martedì 7 dicembre 2010

CASO YARA, "INTERCETTAZIONE TRADOTTA MALE"


Tutto da rifare: le ipotesi di colpevolezza di Mohammed Fikri, il 22enne marocchino fermato sabato su un traghetto diretto a Tangeri e sospettato dell'omicidio della tredicenne Yara Gamberasio, si indeboliscono di ora in ora. Il pubblico ministero, Letizia Ruggeri, dopo due ore di interrogatorio nell'udienza di convalida del fermo non ha chiesto la custodia cautelare in carcere per il giovane in quanto non vi sarebbero indizi di gravità tali per richiederla. Il pm ha comunque chiesto la convalida del fermo ritenendo sussistenti i presupposti. A determinare la scelta del pm di non chiedere la custodia in carcere di Fikri, a quanto si è saputo, vi sarebbe stata anche una nuova traduzione della frase in arabo intercettata dagli investigatori, che inizialmente suonava come: «Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io». Alla luce della nuova traduzione la frase sarebbe invece stata una sorta di imprecazione slegata dal caso della ragazza scomparsa.

UDIENZA - Nel carcere di Bergamo si è svolta l'udienza di convalida del fermo di Fikri, assistito dai suoi avvocati. Il giudice per le indagini preliminari, Vincenza Maccora, ha fatto sapere che si pronuncerà martedì in merito alla convalida del fermo, ma si profila la scarcerazione del marocchino nelle prossime ore. La difesa di Fikri ha chiesto la sua scarcerazione «per mancanza di gravi indizi di colpevolezza», ha detto l'avvocato Giovanni Fedeli, che con la collega Roberta Barbieri assiste il marocchino. «Hanno solo l'intercettazione e alcuni elementi ancora più deboli».

IL CUGINO - «Non è vero che Mohammed era in fuga. I biglietti per la nave non li puoi prendere il giorno prima, li aveva acquistati già da tempo», ha raccontato il cugino di Fikri, Abderrazzaq, difendendo il parente. Secondo Abderrazzaq, prima di essere bloccato sulla nave, Fikri era stato interrogato dai carabinieri e poi rilasciato. Il cugino ribadisce che Mohammed non conosceva Yara: «Ne abbiamo parlato venerdì scorso», spiega, riferendo del loro ultimo incontro. «Era tranquillo, ma non ci siamo soffermati molto a discutere della vicenda. Mi ha solo detto che i carabinieri l'avevano interrogato per due ore facendogli tante domande, ma che alla fine l'hanno lasciato libero. Poi abbiamo cambiato discorso perché il fatto non lo coinvolgeva più di tanto».

DRAGAGGIO - Sono state sospese in serata e riprenderanno martedì mattina le ricerche in un invaso d'acqua nei pressi del cantiere edile di Mapello, dove avrebbe lavorato anche Mohammed Fikri. I pompieri erano giunti nel pomeriggio in quell'area dopo una delle tante indicazioni che arrivano dagli inquirenti. Non sembra al momento che le ricerche abbiano portato a qualche risultato. Un nuovo sopralluogo senza esito è stato condotto in mattinata da polizia, carabinieri, vigili del fuoco e Protezione civile nell’area delle fonderie Mazzucconi ad Ambivere (Bg).

LA PERLUSTRAZIONE - A differenza dei giorni scorsi, lunedì i volontari di Brembate impegnati nelle perlustrazioni non battono più la zona a tappeto, ma attendono indicazioni sulla base degli sviluppi delle indagini dopo il fermo del marocchino. Carabinieri, vigili del fuoco, esperti di tracce ematiche nominati dalla procura, cani addestrati e volontari sfidano il freddo e la neve per trovare un elemento utile che possa permettere di trovare la ragazzina. Volontari e forze dell'ordine hanno setacciato le zone di Brembate, Mapello e Barzana fino ad Ambivere, un fazzoletto di zone boschive e cantieri in costruzione dove è difficile la ricerca senza un'indicazione precisa.

L'INDIZIATO - Fikri, fermato mentre tentava la fuga in Marocco a bordo di una nave partita da Genova, è accusato di omicidio e sequestro di persona. Residente a Montebelluna, nel Trevigiano, in Italia da qualche anno, il giovane lavora come muratore nel cantiere di Mapello dove i cani usati per le ricerche hanno sempre portato gli inquirenti e dove si perdono le tracce della 13enne. L'uomo ha fino a questo momento respinto le accuse. Secondo gli inquirenti il delitto di Yara avrebbe «un movente sessuale» e vedrebbe coinvolte altre persone (sarebbero ricercati anche due italiani).

SULLA NAVE - Intanto Ernest Betts, il comandante inglese del Berkane, il traghetto a bordo del quale è stato trovato Mohammed Fikri, ricostruisce quanto accaduto sabato sera. «Prima lo hanno cercato in cabina, ma non c'era, poi hanno cercato sui ponti e al bar. Lo hanno trovato mentre stava consumando qualcosa alla caffetteria. Non c'era molta gente. Non ha opposto resistenza. Era silenzioso e lo è rimasto tutto il tempo. Viaggiava solo e aveva un'auto al seguito. Erano circa le 18 ed eravamo già arrivati all'altezza di Nizza quando ho ricevuto una chiamata dalla Guardia costiera che mi chiedeva di portare la nave davanti a Sanremo. All'inizio non mi hanno spiegato il motivo - spiega Betts - ma nelle comunicazioni successive mi hanno detto che c'era un problema con un passeggero. Solo quando sono saliti a bordo mi hanno spiegato che l'uomo era sospettato di omicidio». «È vero che non ero tenuto a tornare indietro, dato che mi trovavo in acque internazionali - spiega ancora il comandante - ma la nostra è una compagnia di navigazione seria e vogliamo avere buoni rapporti con le autorità. Quindi ho fatto quanto era stato richiesto, rallentando la velocità della nave, come mi era stato indicato, per permettere ai carabinieri di prepararsi per salire a bordo».

MOHAMED CHI? - Al cantiere di Mapello dove lavorava fino a pochi giorni fa, nessuno dice di conoscere Mohamed Fikri, Di fronte all'assalto dei cronisti davanti al cancello dell'ingresso al cantiere, gli operai che entrano a bordo delle loro automobili abbassano il finestrino e, cortesi ma fermi, si limitano a dire: «Quel ragazzo non lo conosciamo, qui ci sono tante ditte esterne...». Intanto, i familiari attendono notizie nella villetta di Brembate, dove le forze dell'ordine hanno impedito ad alcune persone di appendere uno striscione su cui era scritto «per Yara. Nessuna pietà per chi ha fatto questo». Nei bar le frasi xenofobe corrono di bocca in bocca. Per gli abitanti non ci sono dubbi: Yara è stata uccisa da «uno che viene da fuori». «Quando saremo sicuri di chi è stato, metteremo i passamontagna e andremo a punire quel marocchino», sentenzia rabbioso un avventore di un bar del centro. Intanto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, teme possa ripetersi quanto accaduto con il caso di Sarah Scazzi: «Le investigazioni sono in corso - dice - ed è opportuno non farne un altro caso mediatico come ad Avetrana». Ma le preoccupazioni non si fermano a questo: «Non vorrei che un cartello messo da una persona che ha un atteggiamento che lo stesso sindaco di Brembate, un leghista, ha condannato e che io condanno, diventi il simbolo di quella comunità, che è operosa e accogliente».

OPPOSTE DIREZIONI - Nel Bergamasco è caduta neve mista a pioggia lasciando il terreno ghiacciato e scivoloso, e quindi il lavoro dei ricercatori è più difficile. Nel quartier generale delle ex Colonie elioterapiche, dove è allestita la base operativa, comincia a diffondersi un certo clima di stanchezza e di sfiducia, anche se tutti continuano a impegnarsi al massimo per ritrovare Yara. È un clima che permette l'apertura di più fronti. Ora, anche la squadra mobile della questura di Bergamo sta indagando sulla scomparsa di Yara. Bocche cucite in questura dove preferiscono non dare alcun dettaglio sull'indagine e i suoi esiti. Secondo alcune indiscrezioni, pare che comunque abbiano portato verso una direzione diversa rispetto a quella dei carabinieri che ha condotto al fermo del giovane marocchino.

IL GARANTE - Il Garante per la protezione dei dati personali «invita i media, nell'esercitare il legittimo diritto di cronaca riguardo a un fatto di interesse pubblico, a usare sempre la necessaria responsabilità e sensibilità e a rispettare la richiesta di riservatezza che proviene dalla famiglia e dalla comunità cittadina». Il Garante chiede dunque agli organi d'informazione di «evitare accanimenti informativi sul caso e di limitarsi a profili di stretta essenzialità, astenendosi dal riportare dettagli e particolari che rendano la ragazzina e la sua famiglia vittime di inutili morbosità».


Corriere

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