TORINO - «Poste bocciate alla prova dell’efficienza». Pollice verso, insomma, sulla riorganizzazione del servizio cittadino partita a fine novembre.
A dirlo sono molti cittadini - tante le segnalazioni arrivate nelle ultime settimane anche a «La Stampa» - e una parte dei sindacati all’interno dell’azienda. Giudizi severi sulla puntualità del recapito, spesso in forte ritardo, ma anche sulla qualità del lavoro per i portalettere, che dopo la ristrutturazione «hanno visto il loro carico di corrispondenza da smaltire aumentato del 15%», dicono i rappresentanti sindacali.
«Poche storie, la corrispondenza non arriva - sintetizza uno di loro, che vuole rimanere anonimo per evitare ripercussioni all’interno dell’azienda -. Nonostante una o due ore di straordinario al giorno, non riusciamo a smaltirla tutta». Risultato: «La posta si accumula sui giorni successivi rendendo la situazione sempre più problematica». In generale vale la tacita regola che «se un portalettere vuole lavorare nel rispetto del proprio orario deve scegliere cosa e quanto portare fuori». I ritardi sono distribuiti a macchia di leopardo per gran parte della città, anche se il centro e la zona di San Salvario sono stati penalizzati dalla chiusura dello smistamento di via Nizza.
Un altro dipendente rende bene l’idea dello stato di affanno di molti postini: «Nella mia zona - dice - i volantini promozionali natalizi arriveranno a gennaio: i centri di smistamento sono pieni e la corrispondenza in giacenza continua a crescere». Ma secondo molti osservatori, i disagi hanno un motivo: primo imputato della situazione critica è il nuovo sistema di recapito, articolato su cinque giorni anziché su sei; servizi speciali e urgenti richiesti dal cittadino a parte, perché attivi anche sabato.
Non solo: il nuovo corso di recapito cittadino ha portato alla riduzione di molte zone di consegna, accorpate a quelle già esistenti che sono diventate più ampie. Sulla riduzione è battaglia di cifre: oltre 60 zone eliminate secondo i sindacati, 34 per l’azienda che dichiara di avere attrezzato 27 zone di recapito per i servizi speciali a richiesta, raccomandate e telegrammi.
La mazzata definitiva sul servizio postale cittadino l’ha data la chiusura del centro di smistamento di via Nizza. Lettere e comunicazioni per le buche del centro sono gestite oggi dagli uffici primari per la distribuzione di corso Tazzoli e via Marsigli. La chiusura ha provocato disagi e situazioni di scarsa efficienza, «al limite dell’imbarazzo», dicono fonti interne alle Poste. Il turno di consegna effettivo comincia dalla mezz’ora alle due ore più tardi del previsto, per i tempi di trasporto. Se prima i portalettere raggiungevano le zone di recapito (a piedi, in bici, moto e macchina) in tempi compresi tra i cinque e i venti minuti, adesso stiamo tra i venti e i sessanta. Idem per il ritorno. Tutto tempo sottratto al recapito e alle consegne. Come dire: quando il postino non suona neanche una volta.
A dirlo sono molti cittadini - tante le segnalazioni arrivate nelle ultime settimane anche a «La Stampa» - e una parte dei sindacati all’interno dell’azienda. Giudizi severi sulla puntualità del recapito, spesso in forte ritardo, ma anche sulla qualità del lavoro per i portalettere, che dopo la ristrutturazione «hanno visto il loro carico di corrispondenza da smaltire aumentato del 15%», dicono i rappresentanti sindacali.
«Poche storie, la corrispondenza non arriva - sintetizza uno di loro, che vuole rimanere anonimo per evitare ripercussioni all’interno dell’azienda -. Nonostante una o due ore di straordinario al giorno, non riusciamo a smaltirla tutta». Risultato: «La posta si accumula sui giorni successivi rendendo la situazione sempre più problematica». In generale vale la tacita regola che «se un portalettere vuole lavorare nel rispetto del proprio orario deve scegliere cosa e quanto portare fuori». I ritardi sono distribuiti a macchia di leopardo per gran parte della città, anche se il centro e la zona di San Salvario sono stati penalizzati dalla chiusura dello smistamento di via Nizza.
Un altro dipendente rende bene l’idea dello stato di affanno di molti postini: «Nella mia zona - dice - i volantini promozionali natalizi arriveranno a gennaio: i centri di smistamento sono pieni e la corrispondenza in giacenza continua a crescere». Ma secondo molti osservatori, i disagi hanno un motivo: primo imputato della situazione critica è il nuovo sistema di recapito, articolato su cinque giorni anziché su sei; servizi speciali e urgenti richiesti dal cittadino a parte, perché attivi anche sabato.
Non solo: il nuovo corso di recapito cittadino ha portato alla riduzione di molte zone di consegna, accorpate a quelle già esistenti che sono diventate più ampie. Sulla riduzione è battaglia di cifre: oltre 60 zone eliminate secondo i sindacati, 34 per l’azienda che dichiara di avere attrezzato 27 zone di recapito per i servizi speciali a richiesta, raccomandate e telegrammi.
La mazzata definitiva sul servizio postale cittadino l’ha data la chiusura del centro di smistamento di via Nizza. Lettere e comunicazioni per le buche del centro sono gestite oggi dagli uffici primari per la distribuzione di corso Tazzoli e via Marsigli. La chiusura ha provocato disagi e situazioni di scarsa efficienza, «al limite dell’imbarazzo», dicono fonti interne alle Poste. Il turno di consegna effettivo comincia dalla mezz’ora alle due ore più tardi del previsto, per i tempi di trasporto. Se prima i portalettere raggiungevano le zone di recapito (a piedi, in bici, moto e macchina) in tempi compresi tra i cinque e i venti minuti, adesso stiamo tra i venti e i sessanta. Idem per il ritorno. Tutto tempo sottratto al recapito e alle consegne. Come dire: quando il postino non suona neanche una volta.
LaStampa
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