martedì 17 maggio 2011

FASSINO SINDACO SUBITO, DOPPIA IL RIVALE COPPOLA


TORINO - La chiamata alle armi degli ultimi dieci giorni, l’appello al voto utile per chiudere la pratica al primo turno, si sono dimostrati una carta vincente. Piero Fassino è il nuovo sindaco di Torino. Subito, senza dover ricorrere al ballottaggio come a un certo punto, qualche settimana fa, sembrava possibile. Raccoglie l’eredità di Sergio Chiamparino, e lo fa doppiando il suo principale avversario, Michele Coppola: 246.615 voti contro 118.942 a spoglio quasi concluso, che significa 56,65 per cento contro 27,32, con un’affluenza alle urne del 66,5 per cento, superiore a cinque anni fa.

Quando Fassino si era candidato alle primarie del centrosinistra in tanti, anche dentro il Pd, avevano parlato di un suo pensionamento, come se bisognasse trovargli una sistemazione. L’ex segretario Ds, invece, si sgolava nel ripetere che con il federalismo si può anzi, si deve - fare politica anche dalla periferia. Spiegava che il sindaco di una grande città vale come un ministro. I risultati di ieri gli danno ragione. E il successo, così rotondo, al di sopra delle più rosee previsioni, lo rilancia sulla scena politica nazionale: «Il voto di Torino, insieme a quello di Milano e di altre realtà del Nord, indica un rovesciamento dei rapporti di forza, un’inversione di rotta che avrà inevitabili conseguenze sul quadro politico».

Per lui parlano i voti: una percentuale di consensi personali che viaggia oltre la coalizione che lo sostiene, ma anche un Pd che supera il 34 per cento senza contare l’exploit dei Moderati, la lista civica nata nel 2006. Fassino raccoglie un’eredità pesante. Lo sa e non lo nasconde: «Sento tutta la responsabilità di questo risultato». Le sue prime parole da sindaco sono un tributo al predecessore: «Chiamparino è un grande sindaco, ha restituito ai torinesi l’orgoglio e io gli sono grato per il sostegno fraterno che mi ha assicurato fin dal primo giorno». Da Palazzo Civico, prima dell’abbraccio e di un ideale passaggio di consegne, Sergio Chiamparino, grande elettore dell’ex leader Ds e uno dei primi sponsor della sua candidatura, raccoglie un’ultima volta il frutto di dieci anni da sindaco: «Avevo scommesso sulla vittoria di Fassino al primo turno. Mai avuto dubbi. Piero darà continuità, ma anche la necessaria innovazione, a una politica che premia il centrosinistra».

Il centrodestra, invece, esce dalla competizione con le ossa rotte: il Pdl precipita intorno al 18,3 per cento, la Lega Nord perde tre punti rispetto alle regionali e si ferma sotto il 7. La performance del candidato sindaco Michele Coppola, poi, al di sotto del trenta per cento, suona come un campanello di allarme anche per il presidente della Regione, il leghista Roberto Cota, già penalizzato dalla forte flessione della Lega.

Numeri che preludono alla resa dei conti interna, come lasciano immaginare certe dichiarazioni di alcuni maggiorenti del Pdl: il risultato del centrodestra è peggiore di quel che veniva considerato il punto più basso di sempre, quel 29,44 per cento racimolato nel 2006 da Rocco Buttiglione contro Chiamparino. Allora, per di più, in coalizione c’era l’Udc, stavolta per conto proprio. «Un torinese su tre mi ha votato», ragiona lo sconfitto. «Sono dispiaciuto per il risultato, ma è stata un’esperienza positiva. Ho 38 anni e una vita davanti».

Non sorride nemmeno il Nuovo Polo. Udc e Fli crollano. Il candidato sindaco Alberto Musy, l’avvocato che sperava di coagulare intorno a sé parte della società civile e della borghesia intellettuale torinese, non riesce a sfondare il muro del 5 per cento, e finisce scavalcato dai «grillini».

Il Movimento 5 Stelle entra in Comune con Vittorio Bertola, portando in dote quasi il 5 per cento, meglio delle regionali di un anno fa. Esce invece di scena la Federazione della sinistra: aveva quattro consiglieri; non ne avrà nemmeno uno.


La Stampa

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