile» la lista con i nomi degli inquilini. A quel punto, per il presidente dell’istituto, Emilio Trabucchi, non c’è stata altra scelta che consegnare l’elenco, in una busta sigillata, al presidente del consiglio Comunale, Manfredi Palmeri.

Questo inedito braccio di ferro con il Comune ha riportato il Pio Albergo Trivulzio di nuovo agli onori della cronaca, esattamente 19 anni dopo la prima scossa del terremoto di Mani Pulite, che prese le mosse proprio dalla Baggina con l’arresto, il 17 febbraio del 1992, del suo presidente, Mario Chiesa. Esploso lo scandalo di Tangentopoli, si scoprì che parte del patrimonio immobiliare dell’istituto di cura era utilizzato a prezzi di favore da politici, giornalisti e vari esponenti della classe dirigente milanese.

A 19 anni di distanza, a fendere l’arma della trasparenza contro una presunta nuova “affittopoli” a Milano è stata la finiana Barbara Ciabò che, in qualità di presidente della commissione comunale sulla Casa, si era sinora vista rispondere picche a tutte le richieste di accesso agli elenchi degli affittuari del Trivulzio: «Il comportamento omertoso del Pio Albergo Trivulzio nei confronti del consiglio comunale - ha attaccato la Ciabò - induce molti di noi a pensare che la gestione non sia stata trasparente: mi aspetto ora una dura presa di posizione del sindaco Moratti».

E in effetti, contro la reticenza dell’istituto di cura l’indignazione è stata bipartisan: «Una città come Milano merita la massima trasparenza - ha affermato il leghista Matteo Salvini - Mi auguro che nell’assegnazione di un patrimonio immobiliare pubblico accumulato nei secoli grazie alla generosità dei milanesi non ci siano stati sconti o favori».

«Se i consiglieri comunali non avranno gli elenchi degli affittuari e delle vendite degli ultimi cinque anni - aveva minacciato Carmela Rozza (Pd) - presenterò un esposto alla Procura contro il sistema delle assegnazioni degli alloggi del Pat».


IlSecoloXIX

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