giovedì 3 febbraio 2011

EGITTO, MORTI IN PIAZZA E CACCIA AI GIORNALISTI (VIDEO CHOC)


Il vicepresidente egiziano, Omar Suleiman, tenta una mediazione con l'opposizione. In un discorso trasmesso dal canale televisivo di Stato, ha offerto di indire elezioni presidenziali per agosto e ha sottolineato che tenerle prima di quel mese potrebbe determinare un «vuoto costituzionale». Il vice presidente egiziano s'è detto convinto che le violenze contro i dimostranti a piazza Tahrir siano state siano state frutto di «un complotto». Ha promesso il governo indagherà «sugli scontri». E ha precisato che «i Paesi stranieri, il movimento dei Fratelli musulmani e altri partiti egiziani hanno delle proprie agende»ha detto. «I giovani attualmente presenti a piazza Tahrir servono a soddisfare queste agende». Proprio a quei giovani si è rivolto il vice presidente egiziano: «I giovani abbiano fiducia», ha detto intervistato da al-Jazeera. «Lo conosco per averci lavorato da anni e il presidente Hosni Mubarak è un uomo di parola: quando promette qualcosa la mantiene. Se ha detto che si impegna in un cammino di riforme, manterrà. I giovani devono quindi avere fiducia nello Stato». Ricordando che l'Egitto è uno Stato leader nella regione e sta rispondendo alle richieste dei giovani Suleiman ha ringraziato i dimostranti invitandoli a sciogliere i cortei. «Vi chiedo di dare ora la possibilità allo Stato di rispondere alle vostre richieste». E ha continuato: «Non date credito a quanto raccontano le tv satellitari che offendono il nostro Paese», riferendosi in particolare ai canali panarabi al Jazira e al Arabiya. «Sciogliete il sit-in (in piazza Tahrir), tornate a casa e abbiate fiducia nello Stato».

CECCHINI - Le parole di Omar Suleiman arrivano in un'altra giornata che ha macchiato di sangue Il Cairo. Alcuni cecchini hanno aperto il fuoco dal tetto dell'albergo Remsis su piazza Abdul Munim Riad, nel centro della capitale, uccidendo una persona e ferendone due. In precedenza uno straniero è stato picchiato a morte in Piazza Tahrir. Non si sa nulla della sua identità, neppure se possa trattarsi di un giornalista, visto che decine di sostenitori del presidente egiziano Honsi Mubarak hanno fatto irruzione in un hotel del Cairo a caccia di operatori dei media. I quali denunciano un crescendo delle intimidazioni nei loro confronti, compresi episodi di pestaggio e arresti nonostante gli appelli del governo Usa. Tra questi insieme ad altri operatori dei diritti umani tra cui il dipendente di Amnesty International, la polizia militare ha prelevato dal centro Hisham Mubarak Law, Daniel Williams, inviato di Human Rights Watch al Cairo e marito di Lucia Annunziata. Il gruppo è stato portato in una località sconosciuta.

SPARI E SASSAIOLE - Intanto però la tensione resta alta e persino il personale dell'Onu lascia il Paese per trasferirsi «temporaneamente» a Cipro fino a quando la situazione non sarà tornata alla normalità. A calmare gli animi non serve neanche la rassicurazione di imminenti elezioni presidenziali (agosto) fatta dal vice presidente egiziano, Omar Suleiman, in una intervista alla tv egiziana. Secondo Al Arabiya, i seguaci del presidente hanno raggiunto piazza Tahrir, cuore della capitale e luogo simbolo di questi dieci giorni di protesta, armati di «bastoni e coltelli». Al Jazeera racconta di nuove sassaiole da una parte all'altra della grande spianata (con oggetti lanciati anche dai balconi dei palazzi circostanti) e di un teso faccia a faccia tra i due schieramenti che vengono tenuti separati da una fascia-cuscinetto di circa 80 metri. E diversi testimoni parlano di molti spari uditi in piazza e nei dintorni. Nella giornata di oggi si registrano scontri tra le due fazioni in campo, quella dei sostenitori di Mubarak e quella degli oppositori al regime che chiedono un avvicendamento alla guida del Paese. Per cercare di riportare la calma, il primo ministro egiziano, Ahmed Shafiq, si è detto pronto ad andare in piazza per discutere con i manifestanti. Lo stesso Shafiq ha chiesto scusa per quanto accaduto nella giornata di mercoledì: «Si è trattato di un errore fatale. Quando le indagini riveleranno chi c'è dietro questo crimine e come è stato possibile che sia accaduto prometto che i responsabili saranno puniti per quanto hanno fatto». Gli scontri di mercoledì in piazza Tahrir, che si sono conclusi con oltre 1.500 feriti e un bilancio che è salito a dieci vittime, sono stati causati da picchiatori professionisti mandati tra la folla dal partito di Mubarak. E' la denuncia che è emersa da più parti nella giornata in cui il Paese è giunto sull'orlo di una guerra civile e che viene confermata dalle rivelazioni da una fonte dell'agenzia di stampa LaPresse al Cairo.




Corriere

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