lunedì 7 marzo 2011

VALANGA NEL BIELLESE, "AMICI MORTI PER COLPA DI ALTRI SCIATORI"


C'è uno strascico di polemica nel momento del dolore per la morte di due persone e il ferimento di altre quattro, travolte da una valanga mentre erano impegnate in un'escursione di sci alpinistica a Oropa, sui monti di Biella. Le guide alpine accusano un altro gruppo di sportivi di aver causato lo stacco della neve

"Ce l'abbiamo messa tutta, dopo aver chiamato i soccorsi. In neanche un'ora ne abbiamo tirati fuori sette, scavando. Erano sotto di diversi metri". Negli occhi e nelle parole delle tre guide lambite dalla valanga - gli apripista della comitiva di 17 sci alpinisti del Cai travolti dalla slavina sul versante nord delle Valle Cervo, a poche centinaia di metri dalla vetta del Monte Camino - ci sono la disperazione e il dolore di chi ha cercato in tutti i modi di arrivare in tempo, di estrarre vive tutte le persone sepolte dalla neve, di evitare lutti e recriminazioni.I PIÙ fortunati, come Enrico Contini, sono riusciti a sfuggire alla la massa di neve: "Ho sentito urlare - testimonia - e mi sono buttato a valle a capofitto, spingendo sugli sci". Per due delle persone inghiottite dalla slavina in movimento, "trascinate a valle per 300-400 metri, in un tratto che è molto ripido", non c'è stato scampo.

La valanga ha ucciso un pensionato e un ragazzo accomunati dalla passione per la montagna, l'ex odontotecnico di Graglia Emanuele Mosca e Carlo Graziano di Crescentino, 65 anni e 26 anni. Un terzo escursionista, un trentaseienne di Biella, è ricoverato in chirurgia d'urgenza all'ospedale di Aosta, con prognosi riservata per le conseguenze dell'ipotermia. Altri tre compagni di discesa, e sciagura, se la caveranno invece con qualche giorno di cure.

Le guide scampate alla slavina, non alle crescenti polemiche, non hanno dubbi. A provocare il distacco di neve sono stati altri escursionisti, tagliando il pendio. "Erano sopra di noi. Li abbiamo mandati via, dopo, perché potevano causare nuovi distacchi". Ma guai a parlare di incoscienza, sottovalutazione del pericolo. "Il bollettino valanghe dava rischio tre, marcato - ripete il coordinatore di zona del soccorso alpino, Martino Borrione - Chi se ne intende, certo, dovrebbe tenerne conto. Ma erano tutte persone allenate, preparate. E io non mi metto in cattedra, non do lezioni a nessuno. Purtroppo sono cose che possono succedere, è destino". A lui è toccato quello di vedere portare via il cadavere di un ragazzo che aveva il futuro davanti e il corpo di un vecchio amico, uno che "in montagna ci andava per combattere a modo suo il cancro", ricorda un conoscente, con il magone.

"Lo avevo incontrato un paio di giorni prima - aggiunge Borrione - e stava bene, abbiamo parlato del più e del meno. Ai morti non ci si abitua mai. Conoscere le vittime è ancora peggio. Ma abbiamo agito e reagito. Sul Camino ho mandare il minor numero possibile di uomini, perché c'era ancora il pericolo di slavine e li avrei esposti troppo. I miei hanno dovuto staccare gli Arva, le ricetrasmittenti, perché il segnale avrebbe disturbato le emissioni degli apparecchi che i sepolti nella neve avevano addosso". Le ricerche e il recupero dei dispersi, affidati alle squadre di Oropa e Bielmonte e agevolati da due cani, sono stati supportati dall'alto dagli equipaggi di due elicotteri. Il campo base è stato allestito vicino al santuario della Madonna Nera. E da qui la notizia della tragedia ha fatto il giro della Valle, arrivando fino alle case delle famiglie e degli amici.

A Graglia, 1.630 abitanti, volevano tutti bene a Emanuele Mosca, separato, due figlie grandi. "Montagna e caccia erano le sue passioni - ricordano l'assessore allo Sport Franco Ferrari e Bruno Borrione - Era uno con la testa sulle spalle e un combattente, non avrebbe mai fatto cose avventate". A Crescentino si piange Carlo Graziano, 26 anni compiuti a gennaio, il ragazzo con i capelli attorcigliati in dreadlocks andato a studiare fuori, figlio di un pensionato Fiat, una sorella più grande, mille interessi. Di lui, liceo scientifico a Casale Monferrato e laurea in Scienze dell'agricoltura a Grugliasco, sono rimasti ricordi dolorosi e le foto in cui sorride, sereno.


Repubblica

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