TORINO - Venerdì sera. Un’elegante mansarda in Via Sineo 12, quinto piano. Valentina R., 30 anni, guarda la tv: il telefilm Grey’s Anatomy. Sta cenando da sola nella cucina. Suona il citofono: «Polizia, è da lei che è accaduto qualcosa di grave?». Gli agenti della volante di Dora2 sanno che, un paio d’ore prima, c’è stato un intervento del 118.
La risposta è sicura: «No, perchè? Va tutto bene». I poliziotti pensano di avere sbagliato citofono. Numero e nome corrispondono. Di nuovo. «Ma scusi, lei è sola?». «Adesso sì, a volte c’è il mio fidanzato». «E adesso dov’è?». «Non sta bene, è in camera da letto». «In che senso non sta bene?». «E’ morto». Gli agenti si precipitano al quinto piano, la porta è aperta, Valentina R. - appunto, tranquilla in cucina - e, supino sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto, il corpo vagamente scomposto, c’è Michele Grupallo, 40 anni, di Biella, figlio di facoltosi imprenditori, ex calciatore dilettante. Il realtà risiede in un appartamento di proprietà, nello stesso stabile, al primo piano.
Quella sera è salito nella mansarda assieme, pare, ad altre due persone. Valentina e un terzo soggetto, non ancora identificato dagli agenti della sezione Omicidi, coordinati dal vicequestore Luigi Mitola. La casa è perquisita e, nel cestino dei rifiuti, ci sono tre siringhe da insulina, con residui di sostanza e sangue non ancora rappreso nei serbatoi spremuti sino all’ultimo delle «Terumo» monouso.
Storia di un festino finito male. Valentina R. ha un fisico da modella e conosce molte persone, nel giro bene di Torino. Adesso dicono che Michele (lavorava in un negozio di orologi a Torino) ormai da tempo non si drogava più, che soffriva anche di altre patologie. Valentina dice che prendevano «farmaci per la depressione». Non collabora: «Ognuno si deve prendere le sue responsabilità, non voglio sapere niente. Chi è il pusher? Non lo so».
Eppure, nella mansarda al quinto piano, qualcuno ha portato l’eroina o la cocaina, forse un micidiale mix, lo «speedball». Ma solo gli esami tossicologici potranno chiarire questo aspetto. E poi quel misterioso vuoto di due ore, dopo che la squadra del 118 se n’è andata, finito il tentativo (40 minuti) di rianimazione, a quanto pare, senza avvisare la polizia mortuaria e il medico legale. E lasciando per due ore Valentina sola con il cadavere del fidanzato.
La risposta è sicura: «No, perchè? Va tutto bene». I poliziotti pensano di avere sbagliato citofono. Numero e nome corrispondono. Di nuovo. «Ma scusi, lei è sola?». «Adesso sì, a volte c’è il mio fidanzato». «E adesso dov’è?». «Non sta bene, è in camera da letto». «In che senso non sta bene?». «E’ morto». Gli agenti si precipitano al quinto piano, la porta è aperta, Valentina R. - appunto, tranquilla in cucina - e, supino sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto, il corpo vagamente scomposto, c’è Michele Grupallo, 40 anni, di Biella, figlio di facoltosi imprenditori, ex calciatore dilettante. Il realtà risiede in un appartamento di proprietà, nello stesso stabile, al primo piano.
Quella sera è salito nella mansarda assieme, pare, ad altre due persone. Valentina e un terzo soggetto, non ancora identificato dagli agenti della sezione Omicidi, coordinati dal vicequestore Luigi Mitola. La casa è perquisita e, nel cestino dei rifiuti, ci sono tre siringhe da insulina, con residui di sostanza e sangue non ancora rappreso nei serbatoi spremuti sino all’ultimo delle «Terumo» monouso.
Storia di un festino finito male. Valentina R. ha un fisico da modella e conosce molte persone, nel giro bene di Torino. Adesso dicono che Michele (lavorava in un negozio di orologi a Torino) ormai da tempo non si drogava più, che soffriva anche di altre patologie. Valentina dice che prendevano «farmaci per la depressione». Non collabora: «Ognuno si deve prendere le sue responsabilità, non voglio sapere niente. Chi è il pusher? Non lo so».
Eppure, nella mansarda al quinto piano, qualcuno ha portato l’eroina o la cocaina, forse un micidiale mix, lo «speedball». Ma solo gli esami tossicologici potranno chiarire questo aspetto. E poi quel misterioso vuoto di due ore, dopo che la squadra del 118 se n’è andata, finito il tentativo (40 minuti) di rianimazione, a quanto pare, senza avvisare la polizia mortuaria e il medico legale. E lasciando per due ore Valentina sola con il cadavere del fidanzato.
LaStampa
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