martedì 8 marzo 2011

CLIENTI IN RIVOLTA CONTRO I "FURBETTI DEL COMODINO"


TORINO - Il motto dei ruggenti anni 80 è rimasto lo stesso: «Provare, per credere». I clienti hanno provato e riprovato. Ora non credono più: i loro mobili non li vedranno mai. A decine stanno telefonando alle associazioni dei consumatori. Raccontano tutti la stessa storia: da mesi aspettano la consegna dei mobili che hanno acquistato da Aiazzone. Il redivivo mobilificio rilanciato da Gianmauro Borsano e Renato Semeraro ha preteso da loro una caparra del 30 per cento, ma poi i mobili non sono mai arrivati. Aiazzone ha smesso di rispondere al telefono. Chi si è recato nei punti vendita li ha trovati chiusi per le ragioni più disparate: ristrutturazione aziendale, inventario, lavori.

Molti si credevano soli, pensavano di essere incappati in uno di quegli incubi kafkiani in cui tutto sembra andare storto: ordini sbagliati, autotrasportatori in sciopero, destinazioni sballate. Poi, mercoledì, un servizio delle Iene ha svelato l’arcano: è così in tutta Italia. E la rivolta è cominciata. I 20-30 casi che ogni associazione di consumatori stava seguendo sono destinati a moltiplicarsi in modo esponenziale. «Storie di coppie giovani, che magari hanno fatto sacrifici per la cameretta dei bimbi, famiglie che minacciano di andare negli store a prendersi con la forza i mobili» racconta Gianni Longo dell’Acu, associazione che sta facendo vagliare dai propri legali una denuncia penale per truffa.

L’importate è muoversi in tanti e in fretta perché se dovesse calare un fallimento, i clienti non rivedrebbero più un euro non essendo creditori privilegiati. Tiziana Sorriento del Codacons sottolinea un altro aspetto: «Molti hanno fatto un finanziamento per l’acquisto. Abbiamo scritto a Fiditalia, la finanziaria che li offriva per l’acquisto dei mobili, chiedendo che congeli le rate e restituisca quelle già pagate così come previsto dalla legge. Ci ha risposto che non lo farà perché non ha un contratto di esclusiva con Aiazzone». Il paradosso, insomma, è che il cliente sappia già che non vedrà mai la cucina acquistata, ma che sia costretto dalla finanziaria a continuare il pagamento delle rate. Per questo il Codacons sta pensando di citare una direttiva europea per evitare questo abominio.

Per l’avvocato Daniele Beneventi, che segue la questione per conto dell’Adoc, Fiditalia si rifà a una normativa vecchia. L’associazione sta inoltrando azioni civili contro la finanziaria e contro Aiazzone. Non solo. È pronta un’azione inibitoria per modificare le condizioni contrattuali imposte dal mobilificio nelle compravendite: «Sono contro la legge - spiega l’avvocato - Per esempio i termini di consegna sono solo indicativi e non sono previste penali». La rivolta è cominciata, ma nessuno è ancora in grado di dire se i clienti otterranno indietro i soldi. L’importate per loro ora è crederci. E provarci.


LaStampa

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