giovedì 24 marzo 2011

MUORE SULLA GRU CHE COSTRUISCE IL NUOVO GRATTACIELO


TORINO - Settanta metri d’altezza. Si è sentito male lassù, sulla piattaforma di ferro di una gru del cantiere per la costruzione del grattacielo di vetro di Intesa Sanpaolo, tra i corsi Inghilterra e Vittorio Emanuele. I vigili del fuoco e l’équipe del 118 lo hanno raggiunto come alpinisti, aggrappandosi alle scalette metalliche, portando con sé l’attrezzatura di emergenza. Nulla da fare. Antonio Di Napoli, 60 anni, originario di Cosenza, è morto tra le braccia dei soccorritori. Un malore al cuore.

L’allarme è stato lanciato ieri pochi minuti prima delle 17. «Gli addetti al montaggio della gru - spiegano dagli uffici dell’impresa Rizzani De Eccher di Udine, capofila dell’appalto - stavano facendo istruzione ai manovratori. L’operaio era appena arrivato in cima con i colleghi, quando si è sentito male. All’improvviso si è accasciato sulla piattaforma. Immediatamente è stata è chiamata un’ambulanza del 118». Un soccorso impegnativo, a circa settanta metri d’altezza.

Alcuni operai, sull’altro lato della strada, guardano i pompieri sospesi nel vuoto. «Ci hanno fatto uscire tutti dal cantiere appena si è diffusa la notizia che qualcuno si era sentito male - raccontano - Solo dopo abbiamo capito che si trattava di Antonio, il gruista. Pover’uomo. Poco prima che salisse lassù, noi eravamo lì con lui a parlare di calcio e altre cose». Nel cantiere altri colleghi si abbracciano, piangono.

Dal terrazzano in cima al palazzo della Provincia la scena dei soccorsi si è potuta quasi toccare con mano. Medici e infermieri in tuta arancione per più di mezz’ora hanno tentato di massaggiare il cuore dell’operaio. Hanno lottato invano. Poi si sono fermati, scuotendo la testa. A quel punto si è capito che non c’era più nulla da fare. Nel cantiere sono intervenuti gli agenti delle volanti della Questura, del commissariato Centro e i tecnici del servizio di prevenzione dell’Asl, per accertare eventuali violazioni sulle condizioni di sicurezza. Accertamenti di routine, in un caso del genere.

«La gru - spiega uno dei responsabile dell’impresa di Udine - non è ancora in funzione. È stata assemblata soltanto nei giorni scorsi. Il personale si trovava in cima con i tecnici per fare addestramento. È una procedura normale prima di mettere in funzione un macchinario così complesso».

Il corpo di Antonio Di Napoli è stato imbracato, assicurato a una barella dagli uomini dei soccorsi speciali dei vigili del fuoco, e poi calato lentamente nel vuoto fin giù, ai piedi di quel mostro di ferro che svetta sulle case. Molti residenti si sono fermati a guardare le operazioni di soccorso. «Questo cantiere - dice una donna - è nato sotto i peggiori auspici: nessuno, qui, vuole quel grattacielo. Ci toglierà la vista sulla collina, il quartiere non sarà più lo stesso».


La Stampa

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