sabato 8 gennaio 2011

UCCISE PER RUBARE UNA PENSIONE, ERGASTOLO PER IL KILLER


TORINO - Ergastolo per Daniel Costin, che spinse un uomo di 79 anni nell’androne di casa, lo colpì in faccia con un tirapugni, knockout devastante e sproporzionato per ciò che intendeva fare il venticinquenne romeno: impadronirsi della pensione in contanti - 900 euro - che Domenico Trichilo aveva ritirato pochi minuti prima nell’agenzia di Banca Intesa in via Stradella. Notato e segnalato al complice da Mimi Alexandra Scutaru, anche lei condannata dal gup Immacolata Iadeluca a una pena elevata per un giudizio abbreviato: 18 anni e 8 mesi. La sentenza ieri, a undici mesi esatti dalla morte dell’anziano.

Domenico rimase in vita tre giorni e tre notti dopo quel pugno che lo aveva mandato a sbattere con la nuca sul pavimento. Era il 4 febbraio scorso, una data che i figli Massimo e Paola non dimenticheranno più. La donna era presente in aula alla lettura della sentenza. Seduta accanto al suo legale, aveva appoggiato sul banco, fra gli atti dell’inchiesta, qualcosa di personale: un berretto blu di lana, con dentro un rosario e una foto-tessera del padre. Un anziano in giacca e cravatta, che guardava l’obiettivo del fotografo, serio e orgoglioso della sua lunga vita. Ha pianto la signora Paola ascoltando il giudice, e ha singhiozzato di fronte al nostro taccuino aperto.

L’avvocato Alessio Michele Soldano: «I miei clienti si sono costituiti parte civile non per avere i 400 mila euro cui il giudice ha condannato gli imputati a risarcirli. I figli del signor Trichilo sanno che non li avranno mai. Volevano semplicemente giustizia per il papà, l’hanno avuta. Si sono battuti perché fosse di monito, lo sarà. Altro non c’è da dire per rispettare la loro volontà di riservatezza».

In aula ha pianto anche Mimi Alexandra Scutaru che ha appena 23 anni. Il suo difensore, Domenico Peila, la racconta come l’ultima vittima del suo ex compagno: «Lui era rientrato in Italia sotto falsa identità, dopo esserne stato espulso in seguito alla condanna per maltrattamenti ad un’altra romena con cui viveva prima a Torino. La mia cliente era da appena tre mesi in Italia. La incontrò al Club 66 di corso Svizzera, un locale bazzicato da romeni. L’ha costretta ad abortire e alla fine le ha pure chiesto di prendersi la colpa del pugno al pensionato, al posto suo».

La donna si muove fra gli agenti di custodia, lui resta impassibile nella piccola gabbia: dimostra il doppio della sua età, si guarda intorno inquieto, lei non lo degna di un’occhiata passandogli davanti per tornare in carcere. L’avvocato di Costin, Basilio Foti, le ha tentate tutte pur di attenuarne la responsabilità: la scelta del rito abbreviato (con automatico sconto di un terzo della pena) prima, e da ultimo si è giocato la carta che Domenico Trichilo fosse stato assistito tardivamente al Maria Vittoria e nelle ore successive al Cto.

Il gup è andato molto oltre le stesse richieste del pm Paolo Cappelli: 20 anni per Costin, 13 per la ragazza. Il magistrato li ha giudicati pure per i tre precedenti colpi seriali, vittime altri anziani, in due casi molto anziani: uomini di 89 e 84 anni. Il primo finito riverso nel suo sangue, come Trichilo, il volto tumefatto. E mesi in coma in ospedale. L’assalto predatore nemmeno un mese prima di quello a Domenico Trichilo. Con gli stessi guanti da motociclista, rinforzati con anelli di metallo all’altezza delle nocche, su cui è stato poi trovato il Dna del pensionato ucciso.

Mimi Alexandra non seguì il compagno nell’ultimo androne, ma aveva conosciuto la sua violenza, particolarmente odiosa perché scagliata su persone anziane, inermi. E dopo ogni assalto ne aveva condiviso la scelta di vita: rapinare e far male per comprarsi uno scooter, vestiti, tornare al club non come buttafuori, ma da cliente, lei, graziosa, i capelli lunghi e neri, al suo fianco. Li hanno presi in pochi giorni con una mirabile operazione di polizia e da allora hanno cominciato ad accusarsi.


LaStampa

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