mercoledì 23 febbraio 2011

"HO UCCISO QUATTRO PERSONE", SCONVOLTO FUGGE NEL BOSCO


TORINO - In fuga da tutto e da tutti. Come un animale braccato. Nascosto, senza giacca e camicia, a piedi nudi tra la fitta boscaglia, tra grovigli di rovi che assomigliano a trappole, ruscelli che scavano la terra e dirupi che cadono a picco per decine di metri fino a raggiungere quello che qui chiamano «l'Orrido», il torrente Chiusella che corre dritto fino alla Dora Baltea, tra massi taglienti e canaloni bui.

La fuga di Daniele Busetti il ragazzo di 20 anni scomparso sabato sera da Cavernago, nel bergamasco, subito dopo aver causato un incidente e provocato il ferimento di quattro persone, è terminata qui. Tra questi castagni spogli, quasi incollati l'uno all'altro e le colline di Pramonico e Pramarzo, due frazioni di Baldissero Canavese, a pochi passi da Damanhur, la Comunità esoterica che attira affiliati da mezzo mondo. Una fuga di quasi 200 chilometri. Dopo aver vagato per le campagne del bergamasco, viaggiato con 50 euro in tasca su un treno preso a Milano fino alla stazione di Ivrea. Poi, da lì, sotto choc, Daniele è stato portato in ospedale da un'autoambulanza scortata dai carabinieri. Lo hanno visto che camminava, stanco e senza meta. «Sono caduto» ha raccontato lui. Non c'era motivo di dubitare di quelle parole. Fino a quel momento, del resto, non era stato diramato nessun allarme sulla sua scomparsa.

Poi, dall’ospedale, è cominciata la fuga verso le colline attorno a Baldissero. Non è un caso che sia finito qui. Forse ne aveva sentito parlare anche lui di Damanhur, forse è qui che cercava rifugio. Un po' come Marilena Piretti, la triestina di 27 anni scomparsa giorni fa da Trieste: i suoi famigliari erano convinti fosse finita qui, invece era a Siena, in un'altra Comunità. Daniele a Baldissero ci è arrivato davvero. Un autista di pullman, l'altro ieri, ha chiamato il 112 subito dopo aver sentito la notizia del ragazzo scomparso e aver visto la sua fotografia al telegiornale: «Mi ha chiesto che strada doveva fare per arrivare fino a Damanhur - ha raccontato - io gliel’ho indicata. E mi ha salutato».

Ed è qui che lo cercano da lunedì pomeriggio decine di volontari della protezione civile, squadre dei vigili del fuoco del Saf, lo speleo alpino fluviale, unità cinofile e carabinieri. Anche Damanhur sta dando sostegno logistico: «Partecipiamo anche noi alle ricerche» spiega Roberto Sparagio, alias Coboldo Melo, uno degli abitanti storici della Comunità. L'elicottero dei pompieri ha battuto per tutto ieri, fino a pochi minuti prima che calasse il buio, l'intera zona: quasi 80 ettari tra campi, boschi, ruscelli, fino a perlustrare buona parte del greto del torrente. A bordo sono saliti anche il fratello più piccolo e il papà di Daniele, Pasquale Busetti. «Mio figlio pensa di aver fatto una strage in quell’incidente, ma la sua unica colpa è quella di non aver rispettato uno stop. Stiamo vivendo da sabato in un incubo». Dall’elicottero, col megafono, il fratello ha cercato di convincere Daniele ad arrendersi: «Quelle persone coinvolte nell’incidente stanno bene, vieni fuori, non avere paura. E' tutto a posto».

Lui non ha ascoltato nessuno. Ieri mattina lo hanno avvistato tre volte: prima due boscaioli, poco dopo le 9. Poi una coppia che passeggiava vicino al cimitero di Baldissero, infine una squadra di volontari della Croce rossa. Lui è sempre riuscito a scappare. «Corre come una lepre» raccontano. Sperano che prima o poi possa arrendersi. Il problema è che ora Daniele corre scalzo, è senza giacca e camicia. Infreddolito e impaurito. I suoi indumenti li hanno trovati, bagnati, vicino ad un rigagnolo d'acqua. Gli scarponcini, poco lontano da una pozzanghera, adagiati uno di fianco all'altro a ridosso di uno strapiombo. «Non sono segnali buoni» dice, scuotendo la testa, un vigile del fuoco.


LaStampa

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