mercoledì 9 febbraio 2011

DIETRO RIFIUTOPOLI UN BUSINESS INTERNAZIONALE


TORINO - «Zona d’interscambio di rifiuti». Così è chiamata in gergo strada comunale Bellacomba, piena Madonna di Campagna, a due passi dallo Stura. In teoria, area destinata a parco fluviale; nei fatti, ricettacolo di spazzatura dove chi vuole lascia un rottame o si porta via un pezzo.

Dopo le segnalazioni dei cittadini, esasperati dal degrado e preoccupati per il pericolo di inquinamento, è intervenuta la Questura. Durante il sopralluogo sono stati ritrovati chilometri di oli esausti, pneumatici, amianto e resti di elettrodomestici abbandonati lungo la strada. Di tutto e di più in un’area di sicurezza destinata alla fascia di esondazione del fiume. Ma la sorpresa, come sempre, è arrivata alla fine.

Dieci giorni d’indagine, in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, e la Divisione Amministrativa e Sociale sequestra una discarica abusiva di 3600 metri quadrati in un terreno privato destinato alla coltivazione. A gestirla, cinque giovani nigeriani che controllavano la compravendita di rifiuti destinati all’Africa. Fra loro anche una donna. Dei cinque, tutti trentenni, quattro sono stati rilasciati mentre uno è finito in manette perché irregolare. Verrà espulso in questi giorni. Nell’operazione sono stati multati anche otto zingari al volante di furgoni senza assicurazione che scambiavano rifiuti con i nigeriani. Sotto sequestro duecento frigoriferi, cinquanta veicoli industriali, cumuli di pneumatici e centinaia di elettrodomestici.

Il trucco consisteva nello stipare i rifiuti nel vano di furgoni radiati per l’esportazione, che venivano poi caricati su container e imbarcati al porto di Genova. Impossibile stabilire quanto materiale sia partito. Secondo gli inquirenti, però, l’attività durava almeno da quattro mesi. Dai controlli dell’Agenzia della Dogana ligure risulta che la merce veniva spedita in Africa, nel paese d’origine degli extracomunitari, e da qui se ne perdevano poi le tracce. Probabilmente rivenduta e riciclata sul mercato africano. Un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro.

Il business era doppio. Molto materiale sequestrato dalla polizia nella discarica era ancora imballato. Tutto fa pensare che alcune aziende torinesi, per evitare i costi salatissimi di smaltimento dei rifiuti, abbiano consegnato nelle mani dei nigeriani gli elettrodomestici vecchi riportati dai clienti e i resti di magazzino, oggetti obsoleti per il mercato occidentale ma oro per i Paesi in via di sviluppo.

A finire sotto indagine per reati ambientali è l’affittuario del terreno usato come discarica a cielo aperto. L’uomo, T. D., italiano, aveva in locazione il terreno di proprietà della famiglia Benedicenti (inconsapevole dei traffici) e lo dava in uso ai nigeriani. Un caso simile a quello scoperto a luglio dell’anno scorso in viale Falchera: stesso metodo, stesso giro d’affari di pezzi di ricambio e vecchi elettrodomestici.

Ma qual è il futuro di strada Bellacomba? I 3600 metri quadrati del terreno privato saranno bonificati soltanto dopo l’istanza di dissequestro. Intanto però la Questura ha rimarcato che sul resto della strada, di proprietà comunale, gli enti competenti, cioè il Comune e in subordine la Regione, devono far rimuovere i rifiuti. Il pericolo di danno all’ambiente, infatti, è elevatissimo.



LaStampa

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