lunedì 10 gennaio 2011

"HO FAME E FREDDO, MI UCCIDO", SI TAGLIA LA GOLA A PORTA PALAZZO


TORINO - «Meglio morire piuttosto che vivere in questo modo». Ahmed H., 46 anni, marocchino incensurato, s’è infilato la lama di un coltello da cucina nella gola ed è rimasto lì, grondante sangue, alle 21 di sabato sera, in piedi davanti al 142 di Lungodora Voghera. Prima sono arrivati i medici del 118, chiamati da un passante, poi gli agenti della volante Argo e le pattuglie del commissariato Dora Vanchiglia. Ahmed era in preda a una crisi nervosa, a una lucida disperazione.

Non voleva che nessuno lo avvicinasse. «Voglio raccontare la mia storia ai giornalisti», continuava a ripetere. Ha vissuto «come un animale randagio, senza cibo, senza lavoro, senza alcuna dignità» a Milano, Roma, in altre città del centro nord. Ogni volta cacciato, braccato, inseguito «costretto a dormire in strada, a raccogliere il cibo nei rifiuti, per sopravvivere, stremato dal freddo e dalle malattie. Non ho mai rubato, mai spacciato droga, ho solo cercato di lavorare in modo onesto. Non si può resistere così, la notte è un incubo, il giorno anche. Si girovaga senza meta da una parte all’altra, non sono più un uomo, valgo meno di un oggetto qualsiasi, non ho più nessuno, non so nemmeno più a chi chiedere aiuto».

Nel suo passato, brevi parentesi di lavori occasionali e sempre precari. «E adesso basta, voglio morire». I poliziotti hanno provato a calmarlo ma lui ha continuato ad affondare il coltello nel collo e nell’addome. Infine ha iniziato a sezionarsi i polsi. Gli agenti e gli operatori del 118 hanno capito che, se non fosse stato soccorso in tempo, sarebbe morto dissanguato.

Uno dei capo-pattuglia ha deciso di intervenire, rischiando di restare ferito a sua volta. Mentre un altro agente fingeva di avvicinarlo da sinistra, lui si sarebbe gettato sull’uomo, per immobilizzare la mano che ancora impugnava il grosso coltello da cucina.

Questione di secondi. Lo stratagemma ha avuto successo, Ahmed è stato disarmato a fatica e finalmente soccorso. Trasferito al pronto soccorso del Giovanni Bosco, i medici lo hanno operato a lungo per ricostruire il collo e la laringe tagliata in modo profondo e irregolare. La vena giugulare, sfiorata da un fendente, era stata colpita, per fortuna non in modo irreversibile.

I medici hanno poi suturato altri quattro tagli alle braccia. Ahmed H. adesso è ricoverato in prognosi riservata. E’ stato a lungo trasfuso, adesso le sue condizioni sono stazionarie. Sino a tarda notte, gli sono stati vicini gli agenti del 113 che lo hanno salvato da una morte certa. L’uomo non è stato ancora identificato con certezza. Il nome che ha dato alla polizia corrisponde a un immigrato che, in Italia, non ha mai commesso alcun tipo di reato.


LaStampa

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