TORINO - Dalla riduzione del personale alla riclassificazione dei Dea, dagli accorpamenti dei laboratori al ridisegno della rete opedaliera, dal ridimensionamento delle emodinamiche ai tagli dell’edilizia sanitaria. Per tacere di altre novità in prospettiva: come il dimezzamento delle centrali operative del 118 da 8 a 4, con un recupero di 30 infermieri e di 17 medici, la diminuzione delle ambulanze con medico a bordo o le nuove tariffe previste nelle strutture di cure intermedie per i pazienti stabilizzati negli ospedali ma non in condizione di essere dimessi.
Alla fine il piano di rientro del debito sanitario impostato dalla Regione, un malloppo di 300 pagine, è stato finalmente consegnato ai capigruppo di maggioranza e opposizione innescando una nuova ondata di polemiche. Il discorso vale in particolare per le minoranze che ieri mattina, dopo un blitz dei rispettivi consiglieri in sala giunta duramente censurato da Roberto Cota, avevano ribadito la richiesta di ottenere il documento: il capogruppo del Pd Aldo Reschigna era arrivato a minacciare un esposto in Procura.
Ora che il famoso provvedimento è arrivato, monta la protesta nel centrosinistra ma anche i primi mugugni nel Pdl e da parte di qualche esponente della stessa Lega: negli ultimi due casi il discorso riguarda la riorganizzazione del 118 e il taglio delle ambulanze medicalizzate. L’occasione per discuterne è stato il vertice di maggioranza convocato ieri mattina sul tema, presente Cota e l’assessore alla Sanità Ferrero. «Un conto è il taglio delle sale operative, trattandosi solo di postazioni telefoniche, mentre occorre mantenere il livello di prestazioni per gli interventi d’urgenza - commenta Luca Pedrale, capogruppo del Pdl -. Auspico il mantenimento delle ambulanze medicalizzate: questo tipo di soccorso avanzato spesso ha sostituito la presenza di punti di pronto soccorso e di primo soccorso». La questione sarà oggetto di un approfondimento il 3 marzo.
Per la cronaca, il piano di rientro, che è tutt’uno con la riforma sanitaria, prevede l’aumento delle ambulanze presidiate da infermieri, passano da 10 a 25, mentre scendono i mezzi con medico a bordo: da 62 a 55.
A una primissima scorsa, emergono altre novità. Confermato il declassamento del Martini a pronto soccorso semplice. Sul fronte dell’assistenza ospedaliera, spiega Elenora Artesio, Federazione della Sinistra, «si prevede una riduzione di mille posti letto nelle strutture per acuzie e di 1.342 in quelle di post-acuzie».
«Rigida», secondo l’opposizione, la definizione di «paziente fragile»: età superiore a 80 anni, malattia invalidante in età adulta, non autosufficienza, problematiche accertate dalle unità di valutazione geriatrica o handicap. Si riconosce la particolare condizione dei soggetti anziani, ma non dismissibili, e si ipotizza il ricovero nelle cure intermedie da 10 a 40 a giorni. Qui entrano in scena le tariffe: nulla fino al decimo giorno, 15 euro fino al quarantesimo, poi scatta il 50% della tariffa.
Sono solo alcuni degli elementi di un piano corposo, da valutare pagina per pagina. Un piano che, c’è da scommetterci, non mancherà di innescare nuove polemiche.
Alla fine il piano di rientro del debito sanitario impostato dalla Regione, un malloppo di 300 pagine, è stato finalmente consegnato ai capigruppo di maggioranza e opposizione innescando una nuova ondata di polemiche. Il discorso vale in particolare per le minoranze che ieri mattina, dopo un blitz dei rispettivi consiglieri in sala giunta duramente censurato da Roberto Cota, avevano ribadito la richiesta di ottenere il documento: il capogruppo del Pd Aldo Reschigna era arrivato a minacciare un esposto in Procura.
Ora che il famoso provvedimento è arrivato, monta la protesta nel centrosinistra ma anche i primi mugugni nel Pdl e da parte di qualche esponente della stessa Lega: negli ultimi due casi il discorso riguarda la riorganizzazione del 118 e il taglio delle ambulanze medicalizzate. L’occasione per discuterne è stato il vertice di maggioranza convocato ieri mattina sul tema, presente Cota e l’assessore alla Sanità Ferrero. «Un conto è il taglio delle sale operative, trattandosi solo di postazioni telefoniche, mentre occorre mantenere il livello di prestazioni per gli interventi d’urgenza - commenta Luca Pedrale, capogruppo del Pdl -. Auspico il mantenimento delle ambulanze medicalizzate: questo tipo di soccorso avanzato spesso ha sostituito la presenza di punti di pronto soccorso e di primo soccorso». La questione sarà oggetto di un approfondimento il 3 marzo.
Per la cronaca, il piano di rientro, che è tutt’uno con la riforma sanitaria, prevede l’aumento delle ambulanze presidiate da infermieri, passano da 10 a 25, mentre scendono i mezzi con medico a bordo: da 62 a 55.
A una primissima scorsa, emergono altre novità. Confermato il declassamento del Martini a pronto soccorso semplice. Sul fronte dell’assistenza ospedaliera, spiega Elenora Artesio, Federazione della Sinistra, «si prevede una riduzione di mille posti letto nelle strutture per acuzie e di 1.342 in quelle di post-acuzie».
«Rigida», secondo l’opposizione, la definizione di «paziente fragile»: età superiore a 80 anni, malattia invalidante in età adulta, non autosufficienza, problematiche accertate dalle unità di valutazione geriatrica o handicap. Si riconosce la particolare condizione dei soggetti anziani, ma non dismissibili, e si ipotizza il ricovero nelle cure intermedie da 10 a 40 a giorni. Qui entrano in scena le tariffe: nulla fino al decimo giorno, 15 euro fino al quarantesimo, poi scatta il 50% della tariffa.
Sono solo alcuni degli elementi di un piano corposo, da valutare pagina per pagina. Un piano che, c’è da scommetterci, non mancherà di innescare nuove polemiche.
LaStampa
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