VERCELLI - Sconvolto da un raptus, è andato in cucina, ha afferrato un lungo coltello e ha colpito quattro volte la moglie che dormiva in camera da letto. Poi si è consegnato ai carabinieri. Le sue uniche parole: "Mio Dio, che cosa ho fatto"
Così, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Daniele Renato Chatrian, classe 1962, originario di Aosta ma da anni residente a Riva Valdobbia, piccolo centro dell'alta Valsesia, ha ucciso nel sonno la moglie, Maria Rosa Vaglio Cerin, classe 1959. I due coniugi gestivano insieme un negozio di alimentari. In casa c'era anche la figlia più piccola della coppia, di 14 anni, risvegliata dalla urla della madre. Gli altri due figli più grandi vivevano per conto loro.
"Dopo una serata trascorsa in pizzeria" spiegano i carabinieri della Compagnia di Borgosesia, "la famiglia è rientrata a casa, in via Matolo, e lì, intorno alle 3,45, si è scatenato il raptus omicida dell'uomo". Da tempo la coppia era in crisi.
Dopo il gesto l'uomo ha telefonato al 118 raccontando tutto. Ora è in carcere a Vercelli con l'accusa di omicidio.
E a mano a mano che passano le ore gli investigatori aggiungono nuovi tasselli alla tragedia: all'arrivo dei carabinieri (di Alagna Valsesia e di Borgosesia) l'uxoricida ha subito confessato e, senza opporre resistenza, si è lasciato condurre al carcere di Vercelli. Le uniche parole che ha sussurrato tra le lacrime sono state: "Mio Dio, che cosa ho fatto".
Durante la serata in pizzeria trascorsa con la figlia quattordicenne, la maggiore e il fidanzato sembra che nulla facesse presagire quello che sarebbe accaduto da lì a poche ore. Al momento l'uomo è detenuto in attesa del primo interrogatorio.
La figlia minorenne è stata affidata alla sorella maggiore. Il cadavere della vittima è all'obitorio di Varallo a disposizione della magistratura.
Così, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Daniele Renato Chatrian, classe 1962, originario di Aosta ma da anni residente a Riva Valdobbia, piccolo centro dell'alta Valsesia, ha ucciso nel sonno la moglie, Maria Rosa Vaglio Cerin, classe 1959. I due coniugi gestivano insieme un negozio di alimentari. In casa c'era anche la figlia più piccola della coppia, di 14 anni, risvegliata dalla urla della madre. Gli altri due figli più grandi vivevano per conto loro.
"Dopo una serata trascorsa in pizzeria" spiegano i carabinieri della Compagnia di Borgosesia, "la famiglia è rientrata a casa, in via Matolo, e lì, intorno alle 3,45, si è scatenato il raptus omicida dell'uomo". Da tempo la coppia era in crisi.
Dopo il gesto l'uomo ha telefonato al 118 raccontando tutto. Ora è in carcere a Vercelli con l'accusa di omicidio.
E a mano a mano che passano le ore gli investigatori aggiungono nuovi tasselli alla tragedia: all'arrivo dei carabinieri (di Alagna Valsesia e di Borgosesia) l'uxoricida ha subito confessato e, senza opporre resistenza, si è lasciato condurre al carcere di Vercelli. Le uniche parole che ha sussurrato tra le lacrime sono state: "Mio Dio, che cosa ho fatto".
Durante la serata in pizzeria trascorsa con la figlia quattordicenne, la maggiore e il fidanzato sembra che nulla facesse presagire quello che sarebbe accaduto da lì a poche ore. Al momento l'uomo è detenuto in attesa del primo interrogatorio.
La figlia minorenne è stata affidata alla sorella maggiore. Il cadavere della vittima è all'obitorio di Varallo a disposizione della magistratura.
Repubblica
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