TORINO - Era un passaggio formale, ma necessario e ieri in Regione è stato firmato il verbale di accordo tra Fiat, ente locale e sindacato per la cassa integrazione straordinaria «per crisi per evento imprevisto e improvviso» per un anno per tutti i 5400 lavoratori delle Carrozzerie di Mirafiori. La cassa era stata annunciata nell’accordo del 23 dicembre; è stata firmata da Fim, Uilm, Fismic, Ugl, Associazione Quadri Fiat. Non dalla Fiom che ne contesta natura e modalità e che ritiene l’intero progetto troppo evasivo.
Soddisfatto il segretario Fim, Claudio Chiarle: «L’accordo sancisce il primo passo verso la partenza dell’investimento. Dovremmo passare un 2011 con molta cassa integrazione e poco lavoro, ma l’intesa prevede meccanismi di rotazione per impedire forti scompensi salariali tra i lavoratori». E sul futuro si attende «dalla Fiat un segnale preciso e concreto, l’avvio dei lavori di ristrutturazione degli impianti produttivi per installare le nuove linee; questo sarà il passo tangibile e concreto che attraverso l’innovazione tecnologica riduce la fatica e si migliora la condizione di lavoro».
In sintonia Vincenzo Aragona della Fismic: «Si è chiusa una fase; adesso con l’anno di cassa abbiamo messo al sicuro il reddito dei lavoratori. E’ l’inizio dello sviluppo di Mirafiori». Per Antonio D’Anolfo della Ugl «l’accordo è necessario e responsabile». E aggiunge: «L’impegno del Lingotto dovrà essere direttamente proporzionale a quel senso di responsabilità di cui hanno e stanno dando prova sindacati e operai».
Da lunedì - domani, infatti sarà l’ultimo giorno in fabbrica - cambierà la situazione dei lavoratori: nei due anni di crisi, e soprattutto nel 2010, sono stati spesso in cassa, ma erano formalmente al lavoro. Ora sono in cassa stabile per un anno e verranno richiamati - con una rotazione nei settori produttivi dove è possibile - per realizzare Musa, Idea e Mi.To a seconda delle esigenze di mercato. Finora sono stati individuati alcuni giorni di rientro al lavoro tra febbraio e l’8 marzo.
Il segretario della Fiom, Federico Bellono, spiega le ragioni del no del suo sindacato: «Per intanto, nell’incontro a cui erano presenti solo in funzionari e non l’assessore, ho posto alcune domande e ottenuto nessuna risposta. Ad esempio vorrei sapere perché, visto che le settimane di cassa ordinarie fatta sono solo 40 e non 52, non si sia scelto l’ammortizzatore ordinario».
E prosegue: «Ma il vero nodo è legato al tipo di cassa integrazione scelto: quello per crisi e non quello per ristrutturazione come sarebbe stato più appropriato. E’ evidente che nel secondo caso la Fiat avrebbe dovuto dare i dettagli precisi dell’investimento, cosa che finora non ha fatto». La Fiom contesta poi - e non ha firmato a differenza degli altri un accordo in fabbrica con le Rsu - criteri e modalità della rotazione.
LaStampa
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