Questa volta il Pd vince le primarie. A Piero Fassino va la prima battaglia per diventare sindaco di Torino. Ottiene il doppio dei voti del suo avversario, il giovane Davide Gariglio, che aveva fatto del rinnovamento generazionale il principale atout nella lotta tra candidati del partito di Pierluigi Bersani.
I rappresentanti delle altre forze di centrosinistra si dividono meno del trenta per cento dei voti. Ma il vero vincitore della domenica torinese è il popolo delle file, quasi 53 mila elettori che si sono messi in coda fin dal mattino, spesso attendendo in mezzo alla strada di fronte ai camper trasformati in seggi, polverizzando ogni precedente record di affluenza in città.
Alla fine dello scrutinio, l'ex segretario dei Ds ha raccolto 29.297 voti, pari al 55,28%; Gariglio il 27,39%, Gianguido Passoni il 12,42%; Michele Curto il 4,15% e Silvio Viale lo 0,76%. Alla consultazione hanno partecipato 53.185 persone, più o meno un elettore su 4 del centrosinistra. Fassino ha ricevuto le prime telefonate di congratulazioni da Bersani e Prodi. Anche l'ex leader dei Ds ha lanciato un appello simile a quello di Gariglio: "Adesso lavoriamo tutti uniti per la scaenza di maggio". Felice anche il sindaco uscente della città, Sergio Chiamparino. "La fase della mia successione inizia nel migliore dei modi. L'elevata affluenza al voto e la serenità e compostezza della partecipazione hanno riabilitato le primarie".
Questo è il responso di una domenica in cui protagonista assoluta è stata la partecipazione al voto. Del tutto inattesa in queste dimensioni, al termine di una campagna elettorale non sempre serena, giocata spesso sulla contrapposizione personale. Eppure, alle quattro del pomeriggio Giuseppe governa la fila che si snoda in silenzio di fronte al camper di piazza Guala, periferia sud di Torino, alle spalle di Mirafiori. Sono trenta, quaranta persone: "Alle 10 del mattino erano anche un centinaio". Ordinate e soprattutto silenziose: "Signora per chi vota?". "Ho deciso di venire qui, ma il voto è segreto. Non lo dico". Proprio come se quel camper parcheggiato di fianco a un'aiuola, in una piazza che conoscono tutti solo per essere una delle sedi dell'Aci della città, fosse un seggio vero, di elezioni vere, quelle in cui non si dichiara il voto a nessuno e, per favore, non dimenticate di riconsegnare la matita copiativa. L'età media della fila in questo pezzo di periferia supera chiaramente i 50 anni.
Ma non dappertutto è così. Al seggio di via Chiesa della Salute, alle spalle di quella che un tempo era la federazione torinese del Pci quando Fassino era segretario, in fila ci sono giovani e anziani. Giovanni, uno dei volontari al seggio, approfitta dell'occasione per prendere due piccioni con una fava: "Mentre aspettate di votare perché non firmate l'appello per le dimissioni di Berlusconi?".
Al circolo Garibaldi, zona Molinette, si presenta alle 19 il rettore del Politecnico, Francesco Profumo. Una ragazza con lo stemma di Michele Curto sulla giacca lo invita a trasferirsi cinquecento metri più in là: "Lei non è in questo seggio, professore. Non possiamo accettarla".
Alle 20 molti dei 73 seggi rimarranno aperti per smaltire la fila dei votanti. Alla fine i votanti saranno 52.922: un record. Basti il confronto con città molto più grandi: 42 mila votanti a Napoli, 67 mila a Milano. La partita di maggio si presenta meno difficile. Anche se il centrodestra annuncia battaglia candidando un giovane esponente del Pdl. Il nome sarà reso noto nelle prossime ore ma è chiaro che si giocherà tutto, anche qui, sul rinnovamento generazionale e Fassino sarà costretto a una nuova campagna elettorale in cui far valere il peso dell'esperienza.
Repubblica
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