domenica 6 marzo 2011

L'OSPEDALE "GRADENIGO" SULL'ORLO DEL FALLIMENTO


L’OSPEDALE Gradenigo, 752 dipendenti, 200 posti letto, un pronto soccorso con 45 mila passaggi l’anno, è ormai sull’orlo del fallimento. Un deficit di bilancio che sfiora i 5 milioni, fidi con le banche per 20 milioni. Una cifra che rappresenta circa la metà dei finanziamenti che ogni anno la Regione dirotta sulla struttura di corso Regina, 46 milioni. La situazione del presidio sanitario gestito dalle suore delle Figlie della Carità della San Vincenzo, le stesse che neanche un mese fa hanno deciso la chiusura dell’asilo di via Nizza, preoccupa da mesi medici e personale e i fornitori non vengono pagati da più di un anno. Dieci giorni fa, sono andati in visita in corso Regina l’assessore regionale alla sanità Caterina Ferrero e il governatore Roberto Cota. La Regione sta cercando una soluzione che salvi una struttura, inserita nell’Aris (l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari) giudicata fra le più efficienti della città.

L’ipotesi che si discute da tempo è istituire una Fondazione. Ne aveva fatto accenno già nel 2009 il direttore amministrativo dell’ospedale, Giuseppe Beccaria. Da anni si vocifera inoltre di appetiti da parte di società della sanità privata, ma le suore delle Figlie della Carità non sembrano intenzionate a cedere ai privati un piccolo gioiello che solo di muri avrebbe un valore di 20 milioni. Neppure un’acquisizione da parte della Regione è in discussione: in tempi di tagli e di risparmi forzati, una spesa di quelle dimensioni non può essere messa all’ordine del giorno. Le ultime notizie che arrivano dagli uffici di corso Regina raccontano di un interessamento da parte dell’Istituto Don Gnocchi, e forse della Diocesi. Per ora però nulla di concreto. Per centrare l’obiettivo sarebbe necessario prima ripianare il forte debito, in caso contrario è difficile immaginare che ci siano partner pronti a imbarcarsi in investimenti.

Quali le ragioni degli orizzonti in rosso delle suore vincenziane? La condizione economica è in parte frutto di un federalismo ante litteram: la Casa madre delle Figlie della Carità, che ha sede a Parigi, ha deciso che ogni sede dovesse gestire autonomamente i propri bilanci e questo spiegherebbe le difficoltà che hanno portato alla decisione di chiudere anche l’asilo di via Nizza. Ma la condizione dell’ospedale Gradenigo, al di là di alcune accuse di possibili errori gestionali come un esubero di personale non supportata da una crescita dell’attività, è in realtà piuttosto anomala. Struttura con funzione pubblica a tutto tondo, è equiparata agli altri presidi dell’Aris - Cottolengo, San Camillo, Fatebenefratelli e Ausiliatrice - ricevendone lo stesso trattamento di struttura privata. L’anomalia era già stata affrontata dall’ex-assessore alla sanità della giunta Bresso Eleonora Artesio, che aveva proposto di finanziare direttamente i progetti del Gradenigo finalizzati a migliorare il servizio pubblico ai cittadini. Ne è consapevole anche l’assessore Ferrero. Nella tabella allegata alla riorganizzazione della rete dei pronto soccorso, il Gradenigo compare infatti non a caso nella triade del SuperDea dell’area nord con San Giovanni Bosco e Maria Vittoria. Le prestazioni dell’ospedale di corso Regina, gratificato dall’alto gradimento dei pazienti, sono degne di nota: vanta la decima chirurgia del Piemonte, l’oncologia è fra le prime tre della Regione ed è centro di riferimento nazionale per i tumori rari e i sarcomi.


Repubblica

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