domenica 9 gennaio 2011

CASSIERA FA "SUPERSCONTI" AI PARENTI


TORINO - Cassiere infedeli per la famiglia, denunciate per furto insieme ai parenti. E’ l’ultimo fenomeno, sociale prima ancora che giudiziario. Anche se i numeri sono davvero piccini: tre casi ma nell’arco di quindici giorni, e tutti nei supermercati, settore commerciale principale per le vendite al dettaglio di tutto.

Tutte e tre le cassiere hanno aiutato famigliari, più o meno prossimi, a procurarsi sconti del cento per cento con il sistema più efficace: fratelli, mariti, genitori si presentavano con i carrelli stracolmi di acquisti, per una piccola parte pagavano, l’80 per cento no, gratis. Nei tre casi denunciati sono intervenuti i sorveglianti, sospettosi (lo devono essere per mestiere) o preallertati dalle telecamere.

Il furto delle famiglie con cassiera, per centinaia di euro, è la punta di un danno - il taccheggio - che gli esercizi commerciali quantificano nell’ordine del 5 per cento del loro fatturato. Imprese, grandi e piccole, mettono spesso la voce furti in conto ai prezzi di listino. Lo conferma un socio di una coop che gestisce un centro di vendita di prodotti biologici in centro: «Sulla porta, ben in vista, c’è il cartello che segnala la presenza di un sistema di videosorveglianza. Non basta per scoraggiare i taccheggiatori, che da noi sono più interessati alle golosità alimentari e ai profumi, ovviamente naturali».

Raffaele Guariniello, coordinando nelle ultime due settimane, il pool di fascia B della procura, cui pervengono le denunce per piccoli reati, subito affrontati, è stato colpito dall’analogia dei tre casi in cui sono state coinvolte altrettante cassiere di supermercato. «Non ricordo i dettagli del primo, quello successivo mi ha ovviamente colpito di più: vigilia di Natale, spesa per centinaia di euro, generi alimentari su tutti, ho pensato a una famiglia che avesse deciso, approfittando della parente cassiera, di prepararsi un cenone di cui ricordarsi».

Il terzo caso risale al 27 dicembre e, a parte le identiche modalità del furto, sembra avere un segno consumistico ancora più accentuato. Auchan di Rivoli: una coppia di mezz’età, con figlio minorenne al seguito, si mette in coda scegliendo la cassa dove pagare in modo apparentemente casuale. I tre attendono con pazienza il proprio turno con il carrello pieno di merce, fra cui un televisore Lcd di 22 pollici e diversi giochi elettronici per la playstation 3.

La cassiera registra e fa loro pagare un conto di 110 euro. I tre si avviano verso l’uscita spingendo il carrello, dove vengono bloccati dalla security: con l’aiuto della dipendente del supermercato si sono fatti uno sconto di 491 euro. Da Rivoli centro arriva un’autopattuglia dei carabinieri. Documenti alla mano, si scopre che sono rispettivamente padre, madre e fratello della cassiera, J. D. di vent’anni, assunta con un contratto di lavoro precario.

Il capofamiglia finge di cadere dalle nuvole: «Non mi sono accorto della tv e dei giochi elettronici, per questo non li ho pagati. Nel carrello ce li ha messi mio figlio, a mia insaputa». L’ufficiale che ne raccoglie le dichiarazioni per procedere alla denuncia per furto, contro di lui e lafiglia cassiera, ha l'impressione che l’uomo non si renda conto del disvalore della scelta familiare.

Il particolare che la figlia fosse stata assunta per un breve periodo non è trascurabile. In almeno un altro caso di questo piccolo osservatorio delle cassiere ladre per la famiglia ricorre la stessa condizione. «La precarietà - commenta Guariniello - non giova nemmeno al datore di lavoro».


LaStampa

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