lunedì 28 marzo 2011

LAMPEDUSA ADOTTA IL BAMBINO NATO IN MARE

Il tam tam tra le mamme di Lampedusa é partito non appena si é diffusa la notizia che una delle migranti in arrivo su un barcone dalle coste africane aveva dato alla luce suo figlio, in mare. Hanno preparato borse con tutine, coperte, bavaglini e tutto l'occorrente per il piccolo Yeab Saba. Un ospite da accogliere con i dovuti onori. Sono anni ormai, infatti, che un bambino non vede la luce a Lampedusa: non c'e' l' ospedale e le donne in gravidanza sono costrette, un mese prima del parto, a trasferirsi a Trapani o a Palermo, a loro spese.


«LAMPEDUSANO A TUTTI GLI EFFETTI» - Yeab Saba - «dono di Dio» - é nato a largo ma sull'isola non hanno dubbi. «E' un lampedusano a tutti gli effetti» dice Cinzia Gritti, maestra elementare. Cinzia, insieme al marito e ad alcune sue amiche, era tra la piccola folla che era presente all'arrivo di mamma e figlio al poliambulatorio e che ha voluto ribattezzare il neonato con un nome italiano: Angelo. Domenica mattina, per condividere con tutta la comunità «un fatto storico», Cinzia ha postato su Facebook le foto scattate dal marito alla donna etiope e al suo bambino, così dolce da «manciarisillo», come scrive qualcuno nei commenti.


«UN SEGNO DI SPERANZA» - «Vogliamo considerarlo un segno di speranza in mezzo a una situazione che continua ad essere difficile, anche se qualcosa si sta muovendo» riconosce Cinzia. Il suo pensiero va al bimbo in grembo a un'altra donna sul barcone, che invece non ce l'ha fatta. Sua madre lo aspettava da appena tre mesi ma ha scelto lo stesso d'imbarcarsi. «Ecco perché - sospira - il contributo economico per farli tornare a casa serve a poco: per venire pagano il doppio e rischiano la loro vita».

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