giovedì 10 marzo 2011

SARKOZY CONTRO GHEDDAFI, "BOMBARDAMENTI MIRATI IN LIBIA"


Ancora sono solo rumors, indiscrezioni, voci di corridoio non confermate da fonti ufficiali, ma di certo c’è che la Francia è a dir poco irritata con il colonnello Muammar Gheddafi e la sua Libia. “Sarkozy vuole fare bombardamenti mirati”, ha scritto l’agenzia France Presse, rilanciando i malumori tra Parigi e Tripoli dopo che la Francia ha ufficialmente riconosciuto i ribelli come forze di opposizione a tutti gli effetti e ne ha ricevuto i rappresentanti. Anzi, scrive le Nouvel Observateur, sarebbe pronto ad agire anche da solo, senza l’aiuto degli altri Paesi.

Il motivo per cui Sarkò avrebbe messo il turbo sarebbe quella minaccia sparata tramite l’agenzia ufficiale libica Jana: ”Siamo a conoscenza di un grave segreto che porterà alla caduta politica di Sarkozy e anche a un procedimento giudiziario nei suoi confronti che riguarda il finanziamento della campagna elettorale del 2007”.

Il piano dell’Eliseo sarebbe quello di ”colpire un numero estremamente limitato di punti, da dove partono le operazioni più sanguinose” dell’aviazione di Gheddafi contro civili libici. Tre sarebbero quindi i punti da bombardare: l’aeroporto militare di Sirte, 500 chilometri a Est di Tripoli, quello di Sebha, nel sud del Paese, vicino alla frontiera col Ciad, e Bab al-Azyzia, centro di comando di Gheddafi a Tripoli.

In più, su suggerimento di uno dei membri dell’opposizione libica, la Francia potrebbe anche ”criptare il sistema di trasmissione” del comando di Gheddafi.

Queste sono le indiscrezioni e, seppure le dichiarazioni ufficiali siano ben altra cosa, lasciano intendere che l’Occidente sta cominciando a spazientirsi con la Libia, ma visti gli interessi economici in ballo sta tergiversando. Intanto l’Eliseo non ha confermato. Ufficialmente si è limitato a dare in pasto ai giornalisti parole vaghe: ”Non siamo ancora a questo punto. Intanto già dobbiamo chiedere le autorizzazioni giuridiche per impedire l’uso della forza da parte di Gheddafi”.

In assenza di dichiarazioni ufficiali l’Italia ha scelto il commento preventivo e si è limitata a dire che, se azione ci sarà, “non parteciperà a bombardamenti sul territorio libico”, secondo quanto ha riferito il ministro Franco Frattini. Berlusconi ha messo le mani avanti sul riconoscimento dei ribelli: ”E’ la posizione di un singolo Paese, sentiremo tutti”.

La Nato dal canto suo ha evitato commenti specifici sulle intenzioni di Sarkò, ma per bocca del suo segretario generale Anders Fogh Rasmussen ha fatto sapere che qualsiasi azione di tipo militare della Nato, necessiterà di ”un chiaro mandato del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. Ramussen ha specificato che questo nuovo mandato servirebbe anche per un ”monitoraggio rinforzato dell’embargo sulle armi” imposto alla Libia dalla risoluzione 1970.

Intervenire e come dunque? Si è rivelato piuttosto cauto il ministro della Difesa Ignazio La Russa: ”La Nato ha deciso di incaricare il comando militare di predisporre dei piani operativi per qualunque evenienza e in particolare per una ipotesi, solo ipotesi, di no fly zone (nelle varie possibilità), di intervento navale per garantire il rispetto dell’embargo e soprattutto la parte relativa agli aiuti umanitari. Non è stata al momento avviata nessuna di queste opzioni – ha aggiunto – sia perché ancora mancano i piani operativi, che sono stati richiesti oggi, sia perché non c’è stata ancora l’adesione di tutti i paesi componenti della Nato”.

Intanto gli Stati Uniti, preoccupati che il rais possa usare armi chimiche contro i ribelli, hanno fatto sapere, tramite il segretario di Stato Hillary Clinton che un intervento unilaterale in Libia potrebbe avere ”conseguenze imprevedibili”. Per di più gli Usa hanno sospeso i rapporti con l’ambasciata di Tripoli a Washington, dichiaratamente pro-Gheddafi.


BlitzQuotidiano

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